Venerdì 04.I.2019 (le foto si trovano su FaceBook del giorno cinque)
Compleanno di mia
figlia, quella vera: Marta! Che la vita ti sia leggera, DNA del mio
DNA.
Giornata nella
brousse: accompagnati da Achille il trivellatore che su mia richiesta
aveva preparato il terreno, ho voluto che visitassimo Soeur Rosalie
al Centre A.B.A.S.M.E.I. (Association Burkinabé pour l'Assistance,
le Suivi e la Santé des Malades Mentaux Errants et Isolés),
associazione della quale è fondatrice e anche l'attuale Presidente.
Qui avevo già parlato
dell'altro incontro avvenuto del tutto casualmente per assecondare
Achille, chiamato da Rosalie per cercare di risolvere il
malfunzionamento del “forage”.
Questa volta per lei
avevo preparato un sacco con felpe e t-shirt.
L'accoglienza è stata
calorosa ed è avvenuta nel posto dedicato agli incontri, sotto il
tetto di paglia che protegge dal sole e fa godere della ventilazione.
Essendo l'ora canonica
era stato preparato del cibo, assolutamente in abbondanza, ma non è
stato questo a prenderci quanto Rosalie che ha conquistato il cuore
di chi fra noi ancora non la conosceva.
Dopo il pranzo, in un
clima disteso ho ascoltato una sua intervista rilasciata ad una radio
locale e quindi siamo passati a un'intervista filmata da Fulvio per
evidenziare l'attività di questa donnina che, per certi versi, mi
ricorda la Teresa di Calcutta.
A seguire ho visitato
le realizzazioni in corso d'opera con il finanziamento di una
organizzazione francese e di una famiglia Burkinabè, entrambi
sensibili all'assistenza a questa tipologia di malati, altrimenti
ignorati, dimenticati, maltrattati, tenuti in catene o lasciati
errare per le strade.
La parte più
divertente è stata quando Rosalie mi ha chiesto da quale parte
d'Italia io provenissi: quando ho citato la città di Padova, quella
di S.Antonio, si è illuminata.
Lei spesso prega
questo Santo, ne fa la novena, mi ha chiesto di inviarle un'immagine
da mettere nella cappella e, perché no, intitolare a S.Antoine de
Padue una futura costruzione della quale l'organizzazione ha bisogno
e per la quale i fondi in corso di raccolta potrebbero essere un buon
inizio.
Attualmente
l'Associazione dispone di 5 Ha di terreno, dei quali solo uno è
cintato grazie all'intervento di una organizzazione italiana.
La parcella di terreno
recintata è stata resa gentile attraverso la piantumazione di fiori,
assolutamente assenti nella brousse: questa parcella è la stessa
dove vengono effettuate le coltivazioni orticole e l'allevamento di
qualche animale da cortile, oltre a contenere una piccola costruzione
e due tende per ospitare le persone.
Sono però in fase di
realizzazione 12 camere per le donne da parte di un'organizzazione
francese e un centro medico da parte di persone Burkinabé, mentre
manca del tutto sia un posto per gli uomini che un locale dove
svolgere attività di vario tipo.
Attualmente il centro
utilizza le suddette due tende per il riposo notturno delle persone,
tende della protezione civile italiana ricevute in dono
dall'associazione dei giovani missionari sardi che, per quanto non a
vista, sono + o – confinanti.
Al momento del
commiato abbiamo ricevuto in dono una grande quantità di zucchine e
melanzane colte al volo, oltre ad arachidi e una bella papaia; noi
avevamo concordato di lasciare qualche Fcfa e così abbiamo fatto.
Rosalie non si
aspettava questa mossa ed è rimasta piacevolmente sorpresa: come
avesse ricevuto qualcosa venuto dal cielo per volontà divina!
Più tardi abbiamo
proseguito per raggiungere il luogo dove da qualche ora era in corso
la trivellazione per realizzare un “forage” a vantaggio di una
scuola di un villaggio posto nella stessa area geografica nella quale
si trova Rosalie: dopo il goudron ci siamo fatti venire a prendere da
una guida a metà percorso della pista.
Giunti in loco la
trivella era già arrivata a -35 m. e dall'esame del materiale
trivellato i segnali sembravano incoraggianti.
Tutto il villaggio era
presente, chi in piedi, chi seduto a terra: trapelava la trepidante
attesa dell'acqua che sarebbe stata preannunciata dalla fine delle
polveri disperse nell'aria.
Il sole ormai stava
lasciando spazio al buio quando la quota raggiunta è arrivata a -55
m.
A quel punto i tecnici
hanno preferito sospendere per non stressare troppo l'attrezzatura
che era stata riparata giusto prima di questo intervento.
Qualcuno ha provato
delusione, ma il responsabile del lavoro ci ha detto che le
aspettative erano ancora tutte buone.
Con l'aiuto di
un'altra guida locale ho condotto nel buio più completo sui sentieri
dove il ciclomotore = mobilette mi stava portando; ad un certo punto
si è fermato dicendomi che non avrei più potuto sbagliare. Infatti
non ho sbagliato, ma il fatto è che con il buio si perde in
prospettiva e quindi non capisci mai sino all'ultimo se ti stai
infilando in una buca oppure no.
Sono rimasto piuttosto
soddisfatto di come è andata, ma sul goudron non è che la guida si
sia semplificata: ci sono i dissuasori di velocità da anticipare con
una bella frenata, i vari veicoli che vanno da quelli senza luci a
quelli che ti abbagliano, i carretti, le biciclette, i pedoni, gli
animali, tutti, l'uno per l'altro, imprevedibili sia nel modo di
muoversi che per le possibili direzioni che hanno intenzione di
prendere.
Quando ho lasciato
Achille alla sua casa si può dire che oramai ero arrivato.
Inizialmente pensavo
di non cenare, ma poi Bruna ha preparato delle bruschette al pomodoro
e così mi sono lasciato tirare dentro: gustose.
Sabato 05.I.19
Motards Burkinabé a
G.I.: preparativi, arrivo, set fotografico organizzato da Fulvio,
rinfresco di ringraziamento.
Sono intervenuti 9 motards, ognuno dei quali proprietario di più moto, oltre ad altri
cinque o sei che non si sono trattenuti per essere ripresi: e che
moto cavalcavano!
Per la maggior parte
BMW 1200 o 1300 di cilindrata, nelle varie versioni.
Sono arrivati anche
due italiani più Roland il meccanico conosciuto tre anni addietro:
la nostra Honda Africa Twin faceva bella mostra di se, lavata e
stirata, con un cartello da me predisposto recante la scritta
“Vendre, an 1989, km. 84.000, mecanique parfait, prix a debattre”.
Ci sono stati alcuni
interessamenti, altri hanno preso foto per cercare possibili
acquirenti: resta il fatto che ho già comunicato a Luca: se le moto
valgono l'equivalente di 1.000/1.500€ forse sono vendibili qui, ma
se valgono 3.500/4.500€ il discorso si complica.
I motards che ho
conosciuto sono ricchi e acquistano moto nuove o molto recenti,
inoltre i modelli di moto che arrivano qui e ci vengono donate sono
quelli giusti per un occidentale che vuol viaggiare in Africa, ma non
per un africano.
Ho consigliato di
trovare un volontario amante dell'avventura che possa riportarla in
patria (dove sembra assicurata la possibilità di vendita a €
3.500/4.000)!
Oltre a tutto il
traffico delle grosse moto c'è stato anche movimento di clienti sino
quasi alle quattro del pomeriggio, più la presenza di Martin.
Al momento del
rinfresco è stato divertente osservare il comportamento degli
allievi: ho chiesto a Moustapha di liberarne cinque o sei per averli
vicino ai motards.
Questi non li hanno
degnati di uno sguardo e i piccoli si sono sentiti a disagio tanto
che ho dovuto insistere per far loro assaggiare qualcosa.
Quando i motards se ne
sono andati e sono arrivati altri allievi a dare il cambio ai primi,
allora si che è stato divertente: si sono seduti attorno al tavolo,
si sono serviti di tutto quanto era ancora disponibile spazzolandolo
sino a che non c'è rimasto nulla!
Verso sera è arrivata
una chiamata da parte di Roberto per trascorrere la serata assieme a lui e alla coppia già conosciuta, persone che sarebbero rientrate a casa
l'indomani: affare fatto per vederci al ristorante posto all'interno
del villaggio degli artisti.
Ottima cena,
bell'ambiente, casualmente incontrato Achille in compagnia di tre
persone di Shalom.
Poi saluti affettuosi,
scambi di contatti e promesse di rivederci una volta a casa.
Domenica 06.I.19
Pilimpiku: il barrage
Partenza da Garage Italia alle 8
per essere allo changeur alle 8.30 dove abbiamo appuntamento con
Sama: oggi poco traffico e tutti puntuali.
Ci si imbarca sulla
Toyota di Sama perché consuma meno: ci sono da fare fra andata e
ritorno oltre 100 km. di goudron e circa altrettanti di pista.
Temperatura buona con
Harmattan all'opera, quindi cielo lattiginoso e tanta polvere
ovunque.
Verso le 11.30 siamo
stati costretti ad attraversare le miniere d'oro a cielo aperto che,
a causa della mancanza di un piano regolatore, si espandono ovunque,
anche sulla pista.
A pensarci bene,
rispetto alla miniera di granito in località Pissy, quasi in centro
a Ouagadougou, dove le condizioni di lavoro sono pesanti, ma non
coinvolgono i bambini, qui la maggioranza dei lavoratori sono
bambini, gli unici in grado di introdursi nei fori circolari
praticati nel terreno.
Subito dopo un
passaggio difficile per i residui degli scavi lasciati sulla pista
eccoci arrivati al barrage: si nota subito che il livello dell'acqua
è modesto.
Ciò dipende dal fatto
che il fondo è ancora molto poroso e l'acqua si disperde, ma la
gente del villaggio sostiene che se si spianasse una collinetta
l'invaso sarebbe più ampio e quindi potrebbe contenere più acqua:
non fa una grinza, ma nel progetto questo discorso c'era o non c'era?
Sono presenti tutti i
capi possibili sia al sopralluogo che successivamente all'incontro
sotto il Grande Baobab; oltre ai capi, anche la maggior parte degli
abitanti, esclusi quelli al lavoro nella miniera.
In situazioni come
questa il cerimoniale viene sempre rispettato: nell'attesa che
iniziassero i discorsi una giovane madre che reggeva in braccio una
bambina piangente ha offerto il seno alla piccola che evidente aveva
fame.
Lo ha estratto con una
certa difficoltà da quella pettorina aderente e la piccola si è
subito quietata. Poco dopo la bimba ha ripreso a lamentarsi perché
il seno materno era rientrato automaticamente al suo posto.
Allora la madre ha
ripetuto l'operazione nel momento in cui i nostri sguardi si sono
incrociati : entrambi ci siamo trovati a ridere per ciò che era
accaduto.
Alla fine Bruna ha
replicato ai grandi capi e poi è stata chiamata a dire la sua una
donna.
Si è presentata un'anziana: il suo discorso richiama la
storia del pozzo realizzato da BnD molti anni fa, ma lo fa con tale
forza, con fine arguzia e grande capacità di stare al centro
dell'attenzione da sembrare un'attrice navigata.
Inoltre, a differenza
da quasi tutte, indossa una leggera camicia bianca trasparente che
lascia intravvedere un seno che ha dato tanto e sulle gambe un
semplice "paine": non è per niente in tiro, ma forse è solo molto
povera.
Se c'è una cosa che
non mi piace è l'uso del reggiseno formato rigido super bra che alle
donne dona una forma poco naturale: la vecchia invece è naturale
in ogni sua manifestazione.
Ho molto apprezzato il suo intervento,
così come il canto di altre donne eseguito in onore di BnD e della
sua rappresentante: Bruna, la quale continua a ricevere talmente
tanti auguri di lunga vita e l'invocazione di benedizioni divine da
poter stare tranquilla ancora per molto tempo!
A seguire, e del tutto
inaspettatamente, ci siamo visti accompagnare nei locali della scuola
dove ci è stato offerto un pollo in umido assai duro ma intingolato
a dovere, anche un po' affumicato per il tipo di cottura adottata.
Il servizio non
prevedeva il caffé cosi, a mani unte, ci siamo accomiatati da
Pilimpiku, ma prima - come da tradizione - ci sono stati donati un mezzo allevamento di
polli che sono entrati direttamente nel bagagliaio della Toyota.
Siamo partiti per
dirigerci non troppo lontano a rendere visita di cortesia ad un
supercapo regionale che è pure imparentato con Sama.
Tanti convenevoli
proprio nel momento del “kilo”; infine ci ha raggiunti un santone
che ha continuato a recitare una serie di litanie attive fra lui e
varie persone presenti all'incontro.
Bisogna dire che sotto
alle strutture dove avvengono gli incontri si sta sempre bene sia per
l'ombra che per la ventilazione.
Anche qui è stato
infilato nel baule dell'auto un altro elemento: un gallo bianco che mancava alla
collezione.
Finalmente la pista in
direzione contraria sino al goudron, poi il traffico sempre più
sostenuto sino al rondò dove siamo scesi dal Toyota per rientrare a
bordo del Frontera chiamato Folgore da chi recentemente lo ha condotto sino a noi in Burkina Faso in dono.
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