Mercoledì
18, Il temporale non c'è stato, solo una pioggerella insignificante
verso le quattro del mattino. Ho bisogno di wi fi e me la procuro sul
presto, prima di recarmi a visitare un museo che mi è piaciuto
molto, Akta Lakota Museum and Cultural Center (mi sono sempre chiesto
dove si procurassero tutte quelle conchiglie usate per gli ornamenti
dei vestiti che per i monili, ed ora ho capito: sono diventate
importanti per i Nativi da quando qualche commerciante francese le ha
introdotte negli scambi portandole dall'oceano pacifico) : ci sono
rimasto più di due ore, anche se mi rendo conto che la mia
conoscenza dei Nativi crea una predisposizione verso di loro che ho
meno sentito laddove si ricorda sia l'indipendenza dall'Inghilterra
che la guerra civile fra nordisti e sudisti.
Per inciso, questa
nazione si era appena costituita e già si era lanciata con le sue
truppe sia a Cuba che poi nelle Filippine, in entrambi i casi contro
la Spagna: mica male, no?
Lascio
Chamberlain verso mezzogiorno, tanto ormai ho visto di essere in
grado di sopportare meglio le temperature per me inusuali.
Sosta cibo
su uno sbarramento creato dall'esercito sul Missouri, dove è stata
ricordata da non molto tempo la lunga marcia di concentramento di
Nativi della quale in passato si è visto anche un film.
I Nativi,
trattati in maniera disumana, sottoposti a marce forzate in un
periodo dell'anno con un clima durissimo, arrivarono decimati a
destinazione, altri ne morirono dopo per malattie non curate: il
vizietto di fare piazza pulita è proprio insito nella mente umana.
La
stessa cosa l'hanno fatta i compatrioti sia in Libia che in Etiopia,
le S.S. in vari paesi dell'est europeo, più recentemente nell'ex
Yugoslavia, sempre bianchi cristiani, tanto per fermarmi alle
situazioni più note!
La
strada è tutta un'altra cosa rispetto al percorso autostradale dei
giorni scorsi: spazi infiniti dove l'occhio si perde sulle varie
tonalità di colore presenti dalle colline alle praterie, per non
dire della abbondante presenza dell'acqua, e non solo per il
Missouri, perché ogni tanto ho incrociato degli invasi senza capire
come fossero alimentati.
Spesso le mandrie ci stanno parcheggiate
dentro per trovare sollievo alla calura; qui ho incontrato varie
razze di bovini, da quelli Scozzesi a quelli francesi, e mi sono
chiesto che tipo di viaggio avranno dovuto affrontare i primi capi di
bestiame arrivati qui.
All'apparenza
potrebbe sembrare sempre lo stesso panorama, ma io l'ho trovato molto
vario e suggestivo nella sua immensità e con la rarefazione della
presenza umana.
Verso
le 17 mi presento al Visitor Center di Pierre, la capitale dello
Stato che prende il nome da un franco-canadese assai intraprendente
nella seconda metà dell'ottocento (commerci vari, principalmente
pellicce), per scoprire che non è raggiungibile una meta che mi ero
ripromesso causa strada interrotta.
Bisogna dire che sulle strade sto
trovando veramente tanti lavori in corso, e nella nazione ancora al
primo posto al mondo trovo delle incongruenze inspiegabili. Lo
stradino che segnala con paletta double face Stop/Slow il movimento
dei veicoli nei due sensi di marcia, al di la del fatto che in tutta
europa ciò avviene utilizzando i semafori, questi si posiziona a
ridosso delle macchine da lavoro anziché operare da una giusta
distanza da loro, che sarebbe utile utile anche per dare ai veicoli
il tempo di effettuare una frenata che non sia di emergenza. Così
come i sistemi di sicurezza a mio avviso carenti consistenti spesso
nella mancanza di Guard Rail, al posto dei quali o ci sono delle
corde d'acciaio o degli spazi liberi con pendenze tali che se uno per
sbaglio ci mette le ruote è facile che vada a cappottare.
Impegno
l'ultimo tempo disponibile per effettuare la visita al Cultural
Heritage Center, dopo mi reco al Walmart per acquisti e, a seguire,
mi metto nell'unico posto all'ombra che trovo, dietro alla
costruzione del Market, in una zona non di parcheggio utenti. Quando
sto ultimando i miei lavori ed ho ancora il monitor acceso, con la
coda dell'occhio vedo arrivare un'auto della Police. Scendono in due,
una femmina bianca ed un maschio nero, e mi avvicinano con fare molto
garbato. Spiego loro che dopo una giornata bollente ho utilizzato
temporaneamente lo spazio all'ombra, loro vedono il monitor e mi
chiedono un po' di cose; ad ogni mia risposta restano sempre più
impressionati e contenti nell'apprendere di questo italico che si è
preso la briga di portare il proprio veicolo sin qui per conoscere il
loro paese. Alla fine non sono baci e abbracci ma quasi, e mentre io
mi sposto e loro si allontanano, penso a come sarei stato avvicinato
in altri luoghi. Qui nemmeno mi hanno chiesto un documento!
Dovendo
sbrigare del lavoro ho ancora bisogno di wi fi e la vado cercando sin
che ottengo il risultato quando incrocio una AT&T., poi non resta che ritirarsi in cuccia.
Giovedì
19, partenza alle 7 per godere dell'aria fresca e anche perché ieri
ho notato che la temperatura del liquido di raffreddamento tendeva a
superare i 90° in talune situazioni. Ciò mi aveva messo in allerta
ed avevo già provveduto ad un ulteriore rabbocco del liquido e ad un
utilizzo del motore molto oculato, cercando di portarlo sul numero di
giri idoneo ad avere respiro nelle continue salite, riducendoli
immediatamente nelle discese.
Fin
che l'aria non si surriscalda va tutto bene, ma quando sono ormai in
vista delle Badlands entro in una fase di preallarme, sin tanto che,
controllando i fusibili, noto che proprio quello della ventola è
consumato in maniera anomala.
Lo sostituisco e cerco di capire se la cosa è andata a posto, anche perché quando un fusibile fa il suo mestiere vuol dire che c'è un'avaria da curare!
Lo sostituisco e cerco di capire se la cosa è andata a posto, anche perché quando un fusibile fa il suo mestiere vuol dire che c'è un'avaria da curare!
Oggi
a bordo ho trovato 42° C, con umidità non rilevabile per quanto è
bassa, il che mi consente di fare cose che solo pochi giorni fa non
avrei creduto possibili, come effettuare escursioni a piedi alle due
del pomeriggio!
Quando leggevo che in questi climi bisogna avere una scorta d'acqua di almeno un gallone a persona mi sembrava tanta, invece è proprio quello che ci vuole.
Quando leggevo che in questi climi bisogna avere una scorta d'acqua di almeno un gallone a persona mi sembrava tanta, invece è proprio quello che ci vuole.
Durante
una serie di soste nei punti panoramici due ragazzi di NY prima
scrutano il veicolo, poi passano ad una modesta conversazione, quindi
mi chiedono se desidero avere una mia foto scattata da loro e poi, su
mia richiesta, mi parlano un pà di loro: Nick e Patrik, due giovani
bravi ragazzi di 23 e 24 anni in viaggio da soli.
Successivamente
ci perdiamo, anche perché i miei tempi di sosta sono più lunghi dei
loro che, da buoni NY, essendo un po' frenetici, li dimezzano
rispetto ai miei.
Devo
dire che avvicino il Visitor center con il desiderio di poter stare
un po' al fresco, così, oltre a guardare tutto ciò che c'è, mi
trattengo anche nella sala di proiezione per assistere ad un
interessante filmato, fin tanto che riparto effettuando soste
continue sia per riprendere immagini di questi luoghi magici e lunari
con i quali la sintonia è stata immediata, ma anche per la
situazione relativa alla temperatura del liquido di raffreddamento.
Dimenticavo
che, credo da ieri, la differenza di fuso è aumentata ulteriormente
con la madre patria, arrivando a 8 ore;
sapevo che doveva accadere, ma l'ho capito oggi quando, arrivando a Wall per le 18,30, la luminosità era eccessiva ed il sole caldissimo: infatti erano le 17,30, il che vuol dire che le passeggiate che ho effettuato oggi si riferivano ad un'ora prima. In pratica, non erano le 2 quando ero in escursione, bensì l'una, roba da matti!
sapevo che doveva accadere, ma l'ho capito oggi quando, arrivando a Wall per le 18,30, la luminosità era eccessiva ed il sole caldissimo: infatti erano le 17,30, il che vuol dire che le passeggiate che ho effettuato oggi si riferivano ad un'ora prima. In pratica, non erano le 2 quando ero in escursione, bensì l'una, roba da matti!
Ad
averlo capito subito avrei potuto andare a visitare anche Wounded
Knee Museum, dove so che è presentata dal punto di vista dei Nativi
la efferata vicenda accaduta il 29 dicembre del 1890, consistente
nello sterminio di oltre 300 persone disarmate, fra le quali donne,
anziani e bambini: un massacro con tanto di fossa comune, niente di
nuovo sotto il sole, effettuato da bianchi cristiani di provenienza
europea.
Per
il resto, non perderò tempo a descrivere un certo locale che è
reclamizzato in tutti i modi e per il quale la gente va pazza: ci ho
messo il naso, mi sono rinfrescato, mi sono ritirato nella mia casa.
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