domenica 10 febbraio 2013

Tanti problemi in un breve percorso: da Antigua a Chichicastenango


Sabato 09.02 - La notte mi è sembrata meno rumorosa oppure mi sono già abituato alle mandrie di cani ed agli umani che si aggirano durante la notte: in ogni caso oggi ci sarà la prova verità per i freni.
Prima di lasciare la città, forte dell'esperienza di ieri e della mappa, il Nomade è riuscito non solo a raggiungere la base del Mirador Cerro de la Cruz, ma anche a trovarvi un buon parcheggio.




Mentre attorno alle 9 ero impegnato a salire sul percorso in parte gradinato, degli sportivoni indossanti abbigliamento idoneo scendevano di corsa, immagino dopo essere pure saliti di corsa.
Al raggiungimento del Mirador, dal quale si ammira un panorama utilizzato anche da Inguat sui depliant di Antigua, ho trovato già sul posto due poliziotti a tutela dei turisti visitanti.







Tutte le info che ho assunto da che mi trovo in Guatemala sono state concordi nell'affermare che Antigua è un'area tranquilla, tanto che i turisti possono muoversi a qualsiasi ora senza problemi, esibendo macchine fotografiche o altro, ed anche le ragazze si spostano spesso da sole.
Ma allora perché tutte le case sono dotate di inferriate alle finestre e filo spinato a go-go? Perché ogni attività commerciale è dotata del proprio servizio di sicurezza armato? Perché i veicoli commerciali viaggiano con un uomo armato a bordo?
Mi rendo conto che la presenza delle forze dell'ordine e della sicurezza privata possono fare da deterrente, ma è altrettanto vero che è dal Mexico incluso in poi che si vedono queste situazioni da film d'azione: quindi ci deve pur essere una spiegazione logica che però non viene palesata.
Sceso dal Mirador si è trattato di indovinare la via per lasciare la città nella giusta direzione.
Non mi è dispiaciuto affatto trovarmi per paesini fin che ho avuto il sentore che forse così avrei potuto crearmi delle difficoltà; ho compreso ciò quando ad un incrocio ho chiesto delle conferme ad una poliziotta e questa non ha saputo darmi risposta.
Raggiunta una località chiamata Pastore, di fronte alla possibilità secca di andare o a destra o a sinistra, ho girato a sinistra. Arrivato in fondo alla piazza mi si è posto nuovamente il dilemma, ma ci ha pensato spontaneamente un venditore, abbandonando temporaneamente il banchetto, ad avvicinarmi e per darmi le istruzioni; stava osservando il Nomade, aveva sicuramente capito la mia indecisione ed è intervenuto bel gesto che ho molto apprezzato.











Proseguendo per stradine secondarie ho incrociato un grande lavatoio usato dalla gente del luogo: erano impegnate al lavoro persone sia di sesso femminile, anche poco più di bimbe, che qualche giovane maschietto forse in supporto alla propria madre.
Certo qui i ragazzini sono sottoposti ancora piccoli a lavori di qualsiasi genere, specialmente al di fuori dei centri urbani, così come l'abbigliamento adottato dalle persone di città è quello “occidentale” mentre nei paesi è quasi sempre quello tradizionale.
Conquistata finalmente la CA1 mi sono trovato dentro al suo traffico ancorché canalizzato su due corsie + due: c'è da dire che la CA1 sarebbe quella che poi diventa la Panamericana ed è soggetta a lavori di ampliamento e miglioramento del fondo stradale un po' dappertutto.
Immagino che sia per mancanza di fondi che il percorso segue rigorosamente l'andamento altimetrico del terreno, con curve continue in salita o in discesa e pendenze impegnative da superare.
I veicoli che incrocio e che continuano ad impressionarmi sono però gli autobus di collegamento fra le varie località: viaggiano a velocità esagerate, quando la strada è stretta tendono a superare in coincidenza dei tumulos senza badare troppo a chi sopraggiunge, forse rispondono a normative diverse da quelle dei comuni automobilisti?
Stavo viaggiando su quote variabili fra i 2.400 m.s.l.m. ed i 2.600 con un ottimo clima a bordo quando ho iniziato a pensare ad una pausa pranzo; ma l'imprevisto mi stava attendendo al km. 112 quando, effettuando un curvone in discesa, quasi un tornante, ho percepito qualcosa di anomalo dovuto ad un certo scarto effettuato dal Nomade. Strano che le gomme stridano a velocità così modeste, ho pensato, ma subito dopo, nella salita, ho capito di avere una gomma andata a terra. Ho tirato avanti di una ottantina di metri cercando di fermarmi a bordo strada in un posto meno pericoloso: alla verifica ho potuto constatare che il pneumatico posteriore lato portellone garage, quello tenuto di scorta e che avevo dovuto montare in emergenza in uscita da Belize city, era a terra con varie fessurazioni sul fianco dalle quali sporgeva la trama dei filamenti d'acciaio.
Ho serenamente pensato: bene, ora ci sarà da lavorare, ma almeno qui non piove!
Però la posizione non era comunque favorevole ad eseguire il lavoro così, viste delle persone nel campo sottostante, ne ho avvicinata una chiedendo dove avrei potuto trovare un gommista.
Mentre tutto il gruppo continuava ad osservarmi da lontano, il mio interlocutore mi ha fatto capire che non troppo distante da lì avrei potuto trovare soccorso.
Inserite le luci di emergenza, inforcato lo zaino in spalla mi sono diretto verso la direzione dalla quale ero arrivato trovando presto il pneumatico piantato sul terreno qui utilizzato per segnalare un gommista, solo che lì c'era un ragazzino il quale è andato a parlottare con uno più grande di lui il quale mi ha informato che lui era attrezzato solo per vetture e non per mezzi così grossi: va a capire! In fin dei conti il lavoro consiste nell'utilizzare un crik, una chiave svita bulloni ed un po' di forza fisica.
Mi ha comunque indicato che più avrei trovato un taller adatto al mio caso; lì c'era un ragazzotto indossante una maglietta taroccata dell'Inter il quale sembrava non capire la mia necessità.
Allora l'ho tirato in mezzo alla strada per fargli vedere in lontananza di che tipo di veicolo stavamo parlando.
Presto si è messo in marcia con me dopo averlo assicurato che avremmo usato il mio crik; invece lui, passato dall'altro lato della strada, ha parlato con un altro coetaneo che stava trafficando su un rudere di pick-up. Questi ha mollato ciò che lo teneva impegnato e mi ha seguito insieme ad un garzoncino.
Mi è sembrato subito volonteroso e non ha perso tempo, solo che ha preferito tornare alla sua postazione per prendere i suoi criks.
Infatti ne ha usati due; pur essendo stato io personalmente a stringere i bulloni l'ultima olta, questi erano durissimi da mollare e quindi è stato usato il sistema adottato dal Nomade consistente nell'infilare un tubo nel manico della chiave svita bulloni in modo tale da allungare la leva e poter riuscire nell'impresa, il tutto sotto gli occhi di un gruppetto che mi è sembrato crescere di numero: non è di tutti i giorni poter assistere a costo zero ad un episodio come questo!
In 30' d'orologio il pneumatico era già sostituito; adesso si rendeva indispensabile ripristinare una scorta. Ho così fatto uscire dal garage un pneumatico di quelli usati, ma in ottime condizioni, conservati dopo l'Africa e, mentre l'operatore che già aveva trovato modo di chiedermi il suo compenso se lo caricava nel suo veicolo assieme a quello dal quale recuperare il cerchio, io riponevo ogni cosa.
Invertita la marcia e raggiunto il taller all'aperto dello specialista gli ho spiegato il da farsi; inutile soffermarsi sulla strumentazione che aveva a disposizione.
Qui ad assistere c'erano i due del pronto intervento su strada più una terza persona.
Il pneumatico andato distrutto era quello più vecchio in dotazione ed era stato montato sul cerchio che si era scoperto perdere aria durante il trasferimento da Petrified N.P. a Flafstaff-Arizona; il giorno successivo il gommista Indiano dell'India ci aveva messo una pezza, ma io non mi ero più fidato ad utilizzarlo.
L'emergenza di Belize city mi aveva costretto a farne uso, e mi ero meravigliato che tenesse così bene la pressione; ora ho capito il perché: sul pneumatico Tubeless era stata montata anche una camera d'aria, operazione che io so essere sconsigliata in quanto pericolosa.
Al dunque mi son visto costretto ad utilizzare ancora una camera d'aria, consapevole che dovrò utilizzare questo pneumatico solo per lo stretto periodo di un'emergenza (sino a che non potrò capire di più circa la perdita dalle saldature del cerchio).
Mi è sembrato di sognare: alle 13.30 ero nuovamente in grado di viaggiare avendo speso un importo ridicolo, pari a circa € 16,00!
Poco dopo ho deciso comunque di fermarmi per pausa pranzo: mi sono sentito rilassato e tranquillo, ormai poco lontano da Chichicastenango, località nota per il mercato domenicale.



In fase di preparazione del “pic-nic” mi si è avvicinata una persona materializzatasi dal nulla: chiedeva pochi quetzal per comprarsi da bere, purtroppo ne ero sprovvisto e l'ho licenziato. Prima che mi accingessi a partire si è riavvicinato facendomi capire che aveva fame: questa volto ho potuto esaudire il suo desiderio passandogli una confezione di tortillas che ha dimostrato di aver gradito iniziando subito a mettersele sotto i denti.
Nell'ultimo tratto di strada sono aumentate le coltivazioni e ad un certo punto sono apparsi i vulcani che stanno attorno al lago Atitlan, ed è comparsa anche l'indicazione di un mirador dal quale apprezzare il panorama.



Il luogo di sosta si è presentato con le solite bancarelle e fra queste il mio udito aveva captato il suono del parlare francese: questa etnia, insieme a quella tedesca, finora è stata una delle più presenti nei luoghi da me visitati.



Anche ieri ad Antigua ne ho incrociati diversi gruppi, sempre della terza o quarta età, persone che a volte, per lo scarso interesse palesato per ciò che avevano attorno, mi hanno fatto pensare di trovarsi lì per caso.



Quando stavo tornando a bordo sono stato avvicinato fa un francese dei sei componenti un gruppetto. Aveva già notato il Nomade e quando mi ha visto entrare non ha saputo resistere: parlando un ottimo italiano mi sono state poste le solite domande. Quando il mio interlocutore si è messo a ripetere in francese agli altri la mia storia allora anch'io ho usato il suo idioma per comunicare: era dai tempi dello Zion N.P. nello Utah che non mi capitava, quando conobbi i francesi del Laika con i quali si era parlato di attraversare il Mexico insieme: quanti avvenimenti, quanti episodi ormai si avvicendano nei miei ricordi relativi al vissuto degli ultimo otto mesi.
Si tratta di un breve periodo, ma mi ricorda tanto il triplo concentrato di pomodoro che ho conosciuto in Africa!
Da lì per raggiungere Chichi si abbandona la CA1 e bisogna percorrere un tortuosissimo percorso fatto di salite e discese guatemalteche; la velocità possibile è bassa, anche perché basta un veicolo più lento del mio a creare una coda che impone di procedere utilizzando il primo rapporto. Pur usando abbondantemente il freno motore lungo le discese non è possibile evitare anche di frenare: è così che mi sono ritrovato improvvisamente con il pedale che affondava come nel burro, senza farmi rallentare.


Immediatamente ho messo in pratica tutte le contromisure possibili, ma se il veicolo non è in grado di frenare, con la sua massa rotolante lungo una discesa stretta e tumulos, l'indice di rischio diventa assai elevato, ma non c'è niente da fare se non ci si vuol fermare (operazione impossibile per mancanza di spazi).
L'uso del freno a mano mi ha aiutato, ma non è la stessa cosa; Chichi è un casino di strade strette dal fondo poco grippante dove c'è di tutto contemporaneamente: pedoni, vespa taxi, autobus locali, camions, ovviamente in entrambe le direzioni di marcia e spesso bisogna che qualcuno si fermi per lasciare passare l'altro.


Quando ho potuto chiedere ad un vigile circa l'Officina del Turismo questi m ha risposto che l'avevo già superata da un pezzo! Ora sento l'esigenza di togliermi quanto prima da questo incubo cercando di fermarmi; sapevo di alberghi dove contavo di trovare ospitalità, ma oltre a non averli visti, in una località che si sviluppa come su un cucuzzolo di montagna al di sopra dei 2.000 m.s.l.m. e con i problemi evidenziati dal Nomade avrei bisogno di pianura. Seguendo il flusso sono uscito da Chichi riuscendo ad evitare di incocciare in un autobus locale quando l'azione congiunta pedale + freno a mano mi ha fatto arrivare lungo ad un incrocio: fortunatamente poco dopo ho trovato una stazione di servizio dove prendere aria, effettuare il rifornimento di gasolio e trovare ospitalità per la notte.
Domani da qui, utilizzando un vespa taxi, visiterò il mercato e cercherò un ferramenta per rinnovare la chiave inglese del crik andata rotta nel cambio gomma a Belize, ma l'emergenza resta la frenata: dopo il drammatico arrivo ad Antigua e l'esperienza di oggi, mi pare di aver capito che la situazione peggiora improvvisamente quando è necessario un uso severo e prolungato dell'apparato del freno.
Anche se a San Diego era stato escluso che il problema fosse la pompa, al momento quasi me lo augurerei ritenendo possibile un suo aggiustamento di fortuna, mentre sul booster penso che nessuno potrebbe metterci mano.
Ho cominciato a pensare che se in Nicaragua potrò contare su validi supporti, una volta capito se saranno necessari ricambi da casa e quali, quasi quasi ci potrei fare io un salto per poi tornare con tutto il necessario: mi costerebbe un po' più d Fedex ma mi consentirebbe di godere di una pausa e la possibilità di riabbracciare le persone care, i miei figli in primis.
Questa sera mi sono accontentato di un risotto al sapore del tonno e limone e poi penso che mi ritirerò prima del solito cullando pensieri inerenti al domani immediato e prossimo futuro: non c'è stato come mettersi nuovamente in strada da soli per ritrovarsi impegolati nelle infinite varianti di questo viaggio, tipo saga delle migliori specie.










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