martedì 3 gennaio 2012


Notte veramente fredda questa appena trascorsa a Chinguetti; ho dovuto ripristinare la copertura potenziata perché qui siamo nel deserto, a quota 550 m.s.l.m., dove continua a tirare vento freddo che alza la sabbia e rende il cielo grigio.
Mentre il gruppetto internazionale formatosi ieri sera si appresta ad assistere alla partenza dei tre dromedari che porteranno Natsuno ad una vicina oasi nel deserto, un tipo dal capo coperto, così come usano i mauritani, mi avvicina salutandomi dopo avermi riconosciuto per italiano; il fatto è che anche lui è un italiano, solo che abita qui da anni (Riccardo, 48 anni, sposato con una ragazza locale, organizzatore di spedizioni nel deserto). 
Dopo avergli richiesto alcune informazioni sui prezzi delle 4x4, propone a me e al cavaliere italico Andrea una giornata in 4x4 nel deserto; proviamo allora a coinvolgere qualcun altro come la sera prima, ma il risultato è lo stesso. 
Siamo sul punto di rinunciare quando chiediamo un prezzo speciale, visto che siamo solo in due; veniamo accontentati per solo fatto che da anni qui il turismo è in caduta libera senza paracadute, molti alberghi sono chiusi e non c'è lavoro per nessuno. 
Nel giro di mezz'ora R. ripassa per prenderci a bordo di un pick-up Toyota piuttosto scassato, guidato da un nomade che porta con se due ragazzi sistemati nel cassone. 
Dopo aver lasciato Chinguetti vediamo sulla dx l'antica Chinguetti, praticamente sommersa dalla sabbia, salvo la moschea con il minareto che sono stati restaurati in epoca recente. 

Lo spettacolo che si manifesta agli occhi del viaggiatore è costantemente in divenire, non solo per il fatto che il vento continua a ridisegnare le dune rossastre, ma anche perché lavora l'enorme invaso dell'ouad dove si muove la pista, una enorme pianura di sabbia chiara dove cresce della vegetazione diversificata, fra questa la tamerice spinosa che ho ammirato sia per i tronchi di grossa dimensione (tanto da farmi pensare a piante longeve), che per le fronde prescelte dai dromedari come cibo di prima scelta.

In realtà di pianeggiante qui non c'è nulla, e la 4x4, sapientemente condotta, è sempre alla ricerca del miglior percorso possibile, spostandosi nelle direzioni che il nomade alla guida, ex conduttore di cammelli, le impone.
Divertente è stato assistere al perfetto coordinamento esistente fra il pilota ed i due ragazzi nel cassone: non c'è mai stato bisogno di fare parole fra loro, i ragazzi saltavano giù dal cassone per interventi di vario genere così come il conduttore rallentava o fermava il veicolo!
Dopo un percorso di circa un'ora siamo giunti all'oasi di Tanouchert, sulla pista di Ouadane, esplorata la quale siamo stati attirati sotto la tenda di una tipa raggrinzita, probabilmente poco più che trentacinquenne, che aveva come scopo quello di presentarci la sua dotazione di artigianato, senza che questo generasse in me sensazioni da urlo.

Come consuetudine, la sosta ultima è avvenuta in un'altra tenda dove già era in attesa l'equipaggio della 4x4; servito il the sono emersi, come d'incanto, altri oggetti d'artigianato, non diversi dai primi, indice del fatto che vi è uno standard di realizzazioni proposti ai turisti. Probabilmente quelli messi in piazza sono scorte invendute da quando qui non arriva più nessuno.



Durante il percorso di rientro, accompagnati da un vento ancora più forte, sostiamo per il rito della “gallette” cotta sotto la sabbia. Questa viene consumata accompagnata da una scatoletta di sardine all'orientale che mi ero procurato in Marocco: pasto essenziale nell'attesa del cenone serale.
In realtà non c'è stato alcun cenone, semplicemente il buon cuore di qualcuno disponibile verso gli altri. Mi spiego meglio: quando siamo rientrati alla base il gruppo dei francesi si era già organizzato autonomamente per cenare da qualche parte, Danilo aveva comprato qualche cosa così come concordato fra noi, il cavaliere italico ha chiesto di unirsi provvedendo a comperare quel che ha potuto trovare a quell'ora, cioè poco e niente, mentre l'affascinante nipponica, molto abile nel tessere rapporti diplomatici, è semplicemente salita a bordo con una scusa. 

E' stato un gesto di cortesia da discreto conoscitore del galateo invitarla a condividere il nostro cibo. 
Mentre in cucina la pentola a pressione andava di gran carriera per cucinare una ratatouille preparata da D., ho servito un aperitivo utilizzando una delle due uniche bottiglie di vino caricate sul Nomade. Poi, sempre con la stessa pentola a pressione, ho cucinato uno spezzatino di carne di cammello, così il cenone ha preso forma: antipasto di uova quasi sode procurate da A.accompagnate da olive, ratatuille e spezzatino accompagnato dall'altra bottiglia di vino, un nobile Refosco dal peduncolo rosso, quindi, a sorpresa di tutti, panettone e marsala avuto come prezioso dono prima della partenza. Allora non avrei certo potuto immaginare, anche usando tutta la mia creatività, che sarebbero diventati le ciliegine inaspettate che tutti hanno gradito qui nel deserto della magica Chinguetti.
E' stato a questo punto che sono riapparsi i francesi accompagnati dal gestore dell'auberge; questi ha raccolto dall'immondezzaio a coté un po' di rumenta a base lignea ed ha acceso un vero fuoco da bivouac davanti all'ingresso; spontaneamente tutti ci siamo sistemati attorno alle fiamme contribuendo ad alimentarle con altri fuscelli raccolti nelle vicinanze. Con musica locale di sottofondo, senza clamori, abbiamo attesa l'arrivo di quello che esiste solo nella mente di taluni, l'inizio di un periodo rappresentante un nuovo tempo predefinito, in questo caso chiamato 2012.
Poco dopo, così come avviene nell'universo, le particelle che si erano attratte momentaneamente si sono allontanate, ognuna alla ricerca della propria nuova collocazione: così è stato anche per noi, come se l'incontro che ci ha visto condividere lo stesso scenario fosse ineluttabilmente terminato.
A chiusura di una giornata totalmente vissuta intensamente nel deserto che custodirò accuratamente, mi piace l'idea di riunire mentalmente in un abbraccio tutte quelle persone che, in altre parti dell'universo, mi sono state e mi sono ancora care.

Nessun commento:

Posta un commento