Dopo
i frenetici giorni trascorsi nell'eremo che è la mia casa a Sestri Levante, intento agli ultimi
preparativi, arrivato a Milano il giorno prima dell'imbarco mi
appresto a controllare le mails ricevute trovandone una serie che non
contribuiscono a conferire tranquillità.
Mi
riferisco a quelle inviatemi dallo spedizioniere di New York, fra le
quali la seguente le comprende tutte: “More bad news. Shipment
shows on hold by Customs and is scheduled for an exam. Exams are done
on Thurdays. So you are looking at June 21, possibly extending to
June 22 to pickup. Also additional charges are due for exam. I don't
know what they charge.”
Proprio
notizie che mi servono per convincermi a modificare il mio
itinerario; tutti i ritardi già accumulati mi stavano facendo
riflettere su quei 16.000 km ed il tempo necessario per percorrerli,
necessari per visitare l'Alaska, ritrovandomi a Seattle
orientativamente verso fine agosto, ma ora sembra essere stato calato
l'asso di briscola sulla faccenda.
Con
le prenotazioni effettuate e senza più tempo utile per effettuare
dei cambiamenti mi avvio di buon mattino mercoledì 13 all'aeroporto
di Linate; prima operazione, ottenimento di un visto su una mia
dichiarazione da parte della Dogana circa gli oggetti in mio possesso
non corredati da fattura in funzione del rimpatrio per quando
avverrà, seconda operazione, check-in e consegna valigia, terza
operazione, controllo del bagaglio a mano per l'imbarco: tutto
avviene senza intoppi, il volo Air Lingus EI 433 decolla regolarmente
alle 11.20 con destinazione Dublino. A bordo non viene servito nulla
a nessuno, anche se sarebbe possibile ottenere qualche cosa a
pagamento: personalmente opto per mettere in pancia del cibo durante
il tempo da trascorrere a terra in attesa dell'imbarco sul volo EI
109 per New York che decollerà alle 18.30 l.t..
Una volta giunto
nell'aeroporto della capitale irlandese vengo indirizzato nella zona
di collegamento con il volo successivo per ottenere la carta
d'imbarco non prima di un ulteriore controllo del mio bagaglio a
mano.
La
sosta si rivela proficua perché è possibile la connessione wi fi
for free in modo tale da consentirmi ulteriori aggiornamenti con
invio di emails.
Fuori
il cielo è di un grigio pesante e sono contento sulle scelte di
abbigliamento effettuate.
In
men che non si dica mi trovo a bordo di un velivolo diverso che
decolla in orario e raggiunge la meta persino prima del previsto;
durante la traversata viene servita sia una cena (la scelgo nella
composizione beef per trovarmi in realtà di fronte ad una vaschetta
di fusilli al ragu) che una prima colazione leggera poco dopo. Nello
stato in cui mi trovo assumo tutte le calorie del caso non sapendo
cosa mi aspetta oltre.
Leggendo,
dormicchiando, guardando il piccolo video a mia disposizione senza
usare l'audio, le otto ore di volo si consumano nel tempo giusto.
A NY
il temuto passaggio davanti ai funzionari dell'Immigration avviene
senza difficoltà, così come quello della dogana dopo aver ritirato
il bagaglio arrivato indenne, pur non essendo sigillato.
Dopo
mi aspetta il desk per prenotare il passaggio shuttle a Newark
airport, ore 8.34 locali (2.34 del mattino in patria); ancora un'ora e arrivo a questa destinazione.
Purtroppo ho a fianco un altro
viaggiatore che quando si tratta di indicare al driver dove essere
lasciato indica con decisione il Parking n° 5 dove gli shuttle dei
vari alberghi continuano a prelevare e ad accompagnare i loro clienti.
Io comunico la stessa indicazione senza la certezza sul n° del
parcheggio, ma è stata straripante la certezza dell'uomo bianco
parlante la lingua del posto che ho subito accreditato come esperto.
Il driver diventa matto a cercare il parking n° 5 e, non
trovandolo, ci lascia al terminal A.
L'esperto
mi porta davanti ai telefoni per chiamare l'albergo in quanto il
cellulare qui risulta incapace di operare.
Bisogna avere degli
spiccioli che non ho, allora il tizio acquista una bottiglia di
minerale in modo da darmi la possibilità di effettuare un cambio.
Tornato ai telefoni prende in mano la cornetta e mi invita ad
inserire gli spiccioli mentre imposta i numeri sulla tastiera. Li
imposta così bene che non riesce a parlare ma solo a fare scendere i
quattrini. Lui non capisce il perché e ci riprova ottenendo lo stesso
risultato: così ora devo andare ad effettuare un altro cambio. Al mio
ritorna modifica la strategia; dopo aver bruciato un altro carico di
spiccioli, finalmente, al quarto tentativo ci riesce. Così apprende
che il luogo dove approdano gli shuttle degli alberghi è il parking n° 4, il 5 è
del tutto inesistente.
Anche
nello spostamento necessario per raggiungere il P 4 a mezzo Airtrain cerca di sbagliare; finalmente,
giunti nel posto giusto dove rintraccio il telefono di cortesia con
il quale allertare lo shuttle del mio albergo, il troglodita mi
saluta dileguandosi: quando mai dare fiducia a qualcuno solo perché
parla miagolando come i locali! Anche fisicamente assomigliava al
tipo del cartoon Wilma dammi la clava!
Sono
le 11 di sera L.T., pari alle cinque del mattino in patria, quando
entro nella mega camera dell'alberghetto prescelto: la connessione
funziona e mi do da fare prima di coricarmi.
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