Martedi 20 dicembre 2016
Tutto pronto per il
trasferimento a S.Louis: ricevute alcune dritte dalla moglie di Fabio
mi sono incamminato con il mio bagaglio al seguito su un percorso di
un migliaio di metri per intercettare l'autobus della linea 69.
Già far girare le ruote
della valigia sulla sabbia non è semplice e quando sono arrivato a
destinazione mi sono lasciato distrarre da alcune persone in attesa
del bus. Alla richiesta se quello fosse anche lo stop del bus che
avrei dovuto prendere la risposta è arrivata in senso affermativo
chiara e forte.
Subito un giovane ha
iniziato a rivolgermi delle domande mirate a ottenere una assunzione
o un aiuto per ottenere il VISA per l'Italia.
A quel punto mi è
sopraggiunto un dubbio vedendo transitare tanti bus meno il mio:
infatti la fermata era dieci metri più avanti.
Appena salito sono stato
invitato dal bigliettaio a depositare il bagaglio fra le sue gambe e
a trovare un posto a sedere per complessive FCFA 500.
Il viaggio è durato
un'ora fra viuzze ove si procedeva a passo d'uomo e poi su stradoni
intasati sino a che mi è stato fatto cenno per scendere.
Da li la gare routiere è
raggiungibile velocemente ed io per le 10 ero già alla ricerca del
mezzo adatto al viaggio. Sono stato subito affiancato da un
“bagagiste” dotato di carta di riconoscimento il quale mi ha
elencato le tre opzioni possibili: sept-place, minibus o Bus.
Ricordando quelli moderni
del Burkina ho optato per questa tipologia di veicolo anche perché
gli autisti continuavano a ripetere che sarebbe partito alle 10
quando ormai erano già le 10.20 , quindi, ho pensato, subito.
Invece ci è voluto
ancora un'oretta prima che venisse acceso il motore di un semi
cadavere che nulla aveva a che fare con quelli che ricordavo
viaggiare sulle strade del ben più povero Burkina Faso rispetto al
Senegal.
Già mentre ero seduto in
attesa della partenza una signora da due file dietro si è messa a
parlarmi in Wolof con l'intenzione di ottenere la mia maglietta
antivento della quechua: sorridendo ho rifiutato.
Una volta uscito dalla
gare routiere il bus ha continuato a fermarsi ogni due per due per
raccogliere passeggeri mischiati ad un traffico esagerato sino a dopo
Rufisque.
La conferma che non si
sarebbe presa l'autostrada è avvenuta presto; intanto ad ogni sosta
il bus veniva assalito da donne venditrici di frutta, creme, vestiti
per bimbi, acqua, dolcetti, uova sode ed altro, a volte ottenendo
buoni risultati.
La merce che si
presentava davanti ai miei occhi era sempre la stessa ad ogni stop e
pertanto spesso le donne dovevano scendere dal bus già ripartito
senza essere riuscite a ragranellare nulla.
Sino a Thies è stato un
viaggio al rallentatore, dopo è stato più veloce sino a Kebemer e
sino a Louga, ma perdendo tempo in soste per carburante e non so che
cosa.
Ha sempre viaggiato con
le porte aperte e un tipo in particolare fra i coadiuvanti sembrava
un capetto con tanti interessi da sbrigare velocemente ad ogni
fermata.
A questo punto Marco ha
cominciato a cercarmi spesso nella speranza di sentirsi dire che ero
prossimo all'arrivo, ma non è stato così sino alle ore 20 quando
sono sceso a Gancon, l'ultimo paese prima di S.Louis, dove sono stato
da lui prelevato.
Sono sceso con le gambe
rattrappite e un po' frullato; per fortuna che la mia valigia è
stata rintracciata in fretta sul tetto e calata a terra nel buio
della notte calata da tempo.
Sono entrato nella
proprietà dell'amico alle 20.30 ottenendo un'ottima accoglienza sia
da Ben, la moglie, che dalla mamma di lei presente in visita
prolungata dall'Italia, e poi dai bimbi.
Si è resa necessaria una
doccia per essere in grado di occupare un posto a tavola insieme a
Marco; tutti gli altri hanno consumato il pasto seduti a terra.
Alla fine le
conversazioni si sono prolungate quasi sino alle 24 quando tutti i
rimasti si sono ritirati.
Mercoledì 21 dicembre
2016
Itinerario a S.Louis.
Qualche timida presenza di turisti. Il villaggio dei pescatori, la
spiaggia, due passi nel Patrimonio UNESCO.
Incontro con un tale
definitosi pescatore; dopo discorsi generici ha citato il film Terra
Nostra per poi raccontare una storia da lui vissuta relativa ad un
tentativo di espatrio in piroga.
La storia era la stessa del film “la
Pirogue”, quindi o il film si è ispirato alla sua storia o lui la
storia la stava recitando per ottenere qualcosa, così come alla fine
si è dimostrato!
Pranzo preparato da Ben
gustoso e abbondante, troppo abbondante.
Dopo ho effettuato un
contatto telefonicamente M.me Niang a Thies punto di riferimento
locale della onlus l'aurora con la quale collabora Maria Grazia, la persona conosciuta poco prima della partenza per il Burkina che aveva messo subito a disposizione di BnD mio tramite parecchio materiale medicale; al
suo rientro dall'ultima missione in Senegal, dopo aver visitato il
website trovando spunti interessanti, avevo contattato il
responsabile in capo ottenendo una risposta di grande apertura alla
iniziativa che sto conducendo.
Avevo deciso di dedicare
del tempo ad una visita e l'occasione di una sosta a Thies nel
rientro verso casa mi è sembrata appropriata.
Pomeriggio al villaggio
di Gui Guelack dove è insediata una comunità autosufficiente che si
occupa di allevamento, di trasformazione del latte in formaggi, di
agricoltura, di tessuti, di insegnamento, di sanità: il tutto in un
contesto tranquillo nel cuore della “brousse” mantenuto pulito e
ordinato.
Vorrei esimermi dal
partecipare alla cena, ma la promessa di una insalata e l'assaggio di
un caprino appena acquistato mi convincono a partecipare.
Dei tre figli presenti in famiglia, il bimbo piccolo è
iperattivo e costantemente accudito dalla mamma o dalla nonna, in
questi giorni ospite come me, o da una cugina grande che è qui alla
pari.
Ancora conversazioni su
aspetti di vita particolarmente interessanti riferiti da Ben, persona ricca di qualità e carattere che
forse potrei definire come Senegalese della diaspora.
Giovedì 22 dicembre 2016
Preso contatto telefonico
sia con il referente presente al villaggio dove è in predicato un intervento per la realizzazione di un "forage" che con capo villaggio: entrambi non
rispondono.
Procedo con sms contando
sul fatto che durante la giornata ci si possa parlare.
A farsi vivo è il capo
villaggio il quale mi comunica di essere in partenza per Dakar dove
trascorrerà delle vacanze.
Però mi preannuncia
l'invio del numero telefonico del Sindaco tramite sms.
Appena ricevuto mi metto
in contatto con il Sindaco con il quale concordo per domani.
Intanto da un numero a me
sconosciuto vengo raggiunto da una persona che faticosamente riesco a
capire essere il referente; a fronte delle sue doglianze per
non essere al corrente della mia visita gli ricordo di aver spedito
sms sul suo numero a me noto.
Egli domani lavora e non
è in grado di assistermi per cui propone di spostare la mia visita
al giorno dopo in quanto non è necessario che io abbia contatti con
altri al villaggio: già qui ho cominciato a capire che l'operazione sarebbe stata in salita con Harmattan contro!
Cominciano a svelarsi gli
altarini, penso, e lo rimando ad una chiamata che effettuerò domani.
Verso le 15 costui mi
richiama spiegando che il progetto ha già avuto tutte le
autorizzazioni necessarie e quindi basta che io incontri lui; un po'
infastidito come nella precedente telefonata lo rimando a domani. Il
mio mandato è quello di conoscere la realtà del villaggio, quindi
il progetto per come è stato impostato: pertanto partirò domattina come preannunciato a
tutti e poi starò a vedere chi mi verrà a prendere.
La giornata è battuta da
un Harmattan piuttosto duro con raffiche che generano sibili da
rifugio alpino mentre è in corso una bufera; ciononostante accetto
l'invito di Marco per andare verso le coltivazioni di riso a circa
una cinquantina di km. da casa sua.
Il percorso è quasi
tutto su sabbia con qualche tratto di pista “ondulé”; primo stop
in un posto che mi affascina per la presenza del fiume e di una
struttura coloniale destinata alla produzione dell'acqua .
Un gruppo di donne sta
lavando i panni come tutti i giorni, oggi sotto le raffiche del
vento, come tante altre volte.
Dopo raggiungiamo la zona
delle coltivazioni rese possibili anche per delle opere idrauliche
realizzate dagli americani; attualmente i terreni sono nudi e pronti
per essere lavorati, salvo un appezzamento dove era in corso la
raccolta di pomodori.
Già prima lungo la strada Marco mi aveva segnalato la presenza di un insediamento spagnolo dedito alla coltivazione di pomodori da serra destinati in gran parte all'esportazione.
Già prima lungo la strada Marco mi aveva segnalato la presenza di un insediamento spagnolo dedito alla coltivazione di pomodori da serra destinati in gran parte all'esportazione.
A seguire il nostro tour
ha sfiorato la frontiera Senegal Mauritania in località Diama per
poi percorrere la pista che corre ove prima atterravano gli aerei,
ancora contraddistinta dalla segnaletica a terra composta da
conchiglie bianche.
Il nuovo aeroporto, poco più lontano, praticamente è privo di movimento!
Il nuovo aeroporto, poco più lontano, praticamente è privo di movimento!
St. Louis da proprio la
sensazione di essere un ambito isolato e lontano. Con la testa
frastornata dal vento rientriamo a casa per non muoverci più per
tutto il giorno: da un certo punto di vista sarebbe stata la giornata
giusta per rimanere a flanellare nel letto. Così si imbastiscono
tante conversazioni su argomenti interessanti fra Ben, me e Marco
sino all'ora di cena e anche dopo.
Venerdì 23.12.2016
Inizio operazione "forage".
Sept Place per Kebemer alle 9.30 con partenza alle 10.00 e l'arrivo a destinazione verso le 12.00.
Sept Place per Kebemer alle 9.30 con partenza alle 10.00 e l'arrivo a destinazione verso le 12.00.
Il numero telefonico del
Sindaco oggi non risulta utilizzabile: una registrazione poco
comprensibile rimanda ad un altro numero a me ignoto!
Già lungo la strada il referente mi aveva contattato da un numero sconosciuto rendendo
difficile il suo riconoscimento; egli mi aveva indicato la sua
disponibilità a partire dalle ore 17.00 e ancora non comprende
perché io voglio recarmi al villaggio anche senza di lui per parlare
con le autorità locali.
Ad un certo punto, dopo
essere stato inizialmente circondato da chi pensava di offrirmi il
proprio servizio e dopo aver considerato di trovare riparo in un
albergo locale, decido di inviare un sms a quello che inizialmente
pensavo potesse essere il capo villaggio ed invece avevo poi appreso
essere la più alta autorità nell'area, quella di Sotto Prefetto.
Nell'ultima comunicazione
intervenuta mi aveva detto che non ci saremmo incontrati in quanto
sul piede di raggiungere Dakar per un periodo di ferie (deve avere il
miele di tutti i luoghi di perdizione visto che continuo a sentire di
gente che vi ci si reca).
Subito dopo ho ricevuto
la sua chiamata con la quale mi ha messo al corrente che ora la
comunicazione con il Sindaco è ripristinata.
Quest'ultimo mi informa
che sarebbe stato a Kebemer per le 15 e mi invita ad attenderlo; mi
colloco all'ombra di un albero cercando di sottrarmi al caldo
dell'ora peggiore mentre una minoranza di conduttori di veicoli
presenti alla gare routiere si rivolge a me, quelli che parlano il
francese. In realtà c'è anche un rimpatriato dall'Italia che ora
trasporta persone con un Mercedes 408 abbastanza sgangherato.
Quando questi si
allontana viene la volta di un altro che qui conduce una Mercedes 190
apparentemente in ordine rispetto a ciò che si vede in giro.
Il tempo trascorre e
verso le 15.30 ho richiamato il Sindaco per sentirmi dire che sarà
in ritardo sull'orario.
Mi sto veramente
stancando quando, come per un effetto magico, arriva un'altra
chiamata dal referente il quale propone di raggiungerlo al suo
bureau posto una decina di km. in direzione Thies.
L'autista della Mercedes
190 caldeggia questa soluzione perché vedere un vecchio bianco che
attende da tanto tempo esposto al caldo qui genera compassione e
anche perché la corsa costa più del percorso da St. Louis: ben CFCA
3.000!
Vengo fatto accomodare in
un locale fresco rispetto al clima esterno mentre il giovane deve
completare il suo orario di lavoro: si occupa della concessione di
micro crediti agli agricoltori.
Nel giro di 30' si libera
e allora si tratta di organizzare il trasferimento al villaggio;
l'auto di famiglia, che peraltro lui non può condurre per mancanza
della relativa licenza, è in “panne”!
Pertanto mi porta
nell'area del posto di Sanità dove lui occupa una camera dal L al V (rientra al villaggio per lavorare la terra).
E' arrivato il momento di
cercare di spiegare il motivo della mia venuta; dal mio punto di
vista la confusione derivava dalla mancanza di aggiornamento sul
cambiamento del progetto da parte dei beneficiari, ma dal loro punto
di vista era inspiegabile la mia presenza anche perché probabilmente
lo stesso contatto senegalese non l'aveva ben capita quando ci si era
parlati in Italia.
Ora bisogna riuscire a
trovare un'auto e mentre ci si muove in tal senso arriva la chiamata
del Sindaco che ora sarebbe disponibile a Kebemer: sono talmente fuso
che decido per incontrarlo in un altro momento.
Inoltre percepisco un
dolore generalizzato che si diffonde dalle spalle e nel timore di
potermi ammalare cerco di assumere qualche medicinale fra quelli che
ho al seguito, ma prima devo procurarmi acqua in bottiglia in
quantità sufficiente anche per il tempo da trascorrere al villaggio.
Alla fine viene
rintracciata una Golf che più scassata non si può immaginare; il referente tratta duramente sul prezzo e pare che il tipo non sia
d'accordo, ma poi tutto si appiana in un attimo anche perché perdere
la possibilità di acciuffare dal mio portafogli FCFA 5.000 nessuno
scemo nemmeno qui lo farebbe.
Prima di arrivare al
villaggio ci si ferma a Kebemer presso il meccanico che ha in cura
l'auto appartenente alla famiglia del referente. Il giovane, senza credito sul suo telefono, ha già
imparato a chiedere disinvoltamente di usare il mio, questa volta
anche sparendo alla mia vista.
La Golf ci conduce al
villaggio sul far dell'imbrunire dopo aver lasciato il goudron per
percorrere una pista senza alcuna indicazione né alcun utile
riferimento.
Appena arrivato subisco
il momento delle presentazione agli uomini del villaggio partendo da
chi occupa il posto più alto nella gerarchia, fra questi il parente
– grande esperto di agricoltura - che ha iniziato localmente
l'attività nel settore orticolo tirandosi al seguito quasi l'intera
comunità.
Finalmente penso di
potermi sdraiare un attimo per riprendere fiato, invece il giovane referente mi affianca sul letto per rendermi edotto circa
l'ultima variante del progetto in corso mentre io ne percepisco
alcune falle dovute a carenza di nozioni tecniche.
Non potendo riposare mi
adeguo sino a che arriva la cena introdotta da una donna che, come le
altre, qui interpreta il ruolo del fantasma al servizio dell'uomo: il
pasto è assai frugale e consiste in un couscous di miglio da
insaporire con salsa di arachide (per la quale non stravedo) o con
latte (sapore che il giovane preferisce).
La stanza è quella che
normalmente usa il senegalese che lavora in Italia (rappresenta il contatto di conoscenza) per giacere con la moglie; è calda, buia, senza
zanzariere, piena di mobili che contengono abbigliamento mal riposto,
ma dotata di un letto King Size che apprendo dovrò spartire con il
giovane: fare buon viso a cattiva sorte dicevano i vecchi ormai
scomparsi, e così mi comporto anch'io.
Il giovane poi attiva un
modem portatile in modo da consentire una connessione assai instabile
che avviene nel buio più assoluto in quanto qui non c'è
l'elettricità. Qualche pannello fotovoltaico consente la visione
della televisione all'aperto a donne e bambini della famiglia e di
altri cortili oltre alla ricarica di cellulari che deve avvenire a
rotazione.
Proprio ora il mio
Samsung sembra aver subito un tracollo verticale e lo dimostra non
tenendo la carica nemmeno per tutta la giornata! Forse dovrò
invertire la scheda con LG che, più anziano di quasi un paio d'anni,
dimostra di avere più carattere.
Prima di chiudere la
giornata dovrò per forza affrontare l'esperienza del bagno: non è
drammatica ma presenta dei limiti che nessun bianco mediamente sano
di mente accetterebbe di sopportare.
Ma questa è la vita al
villaggio: tranquilla da far perdere la nozione del tempo e
contemporaneamente essenziale, dove la tecnologia è presente
attraverso i giovani, ma anche gli anziani dispongono del cellulare,
dove i ruoli maschio femmina sembrano l'unica cosa destinata a non
cambiare nel tempo.
Sabato 24.12.2016
La notte è passata
tranquillamente anche se con dei rumori ricorrenti che sono stati
quelli della chiamata alla preghiera accompagnata da una cantilena
lunga e dall'andamento costante alla quale si è poi accodata quella
degli animali seguita infine da quella degli umani.
La colazione viene
servita sempre al buio della camera e depositata a terra su di un
tappeto, come ieri sera per la cena, e consiste in caffe latte e
mezza baguette “imbottita” di salsa di cipolla stile Ancienne
Senegal.
Poi vengo accompagnato a
visitare i campi dopo essere stato messo al corrente dell'intreccio
parentale che affaccia nella corte del referente, intreccio sul quale non mi
impegno affatto.
Intanto apprendo di un
“forage” comunitario che fornisce acqua domestica a FCFA 150/mc
ed anche all'agricoltura, ma da quando sono state introdotte le
coltivazioni orticole serve più acqua ed è così che il prezzo è
lievitato nel tempo sino a toccare recentemente la punta di FCFA
225/mc.
Di pozzi e “forage”
in giro ce ne sono diversi, ma quasi tutti abbandonati con
motivazioni tecniche varie.
Il pozzo del referente è sito su terreno
di proprietà ed intercetta l'acqua sui 45 m.di profondità; con dei
pannelli fotovoltaici la pompa è in grado di portarla a livello dei
campi solo per tre ore alle quali segue un intervallo più lungo
prima che se ne formi dell'altra (questo attualmente in quanto in
stagione secca).
Esiste una centrale di
proprietà dello stato di grandi dimensioni che fornisce acqua alla
capitale, ma sembra non percorribile la strada di un accordo per
poterne godere di una parte.
La stessa famiglia aveva
scavato un altro pozzo in passato, anch'esso caduto in disuso
(sarebbero da accertare i motivi onde comprendere se lo scavo
potrebbe essere usato come base per un “forage” ad un costo
inferiore proprio perché si partirebbe da una quota di profondità
già acquisita).
Il progetto che la
famiglia vuole realizzare consiste in un “forage” dotato di
riserva d'acqua adeguata posta almeno a 12 m di altezza da terra per poter
eventualmente essere convogliata sino ad una distanza di 13 km..
La famiglia poi è
interessata a fornire acqua a chi la dovesse richiedere, sempre che
il ”forage” ne possa estrarre in quantità adeguata; si
tratterrebbe di utilizzare del personale che dovrebbe gestire uno o
più contatori tenendo una registrazione valida per la riscossione di
un prezzo che sarà stabilito sulla base della sempre valida legge di
mercato, ma che il contatto senegalese italico telefonicamente mi ha anticipato potrebbe essere
in FCFA 175/mc.
La lacuna più grande è
la mancanza di una indagine tecnica atta a supportare una scelta.
Qui chi ne ha la
possibilità tende a realizzare un “forage” in proprio fermandosi
a 80/90 m. dove l'acqua storicamente si intercetta.
Però in una precedente
visita ad un villaggio di 3.000 anime posto verso sud ho appreso che
l'acqua era disponibile all'incirca alla stessa profondità, ma si è
andati ben oltre per assicurarsi una più lunga durata nel tempo e un
giusto equilibrio fra costi e benefici riferiti a tutta la comunità.
Dove il ragionamento
coinvolge un unico gruppo famigliare per quanto allargato non si
superano le 300/400 unità ed il gioco non starebbe in piedi.
La cooperazione e la
pianificazione non appartengono alla cultura senegalese in generale,
fatte rare eccezioni, ed è così che, a mio avviso, se si sommassero
tutti gli interventi eseguiti nel tempo emergerebbe invece la cultura
dello sperpero, peraltro incredibilmente presente in tanti settori di
questo paese che non è fra i più poveri ma sempre povero è, che
invece dovrebbe essere in grado di risparmiare su tutto e di
riciclare il più possibile.
Sul campo destinato agli
ortaggi insistono un pozzo attivo come ho precedentemente
evidenziato, una volumetria tecnica dotata di un trasformatore di
energia elettrica prodotta da pannelli fotovoltaici e utilizzata
anche per deposito di materiale, oltre ad un'altra volumetria
destinata all'allevamento di un migliaio di polli.
Vi è poi un'area dove
vengono riprodotte le piante di cipolla da mettere a dimora
successivamente attraverso un'opera di diradamento, mentre esistono
anche giovani filari di alberi di mango e di agrumi (limone in
particolare) messi a dimora nell'ultimo anno.
Su un altro appezzamento
di terra già cintato vi sono vari animali e fra questi galline da
uova.
Mi astengo da esprimere
considerazioni che esulano dall'”expertise” sul quale mi sto
impegnando.
Il giovane referente oggi usa una antica motozappa di produzione italiana per preparare il
terreno alla coltivazione della cipolla e del peperoncino.
Il terreno non è in
piano e presenta delle pendenze ad andamento variabile fra un lato
esterno ed il pollaio /pozzo, pendenza che crea delle oggettive
difficoltà.
Alle 11.30 il carburante
del serbatoio è terminato e così il lavoro rimane sospeso.
Rientrando al cortile
famigliare tocco con mano nel grande spazio della comunità un pozzo
abbandonato, un “forage” che prometteva bene ma non andato a buon
fine, un rubinetto ad uso di tutti anch'esso in disuso da quando
l'acqua arriva alle singole corti: mi sembrano tanti soldi sprecati.
La gente non è in grado
di unirsi su un progetto comune e da ciò discende, in assenza di un
servizio minimo garantito dallo stato, il proliferare delle medesime
iniziative a costi moltiplicati per quante ne vengono messe in atto
dai singoli.
Dopo le ore trascorse
nella “brousse” durante le quali ho cercato di capire il
progetto, come due fratelli siamesi siamo tornati alla stanza
condivisa.
Durante il pranzo servito
con le solite modalità da una donna fantasma che mi sembra
riconoscere nella moglie del contatto italico, oramai il concetto è acquisito:
qui si consuma il pasto mediamente fra le 14 e le 15 – segue poi il
rito del te.
Mentre erano fra noi in
corso ancora discorsi riferiti a ciò che avevo appreso in mattinata,
improvvisamente il referente mi ha nuovamente chiesto di poter usare
il credito del mio portatile per sue conversazioni personali (egli
dispone di due apparecchi telefonici e altre attrezzature tecniche
atte alla comunicazione, ma evidentemente non dispone di credito e
quindi continua a spostare dall'una all'altra la “pouce” salvo
trovare più comodo rivolgersi a me).
Terminate le sue
conversazioni cambia argomento introducendomi alle meraviglie da lui
decantate relative alla città di Touba, sede della più importante
confraternita sufi dei Mouride presente in tutto il mondo e fedele a
Cheihk Amadou Bamba.
La città dista un
centinaio di km. da qui e mi viene proposto di effettuare una fuga
utilizzando l'auto in “panne” condotta da un amico; è allora che
io commetto una imprudenza informandolo che non ci sarebbe bisogno di
un autista in quanto sono dotato di licenza internazionale a
condurre.
Ne esce un programma per
cui, o lasciando il villaggio o domani al ritorno, potrei incontrare
il Sindaco e a seguire potrei terminare il lavoro con l'acquisizione
di determinati dati; così facendo potrei proseguire per Thies nella
giornata di lunedì.
Ok., affare fatto! Il mio
telefono oramai è nelle sue mani per una serie infinita di
conversazioni con il meccanico che sembra in grado di poter portare
la vettura al villaggio entro le ore 17.00.
Per l'occasione della
visita alla città Santa vengo indotto a vestire un abito da
cerimonia che mi viene messo a disposizione.
Con il bagaglio pronto ed
il ritardato arrivo del meccanico vengo messo al corrente che servono
FCFA 3.000 per la benzina in quanto l'auto è a secco (pare che
l'ultimo ad utilizzarla sia stato Papi quando era qui un mese fa!).
Dopo i saluti di rito ai
vertici della piramide si va a Kebemer a depositare il meccanico il
quale aveva già dato prova del suo modo di condurre nei 3-4 km. di
sterrato: chissà cosa voleva dimostrare!
Nel momento in cui prendo
la guida della Laguna/2004 decantata come un gioiellino mi rendo
conto del suo reale stato di manutenzione: speriamo solo che non ci
lasci per strada perché oramai il buio incombe ed anche la
visibilità condizionata dall'Harmattan non aiuta.
Appena ho acceso i fari
per vederci ho capito che sarebbe stata dura: gli anabbaglianti
praticamente sono inesistenti e gli abbaglianti bisogna toglierli
prima degli incroci con altri veicoli che avvengono in una nube di
polvere praticamente a visibilità zero.
Con una tensione
crescente riesco a cavarmela sino a che arriva il momento del
parcheggio davanti alla Moschea verso le 20.15.
La visita che il referente vorrebbe impormi a quest'ora (non capisco, c'è tutta
la mattinata di domani a disposizione), abortisce subito quando il
personale della Moschea, che peraltro resta aperta tutta notte per i
pellegrini, spiega che domani dopo le 9 la cosa è fattibile.
Quindi si va in una casa
parentale dove si trova attualmente Maman: solite procedure di
presentazione e occupazione di una camera con letto King Size.
Non commento lo stato di
manutenzione in cui la stanza con bagno annesso si trova!(ma almeno
il bagno c'è e dopo il villaggio qui sembra Los Angeles!).
Poco dopo alcune donne
preparano il tappeto con una tovaglia sulla quale appoggiare il
contenitore della cena; c'è da dire che questi usi e costumi così
ben radicati fanno sentire un uomo all'interno della sua corte, sia
pure di ceto sociale misero, come un re.
Successivamente si tratta
di effettuare alcune visite dovute; nel primo caso l'uomo, seduto fra
le “sue”donne davanti ad un televisore posizionato in uno spazio
all'aperto, appena vede il referente si alza per accompagnarci nella
propria camera dove ci si siede sui bordi del materasso, ognuno con
la faccia rivolta altrove.
Solito letto King Size,
foto di religiosi appese alle pareti sporche che normalmente sono
drappeggiate da tendaggi leggeri.
Dopo qualche scambio di
circostanza e la spiegazione della mia presenza, il tutto in Wolof,
l'incontro termina.
Nel secondo casa si
tratta di raggiungere la casa di un amico che lavora in Italia;
arrivati troviamo tanti i componenti la famiglia ma non il ricercato.
Qui il rituale ci ha
portati in un ampio salotto dotato di poltrone e divani dimensione
King Size dove si sono avvicendate varie donne con bimbi nell'età
dell'allattamento e anche non: questi ultimi piangevano alla mia
vista per la paura in loro ingenerata dalla “diversità” che
rappresento ed alla quale non sono abituati.
Defilata si era
accomodata anche una ragazza elegantemente vestita secondo la
tradizione, persona che non avevo saputo collocare nella catena
parentale.
Quando è arrivato Fack,
l'amico che in Italia opera nella zona di Vizzola Predabissi, egli è
rimasto allibito per il fatto che io conoscessi il luogo. A quel
punto ho capito che la ragazza in questione è la sua giovane moglie
che sta incontrando per la seconda volta dopo l'avvenuto matrimonio.
Con la sua struttura
atletica e con la statura di un cestista, Fack parla un discreto
italiano, è sorridente e si vede che gli piace conversare con me.
Mi informa che vorrebbe
portare la moglie al suo seguito e mi chiede il parere in merito; io
faccio spallucce e lui insiste sull'argomento così emerge il rischio
contaminazione rappresentato dal mettere una graziosa senegalese
istruita sin dalla nascita all'ubbidienza all'uomo/marito in un
contesto tanto diverso dove è presente ovunque l'italico gallismo.
Ma a ventotto anni di età
e gli ormoni in movimento è tanta la voglia di vivere ogni giorno
con la propria donna per cui sembrerebbe consapevolmente indirizzato
a correre il rischio.
Nel lasciarci manifesta
la sua allegra felicità per l'estemporaneo incontro arricchito da
una conversazione fitta con il vecchio saggio bianco che sono apparso
ai suoi occhi.
Prima di coricarci il referente vuole ricapitolare nuovamente il programma per domani
come se potesse essere stato cambiato dalla mia volontà!
Dopo visita Moschea
rientro, dico io, e lui aggiunge che vorrebbe essere a casa prima di
mezzogiorno. Mi sembra impossibile con le sue abitudini e mi chiedo
perché ora tutta questa fretta.
Io comunque sono nelle
sue mani consapevole del fatto che le varianti proposte giocano
sempre a suo vantaggio e contro la mia borsa; egli chiede a me il
programma quando è lui che lo ha già modificato per qualche motivo
recondito, fra una telefonata ed un altra in Wolof durante le quali
capisco che spesso parla di qualcosa che mi riguarda.
Domenica 25.12.2016
Notte non troppo dormita.
Prima delle 6.00 percepisco il suono con il quale Samsung usualmente
comunica il bisogno di ricarica: strano, lo avevo messo in carica
prima di coricarmi.
Ma poi era arrivata una
chiamata quando già si era a letto ed avevo autorizzato il referente a rispondere trattandosi del Sindaco: svelato l'arcano,
in quel momento si era disinserito il contatto!
Sistemata la cosa
continuo a rigirarmi sino a che, in concomitanza con l'arrivo dei
rumori prodotti in casa, decido di rendermi Homo erectus mentre chi
dei due aveva tanta fretta continua beatamente a sognare.
Solo quando io sono già
pronto il referente si mette in movimento; dopo colazione si parte e
non mi meraviglio affatto quando vedo Maman prendere posto in auto:
in pratica ho un flash che mi porta a pensare che a questo il viaggio
doveva servire, cioè riportare con il massimo del comfort uno dei
più importanti componenti della famiglia alla sua dimora abituale.
Alla Moschea ho trovato
parcheggio nello stesso posto di ieri sera; Maman prende una
direzione diversa dalla nostra quando si lascia l'auto, e penso stia
andando all'ingresso riservato alle donne. Noi invece veniamo
avvicinati da una delle due guide ufficiali – quella che parla
l'italiano - quando siamo già arrivati alla Biblioteca.
Quindi la visita inizia a
ritroso ed io non ne resto impressionato anche perché le meraviglie
decantate sono in fase di manutenzione (pare che il marmo rosa
portoghese che ne ricopriva molte parti tendesse a staccarsi per il
suo peso e quindi l'opera si presenta come un luogo sacro con lavori
perennemente in corso); tutti gli stucchi sono opera di marocchini
che ritengo abbiano dato il meglio nella realizzazione della Moschea
di Casablanca.
Però ben conosco la
potenza mondiale della confraternita dei Mouridi che ha saputo
mettere in piedi nel tempo un impero economico/finanziario che tocca
ogni campo.
All'uscita Maman non c'è
e vengo informato che bisogna fare un po' di strada in direzione
Dakar per andarla a recuperare in un altro ambito parentale dove si è
recata nel frattempo.
Quindi vengo indirizzato
da quella parte su un percorso che nel finale diventa particolarmente
sabbioso; in questi casi è assolutamente necessario conoscere in
anticipo la direzione da prendere ad ogni bivio per evitare di
insabbiarsi, rischio che si è corso ogni volta che il referente ha dovuto
chiedere info ai locali.
Finalmente si parte con
un clima tendente a temperature elevate per la potenza del sole che
forma una specie di effetto serra localizzato nella zona ricca di
ogni cosa mossa dall'Harmattan.
Molto presto noto una
persona in avvicinamento al goudron con lo sguardo indirizzato a
qualcuno dall'altra parte della strada.
La scena si svolge in un
nanosecondo e quando sono stato portato a pensare che si fosse
accorto dell'auto il tipo compie quel passo in più che mi fa
intravvedere la galera.
Proprio così perché qui
la responsabilità è sempre in capo a chi guida!
Per evitare tale
soluzione natalizia ho scartato tutto a sinistra aspettandomi di
sentire il rumore di un impatto sulla destra e nel contempo
trovandomi a maledire il momento in cui non ho saputo tenere a freno
la lingua rendendomi disponibile alla fuga di 20 ore dal villaggio.
In questa circostanza il
nanosecondo è risultato privo di contenuti: o meglio, chi detiene le
briglie degli avvenimenti in questo mondo deve aver pensato che
forse non era il momento per nessuno dei due.
Dopo questo episodio ho
condotto con la massima prudenza sia per la presenza di umani sulla
strada, sia di carretti trainati da cavalli, sia di animali
autonomamente vaganti o condotti da un addetto, sempre con l'incubo
di non vedere per tempo uno dei tanti rallentatori del traffico che,
non sempre segnalati ed in più dalle misure variabili in altezza e
lunghezza.
Quando ho iniziato a
tenere d'occhio i ceppi stradali onde rendermi conto dei km. mancanti
alla destinazione finale ho capito che ero alla frutta causa anche la
sonnolenza indotta dalle condizioni ambientali.
Prima di Kebemer mi è
stata richiesta una sosta veloce per consegna merce ad una parente
che attendeva ai bordi di un recinto parentale emergente dal nulla;
arrivati a Kebemer mi è stata richiesta una ulteriore sosta per
acquisti di Maman e per il gasolio utile al completamento del lavoro
con la motozappa.
A quel punto è salita a
bordo una signora che non ho praticamente nemmeno visto in faccia,
poi fatta scendere poco prima del bivio che mi ha portato ad
affrontare la sterrata già percorsa.
Il viaggio si è concluso
dopo le 13.00 e quando sono sceso mi sono sentito liberato, così
come mi sono liberato anche dell'abito tradizionale che ho trovato
tanto elegante quanto pesante per la stagione e limitante nei
movimenti.
Contando in una parte del
pomeriggio libera e tutta per me prima di terminare il lavoro con il referente ho proceduto a riprendere il contatto con l'associazione l'Aurora
Senegal con sede a Thies per confermare il mio arrivo per l'indomani:
lì dovrei anche trovare la possibilità di utilizzare un letto
secondo le indicazioni del Presidente residente in Italia.
Il pranzo viene servito
in quantità sempre abbondante e quelle che percepisco come
attenzioni da parte delle donne qui sono normalità dovuta.
Mi è tornato alla mente
il concetto che mi aveva espresso la persona che aveva collaborato
con me a Ouagadougou: una donna non è nessuno se non ha un marito,
come dire che se non godi della protezione di un uomo all'interno di
una grande famiglia ti restano solo soluzioni estreme.
Finalmente il referente si avvia
verso i campi invitandomi a raggiungerlo quando vorrò.
A quel punto la donna che
va e viene per rassettare azzardo possa esser la stessa immortalata
in varie foto plastificate esposte qua e là, tutte frutto di
montaggi per cui sembrano realizzate nei luoghi più disparati.
Le pongo il quesito e la
risposta che ottengo è affermativa: è proprio lei la moglie del contatto senegalese per questa faccenda, pieno di amiche FB
assolutamente non tradizionalmente abbigliate come la moglie.
Alla mia richiesta se
desiderasse andare in Italia, no no risponde con una bella
espressione del volto illuminato da un grande sorriso come se restare
qui servisse ad evitarle l'inferno.
Chissà se il contatto comunica
con questa moglie ancora giovane e messa all'ingrasso secondo i
canoni di bellezza tradizionali, all'occhio di un occidentale già
dotata di un seno cadente prima ancora di avere avuto la possibilità
di allattare.
Ad un certo punto mi
incammino per una diversa via con l'intento di raggiungere il referente; se non
fosse stato per il rumore della motozappa non mi sarei orientato così
facilmente.
Con il lavoro odierno
egli ha completato la preparazione del terreno; trova modo per dirmi
che lui lo fa per rispetto alla famiglia la quale, attraverso i
fratelli italici, gli ha permesso di studiare.
Tornando su un argomento
inerente ad un finanziamento che inizialmente avevo capito essere
agevolato al tasso dell'1%, ora apprendo che l'1% è mensile, cioè
il 12% all'anno: bei ladri anche quelli che conducono queste
operazioni “agevolate” legate ai fondi agricoli.
Mi spiega che il
villaggio in realtà è costituito da tre entità sparpagliate sul
terreno fra i tre ed i quattro km. in ogni direzione: Khadji Sonpon
comunemente detto Khadji Nar (con questo nome nessun autista da me
interpellato a Kebemer ha saputo identificarlo), Khadji Gueye
comunemente detto Khadji Wolof e Khadji Santhia.
Tutti insieme 1.200
abitanti, 2 capi villaggio, 1 Sindaco logisticamente posizionato a
Ngourane e a Geoul (sede di Comune), 1 sotto Prefetto a Sagoatha
Gueth, massima autorità locale.
Al rientro lo blocco per
il completamento della mia azione di “expertise” attraverso
l'acquisizione di dati ufficiali: a domanda risponde con una lunga
esposizione mentre io desidero stringere su numeri e percentuali che
in parte non conosce.
Sento che ho completato
l'opera e ritengo che BnD non vi parteciperà: ora tutto dipenderà da ciò
che vorrà fare il donatore italico per il quale ritengo di aver un
gran lavoro.
Comprendo che il referente solo ora
ha capito qualcosa di più sul mio incarico, ma forse si è
ingenerata in lui e nel fratello che vive ad Ancona l'idea di poter
essere presi per mano e aiutati ad arrivare al risultato da loro
desiderato.
Lunedì 26.12.2016
Notte non troppo ben
dormita e in buona parte trascorsa in compagnia delle nenie religiose
cantate a squarciagola: qui si usa così, anche nei micro villaggi
senza energia elettrica!
Dopo colazione è
arrivato il momento di lasciare: non è facile.
Primo perché c'è l'auto
ma non chi la dovrebbe riportare indietro;
Secondo perché il referente mi
fa un bel discorso dicendo che alla fine ha capito il mio ruolo ma
desidera che io lo spieghi anche al “Vieille”, cioè il Patron
del nucleo familiare allargato.
Terzo perché il
“Vieille” parla solo Wolof e quindi il referente media; il primo
pretende che avvenga anche una conversazione fra me ed il Sindaco che
spesso ho cercato senza mai riuscire a combinare;
A tal proposito ci sono
state una serie di comunicazioni telefoniche in Wolof mentre io
contenevo il mio disagio.
Finalmente viene presa la
decisione giusta dal referente: l'auto la condurrò io sino a Kebemer e
lì andremo a cercare chi è in parola di riportarla a casa.
Oggi è giorno di mercato
e girare per le strade non è semplice fra la gente e l'enorme
quantità di carretti al tiro di cavalli o asini pronti a manovre
improvvise con scarti da ogni parte.
Inoltre si tratta anche
di percorrere dei tratti di strada sabbiosissimi dove certo non
verrei impantanare le ruote di questa pesante Laguna; con una certa difficoltà si
trova il bellimbusto ed io mollo volentieri il volante.
Come accade a tutti i
conducenti non professionisti senegalesi costui parte come se dovesse
rientrare in gara dpo un pit stop dall'area boxes, il tutto mentre io
considero che in questo paese stento a vedere una cultura del
risparmio in netto contrasto con quella evidente ed imperante circa
lo spreco che appare sotto parecchi punti di vista.
Alla gare routiere c'è
giusto un sept place che con me arriva al quinto componente: anche
stavolta mi sono beccato l'ultima fila, quella in cui per
sopravvivere bisogna tenere il collo tutto inclinato o in avanti o in
dietro.
La macchina è la solita
Peugeot 504, forse un pelino più scassata della media, ma una volta
che il carico si è completato è partita comportandosi
dignitosamente su strada.
Si è trattato di un
viaggio in formato Omnibus: gente che è scesa e salita tanta (solo
St: Louis – Kebemer era stato un discreto viaggio, anche perché
avevo acquistato tutta la tratta sino a Thies ed io ero stato il
primo a scendere), sino a che mi è venuto il dubbio di essermi perso
il mio punto di discesa così una donna mi ha fatto un lungo discorso
in Wolof gesticolando in maniera tranquillizzante. Io però, quando è
tornato l'autista, ho preferito ribadire.
Verso le 12 sono così
stato messo a terra alla gare routiere di Thies da dove ho contattato
telefonicamente M.me Marieme.
Il primo tentativo è
andato a vuoto, ma subito dopo ci siamo parlati prima che mi
prendesse la sindrome Kebemer, quando cioè il contatto non risponde
o si viene rimandati ad un altro numero telefonico che a me risulta
difficile da capire.
Nel giro di
quindici/venti minuti sono stato avvicinato da una giovane signora
che mi ha accolto con baci sulle guance, quindi imbarcato su un taxi
con il quale si è raggiunto la sede della associazione l'aurora
Senegal.
Tardivamente il Governo
ha dichiarato oggi come giorno festivo, ciononostante si è
presentato anche il Presidente per darmi il benvenuto ed informarmi
che, ahimé, il posto letto precedentemente dichiarato disponibile
non c'è a causa di un arrivo di partners non meglio identificati.
Alle 13.30 è stata
chiusa la sede e ognuno è andato per conto proprio mentre M.me mi
invitava a pranzare con la propria famiglia per poi accompagnarmi
alla ricerca di un Hotel.
Alla fine, a causa del
ritardo nella preparazione del pranzo ed alla presenza di vari
parenti residenti a Dakar, siamo andati quasi subito alla ricerca a
bordo di una Peugeot 3008 NUOVA (la famiglia è sicuramente
benestante ed in più è composta da persone di cultura e dai modi
occidentali) così constatando che i prezzi degli alberghi sono a
livello europeo, considerando poi che qui si è in una città in
mezzo alla polvere e senza particolari attrattive.
Perciò l'impatto con
FCFA 30.000 per una singola (leggi € 50 circa) mi ha riportato alla
realtà: il Senegal costa così come l'Africa costa in maniera
sproporzionata rispetto alla qualità ed al servizio: W il sud est
asiatico!
Il secondo tentativo a
FCFA 23.500 non ho potuto rifiutarlo; in ogni caso si tratta di un
albergo moderno con tutti i requisiti – WIFI inclusa come la prima
colazione - anche se su strada sabbiosa e un po fuori mano: certo è
che con questi prezzi non potrei permettermi di rimanere qui tutto il
tempo che ho in mente, anche se mi sto preparando mentalmente a delle
alternative.
Rientrati alla “maison”
il pranzo è stato servito verso le 16; la conversazione è stata di
livello, al tavolo c'era gente che ha viaggiato ed anche
ripetutamente per gli Stati Uniti, tutta un'altra categoria rispetto
alle persone che mi è sin qui capitato di incontrare.
A seguire, mentre la TV
in sala restava prevalentemente sintonizzata su eventi calcistici, ho
avuto modo di destare l'interesse dei ragazzini, tutti parlanti un
ottimo francese.
Verso una certa ora il
parentame ha cominciato a lasciare, chi in direzione di casa a Dakar,
chi verso Saly in ferie, ed io verso l'albergo dove desideravo
togliermi di dosso lo sporco accumulato a bordo del sept place.
Mariame avrebbe voluto
che io rimanessi a cena, ma come sarebbe stato umanamente possibile
rimettersi a tavola dopo poche ore? So bene come si fa da queste
parti: mica si tratta di un brodino o di un'insalata come a volte
capita in patria dopo un pasto sostenuto poco prima.
Quindi questa sera salto
in lungo con mani sulla tastiera sino a mezzanotte fra emails, Wapp,
FB.
Martedì 27 dicembre 2016
Le usanze senegalesi in
termini religiosi sembrano più invasive di quelle del Burkina: va
bene la chiamata alla preghiera, ma la nenia mantrica ritmata
all'infinito terminata alle sette del mattino mi è risultata proprio
dannosa.
Mi sono quindi messo in
moto in anticipo per l'appuntamento con Marieme dopo aver letto la
risposta alla email inviata alla Donatrice/Forage; oggi prima del
Burau indagine circa la possibilità di avere un prolungamento del
VISA e poi banca in funzione di un cambio di U.S.Dollars.
L'indagine finisce presto
quando vengo messo al corrente dei documenti italici personali da
produrre con traduzione giurata: operazione troppo complicata e pure
costosa, quindi resta l'opzione espatrio in una direzione da
decidere.
Banca: ce ne sono
parecchie nella zona, ma tutte piene di gente seduta in attesa del
proprio turno.
Si vede proprio che i $
portati al seguito dopo averli ritrovati nel fondo della cassaforte
come una gradevole sorpresa me li dovrò tenere ancora in tasca;
quindi guichet automatique e via.
Giunti al Bureau ho
spiegato come le filosofie di intervento fra l'Aurora e BnD siano
talmente diverse da poter offrire campo sinergico. In tal senso avevo
inviato anche email al Presidente anticipando queste considerazioni.
Verso le 10.30 è
arrivata una chiamata skype per me proprio da Simone: si è
sviluppata una lunga conversazione completata poi con una chiamata
sul telefono di Marieme.
Nel frattempo il
Presidente Senegal mi aveva delucidato sulle operazioni inerenti ai
medicinali consegnati in grande quantità nel tempo e dopo mi aveva
fatto visitare la sede dotata di due camere con letti ed una cucina
per i volontari (chissà perché ieri mi ha inibito la possibilità
di usarne una visto che i prossimi arrivi non hanno ancora una data
programmata!).
Ma va bene così; i
discorsi con Simone meritano di essere ripresi da vicino e di un
aiuto mi ha proprio detto che ne avrebbe bisogno, così come me
l'aveva comunicato Giacomo Onelove che è in arrivo a Dakar l'11
gennaio.
Il resto della mattinata,
una volta ottenuta la passward per la connessione, è passata fra
mille segnali lanciati dal mio Samsung ad ogni nuovo arrivo: fra
questi Eugenio che non è bravo a scrivere e quindi mi ha richiesto
il numero telefonico.
Il Presidente ha lasciato
l'ufficio per primo dopo che la segretaria ha scattato alcune foto
in cui ci si stringe la mano come negli incontri ufficiali fra gente
che conta.
Alla fine mi sono
sbilanciato in un invito a pranzo che si è tramutato in un
avvicinamento al negozio di articoli sportivi ed altro della sorella
dove, con i tempi qui necessari, è stato consumato un pasto
comunitario importato da un cugino che ha il ristorante appresso.
Poi l'interminabile rito
del te ed infine l'arrivo in albergo dopo le 17.00!
Anche se le persone
provengono da una famiglia di intellettuali e parlano un francese
corretto (premesso che fra i parenti di ieri ben due famiglie
risiedono stabilmente in Francia), certo è che ordine e pulizia sono
optional fuori gamma comunque e sempre.
Eugenio mi ha poi
chiamato giusto mentre stavo rientrando in taxi (vero è che ogni
corsa urbana costa FCFA 500, ma se ne fanno talmente tante che alla
fine diventa oneroso) per dirmi che banalmente si è massacrato in
Burkina facendo la lotta con una pala meccanica a soffitto: sic! Alla
mia richiesta circa quando penserebbe di tornarci ed apprendendo
della possibilità per me di raggiungerlo si è rianimato dalla gioia
nella speranza che ciò possa avverarsi.
A casa mi sono occupato
del pagamento online di tutte le fatture ultime inerenti alla fine
dei lavori del muro (oltre l'impresa i tecnici per la direzione
lavori e un altro ingegnere per i rumori in cantiere: mi sono
dissanguato!).
Mercoledì 28 dicembre
2016
Ero già sveglio prima
del segnale: sembra che le ore di sonno stiano diminuendo in ambiente
Muslim.
Il giovane tassista che
mi aveva accompagnato ieri era dotato di una buona vettura (poco
francese parlato e con pronuncia peggiorata da una certa balbuzie);
per questo gli avevo detto di venire a prendermi alle 8.30 ricevendo
anche la sua proposta di accompagnarmi sino a Toubab Dialaw.
Con un paio di minuti di
ritardo oggi è comparso alla mia vista, giusto in tempo per non
essere considerato assente.
Durante il percorso verso
la gare routiere qui chiamata garage il giovane mi ha riproposto il
viaggio sino a casa a FCFA 12.000; inizialmente ho nicchiato, ma poi
ho recuperato velocemente accettando la proposta sulla base di tante
considerazioni, inclusa quella che ho appena sborsato FCFA 50.000 per
le due notti in albergo e non posso scendere nuovamente al livello
basico di trasporto di qualche giorno fa.
Sono allora passato sul
sedile anteriore e lungo la strada ho saputo che l'auto non è sua ma
di un amico e che lui, a fronte di giornate intere sempre in
movimento in città alla caccia di clienti (la corsa interna costa
FCFA 500, unitariamente modesta, solo che per via del clima e delle
distanze alla fine chi si muove poco come ho fatto io in questi
giorni almeno FCFA 3.000 = € 5 li sgancia ogni giorno), busca FCFA
50.000/mese = € 80/mese!
Il viaggio è filato via
liscio e verso le 10 mi sono trovato davanti casa dopo essermi
fermato ad acquistare una baguette; la donnetta voleva rifilarmela a
prezzo maggiorato: quando ha sentito che avevo già acquistato lì
con Giacomo è rientrata nei ranghi, ma l'episodio non mi è
piaciuto.
Yacine ha aperto la porta
velocemente ritirando il mio bagaglio e decidendo di portarlo in una
stanza dotata di letto singolo; intanto io effettuavo il pagamento e
ricevevo il numero telefonico del tassista.
Yaques, il proprietario,
è ancora allettato così io comincio a scrivere; la camera è molto
spartana e priva di tavolo e sedia, pertanto mi adatto.
Più tardi esco a
salutarlo spiegandogli il problema del prolungamento del VISA; anche
da questo argomento capisco che è un facilone. Certo che l'avevo
pensata anch'io la soluzione di uscire dal paese per poi rientrare,
ma qui tutti i paesi confinanti pretendono che sia in precedenza
effettuata una pratica alla loro ambasciata. Quasi non ci vuole
credere e cita un amico informato in queste cose che abita qui vicino
(il quale poi confermerà la mia versione).
All'ora del pranzo vengo
invitato e quindi accetto spiegando che non mangerò la sera; a
tavola mi ritrovo con Yaques, Yacine la sua fiduciaria,
due ragazzini ed una giovincella che ritengo tutti essere suoi figli,
oltre ad un'altra donna più anziana che ho intravvisto pulire i
pavimenti.
Piatto tipico del Senegal
a base di riso, ortaggi e pesce, il tutto con un livello di
piccantino giusto.
Ognuno dotato di un
cucchiaio si è avviato al piatto da portata disposto a centro del
tavolo. Come in altre occasioni del genere mi sono trovato spesso
indirizzato nel mio spicchio operativo qualche boccone prelibato.
Alla fine del pasto
Yaques mi ha informato che stava per recarsi a Rufisque per sistemare
delle faccende ed io, dopo avergli spiegato che ho il problema del
cambio dollari e del modem da risolvere, vengo invitato ad andare con
lui.
Dimenticavo che egli non
dispone di una vettura e pertanto ci siamo affidati al primo sept
place di passaggio ed io sono riuscito ancora una volta ad
aggiudicarmi un posto in ultima fila, quella che per sopravvivere
devi stare con il collo inclinato in qualche modo.
A Rufisque entriamo nella
banca dove egli doveva ritirare qualcosa e quando chiedo per
l'operazione di cambio mi viene detto che lì non viene effettuata.
Lungo la strada entro da
Orange, spiego la mia richiesta all'acceulle e una graziosa, dopo
aver fotocopiato il passaporto, mi dona un numero che non era però
quello del suo cellulare.
Quando il monitor mi
chiama io vado e così scopro che la pouce per il modem può essere
la stessa che uso per il telefono; al che ho replicato che quando ho
verificato il credito non ho mai visto evidenziato quello internet.
Allora vuol dire che il telefono non è stato predisposto, asserisce
la mia interlocutrice. Effettivamente all'origine avevo ricevuto un
sms che anticipava l'arrivo di istruzioni da seguire che però mai
erano arrivate.
Vengo invitato ad
approcciare un'altra area del salone mantenendo lo stesso numero.
Quindi quando mi sono reso conto che sul tabellone era passato quello
dopo al mio ho avvicinato un'altra interlocutrice per cercare di non
perdermi in inutili attese.
Questa è carina e
gentile e mi indica un banco con due ragazzi al lavoro. Dopo poco uno
di questi mi rimanda da un'altra parte per avere un nuovo numero.
Alla receptionist della prima volta rispiego tutto e lei mi indica un
ragazzo con maglia scura poco lontano: è lui lo specialista in
materia.
Velocemente questo klikka
nei posti giusti e mi fa vedere come devo agire per avere credito
internet. Io non perdo tempo ed agisco, ma la risposta è che non ho
credito sufficiente per quella operazione.
Mi rivolgo ancora alla
maglia nera e questi mi spiega che i circa FCFA 15.000 che compaiono
come credito in realtà sono bonus, pertanto non utilizzabili per
l'operazione che avevo tentato. Uscendo ho acquistato FCFA
4.000 di credito che
con calma più tardi andrò ad amministrare.
Yaques mi indica una
seconda banca, ma quando ci si arriva è chiusa. Sapevo già della
difficoltà da Thies, ma l'idea di dover andare sino a Dakar per
trovare una soluzione non mi eccita per nulla.
Penso che potrei invece
andare a Mbour che non conosco, inoltre lì vive Laura, la persona conosciuta da Giacomo, che potrebbe
darmi altre utili dritte.
Dopo una corsa su sedile
posteriore di sept place, a casa salgo sul terrazzo dove sembra
esserci un filo di vento e chiamo l'amica di Khadi: lunga
conversazione con manifestata disponibilità ad interessarsi della
cosa anche con i cambia valute privati che lì, zona turistica,
abbondano.
Ormai è sera e la casa
finalmente silenziosa e deserta; sono affaticato non tanto per la
giornata odierna quanto dagli accumuli di stanchezza derivanti da
tutti i giorni trascorsi in movimento.
Giovedì, 29 dicembre
2016
Seppur al riparo della
zanzariera ho percepito il fastidioso rumorino all'orecchio da un
certo momento in avanti: qualche malefica si era introdotta e stava
cercando il contatto!
Così dopo la canzoncina
che viene diffusa per un'ora dagli altoparlanti delle moschee mi sono
reso eretto poco dopo le sette; quando ho cercato di fare un moka
caffè con le dotazioni portate al seguito, ma mi sono presto reso
conto che i fuochi, oltre ad essere impresentabili per carenza di
pulizia, non sono dotati di alcun sistema piezoelettrico e pertanto,
se non hai con te un accendino o i fiammiferi, niente da fare.
Nell'attesa che la casa
prendesse vigore ho fatto dell'altro, inclusa la prima lista della
spesa indirizzata agli approvvigionamenti basici, a partire dal
bottiglione da 5 lt. di Kirene all'olio di oliva (spagna o
marocco:controllare), pasta, riso, tonno, sardine, olive nere al
forno, sale grosso e....fiammiferi, il tutto da acquistare in una
“boutique” a pochi passi che, nel suo caos e sporcizia, tiene di
tutto, anche le bombole del gas.
Per quanto riguarda
pomodori, zucchine e cipolla e fagiolini Yacine mi ha accompagnato
poco più lontano e nell'altra direzione fin dentro una casa dove una
tipa scorbutica esercita il commercio di queste cose conservandole in
una ghiacciaia. Quando mi sono avvicinato ai pomodori per toccarli
all'uso dei mercati Burkina, la tipa me l'ha impedito per motivi
igienici (?), salvo il fatto che lo stuolo dei ragazzini della sua
famiglia al seguito, oltre a toccare qualsiasi cosa, ci sbattevano
sopra anche la sabbia!
Quindi niente scelta,
situazione di monopolio e di conservazione della merce assai
discutibile; Yacine mi ha detto che al mattino presto passano dei
carri a vendere il fresco a prezzi più contenuti, oppure bisogna
andare al mercato di Rufisque per una scelta più ampia e prezzi più
contenuti.
Al di la della difficoltà
se uno non dispone di una vettura, io in quel mercato lurido ci ho
già messo il naso e non vorrei mettercelo una seconda volta: chi mi
conosce sa che non lo dico per un attacco di schizzinosità.
In ogni caso oggi, per
scelta sanitaria, avevo deciso di alimentarmi maniera rigorosamente
controllata; quindi mi sono pulito i fagiolini e la zucchina per
cuocerli, mentre cipolla, pomodoro con l'aggiunta della zucchina
proveniente dall'altra cottura hanno costituito gli ingredienti,
insieme a qualche oliva nera, di un sugo sano che ho utilizzato per
condire dei fusilli turchi.
Come in Burkina la pasta
riporta scritte ingannevoli in italiano, ma poi leggendo si capisce
che viene da Marocco o Turchia; quindi ero informato del tipo di
acquisto effettuato e proprio per questo ho seguito la cottura per
non lasciarmela scappare.
Le paste estere non
tengono mai la cottura e quindi si rischia sempre di trovarsi sotto i
denti una cosa viscida poco gradevole.
Devo dire che
complessivamente ho lavorato bene; alla vista della grattugia in
dotazione alla casa ho preferito raschiare il grana con il coltello
onde evitare di assumere batteri sicuri.
Più penso al costo di
questa casa più mi rendo conto che la sto pagando cara per quello
che mi viene messo a disposizione, ma mancando di un confronto avrei
forse potuto anche cadere peggio.
Già ieri avevo espresso
ulteriori perplessità alla connazionale Laura che vive a Mbour, ma
quando oggi mi ha richiamato verso sera, con la maggior conoscenza
acquisita nel frattempo, mi sono proprio lamentato: in ogni caso
domani firmerò il contratto solo per il mese di gennaio con
possibilità formale di restare anche febbraio, ma per allora o sarò
espatriato in altro paese africano o potrei anche effettuare un
rientro anticipato in patria dove mi attende l'esame specialistico
prescritto il primo di dicembre con l'indicazione non di urgenza ma
quasi.
Sul far della sera mi
sono deciso a fare quattro passi fin dove il goudron termina davanti
alla Gendarmeria; da li si prosegue a dx o sx su pista.
Mentre camminavo cercavo
di ricordarmi i luoghi già visti quasi cinque anni fa senza
riuscirci sia perché ci sono tanti cambiamenti sia perché
evidentemente già allora non ne ero rimasto colpito.
Verso la fine della
passeggiata ho iniziato a fare delle ipotesi circa la casa di Andrea
che allora aveva ospitato il Nomade per la notte nel proprio cortile
e alla fine credo proprio di averla identificata. So che Andrea abita
ancora lì e domani potrei lasciargli un messaggio con il mio numero
telefonico per un contatto veloce; sempre lungo la strada ho
incrociato qualche auto con bianchi a bordo ed altri che a piedi si
stavano portando a casa delle piante: gente che è proprietaria di
casa qui.
Ben mi aveva spiegato che
il lancio della petite cote è avvenuto in concomitanza di una
situazione di instabilità permanente in Casamance per cui i ricchi
di Dakar hanno trovato più sicuro e comodo venire qui che siamo a 50
Km. di distanza piuttosto che andare a rischiare laggiù che è pure
tanto scomoda da raggiungere.
Laura che conosce questi
luoghi e li trova gradevoli mi ha suggerito di passare dalla spiaggia
in modo da godere della vista che la natura ha riservato agli
intrepidi in quanto dal goudron non si vede nulla di particolarmente
piacevole.
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