Il viaggio sino a Bandiagara, base di partenza per itinerari vari nei pays Dogon, avviene senza sorprese; da Mopti è un tiro di schioppo di circa 80 km. che include anche alcuni controlli da parte delle forze dell'ordine. In particolare ci viene imposto di segnalare alla gendarmeria eventuali spostamenti che andremo ad effettuare oltre Bandiagara.
Durante il viaggio si prende un contatto telefonico con una guida già sperimentata da Bambini nel Deserto, Cisse Boubacar, 42 anni, boubacar195@yahoo.fr boubacar69@hotmail.com tel. +223.76049008 oppure 70685301 oppure 67989690, residente nella capitale ma in grado di organizzare spedizioni in ogni parte del Mali, anche sui Monti Mandingo, nuova meta proposta da quando le aree esposte a nord presentano problemi di sicurezza.
L'uomo si trova momentaneamente a Djenné, in un primo tempo ci informa che possiamo attenderlo a Sévaré, ma mentre siamo in sosta al rond point concordato arriva un'ulteriore comunicazione incomprensibile. Allora veniamo avvicinati da un tipo su Mercedes stranamente in ordine che ci passa il suo celllulare: dall'altra parte c'è Boubacar. Egli ci informa che dopo il nostro contatto è montato al volo su un bus per raggiungerci a destinazione, ma se abbiamo problemi possiamo seguire il suo amico che può farci strada.
Ma per chi ci ha presi costui? Tutti noi siamo viaggiatori individuali e indipendenti, nessuno fra di noi è ancora così rincoglionito da aver bisogno di un simile servizio! ma capisco che fra la sua clientela abituale, probabilmente, questi rappresentano la maggioranza, in ogni caso può semplicemente trattarsi di una sua attenzione cortese.
Appena giunti a Bandiagara si scatena il solito carosello di “mobilette” che si dispongono attorno al Nomade in ordine sparso, chi per segnalarci un albergo, chi per proporsi come guida, chi per indicare la propria boutique dove acquistare, etc. etc. etc.: capisco subito che l'ambiente non è come quello visto altrove.
Infatti qui non ci avvicinano i portatori di cibo di strada, qui siamo nell'epicentro del turismo maliano e nella stagione migliore, quindi prezzi elevati per una clientela d'élite alla quale, ahimè, non apparteniamo. Vedo in giro i 4x4 migliori da quando mi muovo in questo paese, mai affollati, bensì con uno o due passeggeri al massimo a bordo, indice di organizzazione da tour operators internazionali di rango: nazionalità presenti all'hotel la falaise, dove all'ombra degli alberi contenuti nel suo cortile interno ci siamo riparati nelle ore più calde della giornata, U.S.A., Canada, Francia, Great Britain.
Ancora prima di riparare all'ombra ci rechiamo in un localino di tendenza per rifocillarci con una omelette, mentre il gruppo sceso dalle “mobilette” ci segue a piedi continuando a presentare ogni tipo di proposta, quindi si piazza alle nostre spalle mentre siamo accomodati nel baracchino, alcuni, pur di non mollare la presa, ordinano qualche cosa sedendosi poco lontano da noi, in modo da tenerci sotto controllo.
Dopo ci infiliamo nella sede dell'organizzazione chiamata Tamakadi (Tourisme solidaire au Mali) ed ascoltiamo la bella presentazione effettuata dal suo rappresentante elegantemente vestito; il tipo ci sa fare e recita benissimo la sua parte, ma noi prendiamo tempo e decidiamo intanto di effettuare un itinerario su pista a bordo del Nomade, in modo da far vedere qualcosa di qui anche a Duilio prima che ci lasci.
L'itinerario complessivo si dipana su 110 km., dei quali una gran parte su pista. L'ambiente al quale andiamo incontro è suggestivo sia per la scenografia che la natura ha voluto riservare a questi luoghi che per quanto gli abitanti vi hanno saputo realizzare.
La sensazione è di essere in un ambito così difficile da raggiungere da essere rimasto isolato, salvo quella parte resa poi raggiungibile dai 4x4, tanto da sentirmi quasi a disagio nel mettere il naso dentro ai loro cortili e da evitare di usare la macchina fotografica. (-Djiguibombo-Parou-Bandiagara)
Durante il viaggio si prende un contatto telefonico con una guida già sperimentata da Bambini nel Deserto, Cisse Boubacar, 42 anni, boubacar195@yahoo.fr boubacar69@hotmail.com tel. +223.76049008 oppure 70685301 oppure 67989690, residente nella capitale ma in grado di organizzare spedizioni in ogni parte del Mali, anche sui Monti Mandingo, nuova meta proposta da quando le aree esposte a nord presentano problemi di sicurezza.
L'uomo si trova momentaneamente a Djenné, in un primo tempo ci informa che possiamo attenderlo a Sévaré, ma mentre siamo in sosta al rond point concordato arriva un'ulteriore comunicazione incomprensibile. Allora veniamo avvicinati da un tipo su Mercedes stranamente in ordine che ci passa il suo celllulare: dall'altra parte c'è Boubacar. Egli ci informa che dopo il nostro contatto è montato al volo su un bus per raggiungerci a destinazione, ma se abbiamo problemi possiamo seguire il suo amico che può farci strada.
Ma per chi ci ha presi costui? Tutti noi siamo viaggiatori individuali e indipendenti, nessuno fra di noi è ancora così rincoglionito da aver bisogno di un simile servizio! ma capisco che fra la sua clientela abituale, probabilmente, questi rappresentano la maggioranza, in ogni caso può semplicemente trattarsi di una sua attenzione cortese.
Appena giunti a Bandiagara si scatena il solito carosello di “mobilette” che si dispongono attorno al Nomade in ordine sparso, chi per segnalarci un albergo, chi per proporsi come guida, chi per indicare la propria boutique dove acquistare, etc. etc. etc.: capisco subito che l'ambiente non è come quello visto altrove.
Infatti qui non ci avvicinano i portatori di cibo di strada, qui siamo nell'epicentro del turismo maliano e nella stagione migliore, quindi prezzi elevati per una clientela d'élite alla quale, ahimè, non apparteniamo. Vedo in giro i 4x4 migliori da quando mi muovo in questo paese, mai affollati, bensì con uno o due passeggeri al massimo a bordo, indice di organizzazione da tour operators internazionali di rango: nazionalità presenti all'hotel la falaise, dove all'ombra degli alberi contenuti nel suo cortile interno ci siamo riparati nelle ore più calde della giornata, U.S.A., Canada, Francia, Great Britain.
Ancora prima di riparare all'ombra ci rechiamo in un localino di tendenza per rifocillarci con una omelette, mentre il gruppo sceso dalle “mobilette” ci segue a piedi continuando a presentare ogni tipo di proposta, quindi si piazza alle nostre spalle mentre siamo accomodati nel baracchino, alcuni, pur di non mollare la presa, ordinano qualche cosa sedendosi poco lontano da noi, in modo da tenerci sotto controllo.
Dopo ci infiliamo nella sede dell'organizzazione chiamata Tamakadi (Tourisme solidaire au Mali) ed ascoltiamo la bella presentazione effettuata dal suo rappresentante elegantemente vestito; il tipo ci sa fare e recita benissimo la sua parte, ma noi prendiamo tempo e decidiamo intanto di effettuare un itinerario su pista a bordo del Nomade, in modo da far vedere qualcosa di qui anche a Duilio prima che ci lasci.
L'itinerario complessivo si dipana su 110 km., dei quali una gran parte su pista. L'ambiente al quale andiamo incontro è suggestivo sia per la scenografia che la natura ha voluto riservare a questi luoghi che per quanto gli abitanti vi hanno saputo realizzare.
La sensazione è di essere in un ambito così difficile da raggiungere da essere rimasto isolato, salvo quella parte resa poi raggiungibile dai 4x4, tanto da sentirmi quasi a disagio nel mettere il naso dentro ai loro cortili e da evitare di usare la macchina fotografica. (-Djiguibombo-Parou-Bandiagara)
Dopo aver passato Diombolo, nel primo villaggio nel quale ci fermiamo, Anakanda, siamo subito attorniati in maniera amichevole sia da bambini che da adulti; alcuni fra questi ci invitano a sedere all'ombra di un campement da loro organizzato.
Non è facile la conversazione in quanto solo uno fra loro parla approssimativamente il francese, però ci intendiamo. Ci viene offerta della birra, allora noi chiediamo se c'è quella di miglio della quale abbiamo sentito parlare; in effetti ci portano tre bicchieri, poi arriva una tanica dalla quale viene spillato del liquido torbido, tipo cidre, ma il cui gusto risulta poco gradevole e leggermente aspro. Danilo rinuncia a bere ed offre il suo bicchiere agli altri, i quali lo destinano ad un ragazzo piuttosto giovane che ne beve il contenuto con la velocità di un esperto in materia.
Nel frattempo cominciano ad apparire sul tavolo oggetti lavorati di vario genere, alcuni anche interessanti, ma nessuno di noi ha voglia di imbarcarsi in trattative maliane con i Dogon, ritenuti furboni di quattro cotte, e pertanto osserviamo senza battere ciglio.
I Dogon hanno una loro storia specifica diversa da qualsiasi altra etnia africana, tanto da essere stati anche considerati provenienti dallo spazio; in realtà le cose sono andate diversamente, ma resta il fatto che le conoscenze ancestrali riguardanti le stelle, tramandate esclusivamente verbalmente al prescelto della generazione successiva, sono poi state messe alla prova scientifica dai francesi e sono risultate corrette.
Dopo la sosta, lungo il percorso trovo fantastico l'impatto con delle coltivazioni dal colore verde smeraldo che ritengo siano cipolline, quindi la roccia scura della falesia che è stata lavorata dagli agenti atmosferici, infine il plateau che termina su uno strapiombo, consentendo una visione senza fine di vegetazione, quest'ultima sviluppata su terreno pianeggiante del quale non si percepisce la dimensione per quanto è vasto.
Sulla strada incontro gruppi di donne rigorosamente in fila sul bordo della strada intente a risalire la falesia parlando fra di loro: ciascuna di loro porta sulla testa un carico, molte hanno un bimbo legato sulla schiena, alcune sono impegnate anche nell'allattamento mentre marciano.
Ad un certo punto della risalita, seguendo un percorso collaudato, abbandonano la strada e si inerpicano su dei gradoni per guadagnare il plateau.
Ne ho incrociate centinaia, salutandole tutte e ricevendo sempre da loro un ricambio caloroso, alle volte con stretta di mano, alle volte con l'utilizzo delle poche parole in francese da loro conosciute, penso più per assonanza che altro.
Dopo aver passato Djuguibombo, la discesa dal plateau, che in taluni punti arriva al 18% di pendenza, porta il Nomade rapidamente sul piano, a Kani Kombole, dove si trova una pista più impegnativa.
L'attraversamento del Plateau è avvenuta in un paesaggio duro ma incantevole, così come la sua discesa. Dopo Bankass (quasi al confine con il Burkina), ancora pista assai polverosa per un bel po, con una polvere che persiste a lungo nell'aria tanto da creare qualche problema di visibilità dopo il tramonto, sino a che incontro il goudron dalle parti di Ouo, ciò che rende il rientro un po' più veloce.
Mentre i due D. procedono a sistemarsi sul terrazzo per la notte, chi in tenda chi su un materasso sotto un “moustiquaire”, io mi attivo in una prova di cucina creativa, eseguita per liberare il frigo da ogni cosa in modo da spegnerlo in previsione dei giorni di trekking.
Qui wi fi è assai instabile alla sera, ad una certa ora non funziona più, di giorno idem. Spiegazione: la stagione delle piogge è stata scarsa, quindi il livello dell'acqua utilizzata dalla centrale elettrica per ricavare energia è insufficiente a fornirla costantemente nella giornata.
Domani prenderemo delle decisioni comuni sul possibile trekking per il quale nutro grandi aspettative, visto l'assaggio odierno.
Duilio mi consegna del materiale da riportare in Italia per lui, in modo da consentirgli di viaggiare più leggero. Intanto è arrivato Boubacar e iniziamo a conoscerci. Il Bus di Duilio dovrebbe essere qui alle 9, ma lui, che ha esperienza di Africa e viaggi su mezzi pubblici, ritiene che prima delle 12 non arriverà. Intanto il nostro discorso con Boubacar viene marcato a vista da quelli di Tamakadi (che in Bambara sta a significare Buon viaggio), anzi, c'è anche uno scambio diretto fra di loro che avviene con grandi sorrisi dietro i quali percepisco una certa durezza. Il fatto è che qui si guadagna bene con il turismo d'élite organizzato, quello che non sta a discutere tanto sul prezzo, pertanto chiunque possa anche lontanamente apparire come un concorrente, si cerca di tenerlo lontano.
Sviluppiamo alcune ipotesi di trekking, Boubacar si dimostra ragionevole e comprensivo, ma l'intoppo è dietro l'angolo e si chiama 4x4. Infatti il suo costo, anche riducendone al minimo l'utilizzo, utilizzo che è indispensabile sulle piste che consentono l'approccio alla zona dove ci sono i villaggi (la falesia è lunga 1.200 km.), risulta superiore al budget mio e di Danilo.
Sviluppiamo alternative varie, ma è sempre il 4x4 a rendere impossibile la nostra decisione, fintanto che arriviamo al punto di abbandonare. Con il Nomade non si può andare da nessun'altra parte , già l'itinerario di ieri è stato al limite, Danilo lancia l'idea di muoversi con la bici, anche se Boubacar sconsiglia, io non me la sento di imbarcarmi in questa avventura; poco prima di interrompere il filo ideale con i Dogon elaboriamo un'ulteriore alternativa che finalmente supera l'impatto del costo del 4x4 con il carico di un certo sacrificio addizionale da parte di chi paga.
Andiamo allora, e sono passate le 12, ad accompagnare Duilio al Bus, il quale viene dato per partito da Mopti dal responsabile locale; questi passa il suo tempo disteso su una stuoia, all'ombra di una tettoia sorretta da tronchi d'albero intagliati in maniera pregevole, e si comporta in modo assai antipatico. Duilio è rimasto senza quattrini, la carta di credito mangiata dalla macchina per troppi tentativi andati a vuoto, lui decide di barattare, senza risultato, un pantalone per fare del cash, dunque decido di lasciargli qualche euro, come ad un figlio, invitandolo a non berselo.
Alle 13.40, quando il Bus è dato quasi in arrivo, io e Danilo andiamo a pranzo dopo i calorosi saluti da tutti noi particolarmente sentiti per quanto il ragazzone si è fatto apprezzare nei giorni della sua conoscenza.
Dopo un po', mentre siamo seduti al tavolo, vediamo transitare Duilio lungo la strada leggermente imbronciato; ci comunica che il Bus oggi è stato annullato! Questa è una normale storia africana, come quella della programmazione del trekking, come quella di Timbouctou, etc. etc. etc. Pur essendo tutti tranquilli, in nessuno di noi c'è più voglia di sentirci assalire per essere espropriati di qualche cosa senza essere considerati altro se non un portafoglio gonfio e aperto al quale poter attingere .
Nel pomeriggio, perfezionati gli accordi per un trekking giornaliero, me ne sto all'ombra a scrivere, sapendo che non riuscirò a mettere on line il pezzo a causa della scarsa connettività.
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