Ne son successe di cose in questi 15 gg., seppur in certi momenti non fossero percepibili per la loro portata.
Novità: il progetto
“forage” che sembrava blindato è cambiato. Il contatto senegalese ha
presentato all'italico donatore una variante che dal punto di vista
di un imprenditore agricolo presenta una superiore validità, solo
che si era partiti per una realizzazione a vantaggio di una comunità
(unica ottica possibile per Bambini nel Deserto ONG) ed ora le carte
giocate sono totalmente differenti da quelle del mazzo con il quale si era iniziato il gioco.
Arrivato a Rufisque dove intendevo effettuare un prelevamento, flannellando fra la sporcizia presente ovunque per dare un'occhiata al mercato si fa tardi e pertanto resto con pochi FCFA
in tasca.
Nel tardo pomeriggio
transita Aboucar, un senegalese referente per i progetti inerenti al
villaggio di Gandigal: egli vive a Modena ed ha cercato in Italia un contatto
con BnD mio tramite.
Ci accordiamo per una
visita al villaggio nella giornata di domani.
Intanto la mia incursione a Nord
è entrata in fibrillazione e pertanto ho deciso di vederci chiaro
con più calma.
Come prima operazione
odierna ho incontro nuovamente Yaques, il proprietario della “maison”,
con l'obiettivo di limare il prezzo.
Alla fine dell'incontro abbiamo trovato un accordo; in ogni caso i tre mesi
concessi dall'immigrazione senegalese vanno a scadere ai primi di
marzo ed io potrei saltare in Mali a partire dal primo marzo per
qualche giorno in modo da rientrare successivamente ed ottenere altri
tre mesi: tutto questo avendo precedentemente trovato una soluzione
abitativa diversa e possibilmente più economica.
A mezzogiorno non si è
ancora visto nessuno: alla mia chiamata Aboucar mi lascia intendere
che sarebbe meglio ritardare a domani la visita.
Qui si vive di continue
varianti: quindi decido per far seguire a Gandigal una sosta a Yoff
-quartiere di Dakar prossimo all'aeroporto – dove trova sede
l'associazione Jahkarlo che avevo contattato quando ancora ero in
territorio italico: questa dispone anche di camere ed io intendo
utilizzare un letto lì per poi avere un passaggio auto verso St.
Luois così come mi ha detto Marco, altro italiano che ho conosciuto prima della partenza ed è lì residente.
Al villaggio del “forage”
sul quale s'è creato un tourbillion ci andrò dopo.
Per procurarmi l'acqua in bottiglia mi sono impegnato in un itinerario a zig zag fra le varie “boutique” sin che
l'ho trovata.
Prima di rientrare mi
sono fermato vicino alle piroghe per qualche foto quando delle
ragazzine mi hanno chiesto di essere riprese.
Sono consapevole di come
vanno le cose da queste parti: ieri al mercato del pesce di Rufisque
ho chiesto a chi mi accompagnava se fosse possibile riprendere
un'immagine del banchetto. Avendo ricevuta risposta affermativa, appena tirata fuori la fotocamera una venditrice ha subito chiesto
FCFA 1.000 per la foto ed io ho rinunciato.
Infatti quando stavo per
riprendere la giovinetta, da lontano una signora mi ha urlato qualche
cosa per non farmi procedere: ho spiegato che l'iniziativa non era
stata mia e me ne sono andato: non è mai piacevole incorrere in
queste situazioni.
Dopo cena è arrivato il
momento delle valige: a parte qualche acquisto al festival, ma solo
per il fatto che l'abbigliamento da viaggio felpe incluse deve
entrare ora ho più difficoltà a chiuderle che alla partenza.
Ed è arrivato anche il momento di Aboucar: egli mi ha aiutato a trasferire
tutto nella “maison”prima di dirigerci a Gandigal.
Il villaggio conta poco
più di 3.000 anime e da qualche tempo si è dotato di un “Plan de
Developpement – Horizon 2021”, piano che segue quello che si
conclude quest'anno.
Aziz è la persona che me lo ha presentato ed a lui ho posto una serie di domande alle quali ha dato risposta
spiegandomi che altre ne avrei trovate leggendo il malloppo
che mi è stato messo a disposizione.
Dopo è avvenuta una visita alla
scuola, recentemente ampliata di ben cinque aule attraverso una
donazione di un cittadino ivoriano che qui – e nessuno ne sa il
perché – si è fatto costruire una casa dalle dimensioni di un
albergo: ora è vero che Saly dista pochi chilometri ed è un centro
frequentato tutto l'anno da stranieri, ma qui siamo in piena brousse
(seppure sul goudron della N 2).
Ma ritorniamo alla scuola
dove ho trovato un insegnante in gamba ed una classe mista di oltre 30 ragazzi.
Ho posto alcune domande al professore, fra le quali una inerente alla percentuale di presenza femminile in classe e se ci
fossero delle differenze di rendimento fra la componente femminile
predominante e quella maschile.
Risultato femmine battono
maschi 2 a 0, come in Italia.
Ho anche chiesto se
avessi potuto riprendere delle foto e l'insegnante mi ha invitato
anche a porre delle domande ai ragazzi.
Non volendoli imbarazzare
mi sono limitato a chiedere quali fossero le materie preferite mentre
passavo fra i banchi; è stato allora che ho iniziato ad aprire i
quaderni rimanendo sorpreso per come fossero tutti ben tenuti,
contraddistinti da calligrafie ordinate.
Mi è venuto da pensare
Senegal batte Italia 2 a 0 ancora una volta, ma al di là di questo aspetto
l'importante è stato rilevare che questi allievi sono impegnati
tutti i giorni dalle 8 alle 13 ed in più due pomeriggi a settimana,
non come spesso mi è capitato di vedere allievi che praticano la turnazione con i
primi che iniziano alle 7 del mattino per essere fuori alle 9 quando
ne entrano degli altri e così via: con due ore a disposizione ed una
classe mediamente numerosa l'apprendimento non può che essere
scarso, mentre qui ho completato la visita con considerazioni
positive.
Poi ho visitato la "case
de Santé", come dire il primo gradino previsto nella sanità senegalese;
all'interno del manufatto poco attraente le donne vengono a
partorire o per cure inerenti alla gestazione: alla mia domanda in merito alla mortalità mi è stato
risposto che non ce n'è.
Sono stato messo al
corrente anche di un programma relativo al controllo delle nascite
che qui avviene mediante l'adozione di diversi sistemi, tutti
monitorati e riportati su una specie di lavagna: mi è stato assicurato che i risultati ottenuti sono assai positivi (non l'avrei mai pensato).
Ma sono in Africa o dove
altro stamani?
Su un terreno adiacente è
già pronta una nuova costruzione, quella che consentirà alla
comunità di salire di un gradino nell'ambito dell'assistenza
sanitaria fornita dal governo: da “case” a “poste de Santé”.
Purtroppo i miei
interlocutori non hanno saputo dirmi quando entrerà in funzione la
struttura; penso dipenda dal reperimento fondi per le attrezzature
necessarie in quanto il ministero ha già predisposto la presenza di
un medico e qualche infermiere, ma la struttura prima deve essere equipaggiata.
Dopo queste visite ho
raggiunto un Guichet Automatique all'entrata di Saly dove di banche
ce ne sono parecchie così come le concessionarie d'auto di
prestigio: il viale di accesso alla città è alberato, si vede del
verde ai bordi, ci sono supermercati come Casino e Auchan.
Certo non è Nizza ma è
su quella strada, ed io ho potuto fare centro sin dal primo tentativo
presso la BCEAO (Banque Centrale des Etats de l'Afrique de l'Ouest).
Al ritorno a Gandigal c'è
stato il momento del saluto alle autorità, il capo villaggio ed il
sindaco che altro non è se non il figlio del primo:sic! (Italia –
Senegal 1 a 1 in questo caso).
Era pomeriggio inoltrato
quando, sulla strada del ritorno, abbiamo cercato un punto di ristoro
senza successo; allora Aboucar mi ha proposto di passare a casa sua a
Dakar per mangiare qualche cosa prima di lasciarmi presso Jahkarlo in
zona Yoff – Cité BCEAO 9.
Io ho aderito alla
proposta ignorando il tempo che ci sarebbe voluto per arrivare a casa
sua a causa del traffico asfissiante; forte del fatto che la cognizione del tempo
è una relatività umana mi sono trovato a condividere un pasto
senegalese seduto a terra assieme ad Aboucar e a chiunque altro
transitasse dalla stanza.
Gli ultimi 7 km. per
raggiungere il posto letto sono stati percorsi in un tempo assai
dilatato, dentro una coda senza fine, con venditori di ogni cosa poco
distanziati fra loro, ma alla fine sono arrivato dove volevo
arrivare.
Oggi è domenica e dopo la colazione mi sono
intrattenuto a lungo con Fabio, l'italico quarantenne animatore della
associazione Jahkarlo.
Dopo un'esperienza in
Burkina Faso ora si trova in Senegal da parecchi anni; sposato con
una senegalese la coppia ha generato tre figli (l'ultimo di 20 gg.).
Per il finanziamento che
porta alla realizzazione di progetti è coadiuvato dal padre, una
persona molto attiva che ha messo in campo Jahkarlo ONLUS con sede in
Brianza.
Le realizzazioni importanti
sono state sostenute con fondi provenienti da lì.
Nell'area di Dagga Dialaw
e zone limitrofe sono attualmente in corso dei progetti interessanti in quanto
sviluppati dopo aver intervistato sul campo tutta la popolazione per
individuarne le necessità, continuando ad aggiustare la rotta nel
corso della navigazione.
L'obiettivo è quello di
contribuire a migliorare le condizioni di vita dal punto di vista
socio-economico-sanitario sviluppando un programma di sicurezza
alimentare attraverso il coinvolgimento della popolazione femminile.
Beneficiari sono 60 dei
183 nuclei familiari (il 50% dei nuclei familiari è composto da più
di 14 persone, quindi si tratta di circa 900 abitanti su un totale di
1914) attraverso l'accesso diretto al cibo per via dello sviluppo di
attività generatrici di reddito.
Fabio sostiene che se il
continente africano è sempre in ritardo, ciò dipende fra l'altro da
gravi situazioni endogene proprie.
Una di queste è
rappresentata dalla situazione drammatica e inquietante dei “bambini
di strada”. Chi sono questi bambini? Sono i bambini Talibé.
Se all'origine i bambini
mendicavano per avere la nozione dell'ascetismo e dell'umiltà che
sono valori fondamentali della religione islamica, oggi lo fanno a
volte per conto di un “marabout”.
Ecco come si è creato il
“Mercato del Mendicare”.
Il Senegal non ha leggi
al riguardo né risorse economiche da utilizzare per proteggere i piccoli Talibé.
Questi si possono
considerare soggetti senza fissa dimora: alcuni dormono in capanne di
fortuna, altri per strada o in cortili di case o altrove dove capita.
Tutti questi alloggi sono
caratterizzati da una carenza d'acqua e d'igiene, luoghi sporchi e
infettati da insetti a seconda della stagione, oltre che da pidocchi,
scarafaggi e topi.
Jahkarlo ha pensato di
creare dei laboratori artistici-educativi-culturali: un bambino
necessita di momenti di aggregazione per imparare a vivere nella
società, o non è così?.
Questi laboratori hanno
quindi lo scopo di far vivere ai bambini momenti di confronto, di
condivisione, di divertimento e di apprendimento.
Inoltre Fabio coltiva un
sogno: la realizzazione di un centro polivalente che dovrebbe sorgere
a Toubab Dialaw, località della “petite còte” dove ho trovato casa.
La zona godrà di una
certa importanza negli anni a venire per la sua posizione geografica:
50 km. da Dakar, 15 km. dall'aeroporto internazionale di nuova
costruzione dichiarato in apertura nel prossimo anno (ma prima era
stato dichiarato per il 2015), 40 km. dalla città di Mbour in
costante crescita.
Nel progetto sono
previsti un Centro Culturale, un Poste de Santé per dare soccorso
alla popolazione locale oltre che per organizzare campagne di
sensibilizzazione e informazione sanitaria (in particolare come
prevenire il diabete che è il problema che sta guadagnando il primo
posto nella classifica dei problemi sanitari appartenenti a questo
paese-pare a causa anche del troppo zucchero assorbito bevendo il te), una scuola materna ed una zona d'accoglienza per i turisti
(in costante crescita in ogni luogo di questo tratto di costa) con
una capacità ricettiva di 25/30 ospiti che potranno essere anche
coloro che da vicino o da lontano supportano l'associazione.
In tutto questo sarebbe
bello se potesse trovare spazio un contributo fattivo di Bambini nel Deserto!
Durante il pomeriggio mi
sono concesso una passeggiata lungo la spiaggia: il forte vento che
soffia da giorni agita il mare e rende la temperatura molto fresca,
tanto che ho indossato una ulteriore T Shirt in aggiunta a quella con la quale pensavo di uscire.
Sono stato intercettato
un paio di volte: la prima da un pescatore che ha cercato di
raccontarmi la sua dimensione rappresentata da cinque giorni in mare
e tre a terra - a ripetizione - salvo nei casi di condizioni del mare
come oggi. Vita dura, piena di rischi, soldi pochi!
La seconda si è trattato
di un furbacchione accalappiatore di turisti ai quali offre risparmi
sui costi senegalesi utilizzando la propria casa per dormire, la
propria opera per organizzare tour a basso costo con tappe nelle case
dei locali: sarà tutto vero? Ad un certo punto sono tornato verso
casa per interrompere il sorridente martellamento al quale mi sono
sentito sottoposto.
In realtà ho effettuato
un ampio percorso che non mi ha dato alcuna soddisfazione se non
quella di aver combinato la mia partenza di domani attraverso
l'interessamento dell'amico Marco di Saint Louis (in precedenza avevo
avuto varie conversazioni telefoniche con un tassista indicato da
Marco con il quale non ero riuscito a capirmi a causa del dialetto Wolof mischiato con un po di francese).
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