Periodo dal
7 maggio al 4 giugno 2013
Mi
è stato chiesto del Nomade da parte di chi lo ha sempre seguito "on the road" : ecco il racconto di questo ultimo
periodo.
Ci
è voluto del tempo per individuare il male che ha colpito il
Nomade e che a partire dagli ultimi ventimila chilometri di
percorso effettuato fra Mexico e Centro America lo ha reso
boccheggiante.
Il
primo consulto è avvenuto a Brescia presso la sede di un
preparatore di veicoli per la Paris – Dakar: ne è emerso subito
che il lavoro eseguito da don Rito in Nicaragua è stato un buon
lavoro.
Ma
il sovrappeso, solo in parte dovuto all'ultima trasformazione, al
quale è stata costretta la struttura del veicolo è risultato
determinante.
Infatti
come è stato possibile costringere un veicolo omologato per 31
q.li a viaggiare costantemente fra ì 40 ed i 44 q.li?
Me
ne assumo tutte le responsabilità perché non è possibile che un
individuo nel pieno delle proprie facoltà mentali rimanga con
l'idea di avere a disposizione un mezzo da 35 q.li quando i
documenti mettono in evidenza un'altra realtà.
E
comunque da 35 a 40, per non dire dei 44, la differenza è così
consistente da rappresentare una percentuale esagerata sul peso
ammesso.
Non
è la prima volta che incappo in situazioni di questo tipo, quelle
che si verificano quando il prosciutto sugli occhi me lo vado
infilando con le mie stesse mani, creandomi delle convinzioni
alternative alla pura verità.
Il
preparatore mi ha così comunicato come, preliminarmente, dovrebbe
essere asportato il motore onde accertare lo stato degli scatolati
e delle saldature ancora prima di pensare ad un ripristino
dell'avantreno.
Lasciata
la sede del preparatore Il Nomade è tornato in Franciacorta
piuttosto mogio, ma lì gli è stato dato un po' di ossigeno dopo
aver interpellato anche un esperto di gare automobilistiche su
strada, titolare di una grande organizzazione che si occupa di
veicoli industriali.
Dopo
aver esposto il caso ho ricevuto l'assenso all'effettuazione di un
sopralluogo, anche se al telefono ho percepito tutta lo
scetticismo di chi la sa lunga in materia.
Nei
giorni successivi, quando io ero ormai tornato a casa, il Nomade è
stato osservato dopo essere stato alzato su un ponte; gli
aggiornamenti che ne ricevevo erano incoraggianti: il danno
sarebbe localizzato solo da una parte e può essere sistemato, mi
è stato detto dopo che il veicolo ha avuto anche il conforto di
un gommista che ha verificato la possibilità di riportarlo a dei
valori di convergenza accettabili nella prospettiva
dell'esecuzione di tutto il lavoro.
Bene,
a questo punto si tratta di dare il via libera all'operazione
iniziando dallo smontaggio del motore per poter poi intervenire
nel suo vano quando questo sarà accessibile in ogni sua parte.
Il
coordinato fra i vari specialisti è iniziato quindi con
l'intervento del meccanico andato a domicilio nella carrozzeria
industriale dove il veicolo deve essere operato, ma questo
intervento preliminare ha subito dei ritardi.
Finalmente,
fra il giorno 30 ed il 31 di maggio, il motore è stato tolto dal
suo alloggiamento e questo è stato lavato per bene in modo da non
lasciarsi sfuggire nulla; è così che è stato possibile rilevare
una serie di micro fratture/fessurazioni concentrate sullo
scatolato del lato che ha evidenziato la maggior parte dei
malanni.
Quando
questa informazione mi è stata comunicata telefonicamente il
giorno 3 di giugno, alla vigilia di un mio sopralluogo, la voce
che mi è giunta all'orecchio non era più quella che esprimeva
ottimismo come le volte scorse; era una voce che comunicava una
sensazione di difficoltà diffusa, come quando ci si trova in un
“cul de sac” e non si sa più come fare per uscirne
decorosamente.
Inoltre
avevo ricevuto dei preventivi che avrei dovuto discutere, non
tanto quello per l'intervento tecnico essenziale quanto quello
inerente ai possibili alleggerimenti da apportare togliendo della
componentistica da me voluta con successivo ripristino delle
parti interessate: si ratta di importi rilevanti che ora non
avrebbe più senso spendere su un probabile candidato alla
demolizione.
Dopo
aver allertato anche l'elettrauto per coordinarne l'opera nei
prossimi giorni, ora mi sono visto costretto a prendere tempo
sospendendone temporaneamente l'intervento.
Al
mio arrivo nella carrozzeria martedì giorno quattro ho trovato Il
Nomade ancora alzato sul ponte; di lato il blocco motore
appoggiato sul pavimento, i semiassi e i freni poco più lontano
insieme ai due pneumatici: evidenti anche senza l'aiuto della luce
di una pila una serie di fratture, fra le quali una più
consistente dovuta all'insaccamento dello scatolato probabilmente
a causa di un colpo incassato.
Dove?
Non è dato saperlo perché le possibilità sono state tante.
La
pista per Chinguetti o la strada resa impraticabile per le buche che conduce verso il Mali in territorio Mauro, qualche passaggio ardito in
Mali, idem in Senegal, e poi la serie infinita di “topas” a
partire dal Mexico dove, a fine giornata, se eri stato molto
attento e bravo nel condurre, almeno in una ci eri incappato senza
poterci fare nulla.
Ho
così percepito la trasformazione dello scenario in maniera
drammatica: all'improvviso non è stato più solo un discorso
circa la quantità di soldi da spendere, ora in discussione è la
sopravvivenza stessa del Nomade.
Ho
trascorso un pomeriggio intento ad esaminare ogni variante
possibile sul tema continuando a sbattere sul limite insuperabile
dovuto al peso: impossibile riportarlo al livello indicato sul
libretto di circolazione!
Ciò
sta a significare che sin dalla sua nascita il veicolo ha
viaggiato in sovrappeso a causa del mal vezzo dei costruttori di
omologare un prototipo di cartapesta e di mettere poi in
produzione veicoli dove la cartapesta viene sostituita da
materiali più pesanti.
Solo
negli ultimi anni, dopo reclami e denunce da parte dei consumatori
avvenute al seguito di controlli effettuati in particolare in
territorio austriaco ed elvetico dalle locali forze di polizia
(questi hanno evidenziato come i veicoli dovrebbero viaggiare
senza nessuno a bordo, telecomandati, per essere in grado di
rispettare i pesi in quanto lo stesso veicolo che in Italia è
omologato per 35 q.li, all'estero lo è per 42 di q.li e pertanto
i problemi che rientrano in quei 7 q.li di differenza non
sussistono se il veicolo è stato immatricolato in quei luoghi!) ,
i costruttori sono diventati un po' più trasparenti tanto che le
riviste di settore hanno iniziato ad evidenziare la reale
possibilità di carico dei singoli veicoli proposti in vendita.
Quindi
è pacifico che la meccanica Ducato allestita a suo tempo da
Pilote (uno dei maggiori costruttori europei) per essere
utilizzata da sei persone, se sottoposta ad una verifica di peso
su strada sarebbe sicuramente risultata ben oltre i 31 q.li
indicati nei documenti ufficiali, ed io per tutto il tempo ho
viaggiato in giro per l'Europa piuttosto inconsapevole di ciò,
toccando spesso i 135 km./h di tachimetro durante i lunghi
trasferimenti con la famiglia a bordo!
Qualora
dovessi dar seguito ad una operazione di alleggerimento, su uno
stimato di max. 250 kg. asportabili, salo verifica in pesa, mi
troverei con un veicolo da 37 q.li, pari al 20% oltre al
consentito.
In
una situazione del genere non è tanto il rischio di essere
multati quanto quello di vedersi sequestrare il mezzo a lasciarmi
fortemente perplesso.
In
quelle ore trascorse in Franciacorta ho avuto pensieri
altalenanti, alcuni dei quali validi solo a condizione di trovarsi
con delle disponibilità economiche notevoli, disponibilità che
però io ho esaurito tre anni fa creando di fatto una situazione
non più riproducibile.
Stringendo
all'osso il discorso, mi sono trovo davanti a poche alternative:
1)
investire altri quattrini esclusivamente per ripristinare gli
scatolati e rimettere su strada il veicolo così com'è sapendo
che il suo utilizzo dovrà essere limitato alla percorrenza di
strade perfette, nella consapevolezza di essere sempre a rischio
per il peso;
2)
investire più quattrini rispetto al punto precedente, in modo da
alleggerire di un tot. Il veicolo, fermo il suo utilizzo su strade
perfette, sempre con il rischio derivante dal peso;
3)
eseguire il punto uno per poi mantenere il veicolo parcheggiato da
qualche parte (all'interno della mia proprietà o altrove) come
“monolocale” da utilizzare saltuariamente.
La
possibilità di vendita non vale nemmeno la pena prenderla in
esame in quanto, al di là dell'impossibilità di recuperare un
equo valore sull'investimento sostenuto, non sarebbe corretto
passare il cerino di mano con tutti i rischi che ciò comporta.
Devo
dire che non mi è mancata la lucidità per sviluppare le varie
ipotesi, ma subito dopo sono stato preso da un senso di
abbattimento derivante dal fatto che sento la responsabilità di
aver imposto un lavoro fuori dalla sua portata al Nomade,
consumandone la “fibra” sino a logorarla compromettendo lo
stato di salute necessario per poter vivere una decorosa
vecchiaia, sfruttandolo come solo i padroni degli schiavi
utilizzati nelle piantagioni sono stati capaci di fare, portandolo
alla soglia della morte.
In
questo caso la buona fede sarebbe un'attenuante? Non credo, sempre
di morte si tratta, di morte di una creatura con la quale sei
stato in rapporto da vent'anni, una creatura che ha avuto la mia
attenzione prolungata nel tempo, come in un rapporto d'amore fra
umani.
Al
momento non mi sono sentito di aggiungere altro, consapevole che i
miracoli non avvengono mai e che la libertà della quale ha goduto
il Nomade si è andata confondendo con la solitudine, sia per il
Nomade meccanico che per quell'altro.
Pensieri
e avvenimenti riguardanti Il Nomade dal 5 giugno al 10 luglio
Dopo
la breve permanenza in Franciacorta ho trovato rifugio a Milano,
ma prima di rientrare a casa ho voluto transitare da Monte
Cremasco, località della quale non avevo mai memorizzato l'esistenza pur essendoci transitato attorno in più occasioni nel
tempo.
Monte
Cremasco perché?
Perché
quando mi ero trovato nella disperazione indotta dalle notizie
provenienti dagli “specialisti” chiamati a consulto avevo
reagito cercando una economica alternativa indagando “on line”
sul mercato dell'usato dei Veicoli Ricreazionali.
Avevo
scambiato qualche emails con il proprietario di un Iveco Daily
fermo da tempo in un cortile di Monte Cremasco, allestito con
cellula in vetroresina ed anziano come il Nomade: il proprietario
me lo aveva presentato dedicandomi tutto il tempo necessario, ma
io me ne ero poi andato con la sensazione che non avrei mai potuto
sostituire il Nomade con nessun altro (come dire: fin che morte
non ci separi).
Quando
il 17 giugno ho effettuato un altro sopralluogo in Franciacorta ho
trovato il Nomade in uno stato di salute tale da far pensare ad
una fase di pre - guarigione a seguito dell'intervento subito e
delle intense terapie alle quali era stato sottoposto, terapie non
ancora del tutto completate.
Le
saldature, le cuciture, i rinforzi apportati erano in bella vista
così che ho potuto convincermi che negli ultimi 70.000 km. il
Nomade non era mai stato così bene come mi stava apparendo ora:
se nello stato precedente si era sobbarcato la percorrenza
complessiva di 280.000 km. accusando difficoltà solo negli ultimi
70.000, forse dopo la convalescenza potrà reggerne almeno altri
100.000, quanto basta per concludere insieme le nostre avventure
se spalmati sapientemente in un periodo sufficientemente
lungo.....inch'Allah!
Per
non rimanere troppo concentrato esclusivamente sull'argomento, il
giorno 20 giugno mi è stata data l'opportunità di presentare le
iniziative di Bambini nel Deserto e alcuni dipinti provenienti dal
Mali nell'ambito di una conferenza avente per tema “La malattia
è un'altra cosa”, conferenza tenutasi a Chiavari presso la sede
della prestigiosa Società Economica.
Con la collaborazione di Bambini nel Deserto è stata predisposta una pergamena, il cui testo è riprodotto di seguito, da consegnare ai partecipanti, unitamente ad una graziosa bottiglietta contenete sabbia proveniente dal Sahara:
Quelli
attuali sono giorni in cui è ancora possibile fare qualche
cosa:
F
A C C I A M O L O !
A
volte ognuno per conto proprio, a volte tutti
insieme; questa è una buona occasione.
Un
caloroso ringraziamento per aver partecipato alla conferenza tenuta
da D.O. Fabrizio
Aliotta che ti ha
consentito di ampliare i tuoi orizzonti
e contemporaneamente conoscerci.
Con
la tua offerta libera stai dando un contributo alla realizzazione dei
progetti che ci vedono impegnati in varie aree dell'Africa nei
settori prioritari rappresentati da:
Acqua
– Cibo / Autonomia Alimentare – Sanità – Istruzione –
Sviluppo Economico – Migrazione
Per
maggiori informazioni visita il sito www.bambinineldeserto.org
o
chiamami al 3427854948.
Anche
se ai miei occhi non sono stati tanti i fondi raccolti, sono
consapevole che il loro potere d'acquisto risulterà di molto
superiore una volta che avranno raggiunto Diema-Mali attraverso un
trasferimento Western Union: i numerosi orfani che vivono nei
villaggi della “brousse” potranno contare ancora su qualche
pasto caldo organizzato da Pam Young e Salihou Soukouna, le
persone conosciute durante la mia spedizione in Africa Occidentale
e con le quali sono rimasto sempre in contatto grazie ad internet,
la cui abilità è stata quella di consentire di accedere ad un
paese che dal giorno del colpo di stato è rimasto
irraggiungibile.
Amici
che durante l'inverno avevano provato a superare il confine fra il
Marocco e la Mauritania diretti verso il Senegal mi avevano
riferito dell'impossibilità a passare a causa degli avvertimenti
da parte delle forze dell'ordine Maure circa i movimenti di forze
armate regolari e non su tutte le aree di confine: l'etere mi ha
consentito di riuscire da lontano in ciò che non sarebbe stato
possibile sul campo!
Poi,
senza alcun preavviso, dopo almeno un paio d'anni trascorsi senza
essere stato visitato da virus malefici, mi sono trovato
febbricitante; mi sono reso conto immediatamente che “la
malattia è un'altra cosa”, non fosse altro che per la
partecipazione alla conferenza di qualche giorno
prima!....probabilmente si stava aggiustando qualcosa in me che si
era incrinato precedentemente.....
Nei
primi giorni di luglio vedendo che la pratica iniziata oltre un
mese prima con Fiat non stava producendo alcun risultato circa la
possibilità di ottenere la certificazione idonea all'utilizzo di
pneumatici di maggior sezione rispetto a quelli approvati in
un'epoca ormai lontana (e ciò onde poter disporre di pneumatici
che anziché portare 950 kg.l'uno per un totale di 3.800 kg. come
quelli indicati sulla carta di circolazione, ne possano sopportare
1.250 di kg. per un totale di 5.000) sono riuscito nell'impresa
di farmi dare una risposta.
Questa
è sembrata elusiva alle mie orecchie in quanto ha scaricato
sull'allestitore francese Pilote la competenza ad esprimersi: se
le cose stanno così, non me lo potevate dire prima?
Senza
perdermi d'animo ho cercato chi rappresenta tecnicamente in Italia
il marchio Pilote; anche se la conversazione telefonica non mi ha
indotto a sperare, ho voluto comunque girare loro tutti gli
incartamenti della mia richiesta a Fiat, consapevole che non ci
sarà alcuna risposta da parte loro se non forse una di cortesia
che lascerà le cose come sono.
Anche
su questo argomento, così come su quello inerente ai pesi, non mi
resterà che rendermi responsabile unico della modifica che vorrò
apportare autonomamente adottando la misura 215/75 R 16 C 113 Q al
posto della 195/75 R 16 C 113 R.......inch'Allah!
Ora
il Nomade nei prossimi giorni passerà nelle mani dell'ultimo fra
gli specialisti dell'ospedale che lo hanno prima operato e poi
tenuto in terapia riabilitativa;
sta per maturare il momento in cui ci ritroveremo con la voglia di sintonizzarci sulla dimensione che più ci è congeniale, quella che già conosciamo, quella della libertà, quella di "canadian goose/duck", l'animale nel quale mi identifico maggiormente.
Pertanto sono ansioso di rivederlo a
breve in Franciacorta prima di ritornare a casa insieme per
dedicarci alla partenza in direzione di Ungheria - Romania –
Bulgaria – Turchia – Armenia – Giorgia con l'obiettivo di
raggiungere i villaggi abitati da popolazioni curde siti al confine fra
Turchia ed Iran (mantenendo la consueta flessibilità
sull'itinerario che sarà realmente possibile).
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