sabato 9 febbraio 2013

Trasferimento ad Antigua de Guatemala


Mercoledì 06.02 – Notte superata senza alcun problema; il luogo prescelto per la sosta mi è stato suggerito anche all'ufficio del turismo quando vi ho messo piede.


Circa la copertura assicurativa in Guatemala non è obbligatoria, ciononostante ho effettuato un tentativo senza ottenere un risultato positivo: quindi più attenzione di quanta già ne stia mettendo!


La temperatura odierna è stata molto calda ed oggi al posto guida ho avuto 35° con il 53% di umidità.
Il trasferimento verso Chichicastenango/lago Atitlan/Antigua ha preso avvio da Isla de Flores nelle ore più asfissianti della giornata: per evitarle avrei dovuto passare altre 24 ore sull'isoletta, luogo delizioso, ma non troppo in sintonia con le mie necessità.
Sono stato ininterrottamente al volante dalle 13 alle 17 con breve sosta in attesa del ferry sul fiume prima di Sayaxchè e poi per rifornimento Diesel.



La strada è una secondaria, quindi non troppo larga, molti Tumulos (topa in Mexico e Bump in Belize), segnali indicatori di direzione rari, parecchia gente a boro strada anche al di fuori degli insediamenti urbani, tante curve nella seconda parte quando si intercettano le prime colline, animali vaganti di vario tipo, tante donne, incluse molte bimbe, rientranti a casa con il secchio pieno di panni lavati in qualche pozza posato sulla testa o tenuto di lato, abbigliamento rigorosamente tradizionale.


Non vedendo coltivazioni ho pensato che pure qui funzioni come nel Chiapas dove il mais cresce per conto suo senza troppi interventi umani, qui in mezzo a banani che sembrano spontanei.
La nota divertente della giornata è stata quando ho scollinato prima di Sayaxchè venendomi a trovare all'improvviso senza più asfalto sotto le ruote su una pendenza rilevante che porta direttamente all'acqua del fiume: non ero minimamente informato che si dovesse ricorrere ad un ferry per proseguire il viaggio!


La situazione mi ha ricordato Rosso in Senegal, confine con la Mauritania, dove un ferry fa la spola fra le due rive e su ognuna di esse vi staziona una massa umana formicolante in varie attività.
Qui mi è sembrato che le attività umane di contorno fossero assolutamente inferiori; sono stato avvicinato da un uomo che mi avrebbe venduto volentieri una mappa stradale della quale sono però già dotato, ed un ragazzo tredicenne intento ad offrire cocco da bere, niente più.



Arrivato a Chisec, luogo anonimo ma dotato di alcuni alberghi, mi sono trovato a percorrere la strada principale dove era in corso un mercato; sarebbero mancati meno di 80 km. per Cobàn, città con 145.000 abitanti dove l'idioma è lo spagnolo ed il Queqchì e la comida tipica è rappresentata dal C'aq iq', ma la strada impegnativa mi avrebbe tenuto alla guida almeno ancora un paio d'ore.



Quindi ho deciso di chiedere ad un vigile lungo il percorso informazioni in merito alla sosta notturna: questi ha subito consigliato di stazionare davanti alla municipalidad, considerata area tranquilla.
Dopo averci fatto un giro a piedi ho preferito tornare indietro e chiedere ospitalità ad un Hotel adocchiato in precedenza, Il Pek.
Qui l'addetto alla sicurezza si è trovato in difficoltà alla mia richiesta ed ha chiamato telefonicamente il patron, mentre alcuni ragazzotti, non so bene con quali incarichi nella struttura, hanno seguito attentamente le varie fasi sino a che è arrivato l'assenso. 


Quando ho chiesto di pagare mi è stato risposto che per il parcheggio non dovrò pagare nulla; allora ho invitato il gruppetto incuriosito a visitare il Nomade, strano oggetto per i loro occhi.
Ne sono rimasti entusiasti e mi hanno riconfermato che il posto è tranquillo e sorvegliato.
Domani ho in mente di partire alle 6 per cercare di portarmi avanti senza dover soffrire quanto ho sofferto oggi; inoltre la strada potrebbe essere anche più impegnativa ed è meglio essere freschi per non cadere nelle imboscate dei Tumulos che oggi mi hanno massacrato in un paio di occasioni.

Giovedì 07.02 – Come stabilito il Nomade ha lasciato il cortile del Pek Hotel verso le 6.30: la presenza della nebbia non era stata prevista ed è durata, non troppo fitta, per oltre un paio d'ore. Già la strada che avevo ipotizzato impegnativa si è rivelata impegnativa +, tanto da averla sofferta in diverse occasioni nel tratto sino a Cobàn (nota per la coltivazione del caffè e del cardamomo).


Come immaginavo, oltre alla visibilità ridotta, a bordo strada c'è stata una continua presenza umana che ha attivato il sistema di massima allerta: velocità in ogni caso ridotte e tanta attenzione alle varie tipologie di persone in marcia.



Uomini con machete, uomini con legname sulle spalle, donne con mais in un cesto portato in testa, genitori di scorta ai ragazzini in movimento sin dalle 7.15 per raggiungere la scuola, molti a piedi scalzi, e poi animali, in particolare cani alla ricerca di cibo.
Durante la sosta per rifornimento carburante a Coban un addetto, pensando di fare un buon lavoro mentre ero alle prese con il pagamento a mezzo targeta, ha cercato di pulire il parabrezza senza tener conto che il tergi non si può alzare per la presenza della struttura idonea a montare le lastre di plexiglas.
Appena tornato ho capito cosa era successo: è stato rotto il gancio che tiene unita la spatola tergi al braccio. Dopo aver cercato una soluzione tecnicamente valida ho dovuto ricorrere alla benda americana in quanto gli agganci dei tergi qui sono totalmente diversi ed incompatibili: è incredibile come per una piccolezza di plastica possano nascere grossi problemi.


Dopo aver consumato la colazione, affaticato mentalmente dalla tipologia di strada che avrei dovuto ancora percorrere, dopo aver interpellato un paio di autisti di minibus ho deciso di cambiare l'ordine degli addendi: non più Chichicastenango/Atitlan/Antigua bensì, via Guatemala city, Antigua/Atitlan/Chichicastenango. Percorrerò sicuramente più chilometri, ma correrò esclusivamente sulle strade classificate “carretera pavimentada” e non sulle terrazeria o qualcosa di simile.


Quindi il Nomade ha trascurato Santa Cruz Verapaz dove era previsto di girare a sinistra su ampi tratti non pavimentati e si è diretto sino a Salamà dove, essendoci due opzioni, sarebbe stato ancora possibile cercare di evitare l'attraversamento di Guatemala city.
I paesaggi, sempre gradevoli, sono cambiati poco prima di Cobàn per la presenza di coltivazioni organizzate sotto copertura, mentre dopo Salamà sono diventati anonimi e un po' noiosi (las àridas tierras de El Progreso); in avvicinamento alla capitale il Nomade è stato fermato ad un posto di controllo più che altro per la curiosità dei poliziotti.
Pertanto oggi foto a documentazione del vissuto quasi zero!
Le pendenze da affrontare su queste impervie collinette vulcaniche sono state sempre impegnative tanto da dover ricorrere spesso al primo rapporto, con conseguente imballo del motore che ha costretto i 100 CV a nitrire forzosamente.
Non ne stavo parlando più ultimamente, ma nelle condizioni di guida guatemalteche sto nuovamente conducendo con difficoltà anche a causa dei problemi derivanti dall'avantreno: spero non sia nulla di più che il solito allineamento, ma le reazioni del volante alle sterzate sembrano differenti rispetto al passato.


L'attraversamento della capitale è stato molto pesante anche se è avvenuto su una specie di tangenziale dove gli imbottigliamenti sono stati frequenti; quando ero ancora nella fase iniziale dell'attraversamento ho notato un'insegna di supermarket del tutto inaspettata, quella dell'ospitale Walmart che tanto ebbi modo di utilizzare in U.S.A. Abbinando alla sosta notturna la spesa quasi quotidiana.
Fortunatamente ad ogni richiesta di informazione ho trovato sempre persone molto disponibili, il che mi ha evitato sbagli di direzione a causa della nota mancanza di segnaletica; così il Nomade ha individuato giusto in tempo la svolta da effettuare a destra per Antigua.
L'ultima parte del percorso è avvenuta all'ombra, e dopo una lunga salita è iniziata l'altrettanto lunga discesa verso Antigua che mi ha costretto ad un uso prolungato del freno. Così, nocciolina sulla torta, dopo aver già riscontrato la tendenza delle ruote a bloccarsi sotto frenata davanti ai tumulos, quando sono entrato in downtown mi sono trovato senza freni, con il pedale che o andava a fondo corsa senza generare l'arresto o diventava duro con lo stesso risultato, oltre all'odore fastidioso che avevo già percepito al montaggio delle pastiglie nuove (non sarà che si sono già usurate?) .
Ho provato tutte le furbizie a mia conoscenza cercando di usare il pedale a ripetizione, come per caricare la pompa, ma in una circostanza mi son visto costretto a ricorrere al freno a mano e pertanto ho proceduto come una lumaca sino al posto sosta.


A San Diego era stato suggerito la sostituzione del booster, purtroppo era prevedibile che la situazione potesse solo peggiorare, ma contavo di essere in grado di portarmi più avanti.
Domattina vedrò ciò che potrò fare, iniziando dal controllo del liquido del circuito dei freni, ma non ho molte chances aggiuntive, salvo poter trovare un buon meccanico che mi dirà di non poter fare nulla a causa della mancanza del ricambio appropriato.
Dopo aver sostato su un parqueo custodito e a pagamento per un paio d'ore raggiunto tramite Garmin (impostato con le coordinate tratte dal libro Church ha funzionato), mi sono reso conto che non si trattava della stessa soluzione descritta dagli autori.
Ho cercato poi di approfondire senza successo così ora mi trovo parcheggiato per la notte nella stessa area, ma davanti alla palazzina dove ha sede la polizia turistica, dopo aver avuto assicurazione sulla bontà della scelta sia da un addetto della stessa polizia turistica interpellato che dal parcheggiatore del parqueo: non è esattamente ciò che avrei voluto ma è ciò che ho trovato.
Giunto qui poco dopo le 17 - quasi 11 ore dalla partenza lontana solo 344 km. - ho potuto apprezzare una differente situazione climatica che per me è favorevole: fra le mie conoscenze c'è invece chi avrebbe potuto sostenere che fa freddo!

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