domenica 22 luglio 2012

"FIRE"- Wind Cave National Park unreachable




Venerdì 20, Puntuale per l'orario di apertura mi presento al museo: This narrative museum tells the unforgettable story of the 1890 massacre of up to 300 Lakota men, women and children at Wounded Knee Creek.
Sono il primo cliente della giornata, il luogo è piccolo, dall'addetta vengo dotato di audio in italiano e mi infilo nel percorso. La voce che mi entra nelle orecchie è quella di una nativa che legge in un italiano accettabile ciò che è qui rappresentato in sedici stazioni: praticamente dalla prima presenza dei Nativi su questo territorio sono ai giorni nostri. 

Per inciso, la vicenda di Cristoforo Colombo è stigmatizzata come un fallimento individuale dell'uomo, il quale, pur essendo stato investito di titoli ed onori dai reali di Spagna, alla fine fece bancarotta, oltre al fatto di continuare a considerare di trovarsi nelle Indie anche quando, non ricordo bene se alla fine della terza o quarta spedizione, approdò in Venezuela; in ogni caso, tanto per non fare torto a nessuno, sin dalla prima spedizione i Nativi trovati nel luogo dell'approdo furono trucidati e tradotti in schiavitù, oltre ad essere condannati a morte dalle malattie importate, il tutto in nome della corona dei “Rey Catòlico” e con l'appoggio di Santa Madre Chiesa Cattolica Apostolica Romana.


Passaggio dopo passaggio, mi avvicino alla descrizione dei fatti del dicembre 1890, ma sono già provato da tutte le angherie sopportate dai Nativi in riferimento ai vari trattati, frutto di una strategia utilizzata con successo dai bianchi per annientare in tutti i modi coloro che rappresentavano un problema. Furono usati tutti i sistemi che le civiltà usano tuttora quando devono far fuori qualcuno, prima denigrandolo, inventando fatti inesistenti, facendo conoscere al grande pubblico una falsa verità per ingenerare sentimenti di rivalsa e di appoggio alle azioni successive, fino a creare il “casus belli”, spesso, nel caso dei First Nations, giocando anche sulle difficoltà di comunicazione a causa delle tante lingue parlate dai Nativi.
Al momento topico resto annientato per come sono andate le cose e per come la giustizia, su istanza di un Generale U.S. che denunciò i fatti ed i responsabili, si espresse dopo vari gradi di giudizio: praticamente come per quanto accaduto non molti anni fa all'alpe del Cermis (Tn), quando i piloti che volavano sotto quota su un percorso non autorizzato, per fare la bravata da topgun passando sotto i cavi della funivia, la tirarono giù, inclusi gli ignari turisti che stavano raggiungendo le piste da ski.
Dopo essermi soffermato ulteriormente sui fatti di Wounded Knee, ho capito di aver voluto essere lì oggi per onorare la memoria di quei popoli, come depositare una corona di fiori, come indirizzare un pensiero profondo e forte, riflettere su come le vicende a questo mondo procedono sulle ingiustizie, sulle sofferenze imposte a qualcuno per il vantaggio di altri, sulla base di diritti inesistenti, magari il tutto confezionato in maniera da apparire “democratico” in maniera da colpire il “sentiment” dell'uomo qualunque.
Ne sono uscito sbigottito, senza voglia di mettermi in movimento, avrei voluto restare lì ancora, oppure appartarmi e starmene per conto mio in silenzio.



Perché poi, a distanza di oltre un centinaio d'anni, con vicende ancora aperte fra U.S.A. e Nativi, qui si fa un gran usarli per puro business, inventando attività per le quali vengono usati nomi di Nativi o di luoghi nella lingua dei Nativi, come se i rapporti fossero sempre stati impostati alla massima cordialità!




Alla fine, senza alcuna voglia, inizio a spostarmi verso il Wind Cave N.P.: devo percorrere circa 200 km. per arrivarci, ma alla prima sosta presso un Visitor Center apprendo che la zona non è raggiungibile per incendi. Immediatamente modifico l'itinerario considerando di mettermi nella direzione dello Yellowstone, ancora molto lontano da qui, svolgendo una variante nelle Black Hills, ma evitando sia i volti dei 4 scolpiti nella roccia e fatti conoscere al grande pubblico attraverso il film “Intrigo internazionale” che Custer State Park, un po' per il nome che porta e un po' perché non mi va di regalare quattrini per ogni fesseria inventata da questi furbacchioni per fare business su meraviglie che si sono inventati.





L'itinerario è piacevole ed il clima assolutamente diverso da quello di ieri, anche se noto che questa foresta è molto malata, e tantissimi esemplari di pino Ponderosa, il cui colore scuro da il nome a queste colline, appaiono di colore rosso perché sono ormai secchi, e credo anche pericolosi per “fire”. 




Infatti sulla strada ci sono vari cartelli che invitano a non lanciare sigarette dai finestrini delle auto in transito perché sono giorni ad alto rischio “fire”.


Qui il paesaggio è più di montagna. In certi scorci mi ricorda l'altopiano di Folgaria, ma la strada nella foresta del Shenandoah N.P. va allora di molto rivalutata da parte mia!



Effettuo varie soste, incluso quella per la visita della “dignitosa” Hill City, dove noto che ristoranti e alberghi si pubblicizzano facendo riferimento alla cara vecchia Europa.
I motel sono pieni sia di H.D. che di Pontiac Corvette: i drivers di entrambe queste tipologie amano viaggiare in gruppetti, e non sono mai giovincelli.


Nella fase finale della giornata entro in un temporale violento ma di breve durata, in ogni caso questa sera a Spearfish si respira e la temperatura a bordo è solo di 25° con il 55% di umidità: le condizioni sono quelle giuste per cucinare, quindi preparo cose per i prossimi giorni di trasferimento; forse più tardi chiuderò le finestre per la prima volta da tempo immemorabile.


Sabato 21 Prima operazione, nuova sistemazione agganci marmitta con il filo di ferro trovato ieri a Walmart, poi partenza con sosta a Visitor Center Wyoming.






Paesaggio gradevole, simile a quello di ieri, ma qui il terreno è di un rosso acceso. Mi sono informato per “fire”, ce n'è in giro, ma non preoccupante e la strada per Yellowstone N.P. si può fare. Sosta successiva con pausa pranzo e lettura brochure, metà delle quali sono inutili e le elimino subito.


Prima di ripartire controllo lo stato del lavoro effettuato al mattino, così noto che non ho il tappo del carburante, frutto di una dimenticanza all'ultimo rifornimento; quindi scatta un pronto intervento per rimettere le cose a posto con un tappo che tengo di scorta, perché fatti di questo genere sono già accaduti in passato, così ora penso ad una genialata: dal foro di sfiato creo un aggancio con il prezioso filo di ferro e fermo il tutto sul braccio del retrovisore.
Adesso tirando il filo estraggo il tappo che rimane attaccato e a vista, impossibile non ricollocarlo dopo il rifornimento, e in ogni caso resta attaccato al veicolo!



Nel proseguire sono tentato da un'indicazione stradale che propone una Scenic Byway per raggiungere Y.N.P., quindi esco dalla Interstate U.S. 90, ma prima di indirizzarmi controllo attentamente la mappa. Bene ho fatto, perché la via consigliata scala un passo posto a oltre 3.300 m., ed io non me la sento di sottoporre il Nomade a questo stress nelle attuali condizioni di funzionamento dell'impianto di raffreddamento.



Avevo notato infatti che in lontananza erano apparse delle cime ancora parzialmente innevate, ecco perché l'autostrada la fa tanto lunga, perché le aggira!




L'uscita è stata comunque premiata dal carico di H2O trovata presso una stazione di servizio per trucks, quindi ancora I U.S. 90 sino a Ranchester, da dove si deve procede per strada normale.




Data l'ora, forse ho sbagliato a spingermi così avanti dove non ci sono le condizioni per la mia sosta: qui siamo in area di transito verso varie amene località, i centri abitati sono sempre più rarefatti ed insignificanti, però sono tutti dotati di Campground utilizzati da chi fa vacanze residenziali; dopo un po' di pattugliamento torno indietro di una ventina di km. e mi fermo a Sheridan, ultima località di una certa dimensione, e la sosta è assicurata.

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