A Milano lunedì si sono
svolti gli ultimi preparativi, incluso quello relativo all'albergo
che finalmente ho prenotato, proprio sul filo di lana a causa di vari
contrattempi avvenuti quando tutto sembrava già sistemato.
Mio fratello mi ha
accompagnato martedì allo Shuttle: il nostro è stato un addio con poche
parole da parte mia, quasi a giustificare le mie emozioni relative al distacco, che ultimamente, esclusivamente per mie elaborazioni mentali, si sono rivelate più forti
di quanto mi aspettassi.
Quindi l'arrivo a
Malpensa, la solita attesa e le solite procedure, imbarco e via per
il Cairo, unico scalo previsto.
Lì i controlli sono
stati approssimativi; dopo parecchie ore di attesa finalmente è avvenuto il
decollo sul far della mezzanotte L.T..
Molti dei passeggeri
imbarcati con me a Malpensa al Cairo si sono sparpagliati nei voli per Dubai, Saana,
Dar as Salam, Nayrobi, però alcuni sono finiti anche sul mio volo.
Avendo prenotato per
tempo pasti vegetariani a bordo mi sono sentito soddisfatto della
scelta. In questo volo il personale è misto fra egiziani e
thailandesi/malesi, visto che è schedulato Kuala
Lampur/Bangkok.
L'arrivo a Bkk è
avvenuto mercoledì in orario; sin da Malpensa e per tutto il tempo
mi ha fatto compagnia la lettura di “Giorni in Birmania” di
George Oewell.
Nessun problema con
l'Immigration, quando mi sono svincolato il bagaglio stava già
girando sul nastro, quindi avvio ad una ATM per avere del cash in
valuta locale, il bath, e poi allo sky train. Arrivato al capolinea di
Phaya Thai il trasferimento in albergo è proseguito in taxi in mezzo
al traffico spesso fermo per le barriere imposte dalla polizia, per
questo motivo odiata dal driver.
Finalmente in albergo, il Penpark
Place: stanza twin, dignitosa, area Khao San Road, ghetto dei
“backpaker”.
Dopo doccia e lavaggi
primo giro esplorativo a piedi nei dintorni, muovendomi abbastanza a
naso in quanto la mappa che ho recuperato è quella BTS Sky Train,
quindi poco utile per questi movimenti.
Casualmente ho trovato
Phra Arthit, complesso misto di pagoda ed un Forte circondato da
possenti mura anticamente a protezione della città, entrambi
affacciati sul Chao Phraya River, luogo che mi sarà utile ricordare
il giorno dopo quando utilizzerò vantaggiosamente un boat per
tornare a casa.
Il clima umido afoso, il
traffico congestionato, lo street food in questa zona al 50%
preparato da mussulmani, le donne sedute su sgabelli posti davanti
alle varie attività che vengono svolte su strada (se passi loro
davanti un paio di volte ti guardano indagando - qualcuna anche
rivolgendoti la parola), tutto questo non mi ha certo messo in
difficoltà, ma ero troppo stanco per interagire in maniera positiva
con l'ambiente e quindi ho continuato a camminare sino a quando,
prima di ritirarmi, ho avvicinato uno degli innumerevoli 7-eleven,
catena di micro market utile per comprare l'essenziale a prezzi
contenuti, onde dotarmi di H2O da usare sia per bere che per il
lavaggio dei denti.
Al rientro mi sono fatto
dare la password per la connessione che ho avuto facilmente.
Ho già notato che in
questo quartiere l'inglese non è sulla bocca di tutti; in
particolare è bene avere trascritto in lingua locale qualsiasi
indirizzo da raggiungere nel caso si dovesse chiedere info per strada
o farsi accompagnare da un mezzo di trasporto; inoltre alcuni lo
parlano con la cadenza Thai, che a me sembra tanto China, il che lo
rende meno comprensibile alle mie orecchie, ma in ogni caso la
gentilezza delle persone supplisce a queste piccole difficoltà e ci
si intende.
Il primo impegno da assolvere giovedì è rappresentato da Myanmar Embassy per l'ottenimento del Visa. Sono stato consigliato di muovermi per tempo e così
ho dovuto mettere la sveglia alle 6.30, anche perché avevo capito
che avrei dovuto liberare la stanza per occuparne una singola.
Nel traffico ho cercato
un taxi per un po' senza risultato tanto che stavo per prendere un
“tuc tuc” il quale è un mezzo di trasporto stravagante che trovo
meno interessante del taxi, visto che il prezzo è lo stesso ma si
respira inquinamento allo stato concentrato, mentre il taxi ti fa
sentire più riparato e al fresco; se non fosse stato che la
trattativa si è rivelata senza sbocco ci sarei comunque salito, ma
proprio allora un taxi si è fermato proponendomi lo stesso prezzo e
così ho optato per questo.
Arrivato a destinazione
prima delle 9, orario di apertura al pubblico, mi sono messo in coda
e, come al solito, osservavo gli altri per capirne la provenienza.
Un'altra persona, arrivata poco dopo e più brava di me in questo, mi
ha identificato. Quando vi è stato l'accesso al salone io sono
rimasto rispettosamente in coda contrariamente a molti altri che si
sono mossi a loro unico vantaggio. Questo mio comportamento è stato
molto apprezzato da quella persona che, al momento giusto, mi ha
avvicinato per aiutarmi quantunque avessi già compilato il
documento: si tratta di Massimo, proveniente dalla zona di Como, un
quarantottenne con moglie inglese attualmente in India per dei corsi
di perfezionamento (essendo insegnate di Yoga), così lui ne
approfitta per giare in bici da un paese all'altro. Negli anni scorsi
ha già pedalato in Vietnam, Laos, Cambogia, ma quest'anno lo farà
da qui a Yangon. Nato in Nigeria quando il padre era la operativo
come dipendente ENI, tipo risoluto che non si ferma davanti a nessuna
difficoltà, quando allo sportello gli è stato detto che non avrebbe
potuto entrare in Myanmar a bordo di una bici non regolarmente
immatricolata e targata in quel paese, ha replicato affermando un
falso, e cioè che amici suoi l'avevano già fatto. Ciò ha indotto
l'operatore a consultarsi con altri e poi ad affermare che forse sì,
si poteva fare: domani Massimo inizierà a pedalare verso Nord,
risoluto a giocarsela poi con la polizia di frontiera del Myanmar.
Non è da escludersi che
ci si possa riprendere lungo la strada, visto che ci siamo subito
intesi; lui mi ha invitato a raggiungerlo a Goa dove trascorrerà con
la moglie, come fa da parecchi anni, parte dell'inverno affittando
una casa a prezzi modici.
Abbiamo trascorso insieme
tutto il tempo sino alle 16.30, quando, dopo il ritiro del suo Visa,
ci siamo accomiatati: lui ha proseguito per il suo albergo in zona
aeroporto ed io mi sono imbarcato per risalire il Chao Phraya River
nella convinzione di riuscire a rientrare in albergo senza troppe
difficoltà.
Oggi, passeggiando fra la
gente, ho incrociato persone di tutti i tipi, ma non ho ripreso
nessuna immagine, fedele alla mia idea di riservatezza che pone un
limite all'intrusione nella vita di altri, gente che anche qui sembra
essere figlia di un Dio minore.
La ricognizione di ieri
sera si è rivelata utile in quanto lo sbarco è avvenuto proprio
dove avevo terminato la mia passeggiata il giorno prima. Anche oggi
sosta finale al 7-eleven prima di rientrare a casa: questa sera, allo
stesso prezzo di ieri, mi attende un king bed che manterrò sino a
lunedì.
Per allora, pronto da
ritirare domani il mio Visa, eseguita qualche ulteriore escursione in
questa città che non mi sta appassionando (oggi ho trascorso del
tempo in un centro commerciale consigliato come da vedere anche dalla
Lonely Planet, MBK: in particolare ho acquistato una Sim Card per cui
in Thailandia sono raggiungibile +66 0865549847 – forse lo 0 non va
inserito, ma per ora mi è bastato), sarò pronto a muovermi
decidendo in questi giorni la direzione.
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