Domenica, 20XII15
Pensavo di stare peggio
stamane rispetto a come mi sento effettivamente.
Allettato dall'idea di
prendere una doccia calda apro l'acqua e mi denudo, ma capisco presto
che l'annuncio relativo all'acqua calda in camera rappresenta un
messaggio inattendibile: poteva mai essere vero dopo che avevo già
riscontrato la mancanza delle salviette, di una sedia e di un
bicchiere per prendere quel po' di Brufen granulare che ho al
seguito?
Sbrigo le mie faccende
velocemente limitandomi al lavaggio della testa giusto per togliere
ai capelli quel colore biondiccio dato da ciò che il vento porta in
sospensione e che mi fa ricordare l'immagine di me ripresa a
Toumbouctou dopo aver percorso una giornata di pista su un quatre
quatre sgangherato.
Hamadoulla risponde alla
mia chiamata telefonica con entusiasmo ed i saluti sono molto
cordiali con lui che continua a dire merci merci merci forse perché
non sa che altro dire, ma dal tono percepisco che c'è dell'amicizia
in quel saluto.
Dopo aver ricevuto
Ibrahim ed aver gustato una omlette come petite dejuner – è stato
un bene essermi messo in viaggio senza dover pensare al cibo –
alle 11 sono già sul Bus per Ouaga.
Mi aspettano 4 ore da
trascorrere sullo stretto/scomodo come all'andata e anche se di
solito evito di seguire i filmati che vengono trasmessi durante il
viaggio – avrei preferito dormire – alla fine seguo abbastanza un
Air Force One 2 (se mi ricordo bene il titolo) che racconta di un
ipotetico vice presidente U.S. impegnato a cavarsela eroicamente in
ambiente ostile: ogni volta che un film in lingua originale inglese
prende la lingua francese ho la sensazione che perda già parte di
quello che ha, se ce l'ha, da comunicare.
Ciò che evito
assolutamente è il film successivo; la sensazione è che il Bus sia
più rapido che all'andata pur effettuando tutte le soste del caso.
Ad un certo punto ho uno
scambio telefonico con Bruna dal quale apprendo che Bea è pronta per venirmi a recuperare: ok, grazie, richiamerò fra un'oretta quando
sarò in vista di Ouaga.
In verità mi sono
trovato poco dopo già in territorio Ouaga, in netto anticipo sul
tempo stimato: un'ora giusta in meno rispetto all'andata.
Mi accordo per essere
prelevato alla grande S.S. Total poco lontana per evitare sia il caos
della stazione Bus che eventuali discussioni con i taxisti; in men
che non si dica mi ritrovo a “casa”, ma proprio con l'idea di essere
a casa.
Bruna è impegnata in una
riunione alla quale mi accodo in maniera defilata, poi ci scambiamo
qualche info utile prima che lei prenda la strada della sua
scuoletta.
Mi lancia un invito
tendente a trascorre il giorno 25 a casa di Sama con la sua famiglia,
ma io non sono così interessato e prendo tempo forte del fatto che
non conosco ancora la data esatta dell'arrivo dall'Italia di Duilio
“l'africano” specialista in Land Rover (per l'occasione sarà
insieme ad una sua compagna).
Quando riapro il p.c.
trovo ringraziamenti e complimenti da parte dei vertici BnD per il
lavoro svolto, nonché l'invito a chiamare telefonicamente un certo
Paul specialista in affari doganali onde trovare la strategia più
utile a BnD – stante le leggi locali – circa le sei moto di
grossa cilindrata schedulate in arrivo per fine gennaio.
Lunedì, 21XII15
Sono sempre più
acciaccato e pertanto già dalla notte di Ouahigouya ho messo in atto
una cura empirica escogitata da mio fratello e qualche volta già da
me adottata.
Quando inizio a carburare
so già cosa fare in prima mattinata; è da ieri pomeriggio, dopo che
ho voluto analizzare il registro delle presenze riportante anche
l'orario di arrivo di ogni allievo e dopo aver successivamente elaborato
i dati come qualsiasi appassionato di statistica sa fare, alle 8.30
ho convocato tutti nel salone: riunione dedicata a Disciplina e
Rispetto, due termini sui quali mi sono soffermato a lungo ma che
ancora non hanno trovato un posto stabile nella scheda di memoria dei
singoli.
Per l'occasione avevo
appositamente atteso l'arrivo di Bea affinché potesse tradurre in
tempo reale in lingua moré, e così è stato.
In pratica il messaggio
che ho canalizzato è il seguente:
- chi viene qui deve sapere sempre perché è qui in quanto questo non è un villaggio vacanze;
- i donatori italiani che consentono il proseguimento del progetto mi chiedono di misurare i risultati che ogni allievo sta conseguendo (questa è una mia esigenza, ma suona meglio nell'altro modo);
- chi non rispetta se stesso, i compagni e ciò che qui è tenuto a fare, meglio che cambi aria;
- chi non riesce a rispettare gli orari scolastici, specialmente alla mattina, o si alza prima o non avrà più diritto al pranzo offerto da G.I.;
- chi non si impegna al massimo non può pretendere nulla in cambio, quindi inutile venire a chiedermi di acquistare un pallone per giocare se prima non è stato fatto il proprio dovere;
- G.I. ha incaricato un sarto per cucire su misura delle salopette da utilizzare al lavoro, ma non è un ente di beneficenza, le cose bisogna sapersele meritare;
- ogni uscita dal recinto G.I. è interdetta a tutti se non espressamente approvata: da chi? Da me! E ciò, fra le altre cose, anche per problemi di responsabilità civile che BnD assume nei loro confronti sin che mi troverò qui;
- quindi ho scritto alla lavagna una doppia classifica tendente ad evidenziare il margine di miglioramento di ognuno circa il rispetto degli orari.
Dopo aver concluso con
altre amenità in linea con quanto sopra espresso, li ho indirizzati
chi al blocco motore, chi alla scolarizzazione.
Jacob è arrivato in
sordina ed è stato qui sino a pomeriggio inoltrato: abbiamo parlato
inizialmente dei ragazzi Bras Ouvert – uno dei due ultimi ha già
rinunciato – e quindi della qualità del lavoro da lui eseguito e
da me giudicato assai carente.
Ho voluto che consumasse
il pasto con me come mio ospite in modo da poter continuare la
conversazione; infatti è da tempo che volevo fargli scattare un
meccanismo e forse oggi ci sono riuscito.
L'ho invitato a
riflettere su ciò che è Bras Ouvert al momento, una barca alla
deriva, con un nocchiero spesso assente e comunque in crisi di
identità, senza donatori per cui destinata a far naufragio a breve,
ammesso che non sia già affondata senza che nemmeno lui se ne
accorgesse.
Per cui se veramente ha a
cuore quei ragazzi, a mio avviso dovrebbe modificare qualcosa; dovrebbe
proporre Bras Ouvert come un semi orfanatrofio per ragazzi di strada,
un posto dove offrire da mangiare e da dormire, offrire
dell'educazione e forse un mestiere piuttosto che proclamarsi
paladini dello stimolo della creatività artistica.
Questa potrebbe
continuare ad esistere, ma a mio avviso andrebbero cambiate le
priorità; su un progetto strutturato sulla falsariga di quanto gli
ho comunicato probabilmente sarebbe più facile trovare sostenitori
in Europa!
Verso la fine della
giornata è arrivato l'armadio realizzato su mio disegno per
completare la camera da letto: accidenti, ma queste vernici che
vengono utilizzate sono davvero nauseabonde e non può certo far bene
respirarne le esalazioni!
Ho temuto di non poter
dormire sul mio letto, quindi ho lasciato tutto spalancato anche
quando ho raggiunto chez Aneka Eugenio, pronto a partire più tardi
per concludere un affare in Costa d'Avorio.
Lui ha confidenza con
Emma, la bella e simpatica “direttrice” del locale; anche questa
sera ha visto noi come unici clienti, e per il fatto che ha vissuto
in Francia e che la pelle è più chiara della media la chiama così
come io stesso mi sento spesso appellare per la strada: Blanc!
Il punto di forza della
tipa credo sia proprio questo: madre natura l'ha aiutata facendole
indossare un bel fisico che lei non muove all'africana, bensì
all'europea così come è francese il suo francese, il suo modo di
far guizzare gli occhi, il suo modo di esporre monili dorati nelle
parti che più possono attrarre l'occhio: sarebbe una tipa da
conoscere meglio tanto per capire perché è tornata qui: se nelle sue vene scorre sangue
francese, quali progetti ha in mente di realizzare?
Intanto ho gustato la
prima insalata cruda da quando mi trovo in questo paese e l'ho gustata parecchio:
eventuali effetti secondari si vedranno domani!
Mi sono offerto di
accompagnare Eugenio - utilizzando la sua auto - al Bus la cui stazione si trova nella zona
aeroporto; al rientro la metterò nel suo cortile consegnando tutte
le chiavi al titolare di un negozio a latere.
Devo dire che ho fatto un
po' lo spavaldo: anziché percorrere esattamente lo steso itinerario
ho voluto mettermi alla prova seguendo un itinerario alternativo.
Quando ho cominciato a
pensare di essermi già inguaiato ho azzeccato una svolta a sinistra
che mi ha fatto ritrovare sulla strada per casa: e vaaaiiii!!!!
Ho poi lavorato sino ad
oltre l'una di notte sia per aggiornare il blog che per ritardare il
momento di accesso alla camera a gas.
Martedì 22XII15
Prima che ieri i ragazzi
se ne andassero avevo notato una ferita sul palmo della mano di un
Bras Ouvert e l'ho convocato per darle una ripulita: così ho
scoperto che quello era niente rispetto a come erano conciate le
gambe.
Non sono un medico e non
ho una farmacia così fornita al seguito, ma acqua ossigenata,
mercurio cromo e cerotti sì, quelli li ho e li ho usati.
Dopo quell'episodio, stamane ho avuto la fila
di ragazzi alla ricerca di cure, come quando, durante il servizio
militare si marcava visita: dentro uno e fuori un altro, sempre
operazioni semplici ma che mi hanno fatto ulteriormente capire come
non ci sia alcuna attenzione alla propria salute da parte di questa gente, o forse non ci siano i mezzi per curarsi!
Ho visto ferite alle
ginocchia e alle gambe avvenute ormai da giorni, ma l'acqua
ossigenata ha fatto comunque la sua reazione inducendo i ragazzi ad
emettere lamenti di sofferenza e perciò io li redarguivo
scherzosamente.
C'è chi la ferita
l'aveva pulita con la benzina, chi non l'aveva pulita o pulita con
mani sporche: insomma tanti candidati ad avere problemi di infezione.
Solo chi ha palesato
dolore agli occhi non ho potuto aiutare, soltanto consigliare
(sosteneva che il male gli era stato procurato dalla troppa TV vista
la sera precedente!).
La presenza di Bea
impegnata ad occuparsi dei ragazzi mi ha fatto decidere per mettermi
sdraiato: oggi invece che migliorare mi sembra di essere peggiorato,
ma potrebbe essere anche una intossicazione da esalazioni di vernice
a non avermi aiutato.
Sono finalmente riuscito
a prendere contatto con Paul, l'uomo che viene dal Benin ma che vive
a Ouaga da venti anni, lo specialista di affari doganali: lo
incontrerò domattina qui, ma lui mi ha spiegato che era già passato
due volte mentre io ero in viaggio: accidenti ad Hamadou, questa
volta gli ho veramente tirato le orecchie invitandolo a scrivere nel
suo prezioso quaderno informazioni come queste piuttosto che
dimenticarsele.
Già ieri il tipo che ha
provveduto alla ricarica dell'estintore mi aveva detto di aver
chiamato ripetutamente il guardiano senza mai avere risposta.
E Luca avrebbe pensato di
dargli l'incarico di vendere indumenti provenienti dall'Italia e poi, con il ricavato delle vendite, rimpolpare il
progetto modificando Hamadou da Guardien a Vendeur!
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