venerdì 30 agosto 2013

Voronet - ore 22.50 L.T.



In realtà di monasteri non dipinti esternamente ne ho visitati ancora due stamane prima di arrivare a quelli dipinti: si è trattato di quello Armeno di Zamca perché a vista dall'hotel che mi ha ospitato per la notte, nonché di quello di Dragomirna, simile ad una fortezza a causa delle mura di cinta possenti.



La piccola chiesa vecchia, la prima ad essere realizzata, è oggi attorniata dalle tombe di un cimitero: personalmente l'ho apprezzata di più rispetto a quella principale, eretta all'inizio del XVII secolo.




Le torri di difesa furono aggiunte successivamente a causa della minaccia di invasioni straniere; queste erano così frequenti che le chiese di legno dei villaggi venivano spesso montate su ruote per spostarle velocemente e salvarle.
Ricorderò questa visita perché è stata la prima volta che ho potuto partecipare ad una cerimonia religiosa ortodossa, senza aver capito se si è trattato di una messa o che altro.


I fedeli sono stati per l'80% del tempo inginocchiati o prostrati a terra, ma mi è sembrato che ognuno seguisse un suo percorso di devozione contraddistinto dai continui rapidi segni di croce alla loro maniera, anche se vi era una voce che conduceva attraverso letture e canti.
Ciò che mi ha maggiormente colpito è stato l'aprirsi e chiudersi di una tenda oltre la quale stava officiando il sacerdote, quindi completamente fuori vista, quasi come ci fosse la scritta “non rivolgersi al conducente”.
Ogni tanto, quando questi apriva la tenda, ciò avveniva per un numero limitato di secondi, giusto il tempo per far ruotare una croce in direzione dei fedeli, gesto questo accompagnato da alcune parole.


Ad un certo punto ho capito che la cerimonia doveva essere terminata, ma forse no, quando una buona parte di fedeli ha riassunto la posizione eretta e, dopo essersi avvicinata a varie immagini sacre baciandole e segnandosi ripetutamente, ha lasciato il luogo.


Essendo questo sito un convento di monache, la chiesa era ridondante della loro presenza.
Lasciato il monastero ho avuto la possibilità di riprendere qualche immagine fotografica dello splendido paesaggio nell'unico momento non bagnato della giornata.



Lungo il percorso per il monastero di Sucevita, contraddistinto dall'attraversamento di due grossi centri urbani dove il traffico è stato particolarmente lento, ho incrociato pullman turistici dalla Slovacchia, dalla Polonia e dalla Grecia, tutti su questo splendido itinerario.



Il monastero di Sucevita, come tutti, ha una lunga e complicata storia che non cercherò nemmeno di sintetizzare: la costruzione iniziò nel 1584 ed oggi è il più grandioso fra i complessi monastici della Bucovina.




I suoi affreschi sono stati dipinti a partire dal 1596; una stupenda Scala della Virtù copre la parete più protetta e mostra voli di angeli che assistono i virtuosi in paradiso mentre i peccatori cadono dai gradini nelle braccia di un demone.







Complessivamente le immagini sono innumerevoli, i colori brillanti e la simbologia abbondante; inoltre ho appreso che gli affreschi sono stati realizzati con una tecnica differente da quella utilizzata dai grandi maestri italiani e si basa su uno spessore minimo di intonaco rispetto a quelli italici.





Per questo motivo, riferendomi a quelli esposti, lascia stupiti il loro buon livello di conservazione.





Con pioggia sempre più battente mi sono quindi spostato al monastero di Moldovita, molto più piccolo del precedente ma egualmente ben difeso.



Il monastero fu fondato nel 1532 del figlio illegittimo di Stefano il Grande, tale Petru Rares, che ebbe meno fortuna del padre nella difesa del territorio.






Per sollevare il morale del condottiero messo sotto scacco da parte dei turchi, l'artista dipinse una rivisitazione dell'Assedio di Costantinopoli inventandosi un andamento degli eventi favorevole ai cristiani.




Anche qui le immagini sono moltissime, il filone è quello dell'Inno alla Vergine, l'Albero di Jesse, il Giudizio Universale.




Dopo aver notato come le popolazioni di questi luoghi siano assai trasgressive nei confronti di qualsiasi tipo di regolamentazione, in un paio di circostanze mi sono adeguato scattando alcune foto all'interno della chiesa.



Sono poi rientrato in me stesso continuando a riprendere solo i dipinti esterni.





L'orario mi avrebbe consentito di raggiungere e visitare anche il monastero di Voronet, ma dopo aver guidato per un'ora nella pioggia mista a nebbia, quando sono arrivato a destinazione ho preferito cercarmi un albergo e rimandare la visita all'indomani mattina.


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