mercoledì 1 febbraio 2012

27 & 28 & 29 & 30.01.21012 Sibi - Monti Mandingo – Partenza per Senegal con sosta a Diema



Sono pronto dopo aver effettuato tutte le operazioni di vidange e caricamento H2O quando ricevo la telefonata da Emo, ormai giunto a Bamako; si é appena sistemato in un campeggio; mentre affronto le strade per uscire dalla città in autonomia e con successo penso che sarà difficile per il Nomade incontrare in questo viaggio quei due equipaggi italici. 
Percorrendo una strada a pagamento molto in ordine (è quella per la Guinea) raggiungo velocemente i Monti Mandingo, area dalla quale sono state prelevate per secoli le popolazioni, inviate in schiavitù oltre oceano; il capoluogo è Sibi, villaggio attrezzato, come consuetudine qui, con le innumerevoli attività a bordo strada frammiste ad animali e sporcizia, che supero velocemente, sin tanto che mi vengo a trovare sotto al meraviglioso arco naturale di Kamadjan. 

Mentre sto prendendo qualche foto sento arrivare una moto che rallenta, sino a fermarsi vicino a me. Si tratta di un ragazzo che si propone come guida in un modo educato e, dopo aver parlato un po', gli spiego che oggi mi limiterò ad un giro e a qualche foto in attesa di amici con i quali eventualmente fare un'escursione. 

Mi segnala anche il suo campement dove trascorrere la giornata, ma io oggi ho bisogno di essere libero da qualsiasi vincolo, così ci salutiamo. Procedo sulla strada per una ventina di km., fermandomi spesso per foto, ma il caldo si fa sentire, ho bisogno di ombra e, data l'ora, anche di cibo. 
Decido di tornare verso Sibi dove ho notato l'unico spazio ombroso a bordo strada, anche se vicino a dei legni ammonticchiati ad arte per la vendita. 


Mi piazzo e consumo velocemente qualcosa di pronto, poi, prima del caffè, mi rilasso sin tanto che noto, attraverso un finestrino laterale, la vita che scorre pacifica a poca distanza dal Nomade, dietro ad un muro in terra semidistrutto, dove ci sono alcune capanne e dei maschi adulti che lavorano, mentre, davanti al muro, all'ombra di un grande albero di mango, ragazzine sui sette anni, miseramente vestite, si muovono in qualche attività discutendo fra di loro; un gruppo di donne in fila con contenitore sulla testa sbuca poco più in la, attraversando la strada per raggiungere un cantiere all'opera dove viene scaricata l'acqua che trasportano per poi avviarsi a ripetere l'operazione. 
Mi sono chiesto dove sarà collocato il pozzo dal quale attingono, che distanza dovranno coprire in quest'ora di massimo irraggiamento solare, senza alcuna sosta, ma, in questo caso, anche senza bimbi appesi alla schiena o da allattare nel durante: in questo habitat potrebbero essere considerate privilegiate per il lavoro leggero che stanno effettuando!

Dopo essere stato rapito da queste immagini, mi accingo ad andare a mettere il naso fra le bancarelle di Sibi, ma ancora una volta, in sosta per foto, vengo avvicinato da un ragazzo che in realtà non parla il francese, ma con il quale avviene comunque una comunicazione. Egli ha a che fare con quello del mattino, avendomi visto transitare nella opposta direzione di marcia rispetto alla precedente, ha pensato bene di venire a ricordarmi il campement poco lontano da lì. 
Gli faccio capire che ora sono diretto a fare acquisti e ci lasciamo: ho bisogno di comprare qualcosa, ma dal posto di guida non ero riuscito a individuare dove trovarlo, mentre invece avevo notato parecchia offerta di mango bello colorato, indice di maturità.
Nel tratto di strada che sto percorrendo a piedi fra il posto dove ho parcheggiato il Nomade e le bancarelle, vengo superato da una moto a targa GB, la stessa di quell'americano incrociato a Diema da Pam, poi rivista a Bandiagara e successivamente a Bamako: anche lei fa parte dello stesso circus che si sposta ogni giorno proponendosi ad un nuovo pubblico locale, proprio come avviene per il Nomade.
Eseguiti gli acquisti, incluso il mango, mi rendo meglio conto che a fianco all'unico hotel del luogo c'è uno spazio pianeggiante parzialmente all'ombra; è anche un campo di calcio, ma attraversato da varie stradine e ben concimato dal passaggio di mandrie, dall'aspetto sabbioso solido. Manovro in modo da entraci guadagnando la parte ombrosa; lì il terreno sembra a base di tufo grigio, comunque adatto a sorreggermi. Sento arrivare un sms; è Danilo che mi chiede info sul posto, preannunciando per domani la sua presenza qui in compagnia di Cristian il rumeno cgt. con francese + due bimbi. Il posto è quello giusto sia per essere intercettato domani da loro che per andare avanti nell'esame del materiale relativo al Senegal. 
Mentre sono intento nelle mie cose, vengo raggiunto da alcune vocine di ragazzini. Inizialmente mi salutano, io chiedo se debbo spostarmi, poi uno comincia a chiedermi qualche soldo, un altro un pallone, al che rispondo informandoli che il pallone non ce l'ho, inoltre chiedo loro il perché della richiesta di denaro. Mi guardano in silenzio e si allontanano. Il tempo fugge e mi accorgo che si sta facendo buio, ma proprio ora ricevo una visita: è il ragazzo di questa mattina che è venuto a cercarmi dopo che suo fratello gli aveva riferito della nostra “conversazione”. Gli spiego che ho appena ricevuto un sms dagli amici i quali mi raggiungeranno domani. Chiedo la sua tariffa nel caso dovessimo fare qualche cosa insieme, cerca di non dirmela, ma alla fine me la comunica: 20.000 CFA = € 30,00, mi sembra un'esagerazione, ma in questo momento preferisco glissare. Mi racconta un sacco di cose, ma non so se le ho capite bene tutte; mi parla di occidentali che comprano terreni perché qui costano poco, ma poi non ho capito se è per fare del business in collaborazione con qualche locale o che altro. Parlava di costruzioni di case...è pur vero che questa zona probabilmente avrà uno sviluppo turistico ed i costi di costruzione devono essere assai bassi, però mi risulta difficile pensare a così tante strutture quando oggi qui, oltre a me, ci sono solo cinque occidentali....e poi parlava forse anche di allevamenti di pollame in batteria, il tutto per comunicarmi che lui dispone di terreni ma non di argent: ho lasciato passare anche questo argomento. Il ragazzo, dopo essersi accertato che sarei rimasto dove mi trovo per la notte, mi dice che ripasserà più tardi per lasciarmi un numero telefonico dove rintracciarlo.
Puntualmente, dopo un po' ritorna con il numero, lasciando intendere che se volessi trascorrere qualche ora in compagnia al campement sarebbe felice, ma capisce che ho da lavorare quando gli spiego del mio blog. A quel punto desiste lasciandomi solo ai bordi del campo polivalente, mentre in lontananza sento voci umane provenienti dalle capanne più prossime; essendo iniziata da qualche giorno la Coppa d'Africa penso si tratti di commenti al gioco in corso, o qualcosa di simile, anche se poi sento provenire delle note musicali che vanno avanti sino a tardi.
A parte i cicli di lotta effettuati durante la notte per eliminare le zanzare che forse mi sono portato appresso da Bamako, per il resto il luogo si è rivelato assai tranquillo. Stamane ho notato che sotto agli alberi di mango c'erano dei residui di vario genere, principalmente naturali; ebbene, hanno rappresentato il pasto, nell'ordine, di qualche vacca, di qualche asino, di qualche pecora o capra, esattamente in questa sequenza: cosa non si fa per sopravvivere!
Durante l'escursione al mercato, brulicante di gente che viene scaricata, con i propri fagotti contenenti la merce da proporre in vendita, da qualsiasi mezzo di trasporto sovraccarico sino all'inverosimile, incrocio il gruppetto che attendevo. La temperatura di questo luogo non fa per me, quindi, effettuato un primo giro e presa qualche foto generica (in questi casi non mi piace riprendere la gente se prima non l'ho interpellata), rinuncio all'escursione ad una cascata insieme agli altri (Danilo mi affida un pacco appositamente portato da Bamako da far trasportare per lui dal Nomade) e mi decido ad iniziare il trasferimento in Senegal, non dopo essermi preso un momento di pausa.
E' cosi che verso le 14.30 mi avvio, consapevole che non sarà facile districarsi a Bamako, anche a causa delle scarse indicazioni stradali, tanto da pensare di dover sostare per la notte lungo il tragitto per Diema. Riesco a svincolarmi dalla capitale anche grazie al ricordo dei percorsi fatti in bici, in un tempo ragionevole, ma la concentrazione sulle strade non mi ha fatto tenere a mente che qui, nelle rotonde, non vige il concetto di dare precedenza europeo, bensì quello di stop; al fischio di un vigile me ne rendo conto, anche se in pratica mi ero fermato, ma per lui non abbastanza. Dopo avermi chiesto i documenti e dove sono diretto, nella ricerca dei documenti spiego che sono diretto a Diema dove andrò da un'anziana inglese che aiuta le popolazioni dei villaggi, in particolare gli orfani. Forse mi è capitato un vigile molto sensibile perché, sentito ciò, senza nemmeno aver esaminato i documenti che stavo estraendo dalla sacca, mi comunica che posso andare!
Per giungere ad imboccare la strada a pagamento bisogna prima salire e scendere le colline attorno a Bamako, dalla cima delle quali osservo per l'ultima volta la città avvolta nel suo inquinamento perenne; poi mi avvio senza soste, se non quelle fisiologiche, cercando di arrivare almeno fino a Didiéni. Ci arrivo quando so di avere ancora gli ultimi venti minuti di luce della giornata, ma il luogo, distante 180 km. dalla meta di tappa, non mi sembra idoneo alla sosta, sicché decido di prendermi il rischio di viaggiare di notte e procedo oltre. Il traffico è ora assai rarefatto e, terminato il girovagare delle mandrie, il pericolo maggiore è dato dai veicoli, assai numerosi, fermi in avaria a bordo strada senza segnali che ne evidenzino per tempo la presenza: per fortuna che qui è obbligatorio il doppio triangolo per le emergenze! Quando è già buio da un po', vengo fermato ad un barrage della gendarmeria; sono tentato di chiedere se posso sostare lì, invece, alla solita richiesta di dove sono diretto, do la solita risposta ed il gendarme mi dice di conoscere Pam. Allora gli chiedo se ci sono problemi a percorrere la strada ora, mi dice che no, non ci sono problemi. Così mi inoltro nel buio confidando nei miei fari Iveco Stralis che, per quanta luce facciano, mi sembra sempre che non mi sia sufficiente. Da qui ci sono 155 km. da percorrere, il clima è ora più adatto a me, il Nomade va come un orologio svizzero di marca, ogni cippo stradale è intervallato dal successivo di 5 km., ce li conquistiamo uno ad uno sino ad arrivare all'ultimo e poi al grande rond point al quale giro a sx per raggiungere village ventures. Mi sembra tutto semplice, ma quando imbocco la sterrata, con il buio fitto non riconosco i luoghi; mi viene in aiuto un guardiano notturno impegnato lì dandomi la direzione giusta. 
Mentre il fascio luminoso dei fari del Nomade preannuncia il mio arrivo, Pam mi viene incontro e mi riconosce; non avendo preannunciato il mio arrivo è per lei una gradita sorpresa.
Sono le 20.15 e mi sento così stanco da non aver fame; accetto una bevanda mentre vengo introdotto ad una coppia austriaca che, montando due moto, è diretta in Sud Africa: devo dire che di gente che non scherza niente ce n'è in giro! Dopo un po' di conversazione bilingue arriva per tutti l'ora del letto: i discorsi con Pam per conto di BnD li svilupperò domani.
Finalmente una notte indenne da zanzare, filata via liscia, con i rumori della natura a partire dal mattino. All'ora concordata presento a Pam la richiesta di BnD, sviluppando il discorso in varie direzioni, compresa quella dell'artigianato locale che qui langue per mancanza di coordinamento, ma esiste: sarebbe interessante se in una delle costruzioni di village ventures potesse presenziare una mostra permanente ad ingresso libero, pubblicizzata da cartellonistica da posizionare su tutte le strade di accesso a Diema, incrocio sia per chi viene dalla Mauritania che dal Senegal, così come per chi da Bamako se ne va in direzione opposta.
Dopo si va con i due austriaci a raggiungere la famiglia nomade già conosciuta al primo giro; gli austriaci stanno girando varie riprese cinematografiche sperando di poterle montare con una sequenza che consenta loro di essere venduta onde poter finanziare il viaggio. 



Ho ritrovato tutta la parte femminile della famiglia, questa volta collocata in un altro posto nella brousse, ed è stato bello riconoscerci. Purtroppo non ho visto alcun progresso nella bimba in affidamento! 



Al rientro Pam è passata prima presso un' altra famiglia, 

quindi  si è recata direttamente in un bel orto per acquistare alla fonte certe verdure: veramente un bel posto;
per ultimo presso un artista pittore invitandolo a Village ventures con ciò che ha di pronto, tanto per farmi vedere il tipo di lavoro eseguito con le tecniche Bogolan. 
Nel pomeriggio si è presentato prima l'artista, mettendosi all'opera per completare qualche lavoro già in fase avanzata di realizzazione, e poi il consigliere di circolo, con il quale mi sono ritirato per un'ampia conversazione sul tema dei progetti BnD, ma non solo,
Verso sera, salito sulla mobilette dell'artista, questi mi ha accompagnato da un sarto che si è reso disponibile a tagliare e cucire entro domani sera alcune camice alla coreana replicando il modello di una mia; gli ho fornito anche le stoffe, quelle da me acquistate in precedenza a Mopti.
E così si è fatto sera: avendo promesso sin dal mattino che avrei cucinato io per tutti, al mercato avevo acquistato il necessario che ora è venuto il momento di utilizzare. 
In questi ambienti di frontiera è sempre un successo ciò che si presenta, e questa volta le lodi sono andate ad una buona composta di verdure accompagnata da uova in camicia, come si indicava nel primo dopoguerra questo tipo di cottura.
Dopo aver spazzolato tutto, con un ruolo non da poco giocato dall'austriaco, la conversazione, prevalentemente in inglese, è andata avanti ancora per un po', con qualche difficoltà a stare in palla da parte mia, sino a che si è deciso di sciogliere la riunione ritirandosi ognuno nella propria tana, non dopo aver a lungo ammirato il cielo stellato indirizzando un inno di gloria per tutto questo che mi è consentito apprezzare: qui mi sento bene!
Qui lo sbalzo di temperatura giorno notte va da 35° a 18° , pertanto si dorme bene. Dopo aver parlato a lungo ancora con Pam e Salihou circa un progetto completo destinato a ospitare 15 orfani in un complesso da realizzare da zero, chiedo di essere messo a conoscenza dei relativi costi dettagliati. 
Più tardi, con i due austriaci, Pam mi accompagna in uno dei “suoi” villaggi: è in corso una cerimonia funebre e tutti gli uomini, incluso il capo villaggio, vi partecipano. 
Proseguiamo per la maison di un grande nucleo familiare dove gli austriaci riprendono filmati ed io delle foto. 


La gente è cordiale, forse anche non poverissima, ma i bambini si presentano in non buone condizioni, come abbandonati a se stessi. 






Veniamo invitati a pranza, cous cous di miglio con una scheggia di montone, ciò che è in fase avanzata di  preparazione e che tutti consumeranno appena terminata la cerimonia. 
Pam è abile a declinare l'invito così rientriamo in tempo per andare al mercato (ho proposto di cucinare per la sera ed ho ottenuto l'unanime approvazione), rientrare a village ventures e predisporre una buona insalata mista con aggiunta di scatoletta di tonno Coop e relativo olio di oliva, l'ultima della serie.

Si consuma il pasto all'ombra dei grandi alberi, nella quiete più completa, parlando di molti argomenti e di possibili iniziative per il futuro, a vantaggio della popolazione di Diema. Intanto gli austriaci, visto che oggi le scuole sono in sciopero, dedicano il loro tempo ad un gruppetto di studenti volenteroso che, prima di giocare a pallone nel terreno del village, si assoggetta ad una lezione di inglese. L'ambiente è quello giusto per me, adatto a far lavorare le meningi ed anche i muscoli; infatti, fin dalla precedente visita avevo notato due tavoli assai rustici dal precario equilibrio, e questa volta li prendo per mano. In carenza di attrezzi uso quelli del Nomade e, dopo vari tentativi, riesco a renderli più stabili. Pam mi ricompensa con lo stemma di village, del quale può fregiarsi solo chi ha prestato il proprio lavoro alla causa: ne sono fiero!
A questo punto arriva Dramane Boiré, Bibliothecaire-Artiste-Peintre, portandomi le camice cucite dal sarto e le tele bogolan, vere opere d'arte, completate per me. 
Sono veramente soddisfatto di questa seconda sosta a Diema, delle conversazioni sui progetti, degli incontri avuti; qui ci sarebbe così tanto da fare, servirebbe un'organizzazione tipo Operazione Mato Grosso per dare uno scossone, ma siamo in Mali, ed è tutta un'altra storia.
Nel momento in cui mi ritiro per cucinare sento bussare alla porta: si tratta di Abrim, il ragazzo che collabora qui a village ventures; ha una lettera per me, ma mi invita a leggerla dopo.
Io resto stupito e la leggo subito: “Mon Sieu l'Italienn c'est Abrim. Mon cher ami Guiano, Je vous lé venir avec vou en Italé s'il vous plait. Guiano. S'il vous plait je vous en pris fait moi de rentrée en Italé. Il faut pas ma fam savent que moi je vois dire que je allez avec vous. Repanse aux question s'il vous plait. Merci” 
Così gli parlo direttamente della questione chiedendogli se è in possesso del passaporto. Mi guarda cadendo dalle nuvole, allora gli faccio vedere il mio e gli spiego a cosa serve.
Gli chiedo l'età, ha diciassette anni, così gli spiego che per ottenerlo, in Italia, è necessario l'assenso della famiglia. Si sente perso, allora gli spiego che la sua scelta ha bisogno di riflessioni approfondite e, se presa, va preparata accuratamente, anche con l'aiuto di Pam, alla quale avrebbe voluto tenere nascosta la faccenda. Già durante la giornata avevo pensato al futuro di questo ragazzo, la cui intelligenza è percepibile ma non sempre in corso di utilizzo, gli avevo parlato lanciando dei messaggi, avevo già concordato con Pam che avrei lasciato un cadeau per lui, e lei lo avrebbe consegnato a determinate condizioni, con lo scopo di stimolarlo a superare il torpore che lo perseguita per buona parte della giornata. A questo punto, quando tutti sono pronti per il letto, scambio qualche parola con Pam su questa vicenda, invitandola ad utilizzare positivamente la richiesta di Abrim, seguendolo in una sua eventuale evoluzione.
Domani altro paese, altra corsa: dopo aver chiacchierato con gli austriaci, ora il Senegal mi sembra meno pericoloso, escludendo Dakar, dove ci sono stati incidenti di natura politica e che cercherò di lasciare fuori dalla mia traiettoria.

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