Tutto è impermanente
attorno a noi (ma anche in noi)
Nel
tempo intercorso dal rientro in patria ad oggi, dopo il progetto
Kurdistan abortito, ho potuto riflettere sugli ultimi avvenimenti di
viaggio.
Il giorno dopo il rientro
ho raggiunto Rovato – Bs dove ho trovato il Nomade presso
l'officina che lo aveva ricevuto come un pacco postale spedito dalla
Romania.
La riparazione è stata
rapida: è bastato sostituire la parte meccanica logorata.
Però l'inclinazione
della ruota sul suo asse sta ad indicare che l'origine del male deve
essere ancora identificato; per questo motivo ho immediatamente
portato il Nomade presso l'ospedale di Montichiari - Bs,
specializzato in assetti di veicoli ben più impegnativi del mio,
dove sembrava essere stato guarito solo pochi mesi fa.
Ho percorso quella
cinquantina di chilometri mantenendo un atteggiamento molto
guardingo, senza mai superare i 60 km/h, con l'orecchio teso a
percepire qualsiasi variazione di rumore proveniente dalla
trasmissione, dal rotolamento delle ruote sull'asfalto, ed in effetti
ho colto qualche indicazione.
All'ospedale era stato
preannunciato l'arrivo imminente del Nomade ed il personale lo ha
subito accolto con affetto, tanto da dover restare lì più del
previsto per rispondere ai quesiti che mi venivano posti circa
passate esperienze di viaggio.
Colui il quale aveva già
operato, dopo un primo esame, mi ha spiegato che sarebbe stato
assente per ferie per due settimane e pertanto lo avrebbe visitato
seriamente al suo rientro: non avrei potuto conoscere la situazione
prima di fine mese!
E va bene! Senza poter
prelevare altro materiale mi sono fatto accompagnare alla stazione
ferroviaria per raggiungere casa; durante il viaggio ho cominciato ad
esaminare le opzioni possibili per continuare a muovermi per il mondo
senza perdere, a causa di una sosta dai tempi indefiniti, quei ritmi
già positivamente collaudati.
Ho notato in me una
consapevolezza inaspettata se comparata con quelle manifestata
antecedentemente a che il Nomade venisse esaminato dai vari sapienti
del bresciano: ora sono pronto anche ad un eventuale definitiva
dismissione del veicolo nel caso venissero riscontrati altri
cedimenti strutturali.
Mi sono sentito come chi
ha fatto di tutto ed anche di più, dopo essersi esposto ad
utilizzare ardite soluzioni a costi aggiuntivi non indifferenti, pur
di salvare quella parte palpitante di anima in sofferenza; ma viene
sempre il momento di fare i conti con la realtà, specialmente per
chi non ama l'inganno, per chi vuole stare ai riscontri obiettivi
sapendo che bisogna accettarli solo perché è così e basta!
Impegnarmi nella
realizzazione di un sosia sostituto? No, non me la sento: i motivi
sono tanti, non ultimo quello sentimentale.
Cambiare tipo di veicolo
passando ad una camionetta 4x4 così come suggerito da qualcuno
conosciuto durante il viaggio in Africa? Forse, ma non
nell'immediato.
Nell'attesa di capire se
il Nomade avrà ancora da vivere, di apprendere come potrà essere
l'eventuale sua vita residua, è giunto il momento di mettersi in
discussione utilizzando una diversa tipologia di viaggio, in parte
simile a quella praticata fra gli anni settanta ed ottanta, agli
albori dei miei movimenti in territori altri e sconosciuti.
Con questo spirito ho
trascorso alcuni giorni sino ad arrivare ad elaborare un pensiero,
quello che poi è diventato il pensiero: in questo momento chi
e quale parte del mondo mi attira maggiormente?
Il mio sentimento ha
trovato subito la riposta nel binomio rappresentato da Aung San Suu
Kyi (http://www.biography.com/people/aung-san-suu-kyi-9192617)
ed il territorio in cui vive, da me visitato nel 1986 quando ancora
si chiamava Birmania, prima dei tragici fatti che hanno poi portato
al conferimento del premio Nobel per la pace a colei che è diventata
la guida spirituale del suo popolo, popolo tuttora soggiogato ed
isolato dal reso del mondo dalla casta dei generali, detentori di un
potere esercitato in maniera “assoluta”.
Prima di essere costretti
a rimettere in libertà la Lady, dopo averla costretta ad oltre un
decennio di prigionia, onde cercare di contenere il suo contatto con
la gente, i generali si sono fatti aiutare dalla Cina per la
costruzione di una nuova città, capitale amministrativa, distante
alcune ore da Rangoon, nel frattempo rinominata Yangon.
Quindi ho dedicato il
mio tempo ad organizzare non solo un viaggio nel sud est asiatico, ma
a cercare di incontrare “Lei”.
Esiste una Associazione
chiamata Amicizia Italia Birmania attraverso la quale ho saputo degli
ultimi incontri avvenuti tra una rappresentativa italica condotta da
un senatore, Albertina Soliani, e la Lady: sono così stato edotto
sulle difficoltà nel poterla avvicinare.
Quando San Suu Kyi riuscì
ad avere la disponibilità dell'importo del prestigioso premio
conferitole, lo mise nelle mani delle organizzazioni da Lei stessa
create per supportare la salute e l'istruzione dell'infanzia del suo
paese. Ho così deciso di portare a queste organizzazioni un mio
personale contributo, caratterizzando il viaggio con questo scopo
principale.
A chi volesse unirsi a
me nell'iniziativa partecipando con una donazione di qualsiasi
importo può farlo da subito.
Il
volo che mi porterà a Bangkok, base prescelta per coordinare tutti i
miei movimenti (la Thailandia consente l'ingresso senza particolari
formalità a differenza di Myanmar, Cambodia, Laos e Vietnam)
decollerà da Milano Malpensa nel pomeriggio inoltrato del giorno 5
novembre.
Pertanto
sino alla fine di ottobre conto di essere in loco e chi vorrà
effettuare una donazione lo potrà fare direttamente contattandomi;
chi invece deciderà dopo tale data potrà scrivermi una mail per
avere le istruzioni sul come fare.
Grazie a tutti per
l'attenzione che vorrete dedicare alla Lady, Aung San Suu Kyi!
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