La transilvania meridionale era il cuore della comunità sassone,
anche se attualmente la popolazione di origine sassone è quasi
totalmente rientrata in Germania: il paesaggio resta però costellato
di vestigia della loro cultura ed oggi, domenica, è stato oggetto della mia attenzione.
Nel 1143 Re Géza II
d'Ungheria invitò i tedeschi a colonizzare alcune aree strategiche
della Transilvania; in realtà la maggior parte dei primi coloni
mosse dalle Fiandre, dalle pianure del Reno e della Mosella.
Le
chiese dei Sassoni, romaniche e altogotiche, furono dapprima
rafforzate perché offrissero protezione dai tartari, poi circondate
da alte mura e da torri per resistere alle più moderne tecniche
militari dei turchi.
Queste chiese
fortificate, alcune delle quali hanno stanze dove tenere provviste
sufficienti per resistere ad un assedio, sono rilevanti edifici di
culto.
Sfortunatamente per i
Sassoni, le loro cittadelle fortificate non li difesero dal corso
della storia, sino a ritrovarsi in una posizione difficile durante la
seconda guerra mondiale sino a subire i tragici risvolti della
divisione della Transilvania da parte di Hitler.
A Harman, all'interno
della prima cinta fortificata, una scala di legno conduce a file di
depositi dove ogni famiglia poneva una pagnotta di ciascuna infornata
ed altre provviste.
La chiesa risale al 1293
e visivamente dichiara una influenza cistercense.
A Prejmer
(Tartlau) gli abitanti del villaggio erano sempre pronto in caso di assedio;
la chiesa fu costruita nel 1225 e successivamente circondata con una cinta di mura con cinque torri alte 12 m., alle quali furono poi aggiunte quattro file di depositi.
Durante la visita sono stato avvicinato da un turista casalingo il quale mi ha chiesto se tutte le stanzette numerate fossero state utilizzate come prigioni!
In realtà in alcune di queste sono ancora presenti provviste mai utilizzate per assedi non più avvenuti.
Dopo mi sono diretto verso Sfantu Gheorghe, nella terra degli Székély e dell'architettto Kòs Kàroly : i Carpazi orientali.
Gli Székély sono un popolo
strettamente imparentato con i magiari e possiede una identità
storica peculiare.
Nelle loro arti e nella
loro cultura ci sono tracce dello sciamanismo dell'Asia centrale, il
loro alfabeto runico é simile a quello dei nomadi Turkic della Cina
occidentale.
Gli Székély rimasero
una società nomade e basata su clan più a lungo dei magiari e i
voivada transilvanici concessero loro ampie autonomie.
La principale attrazione
della città è rappresentata dal museo nazionale székély,costruito
nel 1910 su disegno dell'architetto Kòs Kàroly, caposcuola del
movimento romantico ungherese che si ispirò all'architettura dei
villaggi transilvanici (inserimento del legno sul frontale e sul
tetto) e finlandesi (basamenti di pietra degli edifici): mi è sembrato di cogliere qualcosa di Alvar Aalto in questa sua opera.
Lunedì escursione nella città di Bacau:
Ceausescu fece radere al suolo ciò che di antico era rimasto
togliendo all'insediamento quel poco di fascino residuo con l'intento
di privilegiare lo sviluppo industriale e l'insediamento urbano di
massa utile alle attività che sono state indotte a decollare
nell'area.
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