Mercoledì 13.02 – Oggi
è iniziato il nono mese da che ho lasciato la madre patria; la
giornata è cominciata presto e terminata tardi; in prima mattinata
ho cercato la connessione nello steso posto di ieri, ma era troppo
presto così ho dovuto cincischiare fino alle 10.30 nell'attesa
dell'apertura: ho così potuto notare ancora quanto è dura la vita
per taluni in questo paese.
Bimbi in età scolare che
lavorano appresso ai propri genitori, spesso con mansioni pesanti,
adulti che si procacciano la pagnotta quotidiana tamisando terra con
pala e piccone fra le mani da mattina a sera, altri che si portano
sulla schiena pesi enormi salendo strade molto pendenti, ed altri
che, in una situazione più agiata, li trasportano sul portapacchi
della bici.
Ho trovato una
comunicazione di Carmen: sembra che la dogana del Nicaragua potrebbe
darmi problemi e pertanto mi ha suggerito di fornirle una marea di
dati onde predisporre una pratica di sdoganamento del materiale che
sto trasportando.
Alle 13 ho lasciato
Panjachel senza ancora sapere che l'avrei rimpianta presto: infatti
ho puntato sulla rotta alternativa indicata da Church che ho trovato
più adatta al Nomade attuale.
Dopo un po' mi sono
trovato ad un bivio ambiguo.
Ho chiesto ad un poliziotto il quale non
ha avuto dubbi nel suggerirmi di dirigermi verso San Lucas Toliman,
la stessa località che ieri pensavo di poter raggiungere da San
Antonio Palapo, onde proseguire sino a Cocales dove avrei trovato la
CA 2 ad attendermi.
Dopo aver ottenuto le
delucidazioni sono stato avvicinato da una americana appartenente ad
un gruppetto che si stava muovendo utilizzando minibus privati,
temporaneamente in sosta proprio lì: incuriosita dal Nomade ha
voluto saperne di più e si è accomiatata solo quando le ho fornito
l'indirizzo del blog.
Con foschia densa ho
iniziato il percorso che in parte mi era stato descritto non
pavimentato: in realtà l'ho trovato totalmente asfaltato, con dei
tratti buoni ed altri pieni di buche, ma meno peggio del previsto, e
soprattutto il Nomade non mi ha dato troppi problemi ora che so come
affrontarli quando si presentano: certo che meno pendenza c'è più
sembra di andare sul velluto!
Erano giorni che non
riuscivo ad innestare il quarto ed il quinto rapporto, ma oggi è
avvenuto il miracolo.
Il caldo ha cominciato
presto a farsi sentire sia perché ormai ero arrivato quasi sulla
quota del livello del mare, sia perché l'umido del pacifico non da
tregua: ecco perché ho cominciato a rimpiangere il lago a quota
1.600 m.s.l.m. e anche Chichi a quota 2.100 s.l.m..
I panorami sono variati
in fretta da quello lacustre con i Vulcani a quello delle
coltivazioni più varie (mi sono sembrate dominanti quella del caffè
prima e della canna da zucchero dopo), sino alla pianura dai grandi
latifondi (agrumi, banani etc. e di bovini ben pasciuti).
Prima di arrivare ad
Escuintla ho sostato presso una gasolinera Puma per un caffè: la
ragazza che mi ha servito mi è sembrata particolarmente sveglia
tanto da decidere di chiederle se sarebbe stata interessante una
digressione sino al mare, da li distante una cinquantina di km.
Forse non ci siamo intesi
correttamente perché la località suggeritami, Puerto Quetzal, è
solo un porto industriale (ma l'ho scoperto dopo!), mentre Puerto San
Jose, ad una manciata di km., è una località balneare.
Ho inizialmente raggiunto
questa rendendomi subito conto che non esiste un lungomare in quanto
la spiaggia di sabbia scura resta invisibile perché le case e la
stradina a monte lo impediscono.
La spiaggia è
generalmente raggiungibile da stretti varchi inadatti al Nomade.
Per non rischiare stupidi
insabbiamenti ho invertito marcia prima di trovarmi in difficoltà
mentre la ricerca di un ospitale parcheggio di albergo è andata
comunque buca: ci sono degli alberghetti, ma i loro parqueo sono
quasi sempre irraggiungibile dal Nomade, e dove esisteva la
possibilità di accedere non c'è stata la disponibilità a
consentirlo.
Senza perdermi d'animo ho
percorso a velocità da lumaca (a causa del traffico) la strada del
paese che introduce a quella per Puerto Quetzal, nella speranza di
trovare almeno una gasolinera idonea.
Niente da fare, però
alle porte della località ho incontrato un mercado La Torre, già
sperimentato prima di entrare a Isla Flores: mi sono infilato nel
parcheggio sia perché avevo bisogno di fare cambusa sia perché
nutrivo la speranza di poterlo usare anche per la notte.
Ciò non è stato
possibile e quindi mi sono visto costretto a continuare per Puerto
Quetzal quando ormai il buio era diventato totale, contando di
trovare almeno qui un lungomare e degli Hotel.
Fortunatamente ho visto
con la coda dell'occhio un grande parqueo per camion e sono entrato a
chiedere: è così che ho scoperto cosa è realmente questa località
e contemporaneamente ho appreso che il parqueo è riservato ai
camions che hanno a che fare con il carico e scarico di merci nel
porto.
Ho insistito un po' sino
a che uno dei due addetti a deciso di raggiungere la postazione del
responsabile in capo onde spiegare la mia richiesta.
Poco dopo questi è
tornato per chiedermi di seguirlo sino dal capo: Rolando Hernandez il
suo nome. Sono stato ricevuto nel suo ufficio super condizionato (che
sollievo per un attimo!) e, ascoltata dal vivo la mia richiesta, è
stato pronto a fare un'eccezione ai regolamenti consentendomi di
sostare.
Dopo un iniziale
approccio in spagnolo ha preferito conversare con me in Inglese, un
passato in Guatemala Army, oggi responsabile in turno della sicurezza
del complesso.
Oltre ad avermi risolto
un problema non da poco visto che mi ero cacciato in un cul de sac,
si è dimostrata una persona molto per bene, trovando modo di dirmi
di aver apprezzato molto sentire dell'iniziativa umanitaria che sto
compiendo.
Al termine del suo
impegno di lavoro mi ha avvicinato per informarsi che tutto andasse
bene: una persona squisita! Di quelle che è una gioia incontrare,
specialmente nei momenti di difficoltà.
L'unica cosa che non va
bene sono i 29° con il 68° di umidità alle ore 23: non sarà
facile riposare questa notte, e nei giorni a venire sarà lo stesso.
Questo è il rovescio
della medaglia dovuto alla scelta della strada meno montagnosa e
pertanto va accettato così com'è.
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