Sebbene
la notte non sia stata riposata come si dovrebbe a causa del caldo
(risultato: testa pesante), dovendo mettere il naso fuori da G.I. ho
deciso di farlo subito contando nelle ore “fresche”.
Il
mezzo che uso con maggior frequenza nei miei spostamenti è una bici
che G.I. aveva acquistato per offrirla in uso ad un allievo residente
lontano che poi non si è più presentato, quindi si tratta di un
cadavere pagato CFA 15.000 più qualche altra cosa per mettere a
nuovo il copertone anteriore.
Prima
di salire sul sellino “mobile” (pur essendo fisso ed inamovibile
ad un'altezza inadeguata alla mia gamba risulta però mobile nella
punta del triangolo per cui pedalare diventa ancora più scomodo)
l'aiutante di Moustapha ha ritenuto di dover infilare aria nella
camera d'aria della ruota posteriore in quanto questa perde durezza
molto velocemente, così ho approfittato per indicare a Moustapha una
soluzione provvisoria per far rimanere il sellino orizzontale.
Con
uno spaghetto di recupero è stato fissato in qualche modo il sellino
alla canna.
Una
volta partito mi sono recato a consegnare indumenti da lavare nel
solito posto, ma il tipo non si era ancora presentato al lavoro e ciò
mi ha fatto indugiare nell'area nell'attesa di essere più fortunato
al passaggio successivo.
Dopo
aver esplorato altre sterrate tanto per far passare il tempo, quando
al terzo passaggio ho visto ancora chiuso ho deciso di mollare a casa
il fardello degli indumenti per raggiungere il grand crozon sul
goudron dove i supermercati cominciano ad essere degni di questo
nome.
Per
arrivarci ho provato a percorrere delle sterrate + o – parallele al
goudron dove è vero che il fondo non è mai liscio e respiri fumi
alla diossina derivanti dai rifiuti bruciati sui bordi, però ti risparmi lo
stress da traffico e da altro tipo di inquinamento: in effetti, alla
fine, il primo supplizio non è diverso dall'altro.
Quando
mi è sembrato di averne abbastanza degli sterrati e il sellino ha
ripreso a comportarsi come prima dell'intervento, ma soprattutto
quando mi è sembrato che quegli sterrati mi stessero allontanando
troppo dal goudron (per giunta ad un certo punto mi è parso di
addentrarmi nelle case; invece era la sterrata che si stringeva
ulteriormente dove le case sono collocate molto vicine le une alle
altre) allora mi sono deciso a mettere le ruote sull'asfalto in
prossimità della meta.
Proprio
sull'incrocio ci sono due organizzazioni commerciali, una già
esplorata recentemente che si identifica come “Les Bons Amis”,
una seconda identificata come “Le Bon Samaritain” che oggi è
inquadrata nel mio schermo visivo per una visita.
Però,
tanto per mantenermi fedele al motto “cosa c'è dietro l'angolo”,
mi sono prima indirizzato sullo stradone che porta all'aeroporto
pensando di trovare altre opzioni addizionali a queste due.
Ad
un certo punto ho capito che pedalavo senza avanzare se non per
inerzia: infatti ho visto la catena penzolare bisognosa di essere
allocata al suo posto.
Accidenti,
non ho alcuna voglia di sporcarmi le mani ed io so bene che con le
catene delle biciclette è impossibile non sporcarsele; inoltre con
una bici con cambio a più rapporti l'operazione riesce meglio perché
è possibile giocare sul movimento del meccanismo, ma con bici a
rapporto unico la cosa è un po' diversa.
Mentre stavo ragionando ho allungato lo sguardo tanto da cogliere un bel sacchetto di
plastica di recente abbandono e pressoché immacolato in sosta sotto
una pianta ornamentale all'ingresso di una pizzeria; l'ho raggiunto con
la tecnica della “pantera rosa” e me ne sono appropriato con uno scatto
fulmineo.
Il
sacchetto ne conteneva un altro al suo interno in modo da potermi
riparare entrambe le mani; molto bene, si vede che è la mia giornata
fortunata - quindi ho cominciato ad armeggiare senza riuscire a
concludere con successo immediato.
A
questo punto un signore di azzurro vestito indossante una tunica
trapezoidale lunga sino a terra ed una papalina in testa mi ha
avvicinato con il sorriso sulle labbra ed io, di fronte a tanta
squisita gentilezza, ho ceduto volentieri uno dei due sacchetti al
volenteroso.
Egli
ha cominciato a raccogliere con quel sacchetto polvere terrosa per
subito passarla su tutta la lunghezza della catena, esattamente ciò
che io non avrei mai fatto in quanto ligio al dettame che la catena
di una bici deve sempre essere tenuta al riparo dalla polvere, sempre
ben lubrificata e ingrassata.
Fatto
sta che dopo questa manovra la catena è andata a posto ed io, oltre
a ringraziarlo, ho ritenuto inutile proseguire in quella direzione.
Il
Buon Samaritano è una organizzazione che si sviluppa su due piani,
con quattro postazioni di casse e piena di personale in divisa
(equamente diviso fra femmine e maschi) desideroso di aiutarti.
Ho
subito capito che l'offerta di merce in esposizione era varia e con
prezzi allettanti, perciò mi sono lanciato decisamente negli
acquisti di ciò che avevo in mente.
Uno
dei motivi per cui oggi ho fatto tanta strada era perché sono
arrivato a saturazione sul tipo di cibo che fa parte della mia dieta
quotidiana e la mia intenzione sarebbe di cambiare qualcosa.
Speravo
di trovare nel settore del fresco la soluzione ai miei problemi, ma
questo è risultato meno dotato rispetto a quello dei Buoni Amici e
pertanto mi sono concesso solo una punta di Emmenthal che
probabilmente avrà un gusto diverso da quello memorizzato (altri
formaggi non ce n'erano se non i soliti formaggini).
Però
ho trovato il pane alle spezie per la colazione del mattino, le
lenticchie=sostituto della carne che già non mangio più
nemmeno a casa - figuriamoci qui, onde interrompere il solito
condimento di verdure da me elaborato che risulta idoneo ad essere
utilizzato sia con il cous cous che con il riso o la pasta - ma a un
certo punto non se ne può più, le sardine sia marocchine (molto
convenienti) che francesi, olio extra vergine di oliva sia francese
che spagnolo a prezzi che lasciano qualche dubbio sul fatto che
contenga solo la prima spremitura (comunque da tener presente come
finirà quello tunisino), olive nere alla greca e molto altro ancora.
Al
piano superiore sono allocate merci da bazar (roba elettrica,
giocattoli, plastiche di tutti i tipi, valige, elettrodomestici,
materassi etc. etc. etc); lì mi sono deciso ad acquistare una
padella degna di questo nome perché la dotazione di G.I. lascia
molto, ma molto, a desiderare sotto ogni punto di vista (bisogna però
precisare che è anche la prima volta che un piccione viaggiatore vi
effettua una sosta di lungo periodo).
Alla
fine ho riempito lo zainetto lasciando sul posto CFA 16.000 e, ormai
con sole tosto, ho iniziato il rientro tutto su goudron.
Dopo
tre pedalate mi sono trovato ancora con la catena penzolante; molto
acutamente avevo conservato uno dei due sacchetti di plastica in caso
di una successiva necessità e così ho subito risolto la faccenda.
Arrivato
ad un terzo del percorso la bici ha cominciato a sbandare: inutile
far finta di nulla, meglio fermarsi e capire: così ho potuto
constatare che la gomma posteriore era definitivamente a terra.
Che
giro complicato sta diventando questo giro!
In
ogni caso il primo obiettivo è stato quello di non rimanere esposto
al sole per quanto fossi riparato dal mio berretto a falda ampia ben
calato sulla testa.
Quindi
ho proseguito il rientro con bici a mano senza nemmeno dover faticare
più di tanto; arrivato in prossimità di G.I. mi sono trovato ad una
certa distanza da una immagine femminile che si stava muovendo
apparentemente verso di me con tutta l'eleganza data dal passo corto
e quindi con quell'andamento morbido che carica di ulteriore
sensualità il portamento eretto conquistato dalle donne alla scuola
del trasporto utilizzando il proprio capo, in questo caso dotato di
affascinanti treccioline di notevole lunghezza che mi è sembrata
appropriata alla statura della giovane, il volto recante
quell'espressione assorta che sembra andare oltre perdendosi in una
dimensione eterea.
La
pelle di un colore scuro ma non scurissimo era poco visibile a causa
dell'abito lungo dalle tonalità sull'azzurro in due nouance che
separavano bene il busto dai fianchi conferendo il giusto risalto ad
ogni parte anatomica: insomma, mi sono trovato a contatto con una
“madonna” del Burkina sfuggita a Silvia Amodio fotografa che
recentemente ha esposto a Milano con il titolo “Deo Gratias Burkina
Faso” una serie di immagini dedicate alle madonne africane.
Dopo
aver capito che non si trattava di una visione creata dalla fata
Morgana, quando la distanza fra noi è diminuita lei ha virato a
sinistra e poco dopo io ho virato a destra nella stessa direzione,
curioso di capire dove un tipo così si sarebbe diretto.
Venti
metri dopo la virata è posto il cancello di G.I. ed è proprio lì
che la “madonna” è entrata non certo per me bensì per ritirare
la propria “mobilette” in riparazione: una cliente quindi, e da
vicino ho potuto maggiormente apprezzarne i lineamenti.
Successivamente
ho raggiunto a piedi il lavatore con il quale ho scambiato qualche
battuta circa la ritardata apertura odierna del suo esercizio.
Conclusi
i giri all'esterno avrei subito voluto mettermi sotto al flusso
d'acqua della doccia per rigenerarmi, ma la società dell'acqua
potabile aveva anticipato il mio desiderio con la propria decisione
consistente nel non erogare H2O per tutto il giorno.
Ancora
adesso che sta calando il buio l'acqua è una chimera; in aggiunta
anche l'elettricità ha momentaneamente fatto la stessa fine!
Appena
le pale a soffitto hanno smesso di ruotare ho cominciato a sudare in
maniera tale da valutare positivamente l'efficace loro servizio nel
quale non avevo prima creduto molto.
Ad
un certo punto non mi è restato altro da fare che pensare alla cena:
alla luce di una candelina mi sono messo a mondare cipolla ed aglio e
dopo averne fatto un soffritto utilizzando la nuova padella, vi ho
aggiunto del pomodoro concentrato opportunamente diluito (qui si usa
così) e del peperoncino; quindi ho versato le lenticchie.
Certo
non si può chiamare il risultato ottenuto con il nome classico di
zuppetta di lenticchie, ma qui in B.F. quel piatto è stato assai
apprezzato.
Se
le giornate qui non valgono una storia nuova tutti i giorni.......
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