domenica 8 dicembre 2013

Nam Ha National Protected Area





Bardato di tutto punto ho montato per tutto il giorno una Honda CBF 125 che, nel suo piccolo, offre tutto un altro sistema di conduzione e di comfort rispetto ad uno scooter dotato di motore simile.
Immesso nella direzione Muang Sing ho presto capito che la velocità che avrei potuto tenere sarebbe stata molto bassa in considerazione del tipo di strada di montagna e del fondo con buche anche di notevoli dimensioni.




Anche coperto com'ero ho accusato una leggera sensazione di freddo perchè, anche se il sole è apparso abbastanza presto, la strada era esposta a nord e molto "fresca".




Appena lasciata Namtha si susseguono una serie di villaggi di varie etnie; i primi sono quasi un sobborgo della città, nel senso che le case sono in evoluzione da quelle tradizionali (che non riparano certo dal freddo) a quelle mattoni e cemento, mentre via via che ci si allontana i villaggi, pur essendo disposti poco lontano dalla strada, mantengono in maniera più accentuata l'impostazione originaria: fino a quando?




Mi è venuto da pensare che forse le tribù raggiungibili a mezzo tekking, visto che una parte del costo sostenuto va a vantaggio della comunità, mantengano i costumi tradizionali attivi proprio perchè sono meta turistica.




In tutti i villaggi dove ho messo il naso ho visto che solo una minoranza di persone indossa abiti tradizionali; lo scooter è spesso presente, come la parabola, e per i più abbienti vi è anche il pick-up.





Ma la sensazione che ho percepito è che la vita dei villaggi lontani dai borghi urbani resta comunque dura, priva di comodità essenziali (la gente si reca con regolarità al fiume per lavarsi e prelevare l'acqua per cucinare), priva di assistenza sanitaria.


 



Inoltre non so immaginare quanto scolarizzate possano essere le nuove generazioni in condizioni simili; ogni volta che ho sottoposto una mappa per chiarimenti a persone adulte mi è stato fatto segno di no, ch non sono in condizione di leggere.
Giunto a Mueng Sing, città in se per nulla significativa, mi sono messo a girare in varie direzioni sin tanto che sono incappato nel mercato diurno dove si incontrano le popolazioni dei villaggi periferici per approviggionarsi e fare affari.






Nell'area vivono tribù Akha, Tai Lue, Tai Neua, Hmong, Mien, Black Tai.
Ho anche mangiato lì, rendendomi ancora una volta conto che anche in questa realtà decentrata, più tradizionale, sono presenti le eccezioni (abbigliamento stile pin-up) che al mio occhio sono sembrate fuori luogo, ma qui la mia è una presenza del tutto ininfluente.




Alle 9 del giorno dopo ero già per strada e devo dire che ho finalmente capito perché tanta gente si muove con la mascherina sulla bocca o riparandosela in qualche modo: inquinamento!
Non solo quello da gas di scarico, ma soprattutto quello da polvere che inevitabilmente subisci se percorri quasiasi strada.




Inizialmente ho incontrato foschia; sapevo di un 10% di possibilità di precipitazioni piovose per oggi, invece verso le 10.30 è arrivato il sole.




Per fortuna, visto che ho rischiato grosso quando, fermandomi lungo la strada per osservare meglio e per riprendere qualche foto, il contatto per la messa in moto è sparito.




Ho verificato sino a rendermi conto che doveva trattarsi del blocchetto di accensione, solo che io mi trovavo, come si suol dire, on the road, a circa 20 km. dalla cittadina di Vieng Phoukha, meta della mia escursione in quanto i villaggi circostanti sono abitati da tribù Khmu, Akha e Lao.




E' risaputo che in Lao non si può mai fare affidamento sul cellulare a causa di una copertura di segnale modesta, ed io me ne sono reso conto appena ho cercato di contattare il garage: segnale zero!



Ho ragionato velocemente ed ho capito che avrei dovuto fare conto solo sulle mie forze avendo già collaudato l'impossibilità di comunicazione con le persone del villaggio a vista.
Per evitare una scena fantozziana sotto il sole del mezzogiorno ho cominciato ad alleggerirmi di abbigliamento onde non dover grondare sudore per ciò che avevo in mente di fare: spingere la moto cercando di farla partire senza il consenso della chiavetta di accensione.
Il primo tentativo non ha sortito risultato, ma il secondo sì: a questo punto cambio di programma con immediata inversione di marcia e rientro anticipato alla base per sostituzione del veicolo.



Con uno scooter muletto ho successivamente limitato l'area di esplorazione raggiungendo Wat Luang Khone dove ho potuto assistere ad un rito imperniato su un filo che teneva uniti insieme una madre con il figlio ed uno scooter nuovo all'esterno tel tempio: ho pensato ad una benedizione affinchè il giovane non dovesse incorrere in incidenti ed essere così strappato alla famiglia.





Tutte le volte che ho bordeggiato un villaggio o che mi ci sono infilato, sono sempre stati i bambini quelli più interessati al "marziano": con uno di questi che mi faceva il segno V con le dita ho improvvisato un giochino in base al quale le mie dita passavano dal V al segno di OK (pollice alzato) con intermittenza veloce. Il piccolo si è divertito ed ha subito imparato il movimento ripetendolo.






Domani partenza da qui con sosta di un paio di giorni a Nong Khiaw (già sulla strada per Lung Prabang), località emergente per la sua posizione naturale e descritta come ricca di fascino: uno dei motivi per cui la maggioranza dei visitatori di questo paese si limita a Vientiane e a Luang Prabang è dato dal fatto che i tempi per raggiungere località al di fuori di questo circuito sono lunghi (vari cambi di bus) e gli spostamenti estenuanti a causa delle condizioni delle strade.

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