Domenica
21.02.2016
Dalla
notte di giovedì ho un ospite inatteso a G.I.: è un ragazzo
trentaseienne volontario puro, nel senso che non ha alle spalle né
una O.N.G. né una Onlus.
Si
trovava ad operare presso una fondazione locale già da circa un mese
quando sono cambiate le condizioni ambientali in maniera tale da
sentirsi dire da qualcuno in Italia di cercare rifugio da me.
La
storia che vi è alle spalle è un storia triste e che crea
indignazione in chi si trova, come me, non solo ad ascoltarla ma
anche a partecipare ad incontri con giovani parti lese.
Oggi
comunque non è giorno per addentrarmi oltre su questo terreno: mi
sono visto tirato dentro ad una vicenda a venti giorni dalla
partenza, quando cioè la forza propulsiva personale impegnata nelle
varie situazioni tende a calare nell'attesa della conclusione
dell'impresa, e proprio non immaginavo di dover cercare in me
ulteriori risorse per una faccenda tanto seria che si è presentata
quando le temperature diurne battono i 42° e quelle notturne non
scendono sotto i 20°, tanto per dire che è difficile dormire.
L'ospite
si chiama Marco e mi aveva parlato della sua partecipazione la scorsa
settimana al rito domenicale presso una chiesa evangelica restandone
entusiasta per le coreografie, i canti e gli strumenti musicali visti
all'opera; quando Bea ha proposta di andare insieme al rito
domenicale presso la chiesa della stessa specie da lei frequentata ci
siamo detti: perché no?
Quindi
stamani, in una giornata meno calda di ieri (oggi solo 40°) ma assai
ventosa, ci siamo imbarcati su T 4R per coprire una distanza
inaspettata: il luogo è sito oltre Ouaga 2000 lì dove, appena
passata l'Ambasciata degli Stati Uniti, girando a destra e poco dopo
a sinistra ci si inoltra su una sterrata in fondo alla quale, nel
nulla, sorge un complesso di notevoli dimensioni includente la
chiesa, la scuola, un grande spazio aperto dove trova posto
un
palco per le esibizioni musicali serali.
Tutte
le persone stavano arrivando indossando i loro abiti migliori, ma in
ogni caso la sensazione che ho avuto è che gli appartenenti a questa
religione sino persone quanto meno tendenti alla middle class.
Siamo
stati accolti da un aiuto pastore di bianco vestito e fatti
accomodare in seconda fila mentre nella sala continuavano ad affluire
persone.
Quando
la cerimonia è iniziata sin dalle prime battute ho cominciato a
pormi dei quesiti.
Ma
questa gente davvero si esalta come dimostra di esaltarsi o recita?
E
se si esalta così tanto sotto la spinta delle verbose parole del
pastore sarebbero persone equilibrate o semplicemente facilmente
pilotabili?
I
vari pastori che si sono succeduti al microfono mi sono sembrati
qualcosa a metà fra la figura dell'imbonitore/venditore di pentole
che quella dell'agitatore pronto ad inneggiare alla guerra santa
motivando: perché il nostro Dio è così diverso da quello degli
altri, perché noi “c'avemo” questo e poi “c'avemo” quello
etc. etc. etc...sino ad affermare che l'amico mussulmano interpellato
sulla questione era rimasto senza parole in quanto noi “c'avemo”
il figlio di Dio venuto in terra e gli altri “nun ce l'hanno!”
Accettabili
le coreografie e il gruppo canoro, ma per il resto ad un certo punto
mi si è messa a ciondolare la testa dal sonno dovuto alla
ripetitività delle situazioni: solo i cori improvvisi di Hosanna o
di Alleluja provenienti dalla maggio parte dei presenti come quando
allo stadio viene il momento dell'esultanza per un goal realizzato mi
hanno rivitalizzato.
Ho
pensato che questi appartenenti all'Assemblea di Dio/Centro
Internazionale sono lontanissimi dall'idea del capo evangelico con
sede a Roma che mi sembra stia cercando un avvicinamento fra le varie
sette, ma soprattutto mi sembrano schiere di soldati pronti a dar
battaglia esattamente come i Jihadisti: tutta gente bacata nella
mente che parte da una scrittura sacra per istigare in qualche modo
alle differenze che sono poi l'anticamera dell'intolleranza e tutto
ciò che può venire di seguito dopo.
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