La giornata di venerdì era iniziata positivamente (trovata sulla strada una sarta per una riparazione rapida alla cintura porta documenti) mentre ero seriamente intenzionato a noleggiare uno scooter per muovermi sul territorio ad ampio raggio. Prima però ho voluto consumare la colazione in un caffè piuttosto elegante e così ho evitato di rimanere sotto un improvviso acquazzone che ha fatto dirottre nello stesso bar diversi viandanti come me. Il cielo non era plumbeo, anzi, ma la pioggia non aveva proprio voglia di smetterla. Seduto al coperto ho atteso tutto il tempo necessario e nel frattempo ho modificato il programma: meglio andare per musei.
Verso le 13 la giornata è sembrata ristabilirsi tanto da decidermi al noleggio. Appena avuto fra le mani lo scooter ho facilmente trovato la strada per raggiungere Wat Phra That Doi Suthep, luogo posto quasi all'interno di un National Park distante una ventina di chilometri dal capoluogo, gran parte dei quali in salita e con una notevole pendenza.
Il tempio è uno dei più sacri del Nord, visitato da innumerevoli fedeli e da quasi tutti i turisti che viaggiano a pacchetto, ma non solo quelli; è posto a quota 1.300 m.s.l.m., il che consente di vedere bene la dimensione attualmente raggiunta dalla città sottostante, anche se l'aria, carica di umidità, rende l'immagine un pò offuscata.
Le avventure sono iniziate al ritorno, quando ormai cominciava a farsi buio. Ingolosito da una segnalazione Lonely Planet per un ristorante vegetariano con servizio a buffet mi sono messo a cercarlo: il gran traffico, l'impossibilità di avere dei riferimenti precisi, la mappa approssimativa, tutto ha contribuito a farmi perdere tempo.
Però mi rendevo conto di esserci vicino ogni volta che chiedevo info, quindi la caccia al tesoro continuava. Un problema per chi non è pratico delle strade di città in Thailandia è dato dal fatto che il nome della stessa via compare in un numero indefinito di sottovie, chiamate Soi, ed io inizialmente non avevo visto che l'indirizzo del ristorante era sì in quel nome di via, ma Soi 17!
Ad un certo punto mi sono trovato fra sedi universitarie: bene, mi sono detto, qui troverò sicuramente chi parla inglese.
Una ragazza su scooter si apprestava a partire ed io l'ho avvicinata con la mia richiesta. Con molta gentilezza la tipina mi ha dato delle indicazioni di massima e ci siamo lasciti. Subito dopo ci ha ripensato, mi ha avvicinato e mi ha invitato a seguirla. Questa guidava nel traffico con la disinvoltura di qualsiasi indigeno; io, per starle appresso, mi sono messo a seguirla ripetendo ogni sua variazione, così ad un certo punto, in un passaggio stretto fra auto, mi sono sentito mezzo piede sinistro accarezzato dalla ruota di un pick-up: pensavo peggio, invece non ho poi riscontrato danni.
Quando finalmente la ragazza si è fermata è stato solo per spiegarmi che si era confusa e che bisognava ricominciare da capo; lei stessa ha però preferito chiedere lumi a dei passanti ricevendo l'illuminazione che ci ha consentitto poco dopo di trovare il "tesoro".
Questo è stato uno dei tanti costanti esempi di disponibilità e gentilezza da parte della gente di qualsiasi ceto sociale da me riscontrati in questi giorni.
Tolto il casco e guardatomi attorno ho capito di essere capitato in un posto smorfioso, peraltro dove il servizio a buffet è funzionante solo a mezzogiorno.Ormai sono arrivato qui, tnto vale approfittarene!
Dopo la cena, ormai notte, sono ripartito avendo perso l'orientamento. Ad un incrocio importante dove ho avuto perplessità a decifrare se una certa costruzione riconosciuta era sulla mia mano destra all'andata (ma di quale suo lato?) sono andato diritta. Dopo qualche minuto mi sono reso conto che non avevo preso la giusta direzione e, alla prima occasione possibile, ho effettuato inversione a U su queste pseudo autostrade/circonvallazioni.
Ma prima di ritornare all'incrocio che mi avrebbe rimesso sulla rotta giusta ho pensato che avrei potuto tagliare girando a sinistra.
Non l'avessi mai fatto! Da quel momento ho corso per due ore in varie direzioni, sino ad arrivare nel circuito che delimita la città vecchia. Il problema è che questa è circondata da una specie di autostrada urbana, ed io non ero sicuro se avrei trovato casa girando a sinistra o a destra laddove era consentito. Ho continuato a sbagliare per un bel pò. Ad un certo punto un'altro sccoterista mi si è avvicinato con lo sguardo perso; un'altro Western fuori strada, per giunta, dopo l'approccio in inglese gli ho chiesto se fosse francese. No, mi ha risposto, sono italico di enotra: incredibile, ma quando qui ho sentito voci italiche erano tutte contraddistinte dall'accento palermitano.
In breve, ho cominciato a chiedere spesso info, ma la buona volontà di chi mi rispondeva non portava chiarezza in chi ascoltava. Alla fine ho avuto a portata di mano un pick-up servizio bus e ho chiesto al driver; questi mi ha indirizzato in maniera grossolana, ma i semafori lungo il percorso mi hanno consentito di ritrovarmelo a fianco più volte ed il driver, pur avendo la guida a destra come tutti i veicoli dei luoghi dove si circola all'inglese, continuava a darsi da fare per aiutarmi. Ad un certo punto ha rallentato per farmi capire bene dove avrei dovuto svoltare a sinistra; da lì ho poco dopo incrociato Wat Phra Singh, il meraviglioso complesso visitato il giorno prima, e così si è chiuso il sipario su una giornata "movimentata" quando erano da poco passate le 10 di sera.
Questo può succedere a chiunque, ma in particolare a chi sottovaluta la mancanza di conoscenza della toponomastica di un luogo ignoto.
Con il chiaro del mattino successivo ho invece raggiunto con successo il sito di una antica città fatta riemergere dagli scavi effettuati in tempi abbastanza recenti: a me è interessato maggiormente vedere l'ambiente esterno al capoluogo, essere fuori dai percorsi battuti, incappare casualmente in una cerimonia religiosa frequentata da ragazzine di una scuola di matrice cattolica (personale autonoma deduzione dal nome stampigliato nelle magliette che tutte indossavano).
Riconsegnato lo scooter alle 14 mi sono preso una pausa riposo a casa prima di uscire per immergermi nella Saturday Walking Street. Mi sono mosso agevolmente a piedi e sono arrivato nella Th Wualai che dalle 4 p.m. sino a mezzanotte si trasforma in un mercato gigante all'aperto dove si trova di tutto, cibo incluso.
Chiang Mai è riconosciuto come il luogo della Thailandia dove l'artigianato si esprime ad alto livello in diversi settori quali quello dei tessuti (sia cotone che seta), quello dell'argento, quello del legno lavorato, quello delle lacche.
Insomma, una manna per chi fosse intenzionato a fare acquisti di qualità a prezzi modesti; purtroppo non era il mio caso e così, dopo aver osservato con attenzione i primi 500 m. di bancarelle ricolme di oggetti offerti in vendita, pur continuando la passeggiata in mezzo alla folla, ho perso via via interesse per le merci e mi sono concentrato sulla tipologia delle persone, in particolare di taluni espositori e di tutti coloro che si esibivano in canti e suoni a vantaggio proprio o di qualche organizzazione umanitaria.
In particolare mi ha attratto una band di eleganti vecchietti che si esibiva secondo i criteri di Bambini nel Deserto, ovverossia per raccogiere denaro al sostegno di progetti orientati al benessere dei bambini.
A questo proposito: mancano due mesi al mio arrivo in Myanmar e dal prossimo fine settimana molti connazionali cominceranno ad essere ipegnati nella maratona natalizia consistente nella ricerca di doni da scambiare con parenti ed amici: se è vero il detto che evidenzia come a Natale siamo tutti più buoni, l'auspicio è che la sensibilità individuale possa destinare - all'interno dei budgets orientati ai regali - anche quel piccolo o grande importo da donare a Bambini nel Deserto per "destinazione Myanmar", (https://www.facebook.com/BambininelDeserto www.bambinineldeserto.org/) operazione della quale non ho più parlato ma che rappresenta il vero motivo per il quale questa volta ho scelto di viaggiare nel Sud Est Asiatico.
Vi ricordo come fare?
Offrendo un concreto aiuto per la salute e l'educazione delle nuove generazioni che, come chiunque lì, possono da sempre contare nell'abnegazione e sulla lungimiranza di Aung San Suu Kyi, “The Lady” (http://www.agiscuola.it/index.phpoption=com_k2&view=item&id=258:the-lady), colei che si è caricata sulle proprie esili spalle l'avvenire dell'intero paese.
Come ormai a tutti noto, Aung San Suu Kyi ha pagato un prezzo enorme per questo, essendo stata privata della propria libertà a più riprese, isolata dalla propria gente, costretta per quasi venti anni agli arresti domiciliari; fu insignita del premio Nobel per la pace, ma non ebbe la possibilità di riceverlo. Solo in epoca recente ebbe modo di ottenerlo e lo utilizzò indirizzandolo alla salute e all'istruzione dei bambini del suo popolo.
Perché le varie comunità isolate che costituiscono la maggioranza della popolazione del Myanmar possano accedere ad una vita dignitosa occorre poter contare sulla spinta dei giovani: perché non sforzarci a fare qualcosa per loro?
In che modo?
Effettuando una donazione attraverso Bambini nel Deserto
IBAN: IT 24 G 01030 12900 000001500048 Monte Dei Paschi di Siena
Causale: "Destinazione Myanmar".
Così operando ogni conferimento potrà essere dedotto in sede di dichiarazione dei propri redditi: l'importo raccolto mi verrà messo a disposizione nel momento stesso della consegna, direttamente a destinazione.
Non lasciamo che il tempo passi invano: il momento di agire è ora.
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