Venerdì
20, Puntuale per l'orario di apertura mi presento al museo: This
narrative museum tells the unforgettable story of the 1890 massacre
of up to 300 Lakota men, women and children at Wounded Knee Creek.
Sono
il primo cliente della giornata, il luogo è piccolo, dall'addetta
vengo dotato di audio in italiano e mi infilo nel percorso. La voce
che mi entra nelle orecchie è quella di una nativa che legge in un
italiano accettabile ciò che è qui rappresentato in sedici
stazioni: praticamente dalla prima presenza dei Nativi su questo
territorio sono ai giorni nostri.
Per inciso, la vicenda di
Cristoforo Colombo è stigmatizzata come un fallimento individuale
dell'uomo, il quale, pur essendo stato investito di titoli ed onori
dai reali di Spagna, alla fine fece bancarotta, oltre al fatto di
continuare a considerare di trovarsi nelle Indie anche quando, non
ricordo bene se alla fine della terza o quarta spedizione, approdò
in Venezuela; in ogni caso, tanto per non fare torto a nessuno, sin
dalla prima spedizione i Nativi trovati nel luogo dell'approdo furono
trucidati e tradotti in schiavitù, oltre ad essere condannati a
morte dalle malattie importate, il tutto in nome della corona dei
“Rey Catòlico” e con l'appoggio di Santa Madre Chiesa Cattolica
Apostolica Romana.
Passaggio
dopo passaggio, mi avvicino alla descrizione dei fatti del dicembre
1890, ma sono già provato da tutte le angherie sopportate dai Nativi
in riferimento ai vari trattati, frutto di una strategia utilizzata
con successo dai bianchi per annientare in tutti i modi coloro che
rappresentavano un problema. Furono usati tutti i sistemi che le
civiltà usano tuttora quando devono far fuori qualcuno, prima
denigrandolo, inventando fatti inesistenti, facendo conoscere al
grande pubblico una falsa verità per ingenerare sentimenti di
rivalsa e di appoggio alle azioni successive, fino a creare il “casus
belli”, spesso, nel caso dei First Nations, giocando anche sulle
difficoltà di comunicazione a causa delle tante lingue parlate dai
Nativi.
Al
momento topico resto annientato per come sono andate le cose e per
come la giustizia, su istanza di un Generale U.S. che denunciò i
fatti ed i responsabili, si espresse dopo vari gradi di giudizio:
praticamente come per quanto accaduto non molti anni fa all'alpe del
Cermis (Tn), quando i piloti che volavano sotto quota su un percorso
non autorizzato, per fare la bravata da topgun passando sotto i cavi
della funivia, la tirarono giù, inclusi gli ignari turisti che
stavano raggiungendo le piste da ski.
Dopo
essermi soffermato ulteriormente sui fatti di Wounded Knee, ho capito
di aver voluto essere lì oggi per onorare la memoria di quei popoli,
come depositare una corona di fiori, come indirizzare un pensiero
profondo e forte, riflettere su come le vicende a questo mondo
procedono sulle ingiustizie, sulle sofferenze imposte a qualcuno per
il vantaggio di altri, sulla base di diritti inesistenti, magari il
tutto confezionato in maniera da apparire “democratico” in
maniera da colpire il “sentiment” dell'uomo qualunque.
Ne
sono uscito sbigottito, senza voglia di mettermi in movimento, avrei
voluto restare lì ancora, oppure appartarmi e starmene per conto mio
in silenzio.
Perché
poi, a distanza di oltre un centinaio d'anni, con vicende ancora
aperte fra U.S.A. e Nativi, qui si fa un gran usarli per puro
business, inventando attività per le quali vengono usati nomi di
Nativi o di luoghi nella lingua dei Nativi, come se i rapporti
fossero sempre stati impostati alla massima cordialità!
Alla
fine, senza alcuna voglia, inizio a spostarmi verso il Wind Cave
N.P.: devo percorrere circa 200 km. per arrivarci, ma alla prima
sosta presso un Visitor Center apprendo che la zona non è
raggiungibile per incendi. Immediatamente modifico l'itinerario
considerando di mettermi nella direzione dello Yellowstone, ancora
molto lontano da qui, svolgendo una variante nelle Black Hills, ma
evitando sia i volti dei 4 scolpiti nella roccia e fatti conoscere al
grande pubblico attraverso il film “Intrigo internazionale” che
Custer State Park, un po' per il nome che porta e un po' perché non
mi va di regalare quattrini per ogni fesseria inventata da questi
furbacchioni per fare business su meraviglie che si sono inventati.
L'itinerario
è piacevole ed il clima assolutamente diverso da quello di ieri,
anche se noto che questa foresta è molto malata, e tantissimi
esemplari di pino Ponderosa, il cui colore scuro da il nome a queste
colline, appaiono di colore rosso perché sono ormai secchi, e credo
anche pericolosi per “fire”.
Infatti sulla strada ci sono vari
cartelli che invitano a non lanciare sigarette dai finestrini delle
auto in transito perché sono giorni ad alto rischio “fire”.
Qui
il paesaggio è più di montagna. In certi scorci mi ricorda
l'altopiano di Folgaria, ma la strada nella foresta del Shenandoah
N.P. va allora di molto rivalutata da parte mia!
Effettuo
varie soste, incluso quella per la visita della “dignitosa” Hill
City, dove noto che ristoranti e alberghi si pubblicizzano facendo
riferimento alla cara vecchia Europa.
I
motel sono pieni sia di H.D. che di Pontiac Corvette: i drivers di
entrambe queste tipologie amano viaggiare in gruppetti, e non sono
mai giovincelli.
Nella
fase finale della giornata entro in un temporale violento ma di breve
durata, in ogni caso questa sera a Spearfish si respira e la
temperatura a bordo è solo di 25° con il 55% di umidità: le
condizioni sono quelle giuste per cucinare, quindi preparo cose per i
prossimi giorni di trasferimento; forse più tardi chiuderò le
finestre per la prima volta da tempo immemorabile.
Sabato 21 Prima operazione, nuova sistemazione agganci marmitta con il filo di ferro trovato ieri a Walmart, poi partenza con sosta a Visitor Center Wyoming.
Paesaggio gradevole, simile a quello di ieri, ma qui il terreno è di un rosso acceso. Mi sono informato per “fire”, ce n'è in giro, ma non preoccupante e la strada per Yellowstone N.P. si può fare. Sosta successiva con pausa pranzo e lettura brochure, metà delle quali sono inutili e le elimino subito.
Prima
di ripartire controllo lo stato del lavoro effettuato al mattino,
così noto che non ho il tappo del carburante, frutto di una
dimenticanza all'ultimo rifornimento; quindi scatta un pronto
intervento per rimettere le cose a posto con un tappo che tengo di
scorta, perché fatti di questo genere sono già accaduti in passato,
così ora penso ad una genialata: dal foro di sfiato creo un aggancio
con il prezioso filo di ferro e fermo il tutto sul braccio del
retrovisore.
Adesso
tirando il filo estraggo il tappo che rimane attaccato e a vista,
impossibile non ricollocarlo dopo il rifornimento, e in ogni caso
resta attaccato al veicolo!
Nel
proseguire sono tentato da un'indicazione stradale che propone una
Scenic Byway per raggiungere Y.N.P., quindi esco dalla Interstate
U.S. 90, ma prima di indirizzarmi controllo attentamente la mappa.
Bene ho fatto, perché la via consigliata scala un passo posto a
oltre 3.300 m., ed io non me la sento di sottoporre il Nomade a
questo stress nelle attuali condizioni di funzionamento
dell'impianto di raffreddamento.
Avevo notato infatti che in lontananza erano apparse delle cime ancora parzialmente innevate, ecco perché l'autostrada la fa tanto lunga, perché le aggira!
L'uscita è stata comunque premiata dal carico di H2O trovata presso una stazione di servizio per trucks, quindi ancora I U.S. 90 sino a Ranchester, da dove si deve procede per strada normale.
Data l'ora, forse ho sbagliato a spingermi così avanti dove non ci sono le condizioni per la mia sosta: qui siamo in area di transito verso varie amene località, i centri abitati sono sempre più rarefatti ed insignificanti, però sono tutti dotati di Campground utilizzati da chi fa vacanze residenziali; dopo un po' di pattugliamento torno indietro di una ventina di km. e mi fermo a Sheridan, ultima località di una certa dimensione, e la sosta è assicurata.
Avevo notato infatti che in lontananza erano apparse delle cime ancora parzialmente innevate, ecco perché l'autostrada la fa tanto lunga, perché le aggira!
L'uscita è stata comunque premiata dal carico di H2O trovata presso una stazione di servizio per trucks, quindi ancora I U.S. 90 sino a Ranchester, da dove si deve procede per strada normale.
Data l'ora, forse ho sbagliato a spingermi così avanti dove non ci sono le condizioni per la mia sosta: qui siamo in area di transito verso varie amene località, i centri abitati sono sempre più rarefatti ed insignificanti, però sono tutti dotati di Campground utilizzati da chi fa vacanze residenziali; dopo un po' di pattugliamento torno indietro di una ventina di km. e mi fermo a Sheridan, ultima località di una certa dimensione, e la sosta è assicurata.
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