mercoledì 28 agosto 2013

Varatec, area dei monasteri - ore 22.50 L.T.



La transilvania meridionale era il cuore della comunità sassone, anche se attualmente la popolazione di origine sassone è quasi totalmente rientrata in Germania: il paesaggio resta però costellato di vestigia della loro cultura ed oggi, domenica, è stato oggetto della mia attenzione.



Nel 1143 Re Géza II d'Ungheria invitò i tedeschi a colonizzare alcune aree strategiche della Transilvania; in realtà la maggior parte dei primi coloni mosse dalle Fiandre, dalle pianure del Reno e della Mosella. 



Le chiese dei Sassoni, romaniche e altogotiche, furono dapprima rafforzate perché offrissero protezione dai tartari, poi circondate da alte mura e da torri per resistere alle più moderne tecniche militari dei turchi.



Queste chiese fortificate, alcune delle quali hanno stanze dove tenere provviste sufficienti per resistere ad un assedio, sono rilevanti edifici di culto.



Sfortunatamente per i Sassoni, le loro cittadelle fortificate non li difesero dal corso della storia, sino a ritrovarsi in una posizione difficile durante la seconda guerra mondiale sino a subire i tragici risvolti della divisione della Transilvania da parte di Hitler.



A Harman, all'interno della prima cinta fortificata, una scala di legno conduce a file di depositi dove ogni famiglia poneva una pagnotta di ciascuna infornata ed altre provviste.
La chiesa risale al 1293 e visivamente dichiara una influenza cistercense.


A Prejmer (Tartlau) gli abitanti del villaggio erano sempre pronto in caso di assedio; 



la chiesa fu costruita nel 1225 e successivamente circondata con una cinta di mura con cinque torri alte 12 m., alle quali furono poi aggiunte quattro file di depositi.






Durante la visita sono stato avvicinato da un turista casalingo il quale mi ha chiesto se tutte le stanzette numerate fossero state utilizzate come prigioni!






In realtà in alcune di queste sono ancora presenti provviste mai utilizzate per assedi non più avvenuti.   






Dopo mi sono diretto verso Sfantu Gheorghe, nella terra degli Székély e dell'architettto Kòs Kàroly : i Carpazi orientali.


Gli Székély sono un popolo strettamente imparentato con i magiari e possiede una identità storica peculiare.





Nelle loro arti e nella loro cultura ci sono tracce dello sciamanismo dell'Asia centrale, il loro alfabeto runico é simile a quello dei nomadi Turkic della Cina occidentale.




Gli Székély rimasero una società nomade e basata su clan più a lungo dei magiari e i voivada transilvanici concessero loro ampie autonomie.




La principale attrazione della città è rappresentata dal museo nazionale székély,costruito nel 1910 su disegno dell'architetto Kòs Kàroly, caposcuola del movimento romantico ungherese che si ispirò all'architettura dei villaggi transilvanici (inserimento del legno sul frontale e sul tetto) e finlandesi (basamenti di pietra degli edifici): mi è sembrato di cogliere qualcosa di Alvar Aalto in questa sua opera.



Lunedì escursione nella città di Bacau: 




Ceausescu fece radere al suolo ciò che di antico era rimasto togliendo all'insediamento quel poco di fascino residuo con l'intento di privilegiare lo sviluppo industriale e l'insediamento urbano di massa utile alle attività che sono state indotte a decollare nell'area.  





     

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