Mercoledì
06.02 – Notte superata senza alcun problema; il luogo prescelto per
la sosta mi è stato suggerito anche all'ufficio del turismo quando
vi ho messo piede.
Circa
la copertura assicurativa in Guatemala non è obbligatoria,
ciononostante ho effettuato un tentativo senza ottenere un risultato
positivo: quindi più attenzione di quanta già ne stia mettendo!
La
temperatura odierna è stata molto calda ed oggi al posto guida ho
avuto 35° con il 53% di umidità.
Il
trasferimento verso Chichicastenango/lago Atitlan/Antigua ha preso
avvio da Isla de Flores nelle ore più asfissianti della giornata:
per evitarle avrei dovuto passare altre 24 ore sull'isoletta, luogo
delizioso, ma non troppo in sintonia con le mie necessità.
Sono
stato ininterrottamente al volante dalle 13 alle 17 con breve sosta
in attesa del ferry sul fiume prima di Sayaxchè e poi per
rifornimento Diesel.
La
strada è una secondaria, quindi non troppo larga, molti Tumulos
(topa in Mexico e Bump in Belize), segnali indicatori di direzione
rari, parecchia gente a boro strada anche al di fuori degli
insediamenti urbani, tante curve nella seconda parte quando si
intercettano le prime colline, animali vaganti di vario tipo, tante
donne, incluse molte bimbe, rientranti a casa con il secchio pieno di
panni lavati in qualche pozza posato sulla testa o tenuto di lato,
abbigliamento rigorosamente tradizionale.
Non
vedendo coltivazioni ho pensato che pure qui funzioni come nel
Chiapas dove il mais cresce per conto suo senza troppi interventi
umani, qui in mezzo a banani che sembrano spontanei.
La
nota divertente della giornata è stata quando ho scollinato prima di
Sayaxchè venendomi a trovare all'improvviso senza più asfalto sotto
le ruote su una pendenza rilevante che porta direttamente all'acqua
del fiume: non ero minimamente informato che si dovesse ricorrere ad
un ferry per proseguire il viaggio!
La
situazione mi ha ricordato Rosso in Senegal, confine con la
Mauritania, dove un ferry fa la spola fra le due rive e su ognuna di
esse vi staziona una massa umana formicolante in varie attività.
Qui
mi è sembrato che le attività umane di contorno fossero
assolutamente inferiori; sono stato avvicinato da un uomo che mi
avrebbe venduto volentieri una mappa stradale della quale sono però
già dotato, ed un ragazzo tredicenne intento ad offrire cocco da
bere, niente più.
Arrivato
a Chisec, luogo anonimo ma dotato di alcuni alberghi, mi sono trovato
a percorrere la strada principale dove era in corso un mercato;
sarebbero mancati meno di 80 km. per Cobàn, città con 145.000
abitanti dove l'idioma è lo spagnolo ed il Queqchì e la comida
tipica è rappresentata dal C'aq iq', ma la strada impegnativa mi
avrebbe tenuto alla guida almeno ancora un paio d'ore.
Quindi
ho deciso di chiedere ad un vigile lungo il percorso informazioni in
merito alla sosta notturna: questi ha subito consigliato di
stazionare davanti alla municipalidad, considerata area tranquilla.
Dopo
averci fatto un giro a piedi ho preferito tornare indietro e chiedere
ospitalità ad un Hotel adocchiato in precedenza, Il Pek.
Qui
l'addetto alla sicurezza si è trovato in difficoltà alla mia
richiesta ed ha chiamato telefonicamente il patron, mentre alcuni
ragazzotti, non so bene con quali incarichi nella struttura, hanno
seguito attentamente le varie fasi sino a che è arrivato l'assenso.
Quando ho chiesto di pagare mi è stato risposto che per il
parcheggio non dovrò pagare nulla; allora ho invitato il gruppetto
incuriosito a visitare il Nomade, strano oggetto per i loro occhi.
Ne
sono rimasti entusiasti e mi hanno riconfermato che il posto è
tranquillo e sorvegliato.
Domani
ho in mente di partire alle 6 per cercare di portarmi avanti senza
dover soffrire quanto ho sofferto oggi; inoltre la strada potrebbe
essere anche più impegnativa ed è meglio essere freschi per non
cadere nelle imboscate dei Tumulos che oggi mi hanno massacrato in un
paio di occasioni.
Giovedì
07.02 – Come stabilito il Nomade ha lasciato il cortile del Pek
Hotel verso le 6.30: la presenza della nebbia non era stata prevista
ed è durata, non troppo fitta, per oltre un paio d'ore. Già la
strada che avevo ipotizzato impegnativa si è rivelata impegnativa +,
tanto da averla sofferta in diverse occasioni nel tratto sino a Cobàn
(nota per la coltivazione del caffè e del cardamomo).
Come
immaginavo, oltre alla visibilità ridotta, a bordo strada c'è stata
una continua presenza umana
che ha attivato il sistema di massima allerta: velocità in ogni caso
ridotte e tanta attenzione alle varie tipologie di persone in marcia.
Uomini
con machete, uomini con legname sulle spalle, donne con mais in un
cesto portato in testa, genitori di scorta ai ragazzini in movimento
sin dalle 7.15 per raggiungere la scuola, molti a piedi scalzi, e poi
animali, in particolare cani alla ricerca di cibo.
Durante
la sosta per rifornimento carburante a Coban un addetto, pensando di
fare un buon lavoro mentre ero alle prese con il pagamento a mezzo
targeta, ha cercato di pulire il parabrezza senza tener conto che il
tergi non si può alzare per la presenza della struttura idonea a
montare le lastre di plexiglas.
Appena
tornato ho capito cosa era successo: è stato rotto il gancio che
tiene unita la spatola tergi al braccio. Dopo aver cercato una
soluzione tecnicamente valida ho dovuto ricorrere alla benda
americana in quanto gli agganci dei tergi qui sono totalmente diversi
ed incompatibili: è incredibile come per una piccolezza di plastica
possano nascere grossi problemi.
Dopo
aver consumato la colazione, affaticato mentalmente dalla tipologia
di strada che avrei dovuto ancora percorrere, dopo aver interpellato
un paio di autisti di minibus ho deciso di cambiare l'ordine degli
addendi: non più Chichicastenango/Atitlan/Antigua bensì, via
Guatemala city, Antigua/Atitlan/Chichicastenango. Percorrerò
sicuramente più chilometri, ma correrò esclusivamente sulle strade
classificate “carretera pavimentada” e non sulle terrazeria o
qualcosa di simile.
Quindi
il Nomade ha trascurato Santa Cruz Verapaz dove era previsto di
girare a sinistra su ampi tratti non pavimentati e si è diretto
sino a Salamà dove, essendoci due opzioni, sarebbe stato ancora
possibile cercare di evitare l'attraversamento di Guatemala city.
I
paesaggi, sempre gradevoli, sono cambiati poco prima di Cobàn per la
presenza di coltivazioni organizzate sotto copertura, mentre dopo
Salamà sono diventati anonimi e un po' noiosi (las àridas tierras
de El Progreso); in avvicinamento alla capitale il Nomade è stato
fermato ad un posto di controllo più che altro per la curiosità dei
poliziotti.
Pertanto
oggi foto a documentazione del vissuto quasi zero!
Le
pendenze da affrontare su queste impervie collinette vulcaniche sono
state sempre impegnative tanto da dover ricorrere spesso al primo
rapporto, con conseguente imballo del motore che ha costretto i 100
CV a nitrire forzosamente.
Non
ne stavo parlando più ultimamente, ma nelle condizioni di guida
guatemalteche sto nuovamente conducendo con difficoltà anche a causa
dei problemi derivanti dall'avantreno: spero non sia nulla di più
che il solito allineamento, ma le reazioni del volante alle sterzate
sembrano differenti rispetto al passato.
L'attraversamento
della capitale è stato molto pesante anche se è avvenuto su una
specie di tangenziale dove gli imbottigliamenti sono stati frequenti;
quando ero ancora nella fase iniziale dell'attraversamento ho notato
un'insegna di supermarket del tutto inaspettata, quella dell'ospitale
Walmart che tanto ebbi modo di utilizzare in U.S.A. Abbinando alla
sosta notturna la spesa quasi quotidiana.
Fortunatamente
ad ogni richiesta di informazione ho trovato sempre persone molto
disponibili, il che mi ha evitato sbagli di direzione a causa della
nota mancanza di segnaletica; così il Nomade ha individuato giusto
in tempo la svolta da effettuare a destra per Antigua.
L'ultima
parte del percorso è avvenuta all'ombra, e dopo una lunga salita è
iniziata l'altrettanto lunga discesa verso Antigua che mi ha
costretto ad un uso prolungato del freno. Così, nocciolina sulla
torta, dopo aver già riscontrato la tendenza delle ruote a
bloccarsi sotto frenata davanti ai tumulos, quando sono entrato in
downtown mi sono trovato senza freni, con il pedale che o andava a
fondo corsa senza generare l'arresto o diventava duro con lo stesso
risultato, oltre all'odore fastidioso che avevo già percepito al
montaggio delle pastiglie nuove (non sarà che si sono già usurate?)
.
Ho
provato tutte le furbizie a mia conoscenza cercando di usare il
pedale a ripetizione, come per caricare la pompa, ma in una
circostanza mi son visto costretto a ricorrere al freno a mano e
pertanto ho proceduto come una lumaca sino al posto sosta.
A
San Diego era stato suggerito la sostituzione del booster, purtroppo
era prevedibile che la situazione potesse solo peggiorare, ma contavo
di essere in grado di portarmi più avanti.
Domattina
vedrò ciò che potrò fare, iniziando dal controllo del liquido del
circuito dei freni, ma non ho molte chances aggiuntive, salvo poter
trovare un buon meccanico che mi dirà di non poter fare nulla a
causa della mancanza del ricambio appropriato.
Dopo
aver sostato su un parqueo custodito e a pagamento per un paio d'ore
raggiunto tramite Garmin (impostato con le coordinate tratte dal
libro Church ha funzionato), mi sono reso conto che non si trattava
della stessa soluzione descritta dagli autori.
Ho
cercato poi di approfondire senza successo così ora mi trovo
parcheggiato per la notte nella stessa area, ma davanti alla
palazzina dove ha sede la polizia turistica, dopo aver avuto
assicurazione sulla bontà della scelta sia da un addetto della
stessa polizia turistica interpellato che dal parcheggiatore del
parqueo: non è esattamente ciò che avrei voluto ma è ciò che ho
trovato.
Giunto
qui poco dopo le 17 - quasi 11 ore dalla partenza lontana solo
344 km. - ho potuto apprezzare una differente situazione climatica che
per me è favorevole: fra le mie conoscenze c'è invece chi avrebbe potuto
sostenere che fa freddo!
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