lunedì 2 dicembre 2013

Arrivo a Chiang Rai e Golden Triangle the day after

Alle 9.30 a.m. di domenica  mi trovavo già a bordo del VIP Bus Green Line che mi avrebbe depositato a Chiang Rai dopo quattro ore: viaggio confortevole, aria condizionata non esagerata, spazio a disposizione migliore rispetto a qualsiasi precedente trasferimento in Bus, paesaggi gradevoli intravisti da dietro i vetri, anche se la giornata è stata grigia sempre.


Preso posseso della camera definita "top" esclusivamente perché è raggiungibile attraverso una scala esterna - Angela, la conduttrice, mi ha subito fornito diverse info per cui ho immediatamente deciso di trattenermi almeno tre notti - ho quindi provato la connessione wi fi: questa è risultata funzionante con potenza del segnale "eccellente", in ogni caso non idonea al trasferimento delle foto sul blog.
Ho provato ad utilizzare tutte le opzioni possibili - cambio di 3 broswer - ma non c'è stato nulla da fare: ho solo impegnato a vuoto un sacco di tempo!


Così sono uscito in esplorazione che erano già le tre passate: lungo la strada ho incontrato altre guest house che avevo interpellato ma che erano risultate full booked.




Per la modesta esperienza maturata penso che potrebbe essere una buona soluzione - per chi se la sentisse - attrezzare e gestire in queste aree un articolo del genere, magari, senza inventare nulla di nuovo, affiancandolo con il rent di bici e scooters.




Sul percorso ho intercettato il mercato coperto e quando ho riconosciuto un tipo di cibo già gustato precedentemente, anche perchè ero quasi a digiuno, mi sono lasciato sedurre: si tratta di gamberetti fritti tenuti insieme da una leggera pastella che però, in questa circostanza, erano già stati cotti da un po e non avevano la fragranza che ricordavo. Dopo aver esaminato le varie offerte ed averle memorizzate ho completato l'itinerario vedendo tutto ciò che era possibile vedere in una giornata festiva.
Così, prima di tornare a casa, ho fatto spesa in parte al 7 eleven ed in parte sulle bancarelle del mercato, in modo da procacciarmi tipologia di cibo che nessun ristorante serve: riso nero ancora caldo di cottura, pomodorini, mandarini, pane a cassetta (l'unico rintracciabile, tipo quello U.S.A.) del tonno in scatola ben speziato e già testato: l'ideale da usare come condimento del riso!



Durante la serata ho continuato ad espletare tentativi per le foto senza successo: mi vien persino da pensare ad un attacco virale visto che nessuno dei 3 browser utilizzati, ciascuno con modalità differenti, dopo aver iniziato la procedura resta silente.
Per la prima volta da che mi trovo in viaggio, pur essendo Chiang Rai collocata ad una modesta quota di 300 m. s.l.m., mi sono visto costretto ad usare le copertine in dotazione a causa della sensazione di eccessiva frescura; c'è da dire che la camera è dotata complessivamente di tre finestre (inclusa quella del bagno, tutte dotate di zanzariera fissa ma non di un sistema di vetri a tenuta, per cui l'aria può essere contrastata, ma è libera di circolare come le pare.


Contrariamente alle previsioni meteo che indicavano un 10% di possibilità di pioggia, la giornata di lunedì si è presentata con tutte le caratteristiche per essere vissuta muovendomi ad ampio raggio a bordo di uno scooter.
A proposito di scooter: oramai chiedo solo una versione a ruota alta con marce, che poi è quella maggiormente usata dagli indigeni, anche se può costare qualche bath in più.
Ho in mente di farmi portare dal cavallino di plastica ed acciaio con un motore 125 c.c. sino a Chiang Saen, e quindi da lì al Golden Triangle.


Onde non incappare nei soliti dolori al fondo schiena ho escogitato un sistema mobile per migliorare la seduta; inoltre, tenuto conto che la strada da percorrere non è poca, ho anche migliorato il tipo di abbigliamento da indossare onde evitare quella spiacevole sensazione di freddo che spesso prende il motociclista se poco coperto.



Non è stato facile prendere il ritmo di gara, come direbbe Valentino: praticamente la strada è tutta una autostrada, per i primi trenta chilometri all'andata, gli ultimi al ritorno, assai trafficata, con continui insediamenti di attività umane a bordo strada (anche se il capoluogo non arriva a settantamila abitanti), quasi una qualsiasi Vallassina brianzola, anche se qui, oltre le attività disposte lungo l'asfalto, dietro si intravvede una pianura ben coltivata, in lontananza incorniciata da colline boscose.




Superata Mae Chan, all'improvviso tutto diventa più gradevole: le colline si avvicinano, i campi sono ben coltivati e pieni di attività umana, in taluni casi supportata da attrezzature di notevole livello, le persone all'opera, anche se lontane, una volta che si sono rese conto che mi ero fermato per riprenderle in foto, al mio iniziale saluto prontamente hanno risposto sbracciandosi.





Prima di entrare in Chiang Saen, appena incontrato il Mae Kong, ricordandomi un suggerimento di Angela, mi sono messo sulle tracce di un ampio complesso monacale Wat Phra That Pha Ngao che si è rivelato essere disposto per la maggior parte in piano allo stesso livello del fiume, ma con una Hall a mezza collina ed una Pagoda sulla cima ad essa: questi due piazzamenti  mi hanno offerto un'immagine paesaggisticamente forte, tale da avere difficoltà a staccarmene.


Il tempo fugge senza accorgersi quanto più si è presi nella realtà che si sta assaporando;  io ero ben consapevole che avrei voluto effettuare il percorso di rientro prima del calo delle tenebre, ma al tempo stesso non avevo alcuna intenzione di fare le cose di corsa.


Per cui mi sono fermato al primo "ristorante" frequentato da indigeni trovato sulla strada, praticamente una tettoia ombrosa con donne indaffarate nella cucina open air: ovviamente nessuno english speaking per cui mi sono accordato su un piatto che inevitabilmente non poteva corrispondere a ciò che mi ero immaginato. Quando ho visto servire ad un altro ospite un tipo di piatto che ho riconosciuto per averlo già gustato ho fatto capire che ne avrei voluto uno uguale anch'io.


E' stato di mio gradimento, ma forse ho esagerato a mangiare tutta quella roba tant'è che ora (sono le 9.15  p.m.) non me la sento proprio di pensare di cenare.




E finalmente ho messo piede in Chiang Saen, località importante per la sua posizione geografica, dotata di porto fluviale ove vi è movimento di cargo (ho visto diversi camion Thai dai quali degli umani stavano scaricando sacchi a spalla che venivano trasbordati su barche idonee al loro trasporto) oltre che di passeggeri.




Personalmente non mi sono mai trovato così vicino alla China negli ultimi venticinque anni, e da qui essa è raggiungibile via fiume se si è in possesso di tutti i requisiti richiesti.
Ancora una decina di chilometri e ho raggiunto il luogo preciso definito Golden Triangle - località Sop Ruak, cercando di evitare l'impatto con le masse; perciò l'ho prima superato andando oltre il punto d'incontro delle acque dei due fiumi, il Nam che affluisce nel Mae Kong, quindi salendo una collinetta da dove la vista resta maggiormente appagata.




Un pò affaticato quando ormai il tempo indicato nell'orologio era  oltre le 4 p.m. mi sono ribardato per il rientro; l'indicatore del carburante (con segnale di riserva avevo ftto il pieno con 3 lt. prima di partire) non dava preoccupazioni e quindi ho ritenuto di poter rientrare senza soste.





Invece mi sono accorto che velocemente aveva virato segnalando riserva che più non si può appena superata Mae Chan. Non me la sono sentita di rischiare ed ho preferito ritornare verso la città dove ho potuto rifornire non senza patemi (il primo distributore intercettato era chiuso e la riserva sempre più preoccupante); da lì, come prevedevo, il traffico è andato aumentando facendomi diminuire la velocità.


Resta il fatto che quasi 180 chilometri percorsi su un veicolo di questo tipo, indossando un casco senza paraocchi, respirando fumi di scarico e polveri varie, ricevendo in faccia residui volanti nell'aria di vario genere tende a togliere qualcosa al piacere di quanto complessivamente ammirato in giornata.

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