29.IX.19
Quando finalmente è arrivato il mio momento per allontanarmi dall'Eremo insieme a Il Nomade nel mio itinerario la prima tappa è stata a Maclodio – BS – dove è stato sistemato l'Inverter che non funzionava; è risultato che in un precedente intervento qualcuno, ritenendo certi cavi elettrici come obsoleti, li aveva totalmente eliminati!
Con l'occasione è stata rimpiazzata la plafoniera che avevo distrutto e poi mi sono recato a salutare Cesare, anche per consegnargli il dipinto burkinabé con il quale ho voluto ringraziare quanti mi avevano dato una mano per aiutare Soeur Rosalie.
Altra tappa obbligata quella da Beppe: ora ha effettivamente lasciato l'attività nelle mani dei due figli, ma si è presentato per salutarmi e parlare da vecchi amici.
Nel frattempo i “ragazzi” hanno dato una sistemazione alle barre anti intrusione così, ancora con una bella luce, ho puntato su Arco – TN – con l'idea che avrei forse potuto fare una sosta per la notte in qualche posto carino lungo la strada.
In realtà mi sono indirizzato sulla strada del lago di Ledro non ricordando quanto fosse più lunga e senza spazi adatti alla sosta, ma quando me ne sono reso conto ho preferito, oramai con il buio, raggiungere la meta.
Consapevole che dopo alcuni giorni l'ospite puzza, ho proseguito il mio itinerario con stop a Verona dove ho effettuato una interessante visita alla città sulla quale non mi ero più soffermato da troppo tempo.
In serata ho raggiunto Modena dove ho incontrato Gabriella ex Burkina e la sua giovane ospite; avevo in mente di visitare Bologna utilizzando il treno il giorno dopo e Gabriella mi ha suggerito di portarmi la bici al seguito, suggerimento accolto e messo in pratica.
Il centro storico della città mi ha subito riconquistato, in particolare la zona universitaria stracolma di giovani e di locali semi alternativi assai interessanti.
In quei giorni Modena era sede del Festival della Filosofia così ho deciso di trattenermi ancora un po' per dargli un'occhiata, assieme ad Anna, la giovane vice presidente di BnD dagli occhi porcellanati, alla quale desideravo comunicare le mie riflessioni sulla organizzazione dell'associazione avendo intuito che la ragazza avrebbe apprezzato e, forse, sviluppato i temi.
Dopo mi sono indirizzato verso Ferrara – possibile sosta notturna – con meta finale una visita ai defunti della mia famiglia in quel di Donada/Porto Viro.
Una volta arrivato a Ferrara ho cercato il luogo già frequentato per la sosta notturna: tutto cambiato!
L'area dedicata oggi si può utilizzare esclusivamente a pagamento (esoso) dopo una registrazione che, data l'ora, ho effettuato online.
Solo che qualcosa non deve essere andato per il verso giusto perché ala fine la sbarra non si è alzata; rapidamente ho cercato inutilmente una soluzione alternativa in loco per poi proseguire direttamente per Donada.
Sino ad Adria non ho avuto perplessità, ma poi google maps mi ha indicato una strada che si è rivelata stretta e costantemente posta sull'argine.
Il buio era oramai totale e gli incroci con altre auto veramente rischiosi sia a causa della mia mole che della stanchezza sopraggiunta.
Quando mi è stato indicato di abbandonare l'argine svoltando a sinistra ed ho visto la meta, mi è sembrato di cogliere dei cambiamenti; in ogni caso mi sono collocato molto bene, ho cenato e mi sono messo a letto con l'idea che l'indomani avrei effettuato la visita ai miei cari senza dover spostare Il Nomade che sino ad ora si sta comportando egregiamente rinnovando il nostro feeling di sempre.
Quando sono entrato al campo santo non c'era in giro quasi nessuno; mi sono indirizzato spedito per arrivare...dove non c'era ciò che stavo cercando!
E che diamine, sono nel posto giusto? Forse no!
Ho così avvicinato una coppia che si stava dedicando alla sistemazione di una tomba chiedendo: questo è il cimitero di Donada?
Risposta: no, questo è quello di Contarina! Quello di Donada si trova a qualche chilometro da qui.
Anche Mario recentemente, quando si era recato al cimitero, aveva trovato difficoltà a rintracciarlo, ma non sapevo che pure lui si fosse trovato a Contarina!
In pratica le mappe di google non riconoscono il cimitero di Donada.
Allora mi sono mosso a naso ed una volta arrivato a Donada la fortuna ha voluto che mi fermassi per lasciar passare qualcuno su un passaggio pedonale; nel mentre, con la coda dell'occhio ho intuito che avrei dovuto girare a destra....il cimitero giusto era proprio lì, come in passato!
L'ambiente silenzioso e con poche persone presenti già automaticamente induce ad essere concentrati; in più a me prende un filo di nostalgia, di tristezza, il pensiero che anche per me quella stessa meta è sempre più vicina, ma forse non ci sarà nessuno che verrà a salutarmi dove sarò depositato: non si usa più, i giovani non frequentano questi luoghi.
Mi sono allontanato con pensieri e riflessioni vaganti per la testa, ma attento al traffico in una giornata che si stava facendo sempre più calda.
Ora sarebbe iniziato il mio itinerario per Matera via Umbria e poi ad improvvisazione. Mi piacerebbe successivamente raggiungere la Sila e magari continuare in Sicilia.
A questo proposito cominciavo già a pensare a delle varianti in modo da poter eventualmente lasciare Il Nomade in Calabria o in Sicilia, in luogo custodito, per tornare in primavera a riprenderlo e proseguire l'itinerario con calma dopo aver visitato Enotria nelle parti che ignoro.
Intanto, raggiunta la zona di Rimini, mi sono indirizzato verso Città di Castello su una strada che mi ha fatto salire, scendere, e poi ancora salire per l'Appennino prima Romagnolo, poi Toscano ed infine Umbro.
In vista della valle del Tevere, mentre mi stavo prendendo un attimo di pausa, sono stato avvicinato da un tipo barbuto non giovane con spiccato accento campano in assetto da globetrotter: un pesante e grande zaino più uno zainetto la sua dotazione.
Si stava muovendo su percorsi Francescani e non stava trovando il sentiero da prendere per la sua sosta notturna; dopo aver chiesto la mia direzione di marcia mi ha chiesto un passaggio per qualche chilometro dove riteneva di poter intercettare un sentiero alternativo, ma visto che la strada scendeva lui avrebbe dovuto camminare più a lungo in salita!
Così ho appreso che c'è gente che si mette in marcia per Santiago di Compostela o segue la via Francigena per Roma, ma anche altra che si muove nei luoghi dei Santi!
Una volta lasciato l'ospite la strada è diventata facile: superato Sansepolcro eccomi a Città di Castello dove non ho avuto difficoltà a sistemarmi molto bene dopo aver usufruito di una ricerca internet in tal senso indirizzata.
Lunedì 16, di prima mattina, quando la città si stava risvegliando ho raggiunto il centro storico: se vagamente pensavo di essere già stato qui nel lontano 1989, ebbene, il ricordo è ZERO!
Quindi si è trattato di una esplorazione che mi ha fatto camminare per una decina di chilometri, con grande soddisfazione.
Nel pomeriggio, in costanza di bel tempo, Il Nomade ha raggiunto Gubbio trovando un'ospitalità a pagamento non lontano dal centro storico.
Dopo essermi riposato ed aver effettuato alcuni acquisti per la sopravvivenza quotidiana, inforcata la bici mi sono spostato dalle parti della chiesa di S.Francesco dove avrei comunque parcheggiato per poi procedere a piedi per raggiungere il centro storico, ma arrivato lì i miei occhi sono stati catturati da un piccolo veicolo con livrea da deserto a targa tedesca; si trattava di una Toyota - credo modello Hilux – preparata con tetto modificato a mansarda e con le pedane appese lateralmente, utili a districarsi nelle situazioni più difficili.
Mentre prendevo delle foto è arrivato il proprietario accompagnato da un cane di piccola taglia che ha sistemato a bordo prima di dirigersi in centro, però dopo esserci scambiati saluti ed informazioni.
Mentre salivo verso la piazza più importante ammirando tutto ciò che osservavo mi rendevo conto di quanta poca gente ci fosse in giro.
Dopo aver ripreso varie foto nella zona dell'hotel Ducale, luogo usato dalla troupe di Don Matteo per le riprese degli episodi di tutte la serie, ho notato un gruppo prevalentemente di giovani ammassati sulla scala del Palazzo apparentemente in attesa di qualche cosa.
Ad un certo punto ho visto che si stavano preparando per una sfilata medioevale personaggi all'uopo abbigliati; le persone ammassate sulla gradinata, al segnale di qualcuno, si sono ordinatamente spostate verso la balaustra mentre io sono rimasto al centro della pavimentazione in mattoni della piazza per riprendere più da vicino la banda composta da trombe e tamburi e gli sbandieratori al seguito.
Poi mi sono reso conto che mi trovavo nel posto dove il corteo piegava due volte a 90° prima di sistemarsi sul fondo opposto della piazza; allora mi sono smarcato ed ho raggiunto gli altri, godendo inaspettatamente di uno spettacolo programmato, ma per me del tutto regalato.
Bello! Compreso il momento in cui gli sbandieratori, uno per volta hanno effettuano una prestazione individuale sbandierando i vessilli recanti scritte nell'antica lingua degli Umbri per poi mettersi in posizione orizzontale a terra in modo che ogni sbandieratore successivo saltasse di corsa quelli già a terra unendosi a loro e così prolungando la fila; verso la fine uno sbandieratore non è riuscito a mettere a terra il piede di appoggio nel modo giusto ed è caduto riprendendosi velocemente onde non interrompere la sequenza per chi è venuto dopo.
Alla fine altra sfilata del gruppo per ritirarsi fra gli applausi scroscianti del modesto pubblico.
Dopo questo assaggio della città sono tornato a casa contento, pronto a ripetere l'esperienza il giorno dopo.
Quindi martedì 17 ho eseguito lo stesso itinerario in bici, solo che nella zona di San Francesco era stato allestito il mercato settimanale: ciò donava a quell'area colori e suoni differenti rispetto a ieri.
Per strade secondarie e con l'aiuto di locali gentilissimi e disponibili a rispondere alle mie richieste, ho potuto godermi altre angolazioni del luogo, arrivando sino alla Cattedrale.
Sceso nella meravigliosa piazza ho voluto concedermi un caffè al Ducale prima di visitare la sede museale che conserva le tavole scritte nell'antica lingua Umbra rimaste indecifrate per molto tempo.
Soddisfatto e privo di ricordi circa precedenti visite, ho accumulato immagini che mi accompagneranno per un pò.
Lo spostamento successivo è stato utile per raggiungere Perugia, non tanto lontana. Questa volta l'indagine sulla ricerca di un valido posto sosta mi ha prima portato in un luogo fuori mano all'interno di un centro commerciale, soluzione non a me gradita, e quindi poi ho tentato varie soluzioni alternative tutte interdette ai camper, sino ad arrivare in un parcheggio a pagamento in posizione accettabile.
Dopo aver riorganizzato le idee mi sono mosso a piedi per capire dove trovare un mezzo per raggiungere il centro ed acquistare il relativo biglietto.
Mercoledì 18 mi sono messo in pista per un autobus in transito a 10' dal parcheggio alle ore 8 e 20 circa. Quando ho visto arrivare l'autobus in perfetto orario mi sono fiondato a bordo, ma dopo un paio di fermate sono stato superato da un altro autobus recante il numero che avrei dovuto prendere sin dall'origine e quindi ho chiesto di farmi scendere in modo da poter effettuare il trasbordo: operazione riuscita e finalmente, al capolinea, mi sono trovato in centro con le vie della movida ancora deserte.
Si è trattato di una gradevole esplorazione coronata dalla visita alla Galleria Nazionale che conserva arte Umbra di un'epoca che va dal 1.200 al 1.700: fantastica!
Già durante questo viaggio avevo deciso di immortalare i volti degli affreschi, spesso riferiti ad arte sacra, delle donne, il che vuol dire delle Madonne, e qui ho potuto sbizzarrirmi cogliendo l'evoluzione del volto femminile nel tempo.
Quando ho ritenuto di aver visto abbastanza, mi sono spostato praticamente a piedi sino ad una chiesa lontana – dove ha sede la facoltà di Agraria - che credevo potesse essere sull'itinerario di qualche autobus utile per il rientro.
Doppia sorpresa: la chiesa è consacrata, ma privata, e per visitarla è d'obbligo un biglietto abbastanza costoso perché, come mi ha spiegato l'addetto, si dovrebbe visitare dedicandole il tempo adeguato alle meraviglie ivi contenute.
Stavo per mollare quando il tipo mi ha proposto di entrare per un giro veloce a costo zero: proposta alla quale era impossibile per me dire di no.
Dopo ho cercato di capire dove dirigermi per un autobus chiedendo info alle mappe di google: ho camminato a lungo e alla fine ho intercettato il mezzo giusto per tornare a casa.
Quale sorpresa quando ho trovato a bordo una giovane donna che avevo assai apprezzato in precedenza nella zona centrale: ci siamo guardati riconoscendoci, ma senza dirci nulla! E che avrei mai potuto dire ad una forse nemmeno trentenne in queste circostanze?
Rientrato al parcheggio in tempo utile per rispettare la tariffa delle 24 ore, ho acceso il motore per dirigermi ad Assisi.
Avevo indagato in precedenza ed identificato un parcheggio camper a pagamento e quindi mi sono diretto sicuro alla meta, ma quando l'ho raggiunta, oltre ad essere abbastanza lontana dal contesto storico, quasi non l'ho notata per quanto risultava scomodo accederci.
Altra ricerca e questa volta ho trovato il posto giusto in un parcheggio misto dotato di scale mobili per arrivare molto vicino a Santa Chiara.
Sul far della sera ho preso contatto con il luogo circoscrivendo il percorso effettuato alla zona mediana: fantastico osservare il cambiamento di luce e poi veder intervenire quella artificiale sapientemente orientata sui palazzi e sui monumenti.
Sulla strada avevo notato alcune vetrine ben presentate e piene di dolci prelibatezze locali; le avevo fotografate, ma poi mi sono detto che l'indomani avrei assaggiato qualcosa.
Il giorno 19 sono partito diretto a San Francesco che ho raggiunto percorrendo ruelle dotate di tanti richiami storici, come una fontana recante la scritta di come fosse proibito lavare i panni pena una multa salata.
Il complesso Francescano, oggi come oggi, è anche un'azienda che fa utili. Vietato fotografare, vietato parlare (sono d'accordo) con tanto di vigilantes sempre in movimento e la voce di un Frate pronta ad intervenire all'altoparlante per riprendere chi non sta alle regole.
E poi gli oggetti di impostazione “sacra” in vendita: per tutto quanto sopra espresso ho preferito la visita a Santa Chiara o a altre chiese sparse.
Verso le 11 mi sono deciso ad entrare in un negozio per gustare uno di quei fantastici dolci: ho così appreso che, sebbene vengano presentati come tranche di strudel, si debbono pagare a peso al prezzo di € 39 al kg.; pur non essendo grandi le tranches, risultano molto pesanti (e quindi costose)!
Indeciso se scalare la collina per raggiungere la Rocca, per il solito mio vizio “andiamo a vedere più in là cosa c'è dietro l'angolo”, ho ceduto a me stesso e mi sono impegnato nell'impresa sotto un sole cocente.
Spettacolari i panorami e piacevole la leggera brezza che mi ha portato ristoro.
Scendendo mi sono reso conto che avevo praticamente esplorato tutto il possibile, ma fra girare a sinistra ed imboccare la strada di casa e girare a destra per un'ultima chiesetta, cosa ho scelto?
La chiesetta, ovviamente!
Quando sono entrato mi è sembrata sconsacrata in quanto il piccolo spazio era totalmente occupato da una esposizione, almeno, così mi era sembrato.
Mentre rimanevo affascinato da un oggetto deposto in vari esemplari al centro dell'esposizione sono stato raggiunto da una signora addetta all'accoglienza; mi ha spiegato che l'oggetto è stato realizzato da un artista italiano ora residente a Barcellona e, a seconda della prospettiva nella quale viene osservato, rappresenta la Madonna in varie pose o la colomba della pace.
Geniale!
L'esposizione poi, disposta a forma di Omega, consiste in tanti di quegli oggetti, ognuno realizzato in una differente essenza lignea o pietra e inserito in un grosso tubo di cristallo ben illuminato.
Sono uscito con il cuore allegro e, a questo punto, deciso ad arrivare a casa.
Dopo aver completato le operazioni di pagamento, mentre stavo per dirigermi verso Il Nomade, sono stato avvicinato da due turiste giapponesi in difficoltà: probabilmente si erano attardate quel tanto che il loro gruppo aveva già lasciato il luogo a bordo del loro Pullman.
Erano trafelate e mi hanno chiesto come fare per raggiungere Rimini, sicuramente lo stop successivo previsto dal loro giro.
La tecnologia mi è venuta in aiuto ed ho così potuto indirizzarle alla stazione dei treni dove avrebbero trovato un utile collegamento per raggiungere la meta dei colleghi di avventura.
Chissà intanto come si saranno sentite sulle spine: a buon rendere, japan's women!
Nell'itinerario verso la prossima meta, Bevagna, ho trovato modo di fermarmi per una fugace visita alla Porziuncola: oltre al divieto di riprese fotografiche stava iniziando la messa, il che vuol dire stop alle visite.
Dopo un percorso facile e abbastanza breve sono approdato in un ottimo parcheggio per camper completamente gratuito, ombroso ma non su asfalto, dotato anche di distributore di acqua depurata a € 0,05 ogni 1,5 lt.!
Venerdì 20 ho avuto un risveglio lento e mi sono ritrovato con poca voglia di attivarmi, per quanto poi abbia svolto alcune operazioni a bordo.
Solo verso le 11 mi sono deciso a raggiungere “downtown” in bici; appena arrivato in una via di qualche interesse sono sceso dalla bici per guardarmi attorno ed ho notato una signora che veniva in senso inverso al mio con il telefonino in mano. Ho capito subito che era dipendente di google maps, ma arrivata vicino a me, pensando fossi del posto, mi ha posto un quesito circa l'indirizzo di un medico presso il quale si stava recando.
In pratica la voce di google le comunicava di essere arrivata, ma lei non trovava la targa del medico.
Le ho chiesto se conoscesse il numero civico ricevendo risposta negativa. A quel punto le ho consigliato di immettere il nome del medico per cercare con google, cosa semplice alla quale non aveva pensato. Fatto questo tutto si è risolto al meglio per lei, ma io mi sono chiesto: questa è una persona molto più giovane di me; possibile che si stesse perdendo in un bicchiere d'acqua? Risposta: si, è possibile. Infatti molti tengono il telefonino costantemente fra le mani, ma pochi sanno utilizzare al meglio la tecnologia in loro possesso.
Per carità, io sono certamente uno di quelli, ma non demordo tanto facilmente.
Dopo aver iniziato la visita vera e propria dalla piazza centrale dove si concentra il 70% di quanto la località custodisce, quando si sono fatte le 13.30 ho cominciato a pensare al cibo guardandomi attorno.
Poi ho realizzato che con la bici avrei raggiunto casa in un attimo e così sono andato a sfamarmi a bordo facendo seguire al cibo anche un riposino.
Poi ho continuato l'esplorazione utilizzando la bici per un bel percorso sotto le mura, mura ricche di folte piante di cappero.
Sabato 21 ho lasciato il comodo parcheggio con destinazione Foligno dove sapevo di poter contare su un altro parcheggio libero.
Avevo già preparato tutta la biancheria da lavare e avevo registrato l'indirizzo di una lavanderia automatica apparentemente sulla direzione utile a raggiungere il centro. Quindi ho inforcato la bici portandomi appresso la sacca e dopo una decina di minuti sono arrivato davanti alla lavanderia: chiusa per ristrutturazione!
Ho allora utilizzato il secondo indirizzo che è risultato assai ben collocato in quanto praticamente in centro; dal momento in cui ho infilato la biancheria nella macchina ho avuto a disposizione 40' per iniziare la visita. Trascorso il tempo ero già arrivato nella piazza centrale e perciò sono tornato alla lavanderia per eseguire l'operazione di asciugatura: questa volta ho avuto circa 30' a disposizione, quanto è bastato per tornare nella piazza centrale e continuare la visita del Duomo: lì ho trovato un cartello informativo che spiegava il perché della chiusura: per colpa del terremoto del 2016!
Proprio mentre mi aggiravo attorno al Duomo ho assistito ad una scenetta in cui una bimba con aquilone in mano lo agitava senza lanciarlo; la madre stava intanto parlando con u'altra persona quando ha ripreso un pò duramente la piccola a causa forse di un contatto dell'aquilone con dei passanti.
Io stavo riprendendo immagini ed avevo forzosamente ascoltato, ma non mi immaginavo che, una volta giratomi, avrei visto la piccola seduta sul gradino di un negozio con una faccetta triste e sconsolata.
Le ho domandato se fosse triste e lei mi ha risposto in maniera affermativa. Perché sei triste? Perché la mamma mi ha sgridato...allora io l'ho incoraggiata a non essere triste per quel richiamo e ho colto l'occasione per suggerirle di usare l'aquilone in un prato ampio dove non ci fosse nessuno attorno, come facevo fare ai miei bambini alla sua età. Nel spiegare tutto questo ho anche mimato la scena del lancio dell'aquilone facendo una piroetta su me stesso in modo da divertire la piccola, la quale seguiva con attenzione le mie parole ritrovando serenità in se stessa.
A quel punto anche la mamma si è dedicata a lei ed io, salutando, sono uscito di scena riscontrando quanto fosse sensibile la piccina, ma al tempo stesso pronta a dire di se parlando con uno sconosciuto.
Ho forzato un pò in modo da completare il mio giro prima di riprendere la biancheria e tornare a bordo.
Nel pomeriggio ho voluto visitare anche Spello dove il parcheggio per i camper si trova un po fuori mano, ma con la bici tutto è più facilmente raggiungibile.
Ho lasciato le due ruote all'inizio di una delle strade che salgono sino alla chiesa dei Cappuccini che si trova in posizione dominante e mi sono goduto il mio itinerario.
Questa è una città fiorita, come le “ville fleurie” in Bretagna dove ogni anno veniva conferito un riconoscimento con l'aggiudicazione di una targa recante da uno a quattro fiori alle più belle.
Qui invece mi sembra di aver capito che sono le singole case ad essere premiate; in ogni caso una gran bella realtà.
Dopo Spello ho voluto effettuare un passaggio a Montefalco, ma come immaginavo non ho trovato da fermarmi e quindi ho saltato gli affreschi di Giotto indirizzandomi per campagne alla Decathlon di Foligno prima di andare a cercare lo stop notturno a Spoleto.
Perché Decathlon? Perché il prestigioso piano di cottura a gasolio Webasto ogni tanto fa le bizze. Nei giorni scorsi è andato in emergenza rilasciando uno sgradevole odore e fumo nell'abitacolo ed io, che dall'anno scorso mi sono dotato di un fornello camping gaz, avevo bisogno di rinnovare la bomboletta.
Può anche darsi che l'avaria sia in dipendenza della qualità del gasolio che capita di rifornire, certo è che con questo oggetto non ho mai avuto un buon feeling.
Poi c'è da dire che dopo anni bisognerebbe far fare una revisione ad ogni attrezzatura, ma quando mi ero informato avevo sentito che il costo era notevole e sino ad ora non ne ho fatto nulla avendo annualmente altri problemi da affrontare inerenti a Il Nomade.
Con pioggia e con il buio ho raggiunto l'area parcheggio camper : per domani è prevista una visita bagnata, così come è stata bagnata la nottata.
Sabato 22 sono partito in bici dotato di mantella e giacca a vento deciso ad effettuare la visita con qualsiasi condizione climatica, come fu quando arrivai ad Helsinky nel 2011.
In questi giorni ho avuto diversi contatti con la scrittrice autrice del romanzo storico “Maddalena profuga per sempre”, che con quel per sempre ricorda Il Nomade, per quanto egli ora sia più incline alla formula “fino a quando”.
Stante il fatto che dopo Spoleto, volendo evitare strade e luoghi già battuti l'anno scorso non avrei avuto tante possibilità se non quella di arrivare al mare in territorio marchigiano, ho accettato di buon grado la possibilità di un rendez vous a San Benedetto del Tronto per cui, dopo l'escursione, mi sarei infilato per strade che un po' temevo per i racconti ascoltati fra il 1968 e 69 dagli autisti che si recavano da quelle parti durante il periodo invernale per effettuare consegne di prodotti petroliferi, spesso in condizioni al limite del possibile.
Andando per ordine, l'itinerario è stato caratterizzato da un garbato scambio verbale con una giovane signora con cane quando, dopo aver appreso che l'Anfiteatro non era visibile, mi stavo incamminando in salita senza essere sicuro sulla strada.
Così, quando ho incrociato per la seconda volta la tipa, ho chiesto conferma circa la mia direzione di marcia: la direzione era quella giusta, ma, avendomi squadrato, mi sono sentito dire che, se avessi voluto, poco lontano da lì avrei potuto utilizzare scale mobili ed ascensore per salire alla Rocca.
Ho colto al volo il suggerimento e ciò mi ha consentito di entrare in contatto con la storia e le persone che sono passate al Festival dei due mondi in quanto, lungo questo percorso, sono esposte gigantografie e didascalie a partire dal 1956: che emozione vedere figure, oggi in buona parte scomparse, che da giovani e agli inizi di carriera passarono di qui lasciandovi un segno, e non solo circoscritto a questo luogo.
Quando sono arrivato alla Rocca, opera di tale Egidio Albornoz, il Sébastien Le Prestre de Vauban ingaggiato dallo stato pontificio per realizzare fortezze utilizzando il genio militare del quale era dotato, ho potuto ammirare il panorama dall'alto. Dopo, mentre riprendeva a piovere, lungo la discesa mi sono soffermato ad ammirare tutto quanto mi è stato possibile; nel proseguire purtroppo ho preso una direzione che mi ha allontanato dal luogo dove avevo lasciato la bici, il che mi ha fatto arrivare alle due ruote già ben bagnato; allora ho indossato la mantella ed in pochi minuti sono rientrato a casa.
Ho detto prima che temevo di dovermi muovere su strade difficili con pioggia battente, ma in realtà da quei racconti degli autisti sono passati cinquant'anni e, pur toccando Norcia, mi sono trovato su una buona viabilità fino a quando, causa una deviazione, sono stato indotto a rispettare la velocità limitata ai 30 km. sino a raggiungere la Salaria, essa stessa con tante limitazioni.
In ogni caso sono arrivato a SBTr abbastanza in fretta: qui però avrei dovuto cercare alla ventura un punto sosta in quanto l'unico segnalato aveva referenze pessime.
Ho trovato uno spazio idoneo nella zona degli impianti sportivi, praticamente alle porte di Porto d'Ascoli, e lì sono stato raggiunto dalla Psicoterapeuta & Scrittrice.
Con la sua auto, ma guidata da me, ella ha voluto farmi vedere qualcosa del posto che, manco a dirlo, è stato per me quasi del tutto irriconoscibile dopo tanto tempo. Ho così appreso che una parte del lungomare è stata progettata e realizzata da un Architetto Iraniano allora residente nelle Marche, ma il maltempo non invitava certo ad esplorazioni dettagliate.
Quando però stavo costeggiando il parcheggio in zona Porto ho notato di striscio due camper ben sistemati; ho voluto andare a verificare e così ho deciso che, in assenza di divieti manifesti, dopo la cena mi sarei spostato lì: vista faro, davanti a barche fuori acqua, pochi metri dal mare e non lontano da downtown!
Lunedì 23 in mattinata ho effettuato un giretto a piedi sulle tracce della Pensione Vittoria, il luogo dove ebbi la mia dimora dal gennaio 1968 e sino a giugno/luglio 1969 quando fui trasferito a Napoli.
Niente di niente, nessuna traccia, nemmeno della pensione “concorrente” dove un collega di Roma alloggiava e avrebbe voluto portarmi: finì invece per essere lui a trasferirsi dove stavo io ed un gruppetto di altri giovanotti con il quale fu facile affiatarsi.
Ricordi, episodi, volti, nomi, tutto andato: non ho voluto rintracciare nessuno, tanto c'era già la scrittrice che mi aveva recuperato da circa un paio d'anni, anche se questa era la prima volta che avremmo avuto più tempo a disposizione.
Il programma prevedeva nel primo pomeriggio una visita ad Offida, ridente città nota per il merletto eseguito con il tombolo, ma non solo per quello, località nell'ambito della quale Maddalena e la sua famiglia fu profuga dal Nord Est.
Io sono tuttora convinto di non averla mai visitata, per quanto mio fratello mi abbia fornito indizi che direbbero un'altra cosa.
La strada per arrivarci è stata scelta fra le tante per essere la meno problematica per un veicolo come Il Nomade; inoltre è da poco che sento un rumore che non mi piace proveniente da sotto i piedi: supporto del motore o che cosa? Dovrò accertarlo prima di proseguire verso Matera.
Durante la visita è arrivata l'acqua (era prevista), il che ha un po' limitato l'itinerario che, dopo una lunga esplorazione al cimitero, in pratica è veramente iniziato dalla Chiesa di Santa Maria della Rocca, spesso citata nel romanzo della scrittrice, trecentesco gioiellino architettonico in parte inibito alle visite causa terremoto degli anni scorsi.
Offida è stata una gradevole scoperta per me, condotto per le strade da una guida tanto eccezionale; con il buio siamo scesi sulla costa cercando un luogo per cenare, visto che il pasto del mezzogiorno era stato ignorato.
Il posto sul lungomare prescelto dalla guida era deserto, ma non a lei ignoto. In realtà non è stata una grande esperienza culinaria, certamente avevo maggiormente apprezzato il posto alla buona della sera precedente.
Dopo tanto parlare ho accompagnato a casa la guida e riconquistato il parcheggio sul retro porto.
Martedì 24 ho preso il toro per le corna e, dopo che i primi due tentativi erano andati buchi, mi sono indirizzato presso una officina meccanica a Porto d'Ascoli, deciso a far effettuare tutti i controlli necessari prima di riprendere il viaggio.
Ho trovato un ambiente dotato di buca e pertanto è stato agevole affrontare la situazione; io avevo parlato telefonicamente con il meccanico di Casarza al quale avevo spiegato le mie impressioni e lui mi aveva tranquillizzato dicendomi di indagare sul supporto motore.
Il fatto è che dopo attento esame il meccanico non aveva notato nessuna anomalia; allora si è effettuato un test drive durante il quale è stato subito percepito il rumore da me segnalato. Tornati in officina egli è sceso nella buca e dopo aver armeggiato un po' mi ha invitato a farmi un altro giretto, ma il risultato non era cambiato e quindi altra discesa nella buca, questa volta per indagare sui braccetti delle sospensioni.
Quando sembrava che quello lato guida dovesse essere sostituito, mi è stata segnalata una crepa sulla scatola guida dello sterzo! A questo punto la faccenda si fa seria; altra conversazione con Casarza in quanto il meccanico locale mi aveva appena spiegato che ci sarebbe stato bisogno di un carrozziere per effettuare delle saldature. Casarza mi ha chiesto di far recapitare delle foto e subito dopo mi ha detto che sarebbe stato preferibile rientrare a velocità moderata per provvedere alla riparazione. Ho quindi lasciato perdere la segnalazione di Mario circa la possibilità di utilizzare un carrozziere del circuito assicurativo privilegiando l'utilizzo del meccanico che aveva appena lavorato sul cambio e in precedenza aveva rifatto il motore, l'unica parte meccanica che non mi ha mai dato problemi e che per me è un piacere sentire al lavoro.
Rapidamente ho quindi preso la mia decisione: partenza l'indomani per raggiungere casa, magari con una sosta lungo la strada.
Matera dovrà attendere ancora, così come la Sila e la Sicilia.
Lasciato cadere il suggerimento di raggiungere la città di Fermo, il pomeriggio è trascorso in compagnia della guida in un bar sul lungo mare sino a che, in serata, l'ho riaccompagnata a casa ed io ho cenato a bordo.
Questo viaggio è finito dove era iniziata la mia prima seria esperienza lavorativa, dove avevo conosciuto la guida di questi giorni mezzo secolo addietro: che dire? C'est la vie!
Martedì 24 alle ore 6 ho iniziato a muovermi per strada normale con l'idea di entrare in autostrada più avanti; a quell'ora traffico zero e ancora buio. Temevo gli attraversamenti delle città, ma salvo Pesaro, tutto è filato bene sino a che, alle ore 10, ho fatto sosta a Rimini nell'area di un centro commerciale denominato Le Befane!
Da lì ho ripreso alle 11.30 tirando sino quasi alle 15 quando mi sono trovato a Modena percorrendo una strada che mi ha fatto evitare l'incubo dell'attraversamento di Bologna.
Dopo la sosta pranzo ho ripreso passate le ore 16 deciso a evitare il colle Cento croci, pertanto mi sono infilato in autostrada a Fornovo e ne sono uscito a Sestri, dove ho raggiunto casa poco prima delle ore 20: una bella galoppata di quasi 600 km. andata a buon fine.
Ora Il Nomade andrà in letargo mentre io mi trovo a valutare altre possibilità, ma alla fine, come sempre, mi trovo a decidere di restare fedele al vecchio compagno.
L'attualità.
RispondiEliminaI fratelli diversi.
Le diseguaglianze.
Le prepotenze.
Le ingiustizie.
Le sofferenze.
Fabrizio de André, Il Signor G. (Giorgio Gaber) e altri come loro ne avrebbero da mettere in musica, ma il caso ha voluto che fossero loro risparmiate le vicende quotidianamente correnti nel suolo patrio e al di fuori.