A bordo temperatura notturna magnifica, zero zanzare, ma casa completamente da rassettare. La polvere sabbiosa è dappertutto; mi limito a ripulire il bagno e la zona a giorno prima di lasciarmi andare nella doccia. Intanto sento i commenti positivi dei due camperisti inglesi mentre osservano attentamente il Nomade. Quando scendo loro stanno partendo per Bamako, ma lui fa in tempo a stringermi la mano porgendomi i complimenti per il mio veicolo: solo qualche tempo fa questa situazione generava in me un certo tronfio appagamento, ora, dopo tanto deserto e l'attraversamento di ambienti duri, mi lascia indifferente, quasi a ricordarmi che, per un verso, avevano ragione quelli di Vagator a dirmi di partire con il mezzo così com'era prima della grande ristrutturazione, essenziale e funzionale.
Quando incontro Pam (lei è impegnata ancora per un po') ci accordiamo per iniziare le procedure verso le 10. La consegna avviene alla presenza anche di Salihou Soukouna, il quale, oltre a fungere da suo secondo, è “le secrètaire général du conseil de cercle de Diema”: uno importante.
Subito dopo ci imbarchiamo sul 4x4 a targa inglese (donazione post rally) e, percorrendo quasi 30 km. in un'ora di pista nella savanha, raggiungiamo una serie di villaggi, fra i quali il più importante è Mambrucke.
Pam si occupa di almeno tre di questi villaggi, specificatamente degli orfani, ma non solo di loro; la vita nei villaggi mi appare all'improvviso, durante l'attraversamento del primo di una serie, per quello che è. Bambini nudi razzolano ovunque; non c'è alcuna separazione fra umani e animali, questi eseguono i loro bisogni lì ed i bimbi ci giocano sopra.
L'acqua viene estratta dai pozzi, ne vedo una per gli animali e, poco più in là, quello per gli umani; ogni lavoro è eseguito manualmente, completamente lavorato da donne quello destinato agli umani. Rifiuti dappertutto, animali dappertutto, odori dappertutto, come ci fermiamo arriva attorno a noi gente dappertutto.
Gli insediamenti sono costituiti da piccole costruzioni circolari con copertura in paglia, ma anche da costruzioni che sono più ampie delle prime, ma che offrono il riparo di una tenda.
Salihou parla la lingua giusta per poter consentire il dialogo; questo avviene esclusivamente con il capo villaggio circondato da altri anziani, dietro le donne con bimbi legati alla schiena o portati in braccio, e poi i bambini più grandi in continuo movimento attorno a noi.Durante la prima sosta si esamina il lavoro di realizzazione di un progetto nato in area Bambini nel Deserto (il mese scorso due italici su cavalli d'acciaio giunsero sin qui per consegnare personalmente il denaro raccolto attraverso varie manifestazioni organizzate a questo fine), consistente nello scavo di un pozzo;
lo scavo è stato in parte eseguito, perfettamente circolare, tutto lavorato a mano su terreno a vena rocciosa, per una profondità stimata di circa 8/10 m., non ancora sufficienti a trovare la falda d'acqua.
Ora il lavoro è temporaneamente sospeso perché, per proseguire, si deve usare la dinamite, pertanto dovrà intervenire un esperto in materia. Pam, attraverso Salihou, dispone per la messa in sicurezza dello scavo onde evitare che vi possano precipitare umani o animali; a seguire vengono consegnati alcuni kits sanitari da me trasportati per conto di BnD, un tot. delle T Shirts da me raccolte in ambito amico preventivamente sensibilizzato, un importo cash pari a circa € 20 da destinare alla soluzione dei problemi primari del villaggio: immagino l'alimentazione, in quanto qui, quando va bene, c'è un pasto giornaliero a base di ciò di cui si dispone, spesso il nulla.
Il ringraziamento da parte dei riceventi è caloroso, Pam è riconosciuta come una benefattrice tanto che in ogni villaggio da lei assistito cominciano ad esserci bimbe che portano il suo nome.
Dopo un approccio cauto da parte mia nel prendere immagini fotografiche, capisco che non ci sono particolari restrizioni, anzi, sia i bambini che le donne sono contente di essere ritratte ed esprimono poi il loro stupore nel vedere la loro immagine nel display.
Molti bimbi hanno delle protuberanze all'altezza dell'ombelico; si tratta di ernie mai trattate a causa della inesistente/scadente assistenza sanitaria della quale possono usufruire. Vengo informato circa il fatto che il centro sanitario di Diema è esattamente come tutto il resto: sporco, con pareti luride, mancante di qualsiasi attenzione orientata all'igiene, un vero disastro.
Successivamente raggiungiamo un insediamento umano di minori dimensioni: qui la gente vive sotto delle ampie tende.
All'arrivo alcune ragazze dall'approssimativa età di 12/14 anni era intenta all'accudimento reciproco dei capelli; mi ha ricordato una comunità di Bonobo pacificamente intenta ad occuparsi l'uno dell'altro.
Qui la figura importante del villaggio è una donna apparentemente molto anziana e quasi non vedente, ma in realtà probabilmente poco più che quarantenne, la quale, ricevute dalla mie mani alcune T Shirts, si fa portare un tamburo per suonare in forma di ringraziamento. La scena è molto forte, la donna inizia producendo suoni lenti e ritmati che vanno via via ad aumentare, Pam accenna dei passi di danza locali e contemporaneamente tutte le ragazze schierate da un lato accompagnano il suono con un ritmato battito delle mani che porta ad un coinvolgimento ulteriore.
Peccato che non ci siamo intrattenuti oltre, ma il tempo mi è bastato per riprendere delle immagini di questo popolo, le cui gazelle mi sono sembrate particolarmente slanciate ed i bimbi forse un po' più curati.
Come ultima tappa ci siamo fermati in un terzo agglomerato, piuttosto vasto, ricco di mandrie sparpagliate ovunque, asini fermi accostati alle pareti per ripararsi dal sole, cavalli entro recinti coperti di paglia, capre e pecore sdraiate a terra, qualche cane dall'aria rustica qua e là, galline ruspanti in movimento, uomini in siesta stesi su stuoie sopraelevate da terra, all'ombra entro strutture aperte coperte di paglia, una minuscola moschea costruita secondo la tradizione recante un altoparlante sul piccolo minareto, il colore imperante è lo stesso della terra circostante con la quale vengono costruite le abitazioni: l'insieme esprime un certo fascino primordiale, dove tutto è organizzato ai minimi livelli per ottenere quello che per gli abitanti di ieri e di oggi è già considerato un buon comfort.
Il rientro alla base correndo nella savanha evitando le buche più profonde, avvisando i carri tirati da asini con l'uso del clacson onde consentire loro di spostarsi in tempo (la precedenza è assolutamente data ai mezzi più veloci), incrociando ogni tanto gente in movimento a piedi, tutto questo avviene con la mente impegnata ad elaborare considerazioni mentre Pam e Salihou danno risposte ai miei quesiti: appare sovrumana un'opera metodica tendente a portare ad un miglioramento delle condizioni di vita in questi luoghi, stante la forte capacità riproduttiva che, se costantemente mantenuta, porterà al raddoppio della popolazione ogni 20 anni e la mancanza di strutture/volontà politica per porvi rimedio!
Mancano risorse economiche, la desertificazione avanza, le statistiche aggiornate parlano di un livello di povertà fra i più alti al mondo, pro capite non ci sono nemmeno i 2 € giornalieri che rappresentano una prima soglia di sopravvivenza, in un certo senso i villaggi incontrati oggi rappresentano una situazione migliore rispetto alle baraccopoli che accolgono il 94% della popolazione delle città, almeno qui è mantenuta quella cultura e quelle tradizioni essenziali per sentire il senso di appartenenza a qualcosa.
L'opera che svolge Pam è grandiosa, vissuta alla giornata, senza poter contare su afflussi di risorse certe, impostata su rapporti personali in loco e ovunque le è possibile.
Il mio passaggio qui, arricchito in conoscenza della realtà, può diventare una risorsa per il futuro: infatti mi sono subito posto il quesito “cosa posso fare concretamente subito”. La risposta che mi sono dato è stata quella di consegnare del denaro per l'acquisto di alcuni sacchi di riso da distribuire a seconda delle necessità, pur comprendendo che questa non è la strada.
Una pianificazione con dei passaggi di controllo da una fase all'altra, dando degli incentivi utili e graditi ogni volta che viene raggiunto un traguardo, partendo da igiene/salute, istruzione, sistemi di coltivazione, non è certo alla mia portata, ma la sensibilizzazione che in minima parte potrà avvenire anche attraverso la lettura di queste note di viaggio da parte dei più volenterosi, se incanalata correttamente può generare risorse; queste, correttamente applicate in loco, possono mettere in moto il meccanismo del miglioramento lasciando radicate nelle loro terre le popolazioni purché il livello di sopravvivenza venga raggiunto e superato.
Rientrati a village ventures verso le 14 si pone il problema del pranzo; Pam non è in grado di mettere a disposizione che un paté di tonno, io allora predispongo pomodori ed altro scatolame, nonché maionese Coop e pasta di datteri. E' incredibile come Pam riesca a dare dimostrazione di apprezzare qualsiasi piccolo “lusso”, ora rappresentato dalla maionese. Ci mangiamo dei panini all'ombra delle piante mentre oche e galline continuano a ruspare fra i nostri piedi; le più dotate riuscono a raggiungere, dopo essersi impegnate in prove di volo, prima il tetto della tenda , quindi i rami degli alberi, e tutto ciò mi sembra inusuale.
Nel pomeriggio inoltrato si riforma lo stesso equipaggio, con l'aggiunta dell'ungherese Emilia, per dirigerci presso un'altra famiglia dislocato fuori dalla città. Il percorso consente l'attraversamento di “down town”, dove la strada si fa sterrata, dal colore intensamente rossiccio/bruno, piena di avvallamenti pericolosi. Il centro presenta tutte le peggiori caratteristiche dell'inurbamento, anche se le case sono tutte di dimensioni maggiori rispetto a quelle incontrate nei villaggi.
Arrivati a destinazione il capo famiglia si presenta indossando forse l'unico abito di cui dispone, molto curato e sorridente. Subito la moglie si da da fare sia a stendere delle stuoie all'aperto che a ramazzare, piegata in due, il terreno circostante, cercando di allontanare defecazioni animali e sporco generico in modo tale da rendere l'accoglienza di migliore qualità.
Questa famiglia vive sotto una grande tenda con i lati ricoperti di paglia intrecciata e siamo qui per consegnare un purificatore dell'acqua statico ed alcuni portatili, oltre che per conoscere l'ultima nata, una bellissima bimba già tutta adornata di monili chiamata Pam!
Durante la messa in opera del purificatore statico rileviamo dei problemi di funzionamento e siamo costretti a riprenderlo per verificarlo. Resto perplesso circa il fatto se poi, nell'uso quotidiano, queste persone saranno in grado di farlo funzionare correttamente, ricorrendo alla pulizia periodica prevista.
All'interno della tenda c'è un'altra donna, meglio agghindata rispetto alla moglie, ed anche molto più giovane, che tiene costantemente la piccola Pam fra le sue braccia, tanto da indurmi a pensare che possa essere un'altra moglie.
Vengo poi a sapere che i Fula non hanno questa usanza, che la giovane è la figlia più grande della famiglia, probabilmente 16/17 anni, forse già gravida.
Nel gruppo dei bambini, tutti vestiti e vivaci, vengo colpito dalla presenza di una bimba semi nuda e apparentemente con dei problemi di sviluppo. Apprendo trattarsi di una bimba che forse ha già 4 anni, assolutamente priva dello sviluppo adeguato, con una postura che lascia intendere la presenza di qualche handycap, in affidamento a questa famiglia per aiutarla in qualche modo.
In effetti i figli vivaci la avvicinano ogni tanto per aiutarla; la caramella donata da Pam senior ad ognuno viene da questa tenuta in mano senza sapere che farne sino a che una bimba le toglie la carta e gliela lascia fra le mani, ma questa non sa che farsene.
L'avvicino per farle segno di portarla alla bocca, ma non sembra essere in grado di coordinare il pensiero (ne avrà qualcuno?) con l'azione. Mi sembra un caso destinato ad avere sviluppi difficili, sempre che possa avere qualche sviluppo.
Durante la messa in opera del purificatore statico rileviamo dei problemi di funzionamento e siamo costretti a riprenderlo per verificarlo. Resto perplesso circa il fatto se poi, nell'uso quotidiano, queste persone saranno in grado di farlo funzionare correttamente, ricorrendo alla pulizia periodica prevista.
All'interno della tenda c'è un'altra donna, meglio agghindata rispetto alla moglie, ed anche molto più giovane, che tiene costantemente la piccola Pam fra le sue braccia, tanto da indurmi a pensare che possa essere un'altra moglie.
Vengo poi a sapere che i Fula non hanno questa usanza, che la giovane è la figlia più grande della famiglia, probabilmente 16/17 anni, forse già gravida.
Nel gruppo dei bambini, tutti vestiti e vivaci, vengo colpito dalla presenza di una bimba semi nuda e apparentemente con dei problemi di sviluppo. Apprendo trattarsi di una bimba che forse ha già 4 anni, assolutamente priva dello sviluppo adeguato, con una postura che lascia intendere la presenza di qualche handycap, in affidamento a questa famiglia per aiutarla in qualche modo.
In effetti i figli vivaci la avvicinano ogni tanto per aiutarla; la caramella donata da Pam senior ad ognuno viene da questa tenuta in mano senza sapere che farne sino a che una bimba le toglie la carta e gliela lascia fra le mani, ma questa non sa che farsene.
L'avvicino per farle segno di portarla alla bocca, ma non sembra essere in grado di coordinare il pensiero (ne avrà qualcuno?) con l'azione. Mi sembra un caso destinato ad avere sviluppi difficili, sempre che possa avere qualche sviluppo.
Torniamo a village ventures ed ancora mi trovo a pensare a quella piccola: mi sembra senza futuro, senza speranza di vita, sento una sensazione di forte disagio prendermi. L'unica reazione che riesco ad organizzare in me è costituita dalla razionalizzazione del fatto che è la statistica a decidere nel mondo qualsiasi situazione, e così sarà anche per lei, indipendentemente dal supporto di cui potrà disporre: dura lex, sed lex naturae.
Ci ritroviamo sotto le solite piante a conversare, il mio senso di impotenza permane sino a che, dovendo concretamente pensare al cibo, Danilo ed io decidiamo di predisporre una spaghettata con le riserve del Nomade, salvo gli spaghetti che mancano ed ai quali provvede Danilo andando in bici a reperirli.
Intanto io preparo aglio e cipolla in quantità, soffriggo il tutto nella pentola a pressione aperta in attesa di ricevere pomodori freschi tagliati a quadretti, capperi e qualche oliva, oltre all'integrazione con il preparato aglio e peperoncino proveniente da Ischia.
Quando il sugo è pronto è la volta della pentola della pasta ad andare sul cooker, quindi ci rechiamo al bivacco portando anche il residuo del parmigiano rimasto: grande entusiasmo di Pam alla vista di questa leccornia, e grande gradimento dell'insieme, gustato da tutti sino all'ultimo spaghetto dei 6 etti utilizzati (siamo in 5 al tavolo, incluso il ragazzo che presta qui la sua opera). L'ungherese, dopo aver fatto i suoi complimenti, lancia una domanda che fa scattare Pam in una pronta risposta; ella aveva chiesto se il sugo era uno di quelli in scatola, ma Pam sa come funziona in Italia, e le spiega che è stato elaborato fresco al momento.
Non è tardissimo quando decidiamo di ritirarci; non sono stanco, ma sento che si è trattato di una giornata più lunga, di quelle con un peso specifico diverso, e sento che porto in me una percezione più precisa e nitida su quello che è il percorso dell'uomo in questa dimensione, laddove la sofferenza non è quasi percepita se non conosci altro.
Con i ricordi ancora vivi, la mattinata successiva la impegno a scrivere l'esperienza del giorno precedente. Verso le 12 lascio il Nomade e mi reco con Danilo al mercato; l'ambiente è dei meno rassicuranti sotto l'aspetto igienico/alimentare e si combina poco.
Personalmente sono orientato solo per acquisti tipo formaggini e uova, mentre lui cerca la carne ostinatamente. Al terzo tentativo, quando il venditore afferma che il taglio appeso non lo può vendere (perlomeno a noi) in quanto in preputrefazione, si rende conto che è meglio soprassedere. Intanto trovo un Orange e provvedo a dotarmi di scheda per qui e per il Senegal:
Personalmente sono orientato solo per acquisti tipo formaggini e uova, mentre lui cerca la carne ostinatamente. Al terzo tentativo, quando il venditore afferma che il taglio appeso non lo può vendere (perlomeno a noi) in quanto in preputrefazione, si rende conto che è meglio soprassedere. Intanto trovo un Orange e provvedo a dotarmi di scheda per qui e per il Senegal:
Ecco di seguito il numero telefonico attualmente in corso di validità:
0022373989953
Al rientro sono le 14 e ci attendono Pam ed Emilia con un couscus di verdure; quel che ci voleva data l'ora.
Appena terminato il solito bivacco, accetto la proposta di andare in un villaggio; si parte in tre (Pam, Emilia ed io) a bordo della Toyota 4x4 in carico a Pam per donazione. All'andata si carica del materiale di un preside/maestro da trasportare nel villaggio da raggiungere, mentre questi, a bordo di una piccola moto e con il fucile a tracolla, ci indica la pista. E' un percorso molto sabbioso ed insidioso, che impegna poco più di un'ora attraverso una brousse abitata da varie tipologie di animaletti, dopo aver attraversato almeno tre villaggi.
All'arrivo resto colpito dall'ombra creata dalle fitte chiome di alberi piuttosto vicini fra di loro; mi informo se li ha disposti in quel modo la natura, ma la risposta mi chiarisce tutto. E' stato l'uomo, 25 anni fa, a piantarli per contrastare l'opera del vento con sabbia in sospensione: sembra un'oasi fresca, ed in effetti gli uomini si radunano lì attorno ad un tavolo per giocare a carte, mentre i bimbi vi giocano normalmente. Appare anche come l'unico posto dove non si ammassano i rifiuti umani e quelli animali. Ed è proprio lì che il preside/maestro allestisce il tavolo sul quale serve del facocero in umido preventivamente cucinato dalla moglie, infermiera al villaggio. Non mi sarebbe mai venuto in mente di introdurre ancora cibo nello stomaco, ma qui non si può dire di no e mi adeguo.
Appena terminato il solito bivacco, accetto la proposta di andare in un villaggio; si parte in tre (Pam, Emilia ed io) a bordo della Toyota 4x4 in carico a Pam per donazione. All'andata si carica del materiale di un preside/maestro da trasportare nel villaggio da raggiungere, mentre questi, a bordo di una piccola moto e con il fucile a tracolla, ci indica la pista. E' un percorso molto sabbioso ed insidioso, che impegna poco più di un'ora attraverso una brousse abitata da varie tipologie di animaletti, dopo aver attraversato almeno tre villaggi.
All'arrivo resto colpito dall'ombra creata dalle fitte chiome di alberi piuttosto vicini fra di loro; mi informo se li ha disposti in quel modo la natura, ma la risposta mi chiarisce tutto. E' stato l'uomo, 25 anni fa, a piantarli per contrastare l'opera del vento con sabbia in sospensione: sembra un'oasi fresca, ed in effetti gli uomini si radunano lì attorno ad un tavolo per giocare a carte, mentre i bimbi vi giocano normalmente. Appare anche come l'unico posto dove non si ammassano i rifiuti umani e quelli animali. Ed è proprio lì che il preside/maestro allestisce il tavolo sul quale serve del facocero in umido preventivamente cucinato dalla moglie, infermiera al villaggio. Non mi sarebbe mai venuto in mente di introdurre ancora cibo nello stomaco, ma qui non si può dire di no e mi adeguo.
Intanto gli chiedo il motivo del fucile; mi risponde che è per la sicurezza in quanto delle bande di banditi si appostano lungo la pista per rubare le moto in transito, ma pare che alla vista di un'arma rimangano nell'ombra. Vengo anche a sapere di ciò che si caccia nella brousse, ma l'unico nome che mi dice qualche cosa è il lapin. Data un'occhiata in giro per il villaggio, la cui estensione è notevole in quanto vi risiedono 12.000 abitanti, si riparte, ma questa volta senza guida.
A quest'ora nell'aria c'è un gran movimento di volatili variamente colorati; in breve tempo ci è data la possibilità di ammirare contemporaneamente il sorgere di una meravigliosa luna piena da una parte, e dall'altra il tramonto di un sole che infuoca le nuvole lasciandoti emettere dei commenti di compiacimento.
Con il buio si azzerano gli eventuali riferimenti sul percorso; Pam è costretta, ogni volta che si incrocia qualcuno, a chiedere conferma sulla direzione da seguire. Quando sembra di aver superato le difficoltà, in un certo villaggio ci troviamo davanti alla moschea che non ricordavamo di aver incontrato all'andata. Infatti ci siamo spostati al di qua di una zona umida che prima non si era vista!
Recuperata la direzione per la gentilezza di chiunque abbiamo interpellato, dopo altri 20 minuti rientriamo alla base dove, nel frattempo, sono arrivati tre motociclisti che viaggiano insieme pur essendo di nazionalità diverse.
Non me la sento di partecipare al buffet che Pam va ad organizzare e momentaneamente mi ritiro; ho trovato interessante anche il percorso odierno, per me reso più impegnativo dal fatto di essere seduto davanti a fianco a Pam. Lei è una notevole parlatrice, purtroppo io non sono un buon ascoltatore nella sua lingua tanto da trovarmi più volte a dover gettare la spugna o ad abbozzare degli stupidi sorrisetti o a rigirare l'argomento in francese.
Non me la sento di partecipare al buffet che Pam va ad organizzare e momentaneamente mi ritiro; ho trovato interessante anche il percorso odierno, per me reso più impegnativo dal fatto di essere seduto davanti a fianco a Pam. Lei è una notevole parlatrice, purtroppo io non sono un buon ascoltatore nella sua lingua tanto da trovarmi più volte a dover gettare la spugna o ad abbozzare degli stupidi sorrisetti o a rigirare l'argomento in francese.
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