domenica 13 dicembre 2015

Spigolature quotidiane dal 5 al 12 dicembre



Domenica 06XII15

La mobilette capitolo primo
Per le attività di Garage Italia avevo provveduto ad affidare al capo meccanico Moustapha l'incarico di reperire sul mercato una mobilette non funzionante da rigenerare, una seconda da demolire ed un blocco motore: gli allievi avrebbero dovuto poi fare pratica quotidiana sui pezzi citati sino ad arrivare ad essere capaci di smontare e rimontare un motore ad occhi chiusi.

La mobilette da rigenerare è un cadavere di produzione cinese che Moustapha aveva messo in condizioni basiche per poter essere rivenduta; quando me l'aveva sottoposta in visione personalmente avevo espresso parere negativo.
Trascorso dell'altro tempo, dopo aver incrociato vari pezzi di un blocco motore con quelli di un altro, la scorsa settimana mi aveva comunicato che ora la mobilette era in ordine e che avrei potuto utilizzarla.

Proprio quando non si è presentato al lavoro a causa dell'attacco di malaria che il giorno prima qui lo aveva colto ho pensato di verificare se il cadavere era stato rianimato a dovere recandomi sul Goudron fino ai supermercati dotati di scelta (venerdì dopo le 17).



Il suo giovane vice ha messo in moto l'oggetto e prima di affidarmelo ha controllato che tutto fosse funzionante, ma non lo era e pertanto con il cacciavite in mano ha regolato qualche cosa per poi accorgersi che l'apparato elettrico non dava segni di vita.
Per mettere in condizione il faro di emettere la luce di una candela ha fatto un collegamento volante fra due fili che per un po' hanno mantenuto il contatto e per un po' no: quindi mi ha avvisato che con il calar delle tenebre avrei dovuto far su fra di loro i due mozziconi di filo fuoriuscenti dal comando luci.

Inutile dire che il veicolo così com'è in un qualsiasi paese sito in un'altra parte del mondo non sarebbe ritenuto idoneo alla circolazione; prendendomi i miei rischi sono partito in direzione del distributore di benzina dove, per evitare di dover rimettere in moto l'arnese, ho cercato di tenere acceso il motore.
L'inflessibile (giustamente) addetto alla pompa mi ha fatto presente che la cosa non era regolare ed io ho tolto il contatto: mentre attendevo ho incrociato gli occhi di Fatime che ha il suo atelier fronte stazione di servizio e ci siamo lanciati un saluto.
Dopo mi sono spostato a mano di qualche metro per iniziare le procedure di accensione che devono essere fatte utilizzando l'apposita pedivella.
Pigia che ti ripigia, rumore di motore nulla. Mentre ero concentrato sulla pedivella mi ha avvicinato un aiutante di Fatime che lei, godendosi la scenetta dal suo cubicolo, mi aveva mandato in soccorso.
Il ragazzo ha sostituito il mio piede con il suo sulla pedivella ma il risultato continuava ad essere lo stesso quando gli ho sentito sussurrare qualcosa tipo “bugie”: geniale la sua intuizione in quanto ha smesso di usare il piede ed usando la testa ha controllato la candela trovando che il filo di collegamento era fuori posto.
A quel punto il motore della mobilette ha miagolato un paio di volte prima di reggere il minimo e mettermi in condizione di arrivare a destinazione.
Compiuta la mia missione di acquisti ho spostato la mobilette in zona fuori dai piedi per affrontare la messa in moto in pace. La chiave inizialmente ha avuto difficoltà ad entrare e poi a girare in posizione di contatto, ma quando ciò è stato possibile il motore è partito abbastanza in fretta.
Solo che oramai era buio e mi sono ricordato del discorso dei fili; quindi ho iniziato l'operazione, ma con il motore acceso arriva la corrente sulle dita della mano e l'effetto non è piacevole.
Mi sono deciso a partire egualmente viaggiando accorpato a delle bici per cercare di non essere centrato da qualcuno. Alla sosta presso il mio panettiere di fiducia - più o meno a metà strada - ho spento il motore per poter congiungere quei pochi millimetri di fili fuoriuscenti ed avere la luce prima di girare a destra sulla sterrata.
Premesso che anche sul goudron l'illuminazione stradale, pur dotata di pannelli fotovoltaici, funziona solo parzialmente, in più sullo sterrato, oltre al buio pesto, bisogna anche indovinare il percorso per non trovarsi a sobbalzare nelle buche o a perdere grip sulla polvere di terra.
Una volta conquistata la mia “baguette” la più “croustillant” possibile (le inservienti oramai conoscono la mia richiesta e probabilmente mi prenderanno per un tipo bizzarro - qui nessuno acquista il pane troppo cotto – ma cercano sempre di accontentarmi) mi sono messo a pedivellare sin tanto che il miagolio pervenuto alle mie orecchie in mezzo al rumore del traffico mi ha fatto capire che potevo partire.
Come ho svoltato a destra mi sono trovato dentro un muro nero che, anche se la mia velocità era poco superiore a quella di una bici in simili circostanze, mi ha fatto sentire a disagio e mi ha convinto a non utilizzare più la mobilette di sera perché il lumino di una candela è sicuramente più luminoso del suo faro.



Presentazione ufficiale al Capo Delegazione della Cooperazione Italiana in B.F.
Sabato nel tardo pomeriggio ho avuto la presentazione ufficiale al rappresentante del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in Burkina Faso durante un incontro informale per l'inaugurazione - con rinfresco a seguire - di una iniziativa patrocinata dal MAECI.
Il giorno precedente, onde non perdermi nelle strade senza nome e senza numero che formano la ragnatela dei collegamenti unici possibili a Ouaga, avevo provato il percorso alla luce del giorno.
Prima avevo comunque chiesto info a G.I. senza ottenere chiarimenti, quindi avevo aperto davanti agli occhi dei miei interlocutori la mappa della città, ma questa si è rivelata una mossa azzardata in quanto si sono messi in agitazione senza venire a capo di nulla.
Allora ho deciso per conto mio e mi sono lanciato alla scoperta di un percorso cercando di usare il più possibile il goudron; la cosa ridicola è data dal fatto che questo quartiere si chiama Cissin, è molto vasto ed è diviso in settori.



G.I. si trova nel settore 17 ora rimarcato 25 e il luogo da raggiungere nel settore 16, quindi non è come attraversare la città da sud a nord est, cosa peraltro già riuscita senza intoppi l'unica volta che ho usato la Toyota (solo ed esclusivamente studiando precedentemente il percorso sulla mappa).
Anche in questa circostanza sono riuscito a raggiungere la meta senza problemi, ma ieri sera con il buio la faccenda è stata un po' più complicata, anche se limitatamente alla parte del percorso su sterrata.
Le cose sono andate così: un'ora prima del momento giusto per mettersi in moto è arrivata Bruna accompagnata da Sama il quale si è subito allontanato per affari suoi.
Quando avrebbe dovuto tornare a prelevarci il suo cellulare evidentemente non aveva copertura e pertanto ci siamo decisi di andare alla ricerca di un taxi.
Usando la stessa tecnica di quando è partita Gabriella ho avvicinato Fatime chiedendo la cortesia di cercare il suo conoscente tassista, ma costui era lontano e la cosa non è stata fattibile. Mentre Bruna si è messa sul ciglio del goudron sperando di intercettare la magica auto dal colore verde che qui caratterizza i taxi, Fatime – sempre gentile e disponibile – ha mandato un suo aiutante a bordo di mobilette a cercarne uno più avanti.
Nel frattempo anche Sama aveva risposto dicendo che sarebbe arrivato subito, ma Bruna che lo conosce bene non ha desistito per il taxi.
Poco dopo, scortato dalla mobilette, è arrivato uno dei tanti scassatissimi taxi; saliti a bordo, mentre il tipo si riforniva di gasolio, Bruna ha chiesto il prezzo per la destinazione richiesta.
Al suono dei CFA 2000 richiesti – si sa che quello del costo è sempre un rebus quando ben hai trovato un taxi – lei, indignata, ha replicato che il percorso sarebbe stato da CFA 300 x 2 e che lei avrebbe pagato CFA 1000 max.



A quel punto il taxista, un tipo eccitevole, ha contestato il fatto che era stato chiamato; si, è vero, ma sei arrivato dopo aver percorso poche centinaia di metri.
Allora Bruna è scesa inviperita carica di tutti i fastidi patiti anche questa settimana per il continuo protrarsi dei lavori di una scuola che avrebbe già dovuto aprire i battenti agli allievi da tempo e che rappresenta il suo lavoro principale; a mala voglia sono sceso anch'io mentre l'eccitevole si è completamente eccitato nella disputa con la piccola bianca pronta a tutto pur di difendere la posizione assunta.
Il tono delle voci è salito e vari Burkinabé in transito dalla stazione di servizio sono stati coinvolti dall'uomo per avere un appoggio che non ha trovato; anzi, è stato invitato dai suoi connazionali a moderare i toni.
Allora Bruna gli ha messo nell'auto CFA 500 per la chiamata, il tipo non ha visto corrispondenza fra ciò che diceva Bruna ed i quattrini in quanto erano finiti a terra dietro al sedile: insomma, una vera commedia.
L'aiutante di Fatime ha allora allungato al taxista altri CFA 500 per farlo andar via senza che la situazione degenerasse (CFA 500 + 500, esattamente quanto chiedeva l'eccitato per la chiamata).
Nel frattempo è arrivato Sama ed io, prima di imbarcarmi sulla sua auto, avendo notato l'azione calmieratrice del ragazzo, gli ho messo in mano CFA 500 che egli non voleva accettare.
Conclusione: in qualche modo il taxista ha vinto, ha vinto anche Bruna che poi ha riconosciuto di aver ecceduto in animosità in quanto la sua vita è densa di esperienze stressanti a causa del modo di operare della gente con la quale ha a che fare (bisogna sempre negoziare tutto e anche se pensi di aver trovato un accordo spesso ti trovi spiazzato).
Finalmente, assolutamente in overtime, ci siamo mossi; alla guida Sama, Bruna era seduta davanti ed io da dietro ho fatto da navigatore.
Tutto bene sino all'85% dell'itinerario quando ho indicato una svolta a sx che subito non mi ha convinto: infatti bastava andare sempre dritti, ma con quel buio io non ero riuscito a riconoscere un vasto terreno nudo che bastava attraversare.
Appena arrivati era ormai in corso la parte dell'intrattenimento rappresentato da musica e danze alla presenza dei pochi invitati rimasti (il tutto era iniziato alle 15.30 ed ora erano le 18.30), ma il Capo Delegazione della nostrana Cooperazione era ancora lì attorniato da graziose collaboratrici.
L'incontro è stato caloroso e subito molto confidenziale: egli si aspettava di dover incontrare un ragazzino ed invece si è trovato davanti una persona ben più datata – anche di lui che pure è a fine corsa con questo incarico.



Così ho scoperto la sfaccettatura che ignoravo della cooperzione internazionale: quella della gente elegantemente vestita, che tiene discorsi ufficiali, che vive in una zona della città dotata di ville adeguate agli incarichi delle persone che le occupano, che può disporre di personale per ogni servizio possibile, che è in grado di spostarsi ovunque senza dover incorrere nel taxistress, che può partecipare a tutti gli eventi mondani che si svolgono nella capitale e anche altrove.
Ci siamo accomodati tutti attorno allo stesso tavolo ed anche a noi ritardatari è stato servito dell'ottimo cibo Burkinabé mentre le danze condotte da abili fanciulle salivano di tono così come le battute dei loro piedi sul terreno, sempre più rapide e accompagnate da armoniose gesta effettuate con gli arti superiori mentre i corpi, nel loro insieme, assumevano ai miei occhi sembianze pari a quelle di un'opera d'arte: fantastico!
Dopo un intrattenitore cantante ha cercato in tutti i modi di coinvolgere anche me in altre danze: ho rifiutato e poi me ne sono pentito. Bruna ed il Capo Delegazione, così come una delle sue graziose, alla fine hanno ceduto accettando il reclutamento.
Assieme ad un'altra danzatrice nera totalmente nerovestita e con il capo acconciato con le treccine (forse è l'acconciatura che qui preferisco) è iniziato un piacevole momento.
Come accade per ogni aspetto della vita anche la serata è finita (forse troppo presto), ma ora che sono inserito nel carnet ufficiale del MAECI probabilmente verrò invitato in altre occasioni alle quali io cercherò di non mancare: dopo la “prigione-guarnigione” di Cissin G.I. i miei occhi avevano bisogno di potersi posare su qualche cosa di diverso in un ambiente tanto “agreable”.




Lunedì 07XII15

Il passaporto
Appena mi sono vestito mi sono reso conto che il Passaporto da infilare nella tasca laterale dei pantaloni non c'era; dove sarà finito?
Ho guardato per tutta la casa e mi sono convinto che sabato sera – al rientro dal vernissage - così come il figlio di Sama mi ha raggiunto per portarmi il cellulare trovato sul sedile posteriore dell'auto paterna, probabilmente lì era scivolato anche il passaporto.
Trattandosi di una cosa seria ho nuovamente rovistato per la casa, recuperando intanto le fotocopie del documento, quindi ho fatto mente locale e ho identificato varie possibilità di smarrimento.
Nel frattempo c'è stato del movimento qui a G.I. per cui non mi sono potuto allontanare, ma ho iniziato a pensare alla situazione più difficile rappresentata dalla perdita definitiva del documento.
Ho cercato un contatto email con il Consolato del B.F. a Milano onde poter recuperare il modulo attestante l'ottenimento del VISA; proprio mentre stavo per dare il comando invio ho sentito arrivare un sms: Sama mi dava comunicazione di averlo trovato – Deo Gratias – come il titolo della mostra fotografica sulle madonne del Burkina recentemente in visione alla Triennale di Milano! Finalmente ho potuto assentarmi e l'ho fatto volentieri anche se all'andata sono stato accerchiato da una quindicina di bambine e bambini della scuola di Bea per la solita cerimonia della stretta di mano – bonjour – au revoir, ma al ritorno ben metà scuola mi si è fatta attorno e mi ha scortato sino a casa cercando di vedere il contenuto dei sacchetti di plastica che stavo reggendo.




Recupero Toyota 4Runner
Avevo chiesto a Sama se il luogo fosse lontano, ma lui aveva replicato che no, non era così lontano.
La mobilette di Moustapha si è mossa agilmente nel caotico traffico mentre io cercavo di memorizzare il percorso.
Ad un certo punto M. si è fermato per tornare parzialmente indietro, poi ha tolto il contatto per comunicarmi che non vedeva gras in giro.
Sono stato rapido a capire che quel gras stava per garage e quindi ho telefonato al meccanico per avere ulteriori ragguagli.
M., dopo aver parlato a lungo nella sua lingua con la controparte, facendomi un segno di assenso mi ha fatto intuire che si poteva proseguire. Dopo un altro quarto d'ora ha deciso di fermarsi dove c'è un grande rondò e mi ha invitato a richiamare. Anche questa volta i due si sono parlati ancora più a lungo nella loro lingua; allora ho intuito che M. non è in grado di spiegare dove ci troviamo.
Lì c'è una grande Farmacia e accenno a M. di segnalarla, ma lui non sa leggere e quindi mi ha chiesto di leggere il nome sull'insegna: questa è la realtà locale, e M. fa parte di quelli svegli – ma quanto capisca quando ci parliamo è ancora un mistero per me (lui fa sempre segni di assenso)!
Quando è arrivato il meccanico per guidarci gli ho chiesto se era questo il posto convenuto per il rendez vous, ma la risposta è stata negativa: chissà cosa aveva capito M.?
A quel punto in 5' è stato raggiunto RICH Italia, il garage che ha avuto in cura il veicolo in diverse occasioni; per me è stato come fare un viaggio nella brousse, invece quello dove mi trovavo era solo il Secteur 01 di Ouaga (Cissin è il 25!).
Affrontato il tema dell'affidabilità del motore vengo messo a conoscenza che sul posto non sarebbe possibile ricondizionarlo perché non si trovano i ricambi adatti (camicie maggiorate etc. etc.). Allora ho chiesto la preparazione di un dettagliato elenco in quanto per fine gennaio sono stati preannunciati 5 Bikers in arrivo, e loro potrebbero essere i tipi giusti come vettore per il trasporto dei pezzi.




L'educatore
A fine giornata ho dovuto tener fede ad una impostazione palesata più volte ai ragazzi che usano le bici catorcio messe loro a disposizione da G.I.: sabato avevo ritirato dalle mani di un ragazzo Bras Ouvert il cadavere che era diventata la sua bici e gli ho messo a disposizione quella che stavo usando io, ma dopo avergli fatto firmare una dichiarazione di responsabilità.
Oggi quella bici è arrivata senza freno e con non so quale altro problema; pertanto ho imposto al giovane di lasciare la bici in avaria e di tornarsene a casa a piedi avendo disatteso l'impegno assunto solo sabato pomeriggio.



Martedì 08XII15

Normative sulla temporanea importazione di veicoli in B.F.
Ieri sera ho esaminato i documenti ammassati nel cassetto porta oggetti di Toyota 4Runner: non per un mio divertimento ma in quanto BnD mi aveva posto dei quesiti circa la documentazione che sarà necessaria per intestare le cinque moto in arrivo immatricolandole B.F. con la formula della temporanea importazione; perciò ho voluto capire come BnD si era comportata con il veicolo che è arrivato qui con targa italiana prima di essere immatricolato B.F. - stante lo stato di temporanea importazione doganale.

La più clamorosa delle mie scoperte (il veicolo è stato immatricolato la prima volt nel 1991), è che oggi non sarebbe stato possibile muovere il veicolo per dirigermi a Kao sotto la pressione delle richieste italiche in tal senso; da giorni chiedono di effettuare con urgenza la missione.
E non per i rischi di carattere meccanico derivanti dall'impressionante consumo di olio del motore, bensì perché l'autorizzazione doganale a circolare è scaduta il 28 novembre: praticamente già ieri sera se fossi stato fermato per controlli lungo il percorso probabilmente il veicolo sarebbe stato sequestrato o cose del genere, oltre a far scattare delle ammende.

Dopo che ho diffuso la notizia a BnD per tutta la giornata c'è stata una attività febbrile di contatti vari che si è estesa anche alle 5 moto in procinto di muoversi dall'Italia per arrivare qui dopo l'attraversamento lungo la costa del Marocco, della Mauritania, del Senegal sino a Dakar per poi risalire verso il Mali in modo da percorrerlo longitudinalmente nella unica sua parte possibile, quella sud, onde entrare in Burkina Faso e quindi giungere a Ouaga – Garage Italia.
Perché qui? Perché le cinque moto dovrebbero diventare proprietà di BnD, essere immatricolate B.F. e quindi generare un reddito a favore BnD G.I. affittandole: peccato che le normative sulla temporanea importazione non consentano ciò così come pongono altri veti e/o vincoli nell'uso.




La mobilette capitolo secondo
Alla chiusura della giornata, quando il portone è chiuso e degli allievi si notano solo tracce qui e là, ho deciso di usare la mobilette sulla quale Moustapha non c'è giorno che non vi dedichi un po' di tempo, anche se le chiazze a terra dove si parcheggia la dicono lunga circa la persistenza delle perdite d'olio.
Al primo colpo di pedivella il motore si è messo a ronzare ed io sono salito per fare al rallentatore la manovra di inversione verso l'uscita; al primo accenno di accelerata ho capito che c'era qualcosa che non andava ed ho provato a frenare mollando la manopola la quale invece, e del tutto autonomamente, ha dato il consenso per far ulteriormente salire di giri il motore.
Inevitabile l'impatto con il portone ormai a portata di ruota: l'ho preso toccandolo tangenzialmente e lasciando cadere a terra la mobilette mentre i miei occhiali si sfilavano depositandosi nella stessa area - fortunatamente senza rimanere particolarmente danneggiati.



Sono stato soccorso da Hamadou che ha assistito alla scena con grande preoccupazione: temeva che mi potessi essere fatto del male, ma non c'è niente da segnalare se non lo sfregamento della tempia sul portone (colpo in più o in meno non fa differenza ormai la mia testa è quello che è!).
Dopo mi sono reso conto che agli occhiali è venuto a mancare un nasello, ma ormai si era fatto troppo buio per cercarlo e l'operazione si farà domattina.
Con tutta la fantasia della quale sono dotato, un incidente più banale non sarei riuscito ad immaginarlo; domani capirò dall'incontro con il capo meccanico se il rottame è meglio rottamarlo definitivamente o se è pensabile una seria riparazione.
Certo è che le mie perplessità sulle capacità di M. si sono rafforzate, o semplicemente quella mobilette nelle condizioni attuali da me definite pericolose è da considerarsi idonea ad un pubblico locale di fascia bassa (la stragrande maggioranza).
L'episodio mi ha fatto venire in mente certe scene di film ormai passati in cui qualcuno manometteva una parte meccanica di un veicolo per far apparire come incidente ciò che in realtà era un attentato: nei prossimi giorni ne saprò di più.

Giovedì 10XII15

Il ristorante Chez Anika
A sorpresa è arrivata Bruna verso le ore 20.00 utilizzando un taxi brousse effettuando vari cambi lungo i 45 km che la separano da dove abita (vicino alla sua scuoletta) alla sede ufficiale BnD.
A un certo punto della serata si è parlato di cibo quando probabilmente erano già passate le 21.00, ma io non ero andato al mercato al mattino e quindi non ero in grado di proporre soluzioni, però ho proposto un ristorante non lontano da qui posto nella direzione opposta a quella che normalmente prendo sul goudron.
In effetti se non si sta attenti quasi non si vede in quanto sul gudron affaccia un cancello mischiato ad attività commerciali, un cancello bianco un po' arretrato dalla strada, ma oltrepassato questo ci si trova in una ampia corte dove il colore dominante è il bianco: un bancone sulla sinistra per chi si ferma solo per una birra, alcuni tavoli in fondo, parte dei quali coperti da una tettoia per chi desidera utilizzare il servizio ristorazione.
Una piacevole ragazza ci ha condotti al tavolo e ha preso le ordinazioni; nell'attesa Bruna ed io abbiamo conversato ad ampio raggio mentre l'attraente figura femminile è tornata per scusarsi del protrarsi dell'attesa.
Tutto questo più il tavolo con tovaglia, i piatti in ceramica ed i tovaglioli mi ha indotto a pensare che la tizia avesse trascorso un periodo in Francia.
Il cibo richiesto era semplice ma si è rivelato ottimo, inclusi dei fagiolini presi in più per golosità, ed il prezzo, pur superiore a quello per ristoranti che servono cibo afro, più che accettabile tanto da indurre Bruna a pensare di tornarci il giorno dopo.



L'incontro casuale con Eugenio
Quando ci siamo recati al banco per pagare un nero alto che si presentava molto in ordine ci ha chiesto in italiano se eravamo italiani; a quel punto abbiamo conversato con Eugenio, originario della Costa d'Avorio ma di fatto burkinabé, 35 anni, persona che 17 anni fa si è stabilito in Italia.
Abita a Concesio, nella Franciacorta che più mi è nota, dove ha sposato una italica dalla quale ha avuto una bimba che ora ha tre anni, e quando, dopo aver spiegato di cosa ci occupiamo qui abbiamo posto la stessa domanda a lui, Egli, con la cadenza che più bresciana non si potrebbe, ha risposto: “pota”, sono un imprenditore io e porto qui un container al mese pieno di pannelli fotovoltaici e altro (che io non ricordo), ho un grande magazzino ed abito proprio qui dietro.
Aveva visto i cartelli Garage Italia ed ha promesso una visita, inoltre ha aggiunto che quel ristorante dove ci trovavamo avrebbe voluto aprirlo lui che ha già portato in B.F. tutto il necessario per aprirne uno e così ci ha messo al corrente che la titolare è una ragazza molto attiva, impegnata su più fronti lavorativi, fra i quali consulenza non so di che tipo, catering per eventi etc etc etc.
Quindi esiste anche un Burkinabétipo diverso da quasi tutti quelli che ho conosciuto sino ad oggi!

Venerdì 11XII15

Il giorno in cui il B.F. (allora Alto Volta) si è reso indipendente dalla Francia
In Burkina Faso oggi è la ricorrenza dell'indipendenza avvenuta 55 anni fa ed il paese, o meglio, le istituzioni, osservano la giornata come festiva mentre per tutti gi altri si tratta di una normale giornata da affrontare durante la quale trovare il sistema per sbarcare il lunario.


Ce 13 décembre 2015 marque le 17e anniversaire de l’assassinat de Norbert Zongo et de trois de ses compagnons, cruellement massacrés et brûlés sur la route de Sapuy. Un (...) Si tratta di un coraggioso giornalista che stava cercando di chiarire le circostanze della morte di T. Sankara.

La non facile attività di educatore
In questi giorni che sono stato spesso a contatto con i ragazzi, specialmente da quando mi sono reso conto che se sono scarsi nell'alfabetizzazione sono a livello zero in matematica, proprio ieri ho partecipato ad un episodio in cui praticamente tutti si sono scagliati contro il più piccolo di Bras Ouvert.
Di storie che riguardano questo elemento ormai ne conosco tante e spesso ho visto i ragazzi prendere posizioni dure nei suoi confronti: non a torto, devo dire.



Si tratta dello stesso ragazzo che sabato scorso ha avuto sostituita la bici di proprietà G.I. - distrutta in poco più di un mese di utilizzo - con quella che stavo usando io, e ciò a fronte di una dichiarazione di responsabilità dal ragazzo sottoscritta in piena regola.
L'operazione è avvenuta contro il parere degli altri per i quali la mia azione deve essere apparsa eccessivamente buona: già diverse volte avevo ricevuto le loro lamentele motivate dal comportamento tenuto da questo allievo.
Ho replicando dicendo che volevo dare ancora una volta, ma per l'ultima volta, la mia fiducia al piccolo Bras Ouvert.
Lunedì si è presentato con la bici in avaria ed io ho dovuto ritirarla esattamente così come era scritto nell'accordo.
Ho pensato che non lo avrei visto il giorno dopo, invece da allora sta arrivando a piedi osservando una puntualità superiore a quanto fatto in precedenza.



Bene, dopo che Action Social ha intrattenuto i ragazzi sull'argomento inerente alla sicurezza nei rapporti sessuali, io ho proseguito con matematica a livello asilo infantile.
Quando ormai avevo oltrepassato l'orario dell'intervallo pasto si è consumato il dramma.
Un ragazzo ha accusato il piccolo Bras Ouvert di aver rubato 50 CFA mentre era in svolgimento l'incontro sulla sessualità.
Il piccolo, come un pugile costretto all'angolo, ha replicato con forza negando. Tutti erano contro di lui, ma quando è entrato colui che aveva visto la scena e l'ha confermata la situazione sembrava aver preso la piega della caduta libera: ho pensato che avrebbe accettato di esprimere le sue scuse ed avrebbe restituito il mal tolto.
Ma lui non ha battuto ciglio, anzi mi è sembrato prendere coraggio fresco dalla situazione resasi per lui più difficile, continuando energicamente a negare e motivando la sua posizione.
I ragazzi ho capito che avrebbero voluto la mia partecipazione attiva in qualità di giudice, ma io ho replicato che tale non ero; però ho parlato molto con tutti.
Quando ho invitato il piccolo alla restituzione questi ha detto, fra l'altro, che non possedeva denaro.
Bene, ho replicato io, allora oggi non ti vedrò comprare l'arancio dalla donna che ogni giorno passa a fare buoni affari con i ragazzi a metà pomeriggio, né ti vedrò ciucciare una certa bibita gelata di colore fra la fragola e il mirtillo che spesso gli ho visto fra le mani.
A questo punto c'è stato l'applauso spontaneo degli altri colti anche da una irrefrenabile risata e tutti sono andati al pranzo, me compreso.



Durante il pomeriggio, quando eravamo nuovamente impegnati nel salone, si è presentata la donna delle arance chiedendo: chi è fra di voi il piccolo ragazzo che stamattina è venuto a portarmi CFA 50 per l'arancia?
Ecco un modo per capire come le bugie hanno le gambe corte, ho subito aggiunto, e rivolgendomi al piccolo Bras Ouvert ho anche detto che ha tutte le capacità per fare l'attore, forse più spiccate che per frequentare un corso di apprendistato di una scuola di meccanica.
Il ragazzo è un gran furbacchione, uno che cerca di svicolare appena è il suo turno per rispondere o essere interpellato alla lavagna, uno che è già stato buttato fuori dalla scuola pubblica dopo aver ripetuto la prima all'infinito combinandone di tutti i colori, uno che è stato preso in carico da Bras Ouvert perché i genitori risultano nulli nei suoi confronti, ciononostante sento simpatia per lui; mi sembra che uno così ci sarebbe potuto stare in un qualsiasi film del realismo italiano, che forse non avrebbe nulla da imparare dai ragazzetti della odierna Napoli dei quartieri.
Forse mi sbaglio, ma non mi sembra così un duro come poi nelle situazioni che si va cercando appare, e poi ha questa forza che appena il momento critico è superato per lui è come se non fosse nemmeno verificato: dalle parti dalle quali provengo si dice anche avere la faccia di bronzo, e la sua come colore va anche oltre al colore di quel metallo!
Addirittura mi era sembrato tenero quando (a fronte delle risposte ricevute ho chiamato alla lavagna i singoli regalando loro un flaconcino di shampoo da albergo) se lo stava portando alla bocca il bel flaconcino dorato per ciucciarselo: ehiii, gli ho detto, questo è sapone per lavare i capelli e se lo metti in bocca farai le bolle di sapone (che forse qui non sanno nemmeno cosa siano così come non sanno che cosa sia lo shampoo), suscitando l'ilarità generale del gruppo.



Giornata programmata per terminare la “mise a jour” di G.I. versione G.Z.
Avevo pensato che oggi fosse il giorno giusto per far eseguire le pitturazioni ancora mancanti nei locali G.I. contando sul fatto che non ci sarebbe stato nessuno in funzione della festività.
Invece ieri sera ho visto arrivare una Bruna molto affaticata con l'idea di passare qui tre giorni e stamane ho percepito le voci degli allievi come in qualsiasi altro giorno: quindi la faccenda si è un po' complicata dovendo seguire il lavoro dei pittori, i ragazzi che sembrano travolti dalla voglia di apprendere i calcoli e mi stanno attorno per farsi assegnare delle operazioni che poi devo verificare, mentre Bruna non è riuscita ad alzarsi dal letto ed io, quando ha ripreso un minimo di tono, l'ho assistita invitandola a rimanere dove si trovava per servirle un bel caffè con latte in polvere e biscotto a latere.



Inoltre le giornate sono tornate sui 35° diurni ed il fatto che la notte sia fresca va benissimo ma non sposta l'ago della bilancia.
Anzi Bruna mi ha confermato che questo è il periodo dell'anno in cui si respirano più schifezze; io steso l'ho percepito riscontrando qualche problema agli occhi e un mal di gola modestissimo che in certi momenti del mattino ingenera stizzosi schiarimenti di gola.



Stante l'odore che le vernici a olio rilasciano per alcuni giorni dopo la loro applicazione Bruna ha deciso di migrare in quanto il suo organismo non lo sopporta, ed anche il mio ne è rimasto provato tanto da prendere in considerazione un albergo per la notte.




Il ritorno chez Anika
Non potendo utilizzare nemmeno la cucina per cucinare qualche cosa, ho optato per una replica al ristorante Anika dove ho ritrovato l'avvenente giovane donna della sera precedente a ricevermi con i suoi capelli lisciati e sciolti sulle spalle + una catena similoro indossata a doppio giro sul collo ed una tshirt azzurro carico che sulla pelle scuro-chiaro come la sua produce un effetto cromaticamente gradevole alla vista.


Alla fine della cena – riso presentato sotto forma di una torre con salsa al pomodoro contenente due bei pezzetti di carne + fagiolini ove erano presenti altri pezzetti di carne + 1,5 lt H2O in bottiglia al prezzo di CFA 1950 - ho potuto parlare abbastanza a lungo con costei la quale ha colto al volo l'occasione per presentarmi la titolare, una tipa non altrettanto attraente ma molto ben curata, direi sui quaranta, con un biglietto da visita che recita: “service traiteur - placement d'hotesses – decoration”, tanto è vero che stava giusto decorando un'auto prestigiosa per un matrimonio del giorno dopo che, a fine della cerimonia, avrebbe visto tutti i partecipanti gustare il cibo del suo ristorante.

Sabato 12XII15



Completamento dell'opera “mise a jour”
Anche oggi è stata una giornata piena e calda, fortunatamente ben dormita con finestre tutte aperte e ventilatore a soffitto in funzione onde mitigare l'effetto gas che la pittura ad olio utilizzata localmente scatena a svantaggio dell'apparato respiratorio e della vista.
In prima mattinata sono stati praticati grandi lavori di pulizia così come è d'obbligo dopo il lavoro di un artista che per sopravvivere si dedica alle pitturazioni di qualsiasi tipo: egli questa volta si era dotato di qualche plasticone già utilizzato all'infinito il quale ha dato pure lui il suo contributo a rendere impraticabili i locali.



Dato che la volta precedente l'avevo redarguito sull'argomento, a fine lavoro in realtà ha cercato di fare pulizia insieme al suo assistente, utilizzando anche un diluente puzzolentissimo, ma questa non è risultata di un livello che potesse essere da me accettata.
La persona che si è impegnata oggi ha finalmente reso l'ambiente gradevole ai miei occhi: ora manca la realizzazione di un sostanzioso miglioramento all'impianto di illuminazione e per questo ieri sera si è presentato un elettricista proprio nell'orario in cui il buio era calato e quindi ha potuto valutare meglio il da farsi.



La visita di Eugenio a G.I.
Nel frattempo gruppetti di ragazzi venivano da me intrattenuti alla lavagna quando, in un momento in cui avevo liberato gli allievi, si è presentato in visita Eugenio, l'imprenditore “italiano” conosciuto al ristorante.
Mi sono intrattenuto un po' con lui in quanto potrebbero esserci delle collaborazioni con BnD, ma il tutto deve ancora prendere forma.
Mi ha invitato ad accompagnarlo nei prossimi giorni in un villaggio a 25 km. da qui dove lui vorrebbe realizzare dei progetti con le donne locali.



Da quanto ho capito vorrebbe realizzare un grande ambiente entro il quale le donne sarebbero organizzate per lavorare con le macchine da cucire per realizzare capi d'abbigliamento, altre dovrebbero dedicarsi al burro di keritè e a tutte le possibili varianti dalle creme a non so che cosa, altre ancora dovrebbero trattare le arachidi: insomma, via via che esponeva il progetto ho pensato agli ambienti di lavoro delle varie chinatown (anche nostrane).
Se farò questa escursione dovrebbe essere presente anche un altro italiano conosciuto da Eugenio e interessato a investire in qualche settore: tutti imprenditori d'assalto, me escluso!



La venditrice di verdure
Al mercato ormai da tempo mi servo principalmente in due banchi, uno per le banane, unica frutta in questo momento alla mia portata, ed un altro per le verdure.
La venditrice è una tipa sul robusto e simpatica che mi accoglie sempre con grandi sorrisi ed io oggi, arrivando, le ho subito scattato un paio di immagini così alla fine degli acquisti, scherzando, le ho chiesto un cadeau visto che io glielo avevo già fatto fotografandola.


Lei mi ha sorriso, mi ha fatto scegliere fra la sua mercanzia una cosa da aggiungere alla mia spesa e poi mi ha aggiunto: “la prossima volta se tu mi porti un cadeau io ti do il mio numero”.
Ho sorriso e me ne sono andato senza approfondire, ma con un po' di inquietudine dovuta al fatto che per me, ottenere il numero telefonico da parte di una signora che ride volentieri alle tue battute ha qualche significato recondito che spero non sia lo stesso per costei in quanto io da lei voglio continuare a comprare solo verdura, ma nel caso in cui dovessi capire che c'è pericolo allora riprenderei le iniziali usanze rivolgendomi a banchetti differenziati per i miei acquisti.
Capisco che per quanto io sia datato qui prima di tutto sono un BIANCO (nazara in lingua locale), e come ebbe a dirmi un saggio senegalese quando ho visitato quel paese, fra un bianco anziano ed un nero meno anziano la donna locale preferisce sempre puntare sul bianco: quindi cerchiamo di fare tesoro delle esperienze acquisite, e se nera deve essere che sia almeno come la tipa del ristorante!




Sopra: Immagini tratte dal viaggio in Senegal



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