Con la precisione che contraddistingue il cantone tedesco della confederazione elvetica, alle 5.45 siamo già a bordo del Toyota Land Cruiser diretti al primo dei tre villaggi Youga, che per noi è Yougapiri; l'auto non è poi tanto meglio rispetto alle altre 4x4 già utilizzate, o la pista è più tosta, fatto sta che si salta parecchio, tanto che a un certo punto rimango con la maniglia, alla quale sono disperatamente aggrappato, fra le mani!
Arriva l'alba ed anche il colpo di sonno, ma in queste condizioni non riesco a conciliare la voglia di chiudere gli occhi con quella di salvaguardare il fondo schiena, così continuo a prendere colpi e a non riposare. Infatti mi sento imballato quando si inizia ad attaccare la falesia, tanto da perdere terreno: la scalata avviene arrampicandosi su gradoni dallo sbalzo assai consistente, le mie gambe non sembrano così leste come le ricordavo sui percorsi dolomitici solo pochi anni addietro, il peso dell'età si fa sentire soprattutto quando gli altri componenti del gruppo sono più giovani di te e pure allenati!
Cerco di darmi una mossa, ma il peso dello zaino non aiuta (tutto sommato avrei potuto lasciarlo sul 4x4 o renderlo più leggero, ma i 3 kg. rappresentati dall'acqua li avrei dovuti portare comunque), anzi, spesso tende a sbilanciarmi; ciononostante aggancio gli altri e cerco di non mollare.
Dopo un po' si effettua una prima sosta per ammirare il panorama della brousse sottostante, ed è un gran sollievo poter mettere a terra lo zaino!
Ancora uno sforzo e si arriva a destinazione; qui sono deputato a consegnare i semi di cola, procurati in precedenza, nelle mani del capo villaggio, il quale li riceve con gratitudine, distribuendone alcuni anziani che lo circondano.
Questa dei semi di cola si è rivelata una dritta esatta; nella falesia ne vanno ghiotti perché l'alcaloide che contiene fornisce energia supplementare da utilizzare in vari modi, incluse le prestazioni dei vecchi che continuano a dare il loro seme utile ad incrementare la specie.
Nel villaggio la sensazione è di essere fuori dal tempo: tutte le attività sono svolte manualmente; a me è sembrato che molte di queste gravassero sulla testa delle donne le quali, proprio perché la utilizzano per tenerci in equilibrio ciò che continuano a trasportare, hanno un portamento elegante, molto attraente, anche se non ne ho incontrata nemmeno una dai lineamenti gradevoli alla vista: qui hanno un valore in quanto lavorano e procreano, per la loro utilità, altro non c'è!
I bimbi sono in genere piuttosto mal tenuti, come in altre parti del paese; i Dogon, pur essendo al centro del business turistico che ne sfrutta il mito, restano poveri in canna, i più poveri del Mali, senza istruzione, senza igiene e senza servizio sanitario.
Lo spostamento a Yougadorou è altrettanto impegnativo; qui gli insediamenti trogloditi dei Telem (popolazione che ha abitato questi luoghi sino all'arrivo dei Dogon, i quali, vedendo gli insediamenti scavati nella roccia della falesia a quote irraggiungibili, pensavano che questi sapessero volare) sono quasi a portata di mano.
Lo spettacolo alla vista, per chi è in grado di apprezzarlo, ha un che di antico e misterioso, porta in se quasi un senso di immutabilità, da la sensazione di trovarsi proiettati in una realtà da secoli inimmaginabile in Europa.
Incredibile vedere i baobab fra le capanne dei villaggi vivere radicati sulle rocce!
L'attraversamento del plateau mette in evidenza fessurazioni anche modeste che creano piccoli baratri fra le rocce, la cui consistenza è variabile, andando da quelle sabbiose in basso a quelle molto dure in alto; queste prendono una colorazione scura a causa di una reazione chimica al contatto con aria ed acqua, sotto il calore del sole.
Nella discesa non ci sono particolari difficoltà, salvo qualche tratto scivoloso.
Anche qui il capo del villaggio riceve il dono con entusiasmo; noto che le persone di sesso maschile presenti nei villaggi sembrano piuttosto anziane, mentre sapevo che l'attesa di vita media in Mali non è così elevata.
Invece apprendo che qui si vive piuttosto a lungo, oltre gli ottanta anni, con molti casi che raggiungono quota cento.
Alla fine della discesa avviene una manovra sospetta: la guida liquida su due piedi un ragazzo che ci aveva fatto strada e che era in grado di parlare la lingua in uso nei villaggi. Non capisco ma memorizzo.
Sono ormai le 11 e, dopo il villaggio, mi attende la 4x4 per lo spostamento a Banani dove si consuma il pranzo 4x4trasportato, in un ambiente confortevole e ombroso, all'interno di un campament.
Il proprietario si occupa anche di una “galleria” d'arte che dispone di pezzi interessanti, quanto antichi non saprei dire, ma l'uomo dice che spedisce costantemente in Italia i suoi pezzi sia ad antiquari che a privati.
Inoltre è coinvolto con Bambini nel Deserto in quanto segue alcuni progetti in corso avanzato di realizzazione sul posto.
Inutile dire che è riuscito a farmi acquistare una statuetta in ferro rappresentante un prete Dogon che ricorda la schiavitù alla quale erano sottoposti i suoi simili, vero è che da tempo stavo pensando ad un piccolo aggetto vecchio/antico che non fosse la solita mercanzia turistica.
Proseguendo l'itinerario piombo ad Amani attraverso un paesaggio in parte cambiato per la presenza di dune che, nella stagione giusta, sono coltivate a miglio; qui si trova la vasca dei coccodrilli sacri, effettivamente presenti sia in acqua che appena fuori, immobili al sole, alcuni a bocca spalancata.
Proseguendo l'itinerario piombo ad Amani attraverso un paesaggio in parte cambiato per la presenza di dune che, nella stagione giusta, sono coltivate a miglio; qui si trova la vasca dei coccodrilli sacri, effettivamente presenti sia in acqua che appena fuori, immobili al sole, alcuni a bocca spalancata.
Successivamente raggiungo Ireli, villaggio dotato di un pozzo realizzato da BnD, purtroppo ormai abbandonato a causa dell'alto grado di salinità dell'acqua; al momento la popolazione è in stato di grande sofferenza, ma pare sia stato individuato un luogo, poco lontano, dove poterne scavare un altro ( la tempistica. è imprecisata).
Mentre il pozzo è sul piano, il villaggio è posto nella prima fascia della falesia, a contatto con gli insediamenti trogloditi, di fronte alle dune sabbiose: uno spettacolo.
Ripassando da Banani mi fermo a controllare meglio il lavoro del pozzo in fase avanzata di realizzazione, chiedendo alcuni ragguagli tecnici e ottenendo risposte positive (sperando non si tratti di bla bla).
Da lì il percorso è quello diabolico dell'andata, e la 4x4 lo affronta nel modo giusto, scaricandone gli effetti sui passeggeri!
A Sanga sosta per acquisti sul mercato, ancora molto animato, quindi Bandiagara: stanco ma soddisfatto (non puoi venire in Mali senza mettere il naso a Timbouctou e nei pays Dogon!).
Appena rientrato ho la conferma che Duilio è finalmente riuscito a partire; adesso mi resta da cucinare prima di allettarmi.
Alla cena partecipa anche Boubacar, il quale rientrerà a Bamako sfruttando un passaggio del Nomade, come ospite non pagante, e sin qui niente di male; solo che mi sono reso conto che non mi ha dato nulla in più di quanto sapevo già per essermi documentato. Il buon islamico inoltre vorrebbe “guidarmi” anche a Djennè, così come forse si aspetta di portarmi sui monti Mandingo, ma a me la sua presenza passiva ha già iniziato a pesarmi.
Alla cena partecipa anche Boubacar, il quale rientrerà a Bamako sfruttando un passaggio del Nomade, come ospite non pagante, e sin qui niente di male; solo che mi sono reso conto che non mi ha dato nulla in più di quanto sapevo già per essermi documentato. Il buon islamico inoltre vorrebbe “guidarmi” anche a Djennè, così come forse si aspetta di portarmi sui monti Mandingo, ma a me la sua presenza passiva ha già iniziato a pesarmi.
Dopo cena ho modo di conoscere Cecilia, milanese, fiera quarantenne, antropologa, giornalista di redazione in un importante gruppo editoriale, appassionata di deserti e dei paesi Dogon sui quali elaborò la sua tesi di laurea. Avendo scoperto di avere una conoscenza in comune, mi confida di essere insoddisfatta del lavoro che svolge, ma in realtà intuisco che sotto c'è di più, penso non sia troppo soddisfatta di questa fase della sua vita: mi ascolta proiettandosi su ciò che dico circa il mio progetto di grande viaggio, allora preferisco rallentare per evitare che vengano date delle valenze inadatte al momentaneo incontro, il quale avrebbe invece meritato di poter disporre di tempi più lunghi.
Lei domani raggiungerà Bamako in taxi mentre il Nomade si dirigerà a Djennè.
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