lunedì 16 gennaio 2012

11.01.2012 Ségou


Rifornito il Nomade sia di H2O che di carburante, sistemato il carico, bici incluse, incrementato l'equipaggio di una unità, esaminata un'ultima possibilità di utilizzo di carta di credito con esito negativo, lascio Bamako senza nessun rimpianto; il traffico è inizialmente caotico e lento, ma via via che mi allontano dal centro noto qualche piccolo miglioramento.
Le francesine mi seguono senza perdere un colpo, caparbie ed efficienti: vale la pena spendere qualche parola su di loro: Caroline ha 23 anni, Charlotte ne ha uno in meno, vivono a Dinan, in Bretagna e già questo particolare non trascurabile mi ha attratto, ma quando ho saputo che si sono decise a muoversi per l'Africa un po' per turismo e un po' per prestare la propria opera come volontarie in due paesi diversi, che il loro posto di lavoro è praticamente saltato a causa della crisi economica, che sono a partire per un lungo itinerario dopo essersi comperate un furgone camperizzato in maniera spartana, allora hanno avuto tutta la mia ammirazione, che è aumentata così come ho avuto modo di conoscerle meglio.
Praticamente ora ho costituito una famigliola comprendente un fratello molto più giovane di me, un figlio maschio e due figlie femmine; il bello sta nel fatto che il rapporto non è esattamente lo stesso.
Duilio poi sta svelando delle caratteristiche impensabili: durante la sosta pranzo all'ombra di qualche albero in piena “campagna” siamo stati avvicinati da due ragazzini che si sono messi a fissarci intensamente mentre mangiavamo qualche cosa. Abbiamo offerto loro delle arance che hanno accettato in silenzio; poi ne sono arrivati degli altri, sia maschi che femmine. Allora D. li ha coinvolti schierandoli uno a fianco dell'altro ed eseguendo delle figure di una disciplina d'arti marziali, incitando tutti a ripeterle. I ragazzini, tutti con lo stesso entusiasmo, hanno preso ad imitarlo mentre D. ripeteva i gesti per farli migliorare e, nel giro di qualche tempo, dei miglioramenti si sono visti. 
Ad un certo punto è arrivato un tipo un po' bizzarro il quale, parlando esclusivamente la sua lingua a noi sconosciuta, si capiva che stava reclamando qualche cosa. Quando mi sono affacciato alla porta del Nomade e mi ha visto, è subito venuto a porgere i suoi saluti perché mi ha riconosciuto essere il più anziano; intanto i ragazzini, rotte le righe, si erano avvicinati e hanno cominciato a fungere da interpreti fra quel tipo strano e noi, tanto da farci comprendere la sua recriminazione continuamente ripetuta: in sostanza questi sosteneva che si doveva pagare una certa tariffa perché avevamo trovato riparo all'ombra di alberi sui quali la sua tribu rivendica qualche ancestrale diritto! Quindi “donner argent”. L'inventiva non ha limiti dove i livelli di sopravvivenza sono azzerati dalle condizioni ambientali: gli abbiamo dato qualche cosa e ci siamo fatti una grande risata.
Arrivati a Segou il gruppo si è diviso: i 2 D. si sono mossi alla ricerca di un bivacco, io e le 2 C. siamo arrivati sulla sponda del Niger per ammirarne l'ampiezza e quanto attorno ad esso si muove. Sono stato avvicinato da alcuni proponenti itinerari in piroga, ma niente di drammatico. 
Ritornati al punto di partenza i 2 D. parlano di un ristorante per la sera ma di bivacco, in questa località, pare non esserci traccia; poco male, decidiamo di fare bivacco esattamente dove ci siamo parcheggiati.
E' qui che ci avvicinano con fare da giovani sapienti due trentenni dalle movenze particolari; questi impostano l'incontro sul piano intellettuale del tipo: gli occidentali vengono in Africa, hanno occhi grandi ma i loro occhi non vedono, il Senegal è l'Europa dell'Africa e questo non va bene, etc. etc. il tutto condito con i loro proverbi e aneddoti. 
Per un po' l'approccio ci piace, ci accompagnano lungo le rive del fiume dove sono in corso varie attività, principalmente svolte da donne, vediamo gli orti accuditi da bambini e/o uomini, le mura oltre le quali ci sono minuscole case, bimbi seminudi che ci avvicinano prendendoci per mano, immense quantità di pesci trattati per la vendita sui banchi;

tutto va bene fintanto che escono allo scoperto proponendoci di pranzare in famiglia alla loro maison, poi di andare fare un giro in piroga non a motore, poi di andare a bere della birra di miglio in un certo posto, etc. etc.: insomma, delle sanguisughe che, con il loro modo di fare, ci fanno percepire un fastidio crescente.


Il giro in piroga, dopo averne contrattato il prezzo chiudendolo comunque a loro vantaggio, lo accettiamo e si rivela essere interessante, anche se effettuato tardivamente; 
praticamente perdiamo il tramonto del sole nel Niger, poi tutto perde luminosità in fretta, 
ma prima c'è l'opportunità di incontrare un notabile elegantemente vestito, esattamente mio coetaneo: anche se parla esclusivamente la sua lingua, non può mancare una foto assieme!




Sperando di aver liquidato i due sapienti confermando loro che ci recheremo a cenare al ristorante, questi ci raggiungono lì più tardi, mentre il piccolo locale si anima con la musica di un gruppetto che si da da fare suonando due “balobané” ed un tamburo, accompagnando il tutto con le voci di due suonatori. 
Le bottiglie di “castel” si agitano sul tavolo mentre alcuni iniziano a danzare invitandoci a partecipare; un canadese arrivato con tre sanguisughe al seguito vi partecipa, così come alcuni di noi. Arriva anche un personaggio senza i piedi e si unisce, strisciando a terra, nelle danze. 
Poi fa la sua entreé anche una femmina fatale vestita in rosso con il capello tirato liscio e l'occhio vispo, capisce al volo la consistenza dei bianchi e punticchia esclusivamente il canadese e me che più o meno siamo fra noi coetanei. I suoi sguardi non ottengono risposte concrete e dopo un po' si ritira. 
Qui si conoscono tutti fra di loro, pertanto le tre sanguisughe al seguito del canadese si uniscono alle nostre e cominciano un pressing su più fronti, proponendo ancora la birra di miglio, poi i semi di cola, motivando la loro utilità per quando si viaggia nei pays Dogon come offerte per i capi villaggio, poi non ricordo più che altro. 
Alla fine siamo esausti e ce ne andiamo a dormire, dopo essere stato preso da parte da uno dei due originari; questi mi informa di non avere argent per pagare una birra già consumata, come se fossi obbligata a pagargliela io: uffa, che pizza! 

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