mercoledì 23 dicembre 2015

Oltre la boa delle nove settimane e mezzo





Domenica, 20XII15

Pensavo di stare peggio stamane rispetto a come mi sento effettivamente.
Allettato dall'idea di prendere una doccia calda apro l'acqua e mi denudo, ma capisco presto che l'annuncio relativo all'acqua calda in camera rappresenta un messaggio inattendibile: poteva mai essere vero dopo che avevo già riscontrato la mancanza delle salviette, di una sedia e di un bicchiere per prendere quel po' di Brufen granulare che ho al seguito?




Sbrigo le mie faccende velocemente limitandomi al lavaggio della testa giusto per togliere ai capelli quel colore biondiccio dato da ciò che il vento porta in sospensione e che mi fa ricordare l'immagine di me ripresa a Toumbouctou dopo aver percorso una giornata di pista su un quatre quatre sgangherato.
Hamadoulla risponde alla mia chiamata telefonica con entusiasmo ed i saluti sono molto cordiali con lui che continua a dire merci merci merci forse perché non sa che altro dire, ma dal tono percepisco che c'è dell'amicizia in quel saluto.




Dopo aver ricevuto Ibrahim ed aver gustato una omlette come petite dejuner – è stato un bene essermi messo in viaggio senza dover pensare al cibo – alle 11 sono già sul Bus per Ouaga.
Mi aspettano 4 ore da trascorrere sullo stretto/scomodo come all'andata e anche se di solito evito di seguire i filmati che vengono trasmessi durante il viaggio – avrei preferito dormire – alla fine seguo abbastanza un Air Force One 2 (se mi ricordo bene il titolo) che racconta di un ipotetico vice presidente U.S. impegnato a cavarsela eroicamente in ambiente ostile: ogni volta che un film in lingua originale inglese prende la lingua francese ho la sensazione che perda già parte di quello che ha, se ce l'ha, da comunicare.




Ciò che evito assolutamente è il film successivo; la sensazione è che il Bus sia più rapido che all'andata pur effettuando tutte le soste del caso.
Ad un certo punto ho uno scambio telefonico con Bruna dal quale apprendo che Bea è pronta per venirmi a recuperare: ok, grazie, richiamerò fra un'oretta quando sarò in vista di Ouaga.
In verità mi sono trovato poco dopo già in territorio Ouaga, in netto anticipo sul tempo stimato: un'ora giusta in meno rispetto all'andata.




Mi accordo per essere prelevato alla grande S.S. Total poco lontana per evitare sia il caos della stazione Bus che eventuali discussioni con i taxisti; in men che non si dica mi ritrovo a “casa”, ma proprio con l'idea di essere a casa.
Bruna è impegnata in una riunione alla quale mi accodo in maniera defilata, poi ci scambiamo qualche info utile prima che lei prenda la strada della sua scuoletta.




Mi lancia un invito tendente a trascorre il giorno 25 a casa di Sama con la sua famiglia, ma io non sono così interessato e prendo tempo forte del fatto che non conosco ancora la data esatta dell'arrivo dall'Italia di Duilio “l'africano” specialista in Land Rover (per l'occasione sarà insieme ad una sua compagna).




Quando riapro il p.c. trovo ringraziamenti e complimenti da parte dei vertici BnD per il lavoro svolto, nonché l'invito a chiamare telefonicamente un certo Paul specialista in affari doganali onde trovare la strategia più utile a BnD – stante le leggi locali – circa le sei moto di grossa cilindrata schedulate in arrivo per fine gennaio.



Lunedì, 21XII15

Sono sempre più acciaccato e pertanto già dalla notte di Ouahigouya ho messo in atto una cura empirica escogitata da mio fratello e qualche volta già da me adottata.
Quando inizio a carburare so già cosa fare in prima mattinata; è da ieri pomeriggio, dopo che ho voluto analizzare il registro delle presenze riportante anche l'orario di arrivo di ogni allievo e dopo aver successivamente elaborato i dati come qualsiasi appassionato di statistica sa fare, alle 8.30 ho convocato tutti nel salone: riunione dedicata a Disciplina e Rispetto, due termini sui quali mi sono soffermato a lungo ma che ancora non hanno trovato un posto stabile nella scheda di memoria dei singoli.


Per l'occasione avevo appositamente atteso l'arrivo di Bea affinché potesse tradurre in tempo reale in lingua moré, e così è stato.
In pratica il messaggio che ho canalizzato è il seguente:
  • chi viene qui deve sapere sempre perché è qui in quanto questo non è un villaggio vacanze;
  • i donatori italiani che consentono il proseguimento del progetto mi chiedono di misurare i risultati che ogni allievo sta conseguendo (questa è una mia esigenza, ma suona meglio nell'altro modo);
  • chi non rispetta se stesso, i compagni e ciò che qui è tenuto a fare, meglio che cambi aria;
  • chi non riesce a rispettare gli orari scolastici, specialmente alla mattina, o si alza prima o non avrà più diritto al pranzo offerto da G.I.;
  • chi non si impegna al massimo non può pretendere nulla in cambio, quindi inutile venire a chiedermi di acquistare un pallone per giocare se prima non è stato fatto il proprio dovere;
  • G.I. ha incaricato un sarto per cucire su misura delle salopette da utilizzare al lavoro, ma non è un ente di beneficenza, le cose bisogna sapersele meritare;
  • ogni uscita dal recinto G.I. è interdetta a tutti se non espressamente approvata: da chi? Da me! E ciò, fra le altre cose, anche per problemi di responsabilità civile che BnD assume nei loro confronti sin che mi troverò qui;
  • quindi ho scritto alla lavagna una doppia classifica tendente ad evidenziare il margine di miglioramento di ognuno circa il rispetto degli orari.

Dopo aver concluso con altre amenità in linea con quanto sopra espresso, li ho indirizzati chi al blocco motore, chi alla scolarizzazione.
Jacob è arrivato in sordina ed è stato qui sino a pomeriggio inoltrato: abbiamo parlato inizialmente dei ragazzi Bras Ouvert – uno dei due ultimi ha già rinunciato – e quindi della qualità del lavoro da lui eseguito e da me giudicato assai carente.
Ho voluto che consumasse il pasto con me come mio ospite in modo da poter continuare la conversazione; infatti è da tempo che volevo fargli scattare un meccanismo e forse oggi ci sono riuscito.


L'ho invitato a riflettere su ciò che è Bras Ouvert al momento, una barca alla deriva, con un nocchiero spesso assente e comunque in crisi di identità, senza donatori per cui destinata a far naufragio a breve, ammesso che non sia già affondata senza che nemmeno lui se ne accorgesse.
Per cui se veramente ha a cuore quei ragazzi, a mio avviso dovrebbe modificare qualcosa; dovrebbe proporre Bras Ouvert come un semi orfanatrofio per ragazzi di strada, un posto dove offrire da mangiare e da dormire, offrire dell'educazione e forse un mestiere piuttosto che proclamarsi paladini dello stimolo della creatività artistica.
Questa potrebbe continuare ad esistere, ma a mio avviso andrebbero cambiate le priorità; su un progetto strutturato sulla falsariga di quanto gli ho comunicato probabilmente sarebbe più facile trovare sostenitori in Europa!


Verso la fine della giornata è arrivato l'armadio realizzato su mio disegno per completare la camera da letto: accidenti, ma queste vernici che vengono utilizzate sono davvero nauseabonde e non può certo far bene respirarne le esalazioni!
Ho temuto di non poter dormire sul mio letto, quindi ho lasciato tutto spalancato anche quando ho raggiunto chez Aneka Eugenio, pronto a partire più tardi per concludere un affare in Costa d'Avorio.



Lui ha confidenza con Emma, la bella e simpatica “direttrice” del locale; anche questa sera ha visto noi come unici clienti, e per il fatto che ha vissuto in Francia e che la pelle è più chiara della media la chiama così come io stesso mi sento spesso appellare per la strada: Blanc!
Il punto di forza della tipa credo sia proprio questo: madre natura l'ha aiutata facendole indossare un bel fisico che lei non muove all'africana, bensì all'europea così come è francese il suo francese, il suo modo di far guizzare gli occhi, il suo modo di esporre monili dorati nelle parti che più possono attrarre l'occhio: sarebbe una tipa da conoscere meglio tanto per capire perché è tornata qui: se nelle sue vene scorre sangue francese, quali progetti ha in mente di realizzare?
Intanto ho gustato la prima insalata cruda da quando mi trovo in questo paese e l'ho gustata parecchio: eventuali effetti secondari si vedranno domani!



Mi sono offerto di accompagnare Eugenio - utilizzando la sua auto - al Bus la cui stazione si trova nella zona aeroporto; al rientro la metterò nel suo cortile consegnando tutte le chiavi al titolare di un negozio a latere.
Devo dire che ho fatto un po' lo spavaldo: anziché percorrere esattamente lo steso itinerario ho voluto mettermi alla prova seguendo un itinerario alternativo.
Quando ho cominciato a pensare di essermi già inguaiato ho azzeccato una svolta a sinistra che mi ha fatto ritrovare sulla strada per casa: e vaaaiiii!!!!
Ho poi lavorato sino ad oltre l'una di notte sia per aggiornare il blog che per ritardare il momento di accesso alla camera a gas.



Martedì 22XII15

Prima che ieri i ragazzi se ne andassero avevo notato una ferita sul palmo della mano di un Bras Ouvert e l'ho convocato per darle una ripulita: così ho scoperto che quello era niente rispetto a come erano conciate le gambe.
Non sono un medico e non ho una farmacia così fornita al seguito, ma acqua ossigenata, mercurio cromo e cerotti sì, quelli li ho e li ho usati.
Dopo quell'episodio, stamane ho avuto la fila di ragazzi alla ricerca di cure, come quando, durante il servizio militare si marcava visita: dentro uno e fuori un altro, sempre operazioni semplici ma che mi hanno fatto ulteriormente capire come non ci sia alcuna attenzione alla propria salute da parte di questa gente, o forse non ci siano i mezzi per curarsi!
Ho visto ferite alle ginocchia e alle gambe avvenute ormai da giorni, ma l'acqua ossigenata ha fatto comunque la sua reazione inducendo i ragazzi ad emettere lamenti di sofferenza e perciò io li redarguivo scherzosamente.
C'è chi la ferita l'aveva pulita con la benzina, chi non l'aveva pulita o pulita con mani sporche: insomma tanti candidati ad avere problemi di infezione.
Solo chi ha palesato dolore agli occhi non ho potuto aiutare, soltanto consigliare (sosteneva che il male gli era stato procurato dalla troppa TV vista la sera precedente!).
La presenza di Bea impegnata ad occuparsi dei ragazzi mi ha fatto decidere per mettermi sdraiato: oggi invece che migliorare mi sembra di essere peggiorato, ma potrebbe essere anche una intossicazione da esalazioni di vernice a non avermi aiutato.
Sono finalmente riuscito a prendere contatto con Paul, l'uomo che viene dal Benin ma che vive a Ouaga da venti anni, lo specialista di affari doganali: lo incontrerò domattina qui, ma lui mi ha spiegato che era già passato due volte mentre io ero in viaggio: accidenti ad Hamadou, questa volta gli ho veramente tirato le orecchie invitandolo a scrivere nel suo prezioso quaderno informazioni come queste piuttosto che dimenticarsele.
Già ieri il tipo che ha provveduto alla ricarica dell'estintore mi aveva detto di aver chiamato ripetutamente il guardiano senza mai avere risposta.

E Luca avrebbe pensato di dargli l'incarico di vendere indumenti provenienti dall'Italia e poi, con il ricavato delle vendite, rimpolpare il progetto modificando Hamadou da Guardien a Vendeur!  

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