giovedì 19 novembre 2015

18XI15 Fortezza Bastiani = Garage Italia



Ieri sera, dopo un collegamento skype con la casa madre inerente temi precedentemente trattati via email e ai quali era necessario dare un avvio operativo, sono stato richiesto dal territorio italico per un parere in merito agli avvenimenti accaduti a Parigi mentre immagino stessero imperversando nello stesso momento talk-show sull'argomento.
Sono fatti dolorosi, certamente, veicolati dai media europei secondo l'approccio occidentale; qui siamo molto lontani e le parabole, che pure compaiono sui tetti delle case, vengono utilizzate più che altro per servire football quotidiano in tutte le salse, come dire “io sono nel deserto, da Giovanni Floris...vacci tu!” (ex Paolo Conte negli anni passati).
Però questo è un pensiero che mi è venuto dopo in quanto una risposta prima l'avevo fornita nello spirito anche della cosi detta correttezza Asburgica alla quale l'ascendenza mi porta.


Fortezza Bastiani = Garage Italia: si può dire?
Stare nel fortino per qualche significativo e utile motivo che non sia quello di affrontare la morte con dignità come accadde al Tenente Drogo divenuto poi Maggiore durante i trentanni di prove: questo era ciò che mi ero proposto prima di arrivarci.
Se la mia presenza qui è costante durante tutta la giornata, allora si colgono varie dinamiche: quelle inerenti ai salariati fra loro e nei miei confronti, quelle inerenti agli allievi nei confronti di Moustapha il meccanico considerato “patron” e poi fra di loro, quelle fra gli allievi e me.
Ci sono quelle inerenti ai visitatori occasionali, quelle con i clienti del garage, quelle che riguardano i vertici BnD su suolo patrio (by email e Skype) e quelle con altri in loco.
Tutte devono avere un senso, mi dico auto convincendomi, ma non sempre riesco a trovare il loro perché.


Ora ci sono le voci sopra le righe dei ragazzini usciti dalla vicina scuola a fare da sottofondo, miste al cinguettio di un piccolo volatile che si inframmezza con il movimento di una gallina attorniata dai suoi pulcini ruspanti alla ricerca dell'impossibile nello spazio dove un alberello emerge da un quadratino di terra lasciato libero in una platea di cemento.


Mia gloria è vivere così libero come l’uccello del cielo,
non ho nido in questo suolo sia pure solo per soffrire,
e nessuno deve seguirmi quando spicco il volo.
Io non ho nell’amore chi mi affligga con lamenti;
come questi begli uccelli che saltano di ramo in ramo,
ho nell’erba il mio letto e per coperta le stelle.”

(tratto da The Penguin Lessons di Tom Mitchell – romanzo appena tradotto dall'inglese da una mia cara amica che ha provveduto ad inviarmene in anteprima una copia da leggere negli orari di pausa).


E come l'uccello del cielo vive libero, notizia ricevuta poco fa riguarda una missione di una settimana da vivere al Nord – usando Toyota - in zone dove si sta riforestando: forse troverò aria più fresca?
La cosa essendo urgente dovrò vedere di incastrarla o prima delle elezioni o ad elezioni avvenute, a seconda di come la situazione potrà evolvere: movimento = libertà.



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