lunedì 23 dicembre 2013

Wat Phou (Champasak)

Effettuato il rent di uno scooter oggi è stata la volta di Champasak, più precisamente Wat Phou-World Heritage Site.


La strada per raggiungere il sito scorre spesso costeggiando la sponda nord del Mekong;


 in alcuni tratti il fiume aumenta la sua larghezza ed al suo interno vi sono degli isolotti, l'anteprima di ciò che troverò più a valle, Si Phan Don, conosciuta anche come Four Thousand Islands.



La giornata è stata soleggiata e calda sin dal suo inizio, a tratti anche ventosa (è da Tha Khaek che il vento si fa sentire sollevando quella polvere che giustificherebbe l'uso della mascherina da parte di tanta gente); in qualche modo - la luminosità del cielo, la brillantezza dei colori della vegetazione, i profumi nell'aria, tutto stava a comunicare di trovarmi a Sud: una bella differenza con le giornate in taluni orari fredde vissute nei primi giorni e comunque sino a Luang Prabang.



Mentra conducevo lo scooter abbigliato con il massimo della copertura mi rendevo conto che avrei dovuto alleggerirmi appena possibile per non andare lessato.





Durante la visita al sito, nato con la simbologia Hindu come luogo sacro a Shiva, residenza reale Khmer posta sotto ad una montagna, Phou Kao, identificata nell'antichità come un "Linga", simbolo fallico di Shiva, ho avuto modo di incontrare e dialogare con un vietnamita americanizzato 45 anni fà (residente a San Francisco), con vari giovani indigeni che mi hanno chiesto di posare assieme a loro per delle foto e la coppia canadese che alloggia nel mio stesso Hotel con la quale si è parlato della possibilità di effettuare insieme un loop nella zona del Plateau condividendo i costi di un'auto con autista.




Il luogo, sia per dove è ubicato che per come doveva essere ai tempi in cui i Khmer hanno dominato questa area sino a Siem Reap in Cambodia, comunica serenità e, pur essendoci un sole canaglia, esso dispone di molte zone ombrose utili a recuperare fiato e forze nell'ascensione verso la sorgente perenne che ha ha sacralizzato il posto partendo dagli elementi presenti in natura, lavorandoli con quei sentimenti che spesso hanno caratterizzato l'origine delle religioni.




Tutto quello che è rimasto dell'antico splendore è oggi maggiormente splendente dopo proprio perché sono 15 i secoli da allora trascorsi: gli artisti di quel tempo sarebbero dei maestri anche ai nostri giorni per quello che mi è stato dato vedere.




Il rientro a Pakse è stato effettuato più lentamente che all'andata, entrando nei villaggi posti lungo la sponda del Mekong  a curiosare, riportando l'impressione di una zona meravigliosamente rimasta fuori dal tempo.


Prima di lasciare lo scooter ho avuto modo di fare un giro per il grande mercato coperto della città dove ho trovato e acquistato un pane all'apparenza invitante (in realtà era leggermente dolce) e della frutta della quale sentivo la mancanza.  

Nessun commento:

Posta un commento