giovedì 14 febbraio 2013

Trasferimento sul Pacifico




Mercoledì 13.02 – Oggi è iniziato il nono mese da che ho lasciato la madre patria; la giornata è cominciata presto e terminata tardi; in prima mattinata ho cercato la connessione nello steso posto di ieri, ma era troppo presto così ho dovuto cincischiare fino alle 10.30 nell'attesa dell'apertura: ho così potuto notare ancora quanto è dura la vita per taluni in questo paese.


Bimbi in età scolare che lavorano appresso ai propri genitori, spesso con mansioni pesanti, adulti che si procacciano la pagnotta quotidiana tamisando terra con pala e piccone fra le mani da mattina a sera, altri che si portano sulla schiena pesi enormi salendo strade molto pendenti, ed altri che, in una situazione più agiata, li trasportano sul portapacchi della bici.



Ho trovato una comunicazione di Carmen: sembra che la dogana del Nicaragua potrebbe darmi problemi e pertanto mi ha suggerito di fornirle una marea di dati onde predisporre una pratica di sdoganamento del materiale che sto trasportando.


Alle 13 ho lasciato Panjachel senza ancora sapere che l'avrei rimpianta presto: infatti ho puntato sulla rotta alternativa indicata da Church che ho trovato più adatta al Nomade attuale.
Dopo un po' mi sono trovato ad un bivio ambiguo. 


Ho chiesto ad un poliziotto il quale non ha avuto dubbi nel suggerirmi di dirigermi verso San Lucas Toliman, la stessa località che ieri pensavo di poter raggiungere da San Antonio Palapo, onde proseguire sino a Cocales dove avrei trovato la CA 2 ad attendermi.
Dopo aver ottenuto le delucidazioni sono stato avvicinato da una americana appartenente ad un gruppetto che si stava muovendo utilizzando minibus privati, temporaneamente in sosta proprio lì: incuriosita dal Nomade ha voluto saperne di più e si è accomiatata solo quando le ho fornito l'indirizzo del blog.


Con foschia densa ho iniziato il percorso che in parte mi era stato descritto non pavimentato: in realtà l'ho trovato totalmente asfaltato, con dei tratti buoni ed altri pieni di buche, ma meno peggio del previsto, e soprattutto il Nomade non mi ha dato troppi problemi ora che so come affrontarli quando si presentano: certo che meno pendenza c'è più sembra di andare sul velluto!
Erano giorni che non riuscivo ad innestare il quarto ed il quinto rapporto, ma oggi è avvenuto il miracolo.


Il caldo ha cominciato presto a farsi sentire sia perché ormai ero arrivato quasi sulla quota del livello del mare, sia perché l'umido del pacifico non da tregua: ecco perché ho cominciato a rimpiangere il lago a quota 1.600 m.s.l.m. e anche Chichi a quota 2.100 s.l.m..


I panorami sono variati in fretta da quello lacustre con i Vulcani a quello delle coltivazioni più varie (mi sono sembrate dominanti quella del caffè prima e della canna da zucchero dopo), sino alla pianura dai grandi latifondi (agrumi, banani etc. e di bovini ben pasciuti).


Prima di arrivare ad Escuintla ho sostato presso una gasolinera Puma per un caffè: la ragazza che mi ha servito mi è sembrata particolarmente sveglia tanto da decidere di chiederle se sarebbe stata interessante una digressione sino al mare, da li distante una cinquantina di km.
Forse non ci siamo intesi correttamente perché la località suggeritami, Puerto Quetzal, è solo un porto industriale (ma l'ho scoperto dopo!), mentre Puerto San Jose, ad una manciata di km., è una località balneare.



Ho inizialmente raggiunto questa rendendomi subito conto che non esiste un lungomare in quanto la spiaggia di sabbia scura resta invisibile perché le case e la stradina a monte lo impediscono.
La spiaggia è generalmente raggiungibile da stretti varchi inadatti al Nomade.
Per non rischiare stupidi insabbiamenti ho invertito marcia prima di trovarmi in difficoltà mentre la ricerca di un ospitale parcheggio di albergo è andata comunque buca: ci sono degli alberghetti, ma i loro parqueo sono quasi sempre irraggiungibile dal Nomade, e dove esisteva la possibilità di accedere non c'è stata la disponibilità a consentirlo.



Senza perdermi d'animo ho percorso a velocità da lumaca (a causa del traffico) la strada del paese che introduce a quella per Puerto Quetzal, nella speranza di trovare almeno una gasolinera idonea.
Niente da fare, però alle porte della località ho incontrato un mercado La Torre, già sperimentato prima di entrare a Isla Flores: mi sono infilato nel parcheggio sia perché avevo bisogno di fare cambusa sia perché nutrivo la speranza di poterlo usare anche per la notte.


Ciò non è stato possibile e quindi mi sono visto costretto a continuare per Puerto Quetzal quando ormai il buio era diventato totale, contando di trovare almeno qui un lungomare e degli Hotel.
Fortunatamente ho visto con la coda dell'occhio un grande parqueo per camion e sono entrato a chiedere: è così che ho scoperto cosa è realmente questa località e contemporaneamente ho appreso che il parqueo è riservato ai camions che hanno a che fare con il carico e scarico di merci nel porto.
Ho insistito un po' sino a che uno dei due addetti a deciso di raggiungere la postazione del responsabile in capo onde spiegare la mia richiesta.
Poco dopo questi è tornato per chiedermi di seguirlo sino dal capo: Rolando Hernandez il suo nome. Sono stato ricevuto nel suo ufficio super condizionato (che sollievo per un attimo!) e, ascoltata dal vivo la mia richiesta, è stato pronto a fare un'eccezione ai regolamenti consentendomi di sostare.
Dopo un iniziale approccio in spagnolo ha preferito conversare con me in Inglese, un passato in Guatemala Army, oggi responsabile in turno della sicurezza del complesso.
Oltre ad avermi risolto un problema non da poco visto che mi ero cacciato in un cul de sac, si è dimostrata una persona molto per bene, trovando modo di dirmi di aver apprezzato molto sentire dell'iniziativa umanitaria che sto compiendo.
Al termine del suo impegno di lavoro mi ha avvicinato per informarsi che tutto andasse bene: una persona squisita! Di quelle che è una gioia incontrare, specialmente nei momenti di difficoltà.
L'unica cosa che non va bene sono i 29° con il 68° di umidità alle ore 23: non sarà facile riposare questa notte, e nei giorni a venire sarà lo stesso.
Questo è il rovescio della medaglia dovuto alla scelta della strada meno montagnosa e pertanto va accettato così com'è.   

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