domenica 9 marzo 2014

Trasferimento a Nha Trang

Sabato 08; Prima di ritirarmi ieri sera avevo prenotato un posto sul bus della stessa compagnia già utilizzata privilegiando la comodità di trovarmelo praticamente sotto casa.
Oggi il bus ha viaggiato pressocchè al completo in ogni ordine di posti; a me è capitata una vicina sul giovane dalla solida struttura (forse olandese?) con la quale il rapporto si è mantenuto molto sul formale anche perché costei ha viaggiato in cuffia mentre io sono riuscito a leggere per buona parte del viaggio.
Lasciando Dalat alle 7.30 a.m. la strada - tutto un ghirigorio di curve in discesa - si è fatta stretta e, finite le ultime appendici urbane, si è sviluppata in un territorio inizialmente ancora coltivato, poi assai selvaggio dove le crete sono state sostituite da rocce che spesso, anche in questa stagione secca, lasciavano trasudare acqua dai loro pori; in taluni casi questa veniva convogliata ed allora ho potuto cogliere qua e là delle cascate.


Il Bus ha effettuato una sosta "fisiologica" verso le 11 in uno dei soliti posti ristoro (che poi vendono di tutto) quando ormai la discesa era finita ed il clima pesante si è fatto sentire immediatamente;




mentre ero a terra ho visto transitare sulla strada diversi ragazzi a bordo di bici molto più grandi di loro: dopo tanti ciclomotori questa è una realtà dove ancora non se li possono pemettere!
Sono transitati anche dei ciclisti apparentemente professionisti, sicuramente in allenamento, il che mi ha fatto pensare che lo stesso avviene anche in patria in questo periodo dell'anno.



Così come la natura selvaggia ha dato spazio alla pianura sono comparse prima le coltivazioni di riso, poi quelle della canna da zucchero frammista a quelle dei banani, sino a che è tornata l'urbanizzazione a bordo strada e nel giro di pochi chilometri il bus, + o - a mezzogiorno, mi ha depositato al suo punto sosta che si è rivelato essere vicinissimo all'albergo che avevo prenotato.



Appena preso possesso della camera ho voluto subito vedere la spiaggia tanto decantata; i colori dell'insieme sono gradevoli, la spiaggia è una spiaggia urbana parzialmente attrezzata, di quelle che in me non destano grandi entusiasmi.



Inoltre ho subito avuto conferma di quanto mi era stato raccontato: qui sembra di essere in una provincia della Russia per quanto tutte le indicazioni scritte appaiono in quella lingua.
E il motivo c'è: la presenza massiccia di russi fisicamente ben piazzati.
Persino la mappa della città che ho richiesto ad un ufficio del turismo è stampata in una unica lingua: il Russo!






Nel pomeriggio avevo in mente di visitare un museo che poi sarebbe rimasto chiuso durante la giornata domenicale: quello dedicato alla persona che sto scoprendo in questo viaggio: Alexandre Jhon Emile Yersin, un Grande!
Di tutti i francesi che sono passati dal Vietnam, Yersin è colui che ha lasciato la migliore immagine, al punto d'essere considerato come un benefattore ed un umanista dai Vietnamiti.


Ma chi è stato questo celebre sconosciuto? 
Nato in Svizzera, studente di medicina a Parigi lavorò con Louis Pasteur. Naturalizzato francese a 26 anni, in quello stesso tempo scoprì la realtà delle colonie presentate all'esposizione universale del 1889. Immediatamente scelse di fare il medico di bordo nelle Messaggerie marittime viaggiando per il mare della Cina per due anni quando, sbarcando a Nha Trang, subì un colpo di fulmine incontrando questa località. Per i due anni successivi organizzò esplorazioni sui "les Hauts Plateaux" sino a identificare in quello di Lang Biang il luogo dove sorgerà Dalat.
Nel 1894 venne inviato dal governatore francese ad Hong Kong devastata dalla peste bubbonica e lì scoprì il bacillo responsabile dell'epidemia.


Ripresa la veste del medico ritornò a Nha Trang dove fondò un'appendice dell'Istituto Pasteur.
Persona dall'aurea ascetica e genio proteiforme nel 1897 introdusse in Vietnam l'albero del caucciù e dopo vent'anni anche quello del chinino.
Dopo la riunificazione del Vietnam avvenuta nel 1975 i nomi delle strade delle città sono stati vietnamizzati; tutti quelli che ricordavano l'epoca del colonilismo furono soppressi, salvo quelli di quattro stranieri rispettati: Pasteur in quanto scienzito ed umanista, Calmette in quanto inventore d'un vaccino, Yersin in quanto medico e scopritore del siero contro la peste, e Alexandre de Rhodes in quanto inventore della lingua scritta vietnamita.


Questo persona dalla sapienza a geometria variabile era pieno di risorse e fece di tutto per sviluppare queste terre in un modo diverso da quello delimitato dal colonialismo.
Purtroppo quando  mi sono presentato al cancello l'ho trovato già chiuso, anche se avevo utilizzato un risciò per guadagnare tempo nel raggiungerlo; sono convinto che Yersin non me ne vorrà per questo ed io comunque mi sento arricchito nell'aver appreso di questo personaggio.




A quel punto ho camminato per tutto il pomeriggio; prima in spiaggia a contatto con il mare, poi in giro a cogliere aspetti di questa città, raggiungendo la cattedrale e la stazione ferroviaria dove non sono riuscito a capire se sarò in grado di utilizzare il treno nei miei prossimi spostamenti.










Osservando dalla costa le isole di fronte che avevo intenzione di raggiungere, ho visto che sono ricolme di vegetazione ed hanno coste rocciose inadatte al tipo di perlustrazione che avevo in mente e pertanto eviterò di infilarmi in un gruppo organizzato per cantare, mangiare e bere praticando un pò di snorkeling.



 




Nella fase finale della giornata, mentre mi stavo trascinando nella zona dei ristoranti vicini all'albergo, ho incrociato la persona che mi era stata vicina per tutta la mattinata: ci siamo riconosciuti all'ultimo lanciandoci un saluto che però non ha modificato nemmeno di una frazione di grado le rispettive orbite - forse per difetto di polarità.

     


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