martedì 17 dicembre 2013

Navigazione sul Mekong - trasferimento a Vientiane

Avevo stabilito per domenica mattina l'esperienza della navigazione sul Mekong, con visita a Pak Ou Caves; tutto stava procedendo nel modo migliore quando, nel momento di uscire, ho sentito il rumore della pioggia sui tetti.
Tempo di scendere e la pioggerella si era già trasformata in una manifestazione a carattere temporalesco tipo bomba d'acqua.
Avrei dovuto trovarmi all'imbarco per le 8, ma pur essendomi mosso in anticipo mi stavo bruciando il vantaggio nell'attesa di una diminuzione nell'intensità della precipitazione.
Quando ciò è avvenuto mi sono reso conto che tutte le strade in pendenza verso i fiumi si erano trasformate in impetuosi torrenti che, nella loro veloce corsa, stavano trasportando di tutto, oltre al fatto che anche il guado per attraversarle era divenuto impossibile.
Ecco scientificamente spiegato perché qui girano tutti o a piedi scalzi o indossando delle ciabatte infradito.
Ho provato ad interpellare ben 3 tuk tuk per avere un passaggio, ma nessuno era disposto ad andare nella mia direzione; non ho indugiato oltre e, coperto di Kway rinforzata da una mantellina stile profilattico usata in Centro America, mi sono messo al galoppo raggiungendo in tempo il “pier” da dove partono le barche per questa escursione.


I biglietti recavano un numero di seduta e un'addetta ha iniziato ad avviare all'imbarco i possessori dei biglietti dal n° 1 al n° 6: strano, ho pensato, le barche non mi sono sembrate così grandi da dover effettuare un imbarco differenziato come negli aerei.
Infatti sono semplicemente state imbarcate sei persone per barca, ed io sono capitato su quella meno dotata sia per il tipo di seduta che per la potenza del motore, tant'è che lo skipper, partito in seconda posizione, ha dovuto cederla lungo il percorso.








Prima di arrivare a destinazione le barche sostano “obbligatoriamente” al villaggio di Ban Xang Hai noto perché vi viene prodotto un superalcolico definito wisky partendo dalla fermentazione del riso: questo superalcolico viene poi aromatizzato in vari modi.
Quello maggiormente messo in mostra è sicuramente quello con un rettile all'interno del contenitore.
Oltre al liquore nelle bancarelle sono presenti i soliti articoli: è palese che la sosta viene effettuata esclusivamente a scopo commerciale.




 Appena lasciato il villaggio, con un cielo che si stava scurendo velocemente, lo skipper ha improvvisamente deciso di spegnere il motore scattando come un felino nel dirigersi in fondo alla barca.
Ho capito cosa stava accadendo quando dal tetto mi è piombato sul braccio una tela di plastica con funzione protettiva dal vento e dalla pioggia; quando questa è arrivata era così intensa che lo skipper ha accostato, così come gli altri come lui in navigazione, nell'attesa di un momento più opportuno per continuare.




 Arrivati finalmente a destinazione i passeggeri delle barche si sono subito sparpagliati fra i due livelli delle grotte, entrambe popolate prevalentemente da mini statue rappresentanti Buddha.









 Durante il percorso a ritroso mi sono trovato a pensare alla generosità di questo fiume che, periodicamente, offre in comodato gratuito "pro tempore" la fascia di terreno assai fertile che emerge nel periodo secco dal suo letto;




 a chi la offre? Ma agli abitanti del suo dominio, e questi ne fanno buon uso producendo ortaggi  dal color verde smagliante.




 Mentre si navigava, non risultando così protettiva la plastica per la posizione del mio sedile, mi è pervenuto da due giapponesi retrostanti il loro ombrello che ho subito utilizzato come paravento e difesa dalla pioggia.


 Una volta rientrato a casa + o – per le 2 p.m. si è nuovamente scatenato il diluvio, anche se meno intenso che al mattino, ma questa volta con andamento costante: domani le condizioni meteo dovrebbero essere le stesse di oggi, ma sarà il VIP Bus che mi trasporterà a Vientiane a proteggermi.

Lunedì 16; Sveglia ore 6.00, tuk tuk 6.35, Vip Bus 7.00, condizioni meteo non così drammatiche come avrebbero dovuto essere secondo le previsioni, però freddo e nebbia sino alle 2 p.m..


 Per quanto fosse difficile a causa dell'andamento stradale, ho potuto apprezzare i panorami di queste strane montagne sulle cui pendici sono abbarbicati dei villaggi le cui popolazioni non vivono certo nel comfort.




 Le riprese fotografiche odierne sono state effettuate da dietro alla finestra del bus con grande difficoltà e rischiando spesso di sentirmi male, quindi vanno accettate per quello che sono e che rappresentano.










L'arrivo a Vientiane, dopo varie fermate lungo il percorso, è avvenuto alle ore 17.30, mentre nella Guest House, scelta suggerita da una giovane coppia mista franco-thailandese, l'ingresso è avvenuto alle ore 18 + o -: camera letto matrimoniale A/C (che non serve) + frigo, TV e scaldaacqua per bevande calde, bagno incorporato a 120.000 kip.
Ho saputo durante le varie soste che la coppia mista vive a Chang Mai dove dispone di una casa in affitto a € 45/mese, incluse energia elettrica ed acqua: ho replicato al francese che anche un “sans papiers” lì potrebbe farcela!



 Lui è costretto ogni sei mesi a farsi un giretto fuori dalla Thailandia per poi poterci poi stare altri sei mesi, sempre dopo aver preventivamente sbrigato una pratica presso l'ambasciata. Infatti loro sono entrati in Lao proprio per questo, e nei prossimi giorni attenderanno qui il Visa per poi riprendere il loro normale ritmo di vita che, onestamente, non ho nemmeno indagato per conoscere.
Il viaggio su ruota è durato come una tratta aerea Milano – Toronto, ma assai più impegnativo sotto ogni punto di vista. 


Martedì 17; Rent bici ed esplorazione della capitale: fatto salvo Sisaket Museum e Ho Phra Keo Nuseum la città mi è sembrata offrire poco, forse perché come capitale di una repubblica popolare ha risentito maggiormente delle impostazioni sovietiche, anche se qui ho appreso che attualmente il Lao subisce l'influenza del Vietnam mentre sente un'attrazione fatale per lo stile di vita thailandese.







Questo è un paese con un P.I.L. pro capite da circa $ 1.700, quindi un paese povero; ma le statistiche, si sa, vanno analizzate per essere capite. Infatti in città ho visto girare sia una Bentley rossa che una Porsche top di gamma verde, oltre a cortei di auto “blu” (non Hyundai, esclusivamente Mercedes), rigorosamente scortate.
Mi sembra che di francese, a differenza che a Luang Prabang, qui ci siano rimasti solo i croissant e poco più.



 Quanto a Pha That Luang, un grandioso golden stupa, è considerato il più importante monumento del paese, simbolo sia dal punto di vista religioso che politico (ne rappresenta la sovranità), ma in me non ha destato nessun interesse.






 Così come Patuxai, l'arco di trionfo realizzato per commemorare le popolazioni morte nelle guerre prerivoluzionarie, costruito nel '69 utilizzando cemento donato dagli U.S.A. per la costruzione di un aeroporto, mi è sembrato anche logisticamente collocato fuori luogo.




 Il Mekong invece è a tratti maestoso e al centro del suo letto si trova il confine fra Thailandia e Lao.

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