Ieri sera, dopo un
collegamento skype con la casa madre inerente temi precedentemente
trattati via email e ai quali era necessario dare un avvio operativo,
sono stato richiesto dal territorio italico per un parere in merito
agli avvenimenti accaduti a Parigi mentre immagino stessero
imperversando nello stesso momento talk-show sull'argomento.
Sono fatti dolorosi,
certamente, veicolati dai media europei secondo l'approccio
occidentale; qui siamo molto lontani e le parabole, che pure
compaiono sui tetti delle case, vengono utilizzate più che altro per servire
football quotidiano in tutte le salse, come dire “io sono nel
deserto, da Giovanni Floris...vacci tu!” (ex Paolo Conte negli anni
passati).
Però questo è un
pensiero che mi è venuto dopo in quanto una risposta prima l'avevo
fornita nello spirito anche della cosi detta correttezza Asburgica alla quale
l'ascendenza mi porta.
Fortezza Bastiani =
Garage Italia: si può dire?
Stare nel fortino per
qualche significativo e utile motivo che non sia quello di affrontare
la morte con dignità come accadde al Tenente Drogo divenuto poi
Maggiore durante i trentanni di prove: questo era ciò che mi ero
proposto prima di arrivarci.
Se la mia presenza qui è
costante durante tutta la giornata, allora si colgono varie
dinamiche: quelle inerenti ai salariati fra loro e nei miei
confronti, quelle inerenti agli allievi nei confronti di Moustapha il
meccanico considerato “patron” e poi fra di loro, quelle fra gli
allievi e me.
Ci sono quelle inerenti
ai visitatori occasionali, quelle con i clienti del garage, quelle
che riguardano i vertici BnD su suolo patrio (by email e Skype) e
quelle con altri in loco.
Tutte devono avere un
senso, mi dico auto convincendomi, ma non sempre riesco a trovare il
loro perché.
Ora ci sono le voci sopra
le righe dei ragazzini usciti dalla vicina scuola a fare da
sottofondo, miste al cinguettio di un piccolo volatile che si
inframmezza con il movimento di una gallina attorniata dai suoi
pulcini ruspanti alla ricerca dell'impossibile nello spazio dove un
alberello emerge da un quadratino di terra lasciato libero in una
platea di cemento.
“Mia
gloria è vivere così libero come
l’uccello del cielo,
non
ho nido in questo suolo sia
pure solo per soffrire,
e
nessuno deve seguirmi quando
spicco il volo.
Io
non ho nell’amore chi
mi affligga con lamenti;
come
questi begli uccelli che
saltano di ramo in ramo,
ho
nell’erba il mio letto e
per coperta le stelle.”
(tratto da The
Penguin Lessons di Tom Mitchell – romanzo appena tradotto
dall'inglese da una mia cara amica che ha
provveduto ad inviarmene in anteprima una copia da leggere negli
orari di pausa).
E come l'uccello del
cielo vive libero, notizia ricevuta poco fa riguarda una missione di
una settimana da vivere al Nord – usando Toyota - in zone dove si sta
riforestando: forse troverò aria più fresca?
La cosa essendo
urgente dovrò vedere di incastrarla o prima delle elezioni o ad
elezioni avvenute, a seconda di come la situazione potrà evolvere:
movimento = libertà.
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