Mercoledì
27.02 – Nottata rumorosa riscattata da una prima colazione
modello Paco (pane tostato, olio d'oliva, pomodori, prosciutto
crudo, salame, caffè, melone ed anguria); dopo i saluti ho
raggiunto Fray Damiano per partire in direzione di Naranja a bordo
del suo Toyota pick up.
La
strada, tutta terrazzeria della peggior specie (tipo fondo di
torrente), è salita sino ai 1.500 m.s.l.m. prima di arrivare alla
meta attraversando coltivazioni di patate, mais, caffè e banane,
coltivazioni che si susseguivano creando panorami gradevoli .
I
territori sono quelli dove l'esercito sandinista ed i contras
ebbero modo di scontrarsi a lungo;
l'area veniva cannoneggiata da
lontano per centrare le postazioni dei contras mentre spesso
venivano centrate case agricole, le stesse che ho potuto vedere
oggi.
Il
luogo è diventato importante perché Fray Odorico è proprio qui
che riusci a far convergere gli eserciti delle due parti facendole
partecipare ad una messa durante la quale i componenti dell'una e
dell'altra, invitati da Odorico, si scambiarono abbracci,
propedeutici alla pace venuta da lì a poco.
La
comunità, 50 famiglie + o -, si occupa di agricoltura (piccoli
appezzamenti di terreno) e vive in case costruite in parte in legno
ed in parte in blocchetti di cemento, quasi tutte servite dalla
corrente elettrica, quasi tutte dotate della padella per ricevere i
canali via satellite, quasi tutte dotate di un pick up o di una
moto:
mi è sembrata globalmente una comunità benestante, anche se
una nuova malattia che ha colpito le piante del caffè lascia
prevedere per i prossimi tre anni una grande crisi con produzione
drasticamente in calo (pare che l'unico modo di combattere la
malattia sia quello di capitozzare la pianta attaccata dal
microscopico fungo; il che vuol dire che le piante che subiranno il
trattamento per tre anni daranno zero produzione).
Appena arrivati siamo stati accolti dalle persone più impegnate nel mantenimento e prossimo ampliamento della cappilla, in particolare da Bernarda, persona che è stata presente alla famosa messa di cui sopra.
Ho
visitato la sua casa, una delle tante costruita in legno, con ampie
fessure fra un asse e l'altra: di notte fa freddo, mi ha confessato
mentre mi stava servendo un caffè.
Dopo,
incalzata da Damiano, mi ha preparato una tortilla fresca
cucinandola nell'apposita teglia, poi servita con queso e un
piattino di fagioli: non ho faticato a comportarmi da gentiluomo
facendo onore alla comida, ma al tempo stesso ho pensato che
sarebbe valsa come pranzo.
Quindi
ho raggiunto in compagnia di Bernarda la casa della figlia,
chitarrista autodidatta dalla voce soave che, su mia richiesta, si
è esibita in una sua composizione inneggiante a
chi?
... ad Odorico, naturalmente!
Damiano
ha poi introdotto al suo gregge raccolto nella cappilla gli
argomenti propedeutici alla Pasqua in un modo molto efficace,
trovando la maniera di spiegare la mia presenza lì e di
coinvolgermi brevemente nella sua esposizione.
Quando si è ritirato in un locale a latere mai avrei pensato che ci sarebbe rimasto sino all'1 p.m., impegnato a confessare praticamente tutta la comunità che ne aveva titolo.
Nel
frattempo una giovane voce femminile accompagnata da un gruppo di 4
musici ha cantato inni in onore di Odorico e molto altro ancora mentre io
ho cercato aria e ombra all'esterno in quanto in questi luoghi
spesso ci sono nuvole in cielo, ma oggi, con il vento, erano state
spazzate via lasciando spazio ai raggi del sole che, implacabili,
stavano colpendo duro.
Ho avuto la sensazione che tutti vestissero gli abiti della festa, inclusi i bambini che ho avuto modo di incrociare e di fotografare, felici di rivedersi sul display subito dopo. Lo stesso è avvenuto anche con persone più grandi all'interno della cappilla, solo che a un certo punto sono stato colto da un colpo di sonno per porre rimedio al quale ho guadagnato uno spazio defilato all'esterno, marcato a vista dai bambini di prima mentre, poco lontano, un incaricato di Damiano vendeva amuleti con l'effige di chi? ….di Odorico, tanto per restare in tema.
Quando Damiano ha assolto l'ultimo peccatore pentito ha indossato i paramenti per officiare messa: in cappilla erano presenti quasi tutti, incluso due cani che hanno trascorso tutto il tempo sdraiati nel corridoio centrale a sonnecchiare, incuranti dei movimenti e dei canti degli umani attorno a loro.
Al
termine della cerimonia parecchie persone hanno offerto a Damiano
qualche cosa, dalle uova alla frutta, passando da certi tuberi
(pare sia più saporiti delle patate) e da un intero casco di
banane.
Caricato tutto sull'auto ho pensato si partisse, invece era pronto il pranzo nella casa della sorella di Bernarda: riso, insalata, coscetta di pollo fritta, bibita.
Solo
dopo questo ulteriore rito è stato possibile iniziare il rientro;
Damiano ha scelto una variante, forse in peggiori condizioni della
strada percorsa in mattinata, dove transita persino un servizio di
trasporto pubblico, per consentirmi di ammirare il lago dal lato della
montagna.
Ho chiesto a Damiano quanto tempo gli durassero le coperture: egli mi ha confessato max 6 mesi, sempre che non se ne squarci una prima nell'impatto con qualche pietra tagliente.
Tornati
alla base ho notato dei turisti che stavano entrando in chiesa:
Damiano mi ha spiegato che esiste una falsa credenza su certi
dipinti al suo intero, attribuiti a Daniel Ortega, l'ex capo
guerrigliero oggi Presidente della Repubblica.
Ci
siamo lasciati prima delle 5 p.m. ed io mi sono diretto a casa;
trovandola chiusa ho raggiunto a clinica per cercare le chiavi del
portone.
Sia
Felix che Carmen erano assenti e nessuno sapeva come fare, ma
nell'ufficio ho trovato un paio di volontari ventiquattrenni
americani appartenenti ad una O.N.G. governativa chiamata “la
croce della pace”, operante in varie parti del mondo.
Dei
due avevo già conosciuto sin dal primo giorno la ragazza la quale
si è attivata telefonicamente per aiutarmi, riuscendo a farmi
recapitare le chiavi in un tempo ragionevole.
Arrivato
a casa l'ho trovata parzialmente smobilitata, ma tanto a me, oltre
alla camera da letto, interessa solo l'agibilità della cucina.
Dal
momento in cui avevo cominciato ad accendere il computer sono
iniziate le bussate alla porta di ingresso da parte di due fra i
vari figli di una cuciniera, abituati in precedenza, quando la
madre è stata all'opera per il gruppo spagnolo, ad essere di casa
qui.
Fra
un loro andare e tornare si è bloccata la serratura tanto da
temere di rimanere isolato; i due però sapevano come saltare
dentro alla proprietà e sapevano come usare la serratura, anche se
in questo caso non c'era modo di sbloccarla.
Allora
ho rimandato fuori uno dei due con la chiave e dall'esterno è
stato possibile sbloccarla.
Quando
mi sono deciso a cucinare i due si sono ripresentati: mi sono reso
conto che avrebbero gradito mangiare. Allora ho esagerato
preparando in un tegame scassatissimo un soffritto di cipolla e
chili al quale ho poi unito dei pomodori tagliati a pezzi; quando
ho ritenuto maturo il momento ho aggiunto otto uova sbattute,
ottenendo in breve tempo un apprezzabile risultato sotto gli occhi
incuriositi dei due giovani, uno di 11 e l'altro di 14 anni, che
poi hanno provveduto a spazzolare quanto servito nei loro piatti.
I
due sono simpatici, anche se capisco di più il quattordicenne che
l'altro, e mi hanno chiesto molte informazioni: io ho risposto in
qualche modo, trovando modo anche di scherzare con loro.
Dopo
cena mi hanno lasciato e, sicuri di farmi cosa gradita, mi hanno
informato che si sarebbero fatti vivi anche domani pomeriggio, una
volta terminati gli impegni scolastici.
Giovedì
28.02 – Oggi è stata la mattinata delle stranezze sin dal mattino;
appena in piedi ho raggiunto la cucina senza riuscire ad aprire la
porta con e senza chiave.
Ho subito puntato una finestra alta dalla
quale ho pensato di potermi poi calare, idea scartata dopo essermi
inerpicato avendo valutato la difficoltà ad atterrare senza danni
all'interno. Dopo aver armeggiato con la serratura la porta si è
sbloccata: gran sospiro di sollievo.
Tutto
questo mi ha impegnato non poco così quando sono entrato in bagno
l'acqua non c'era già più; previdentemente avevo riempito alcune
bottiglie che ho dovuto iniziare subito ad utilizzare.
Sentendomi
chiamare poco dopo, con la testa parzialmente insaponata ho aperto
al quattordicenne di ieri sera il quale, sulla strada per la scuola,
ha pensato di chiedermi un certo contributo che gli sarebbe servito
per poter seguire il corso di ginnastica: un po' spazientito dalle
continue intrusioni di questi ragazzi gli ho fatto capire che non
disponevo di USD ed ho continuato i miei mestieri mentre lui si
dirigeva all'uscita.
Anche
la colazione ha presentato qualche inciampo perché determinate cose
non ci sono più nella casa sin dalla partenza degli spagnoli.
Rischiando
di far tardi all'appuntamento delle 9 con Damiano, ho lasciato
l'abitazione dopo aver scritto per la ex cuciniera che sarebbe
passata più tardi una nota di attenzione sulle serrature non
funzionanti, lasciando la chiave della cucina così come mi era stato
richiesto.
Salito
sulla Toyota questa si è mossa per raggiungere la località chiamata
El Diamante posta a 1.400 m.s.l.m. mentre Damiano mi offriva un paio
di banane chiamate manzana perché hanno il sapore della mela.
I
paesaggi e le coltivazioni sono ancora come quelle di ieri, ma la
cappilla è ubicata in piena campagna, assai prima dell'insediamento
della comunità costituita da circa 60 famiglie.
Oggi
Damiano ha inizialmente condotto le cose più velocemente, ma fra le
confessioni, la messa ed un rito aggiuntivo si sono fatte le 3 p.m..
Io
ho trascorso buona parte del tempo parlando con adulti e ragazzi,
tutti incuriositi da quanto aveva detto Damiano su di me, attirando
anche l'attenzione dei bambini più piccoli che desideravano essere
ripresi fotograficamente per rivedere la loro immagine su display.
Mi
è piaciuto giochicchiare con loro e mi sono prestato ad essere poi
continuamente cercato per altre foto.
Ad
un certo punto un ragazzo sordo muto mi ha affiancato e non mi ha più
mollato: non è stato facile capirlo visto che si esprimeva solo a
gesti, ma con un po' di buona volontà ci ho provato, probabilmente
anche riuscendoci parzialmente.
Terminati
gli impegni canonici Damiano mi ha invitato a condividere il pranzo
predisposto in loco dalle cuciniere: coscia di pollo in umido con
patate, a latere fagioli, insalata, queso e tortillas.
Subito
dopo la Toyota ha ripreso la strada del ritorno portandosi appresso,
caricati nel cassone, alcuni ragazzi.
Lungo
il percorso è avvenuto un incrocio sia con l'autobus che con un
camion e devo dire che questo pick up se la cava sempre egregiamente,
con o senza ridotte in funzione.
Arrivato
al dispensario ho parlato per un po' con Damiano il quale mi ha
indicato un paio di progetti prioritari per realizzare i quali
avrebbe bisogno di aiuti economici; il primo riguarda le medicine che
vengono distribuite ai poveri per le quali servirebbe creare un
fondo, il secondo riguarda i ragazzi sparpagliati nelle montagne i
quali devono raggiungere San Rafael nei giorni di sabato o domenica
per studiare e per i quali egli pensa ad un contributo economico.
Lasciato
Damiano ho raggiunto casa con l'intenzione di non dare spazio alle
intrusioni; appena entrato ho capito che tutte le difficoltà del
mattino per entrare in cucina me le ero create da solo.
Infatti
non è possibile pensare di aprire una serratura con una chiave che
non è la sua.
Avevo
usato la chiave della camera per la cucina e andandomene avevo
lasciato alla ex cuciniera quella sbagliata!
Quando
più tardi ho sentito chiamare il mio nome ho resistito all'impulso
di andare ad aprire continuando il mio lavoro al computer sino a che,
e ci è voluto un po' di tempo, chi mi stava cercando ha desistito,
salvo riprovarci dopo le 8 p.m., proprio quando stavo iniziando a
predisporre la cena con ciò che mi sto ritrovando a diposizione..
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