giovedì 10 gennaio 2019

Inizio 2019 bruciante

Venerdì  04.I.2019 (le  foto si trovano su FaceBook del giorno cinque)

Compleanno di mia figlia, quella vera: Marta! Che la vita ti sia leggera, DNA del mio DNA.

Giornata nella brousse: accompagnati da Achille il trivellatore che su mia richiesta aveva preparato il terreno, ho voluto che visitassimo Soeur Rosalie al Centre A.B.A.S.M.E.I. (Association Burkinabé pour l'Assistance, le Suivi e la Santé des Malades Mentaux Errants et Isolés), associazione della quale è fondatrice e anche l'attuale Presidente.
Qui avevo già parlato dell'altro incontro avvenuto del tutto casualmente per assecondare Achille, chiamato da Rosalie per cercare di risolvere il malfunzionamento del “forage”.
Questa volta per lei avevo preparato un sacco con felpe e t-shirt.
L'accoglienza è stata calorosa ed è avvenuta nel posto dedicato agli incontri, sotto il tetto di paglia che protegge dal sole e fa godere della ventilazione.
Essendo l'ora canonica era stato preparato del cibo, assolutamente in abbondanza, ma non è stato questo a prenderci quanto Rosalie che ha conquistato il cuore di chi fra noi ancora non la conosceva.
Dopo il pranzo, in un clima disteso ho ascoltato una sua intervista rilasciata ad una radio locale e quindi siamo passati a un'intervista filmata da Fulvio per evidenziare l'attività di questa donnina che, per certi versi, mi ricorda la Teresa di Calcutta.
A seguire ho visitato le realizzazioni in corso d'opera con il finanziamento di una organizzazione francese e di una famiglia Burkinabè, entrambi sensibili all'assistenza a questa tipologia di malati, altrimenti ignorati, dimenticati, maltrattati, tenuti in catene o lasciati errare per le strade.
La parte più divertente è stata quando Rosalie mi ha chiesto da quale parte d'Italia io provenissi: quando ho citato la città di Padova, quella di S.Antonio, si è illuminata.
Lei spesso prega questo Santo, ne fa la novena, mi ha chiesto di inviarle un'immagine da mettere nella cappella e, perché no, intitolare a S.Antoine de Padue una futura costruzione della quale l'organizzazione ha bisogno e per la quale i fondi in corso di raccolta potrebbero essere un buon inizio.
Attualmente l'Associazione dispone di 5 Ha di terreno, dei quali solo uno è cintato grazie all'intervento di una organizzazione italiana.
La parcella di terreno recintata è stata resa gentile attraverso la piantumazione di fiori, assolutamente assenti nella brousse: questa parcella è la stessa dove vengono effettuate le coltivazioni orticole e l'allevamento di qualche animale da cortile, oltre a contenere una piccola costruzione e due tende per ospitare le persone.
Sono però in fase di realizzazione 12 camere per le donne da parte di un'organizzazione francese e un centro medico da parte di persone Burkinabé, mentre manca del tutto sia un posto per gli uomini che un locale dove svolgere attività di vario tipo.
Attualmente il centro utilizza le suddette due tende per il riposo notturno delle persone, tende della protezione civile italiana ricevute in dono dall'associazione dei giovani missionari sardi che, per quanto non a vista, sono + o – confinanti.
Al momento del commiato abbiamo ricevuto in dono una grande quantità di zucchine e melanzane colte al volo, oltre ad arachidi e una bella papaia; noi avevamo concordato di lasciare qualche Fcfa e così abbiamo fatto.
Rosalie non si aspettava questa mossa ed è rimasta piacevolmente sorpresa: come avesse ricevuto qualcosa venuto dal cielo per volontà divina!

Più tardi abbiamo proseguito per raggiungere il luogo dove da qualche ora era in corso la trivellazione per realizzare un “forage” a vantaggio di una scuola di un villaggio posto nella stessa area geografica nella quale si trova Rosalie: dopo il goudron ci siamo fatti venire a prendere da una guida a metà percorso della pista.
Giunti in loco la trivella era già arrivata a -35 m. e dall'esame del materiale trivellato i segnali sembravano incoraggianti.
Tutto il villaggio era presente, chi in piedi, chi seduto a terra: trapelava la trepidante attesa dell'acqua che sarebbe stata preannunciata dalla fine delle polveri disperse nell'aria.
Il sole ormai stava lasciando spazio al buio quando la quota raggiunta è arrivata a -55 m.
A quel punto i tecnici hanno preferito sospendere per non stressare troppo l'attrezzatura che era stata riparata giusto prima di questo intervento.
Qualcuno ha provato delusione, ma il responsabile del lavoro ci ha detto che le aspettative erano ancora tutte buone.
Con l'aiuto di un'altra guida locale ho condotto nel buio più completo sui sentieri dove il ciclomotore = mobilette mi stava portando; ad un certo punto si è fermato dicendomi che non avrei più potuto sbagliare. Infatti non ho sbagliato, ma il fatto è che con il buio si perde in prospettiva e quindi non capisci mai sino all'ultimo se ti stai infilando in una buca oppure no.
Sono rimasto piuttosto soddisfatto di come è andata, ma sul goudron non è che la guida si sia semplificata: ci sono i dissuasori di velocità da anticipare con una bella frenata, i vari veicoli che vanno da quelli senza luci a quelli che ti abbagliano, i carretti, le biciclette, i pedoni, gli animali, tutti, l'uno per l'altro, imprevedibili sia nel modo di muoversi che per le possibili direzioni che hanno intenzione di prendere.
Quando ho lasciato Achille alla sua casa si può dire che oramai ero arrivato.
Inizialmente pensavo di non cenare, ma poi Bruna ha preparato delle bruschette al pomodoro e così mi sono lasciato tirare dentro: gustose.

Sabato  05.I.19 

Motards Burkinabé a G.I.: preparativi, arrivo, set fotografico organizzato da Fulvio, rinfresco di ringraziamento.
Sono intervenuti 9 motards, ognuno dei quali proprietario di più moto, oltre ad altri cinque o sei che non si sono trattenuti per essere ripresi: e che moto cavalcavano!
Per la maggior parte BMW 1200 o 1300 di cilindrata, nelle varie versioni.
Sono arrivati anche due italiani più Roland il meccanico conosciuto tre anni addietro: la nostra Honda Africa Twin faceva bella mostra di se, lavata e stirata, con un cartello da me predisposto recante la scritta “Vendre, an 1989, km. 84.000, mecanique parfait, prix a debattre”.
Ci sono stati alcuni interessamenti, altri hanno preso foto per cercare possibili acquirenti: resta il fatto che ho già comunicato a Luca: se le moto valgono l'equivalente di 1.000/1.500€ forse sono vendibili qui, ma se valgono 3.500/4.500€ il discorso si complica.
I motards che ho conosciuto sono ricchi e acquistano moto nuove o molto recenti, inoltre i modelli di moto che arrivano qui e ci vengono donate sono quelli giusti per un occidentale che vuol viaggiare in Africa, ma non per un africano.
Ho consigliato di trovare un volontario amante dell'avventura che possa riportarla in patria (dove sembra assicurata la possibilità di vendita a € 3.500/4.000)!
Oltre a tutto il traffico delle grosse moto c'è stato anche movimento di clienti sino quasi alle quattro del pomeriggio, più la presenza di Martin.
Al momento del rinfresco è stato divertente osservare il comportamento degli allievi: ho chiesto a Moustapha di liberarne cinque o sei per averli vicino ai motards.
Questi non li hanno degnati di uno sguardo e i piccoli si sono sentiti a disagio tanto che ho dovuto insistere per far loro assaggiare qualcosa.
Quando i motards se ne sono andati e sono arrivati altri allievi a dare il cambio ai primi, allora si che è stato divertente: si sono seduti attorno al tavolo, si sono serviti di tutto quanto era ancora disponibile spazzolandolo sino a che non c'è rimasto nulla!
Verso sera è arrivata una chiamata da parte di Roberto per trascorrere la serata assieme a lui e alla coppia già conosciuta, persone che sarebbero rientrate a casa l'indomani: affare fatto per vederci al ristorante posto all'interno del villaggio degli artisti.
Ottima cena, bell'ambiente, casualmente incontrato Achille in compagnia di tre persone di Shalom.
Poi saluti affettuosi, scambi di contatti e promesse di rivederci una volta a casa.

Domenica 06.I.19

Pilimpiku: il barrage
Partenza da Garage Italia alle 8 per essere allo changeur alle 8.30 dove abbiamo appuntamento con Sama: oggi poco traffico e tutti puntuali.
Ci si imbarca sulla Toyota di Sama perché consuma meno: ci sono da fare fra andata e ritorno oltre 100 km. di goudron e circa altrettanti di pista.
Temperatura buona con Harmattan all'opera, quindi cielo lattiginoso e tanta polvere ovunque.
Verso le 11.30 siamo stati costretti ad attraversare le miniere d'oro a cielo aperto che, a causa della mancanza di un piano regolatore, si espandono ovunque, anche sulla pista.
A pensarci bene, rispetto alla miniera di granito in località Pissy, quasi in centro a Ouagadougou, dove le condizioni di lavoro sono pesanti, ma non coinvolgono i bambini, qui la maggioranza dei lavoratori sono bambini, gli unici in grado di introdursi nei fori circolari praticati nel terreno.
Subito dopo un passaggio difficile per i residui degli scavi lasciati sulla pista eccoci arrivati al barrage: si nota subito che il livello dell'acqua è modesto.
Ciò dipende dal fatto che il fondo è ancora molto poroso e l'acqua si disperde, ma la gente del villaggio sostiene che se si spianasse una collinetta l'invaso sarebbe più ampio e quindi potrebbe contenere più acqua: non fa una grinza, ma nel progetto questo discorso c'era o non c'era?
Sono presenti tutti i capi possibili sia al sopralluogo che successivamente all'incontro sotto il Grande Baobab; oltre ai capi, anche la maggior parte degli abitanti, esclusi quelli al lavoro nella miniera.
In situazioni come questa il cerimoniale viene sempre rispettato: nell'attesa che iniziassero i discorsi una giovane madre che reggeva in braccio una bambina piangente ha offerto il seno alla piccola che evidente aveva fame.
Lo ha estratto con una certa difficoltà da quella pettorina aderente e la piccola si è subito quietata. Poco dopo la bimba ha ripreso a lamentarsi perché il seno materno era rientrato automaticamente al suo posto.
Allora la madre ha ripetuto l'operazione nel momento in cui i nostri sguardi si sono incrociati : entrambi ci siamo trovati a ridere per ciò che era accaduto.
Alla fine Bruna ha replicato ai grandi capi e poi è stata chiamata a dire la sua una donna. 
Si è presentata un'anziana: il suo discorso richiama la storia del pozzo realizzato da BnD molti anni fa, ma lo fa con tale forza, con fine arguzia e grande capacità di stare al centro dell'attenzione da sembrare un'attrice navigata.
Inoltre, a differenza da quasi tutte, indossa una leggera camicia bianca trasparente che lascia intravvedere un seno che ha dato tanto e sulle gambe un semplice "paine": non è per niente in tiro, ma forse è solo molto povera.
Se c'è una cosa che non mi piace è l'uso del reggiseno formato rigido super bra che alle donne dona una forma poco naturale: la vecchia invece è naturale in ogni sua manifestazione. 
Ho molto apprezzato il suo intervento, così come il canto di altre donne eseguito in onore di BnD e della sua rappresentante: Bruna, la quale continua a ricevere talmente tanti auguri di lunga vita e l'invocazione di benedizioni divine da poter stare tranquilla ancora per molto tempo!
A seguire, e del tutto inaspettatamente, ci siamo visti accompagnare nei locali della scuola dove ci è stato offerto un pollo in umido assai duro ma intingolato a dovere, anche un po' affumicato per il tipo di cottura adottata.
Il servizio non prevedeva il caffé cosi, a mani unte, ci siamo accomiatati da Pilimpiku, ma prima - come da tradizione - ci sono stati donati un mezzo allevamento di polli che sono entrati direttamente nel bagagliaio della Toyota.
Siamo partiti per dirigerci non troppo lontano a rendere visita di cortesia ad un supercapo regionale che è pure imparentato con Sama.
Tanti convenevoli proprio nel momento del “kilo”; infine ci ha raggiunti un santone che ha continuato a recitare una serie di litanie attive fra lui e varie persone presenti all'incontro.
Bisogna dire che sotto alle strutture dove avvengono gli incontri si sta sempre bene sia per l'ombra che per la ventilazione.
Anche qui è stato infilato nel baule dell'auto un altro elemento: un gallo bianco che mancava alla collezione.
Finalmente la pista in direzione contraria sino al goudron, poi il traffico sempre più sostenuto sino al rondò dove siamo scesi dal Toyota per rientrare a bordo del Frontera chiamato Folgore da chi recentemente lo ha condotto sino a noi in Burkina Faso in dono.


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