Sabato
09.02 - La notte mi è sembrata meno rumorosa oppure mi sono già
abituato alle mandrie di cani ed agli umani che si aggirano durante
la notte: in ogni caso oggi ci sarà la prova verità per i freni.
Prima
di lasciare la città, forte dell'esperienza di ieri e della mappa,
il Nomade è riuscito non solo a raggiungere la base del Mirador
Cerro de la Cruz, ma anche a trovarvi un buon parcheggio.
Mentre attorno alle 9 ero impegnato a salire sul percorso in parte
gradinato, degli sportivoni indossanti abbigliamento idoneo
scendevano di corsa, immagino dopo essere pure saliti di corsa.
Al
raggiungimento del Mirador, dal quale si ammira un panorama
utilizzato anche da Inguat sui depliant di Antigua, ho trovato già
sul posto due poliziotti a tutela dei turisti visitanti.
Tutte le info che ho assunto da che mi trovo in Guatemala sono state concordi nell'affermare che Antigua è un'area tranquilla, tanto che i turisti possono muoversi a qualsiasi ora senza problemi, esibendo macchine fotografiche o altro, ed anche le ragazze si spostano spesso da sole.
Ma
allora perché tutte le case sono dotate di inferriate alle finestre
e filo spinato a go-go? Perché ogni attività commerciale è dotata
del proprio servizio di sicurezza armato? Perché i veicoli
commerciali viaggiano con un uomo armato a bordo?
Mi
rendo conto che la presenza delle forze dell'ordine e della sicurezza
privata possono fare da deterrente, ma è altrettanto vero che è dal
Mexico incluso in poi che si vedono queste situazioni da film
d'azione: quindi ci deve pur essere una spiegazione logica che però
non viene palesata.
Sceso
dal Mirador si è trattato di indovinare la via per lasciare la città
nella giusta direzione.
Non
mi è dispiaciuto affatto trovarmi per paesini fin che ho avuto il
sentore che forse così avrei potuto crearmi delle difficoltà; ho
compreso ciò quando ad un incrocio ho chiesto delle conferme ad una
poliziotta e questa non ha saputo darmi risposta.
Raggiunta
una località chiamata Pastore, di fronte alla possibilità secca di
andare o a destra o a sinistra, ho girato a sinistra. Arrivato in
fondo alla piazza mi si è posto nuovamente il dilemma, ma ci ha
pensato spontaneamente un venditore, abbandonando temporaneamente il
banchetto, ad avvicinarmi e per darmi le istruzioni; stava osservando
il Nomade, aveva sicuramente capito la mia indecisione ed è
intervenuto bel gesto che ho molto apprezzato.
Proseguendo per stradine secondarie ho incrociato un grande lavatoio usato dalla gente del luogo: erano impegnate al lavoro persone sia di sesso femminile, anche poco più di bimbe, che qualche giovane maschietto forse in supporto alla propria madre.
Certo
qui i ragazzini sono sottoposti ancora piccoli a lavori di qualsiasi
genere, specialmente al di fuori dei centri urbani, così come
l'abbigliamento adottato dalle persone di città è quello
“occidentale” mentre nei paesi è quasi sempre quello
tradizionale.
Conquistata
finalmente la CA1 mi sono trovato dentro al suo traffico ancorché
canalizzato su due corsie + due: c'è da dire che la CA1 sarebbe
quella che poi diventa la Panamericana ed è soggetta a lavori di
ampliamento e miglioramento del fondo stradale un po' dappertutto.
Immagino
che sia per mancanza di fondi che il percorso segue rigorosamente
l'andamento altimetrico del terreno, con curve continue in salita o
in discesa e pendenze impegnative da superare.
I
veicoli che incrocio e che continuano ad impressionarmi sono però
gli autobus di collegamento fra le varie località: viaggiano a
velocità esagerate, quando la strada è stretta tendono a superare
in coincidenza dei tumulos senza badare troppo a chi sopraggiunge,
forse rispondono a normative diverse da quelle dei comuni
automobilisti?
Stavo
viaggiando su quote variabili fra i 2.400 m.s.l.m. ed i 2.600 con un
ottimo clima a bordo quando ho iniziato a pensare ad una pausa
pranzo; ma l'imprevisto mi stava attendendo al km. 112 quando,
effettuando un curvone in discesa, quasi un tornante, ho percepito
qualcosa di anomalo dovuto ad un certo scarto effettuato dal Nomade.
Strano che le gomme stridano a velocità così modeste, ho pensato,
ma subito dopo, nella salita, ho capito di avere una gomma andata a
terra. Ho tirato avanti di una ottantina di metri cercando di
fermarmi a bordo strada in un posto meno pericoloso: alla verifica ho
potuto constatare che il pneumatico posteriore lato portellone
garage, quello tenuto di scorta e che avevo dovuto montare in
emergenza in uscita da Belize city, era a terra con varie
fessurazioni sul fianco dalle quali sporgeva la trama dei filamenti
d'acciaio.
Ho
serenamente pensato: bene, ora ci sarà da lavorare, ma almeno qui
non piove!
Però
la posizione non era comunque favorevole ad eseguire il lavoro così,
viste delle persone nel campo sottostante, ne ho avvicinata una
chiedendo dove avrei potuto trovare un gommista.
Mentre
tutto il gruppo continuava ad osservarmi da lontano, il mio
interlocutore mi ha fatto capire che non troppo distante da lì avrei
potuto trovare soccorso.
Inserite
le luci di emergenza, inforcato lo zaino in spalla mi sono diretto
verso la direzione dalla quale ero arrivato trovando presto il
pneumatico piantato sul terreno qui utilizzato per segnalare un
gommista, solo che lì c'era un ragazzino il quale è andato a
parlottare con uno più grande di lui il quale mi ha informato che
lui era attrezzato solo per vetture e non per mezzi così grossi: va
a capire! In fin dei conti il lavoro consiste nell'utilizzare un
crik, una chiave svita bulloni ed un po' di forza fisica.
Mi
ha comunque indicato che più avrei trovato un taller adatto al mio
caso; lì c'era un ragazzotto indossante una maglietta taroccata
dell'Inter il quale sembrava non capire la mia necessità.
Allora
l'ho tirato in mezzo alla strada per fargli vedere in lontananza di
che tipo di veicolo stavamo parlando.
Presto
si è messo in marcia con me dopo averlo assicurato che avremmo usato
il mio crik; invece lui, passato dall'altro lato della strada, ha
parlato con un altro coetaneo che stava trafficando su un rudere di
pick-up. Questi ha mollato ciò che lo teneva impegnato e mi ha
seguito insieme ad un garzoncino.
Mi
è sembrato subito volonteroso e non ha perso tempo, solo che ha
preferito tornare alla sua postazione per prendere i suoi criks.
Infatti
ne ha usati due; pur essendo stato io personalmente a stringere i
bulloni l'ultima olta, questi erano durissimi da mollare e quindi è
stato usato il sistema adottato dal Nomade consistente nell'infilare
un tubo nel manico della chiave svita bulloni in modo tale da
allungare la leva e poter riuscire nell'impresa, il tutto sotto gli
occhi di un gruppetto che mi è sembrato crescere di numero: non è
di tutti i giorni poter assistere a costo zero ad un episodio come
questo!
In
30' d'orologio il pneumatico era già sostituito; adesso si rendeva
indispensabile ripristinare una scorta. Ho così fatto uscire dal
garage un pneumatico di quelli usati, ma in ottime condizioni,
conservati dopo l'Africa e, mentre l'operatore che già aveva trovato
modo di chiedermi il suo compenso se lo caricava nel suo veicolo
assieme a quello dal quale recuperare il cerchio, io riponevo ogni
cosa.
Invertita
la marcia e raggiunto il taller all'aperto dello specialista gli ho
spiegato il da farsi; inutile soffermarsi sulla strumentazione che
aveva a disposizione.
Qui
ad assistere c'erano i due del pronto intervento su strada più una
terza persona.
Il
pneumatico andato distrutto era quello più vecchio in dotazione ed
era stato montato sul cerchio che si era scoperto perdere aria
durante il trasferimento da Petrified N.P. a Flafstaff-Arizona; il
giorno successivo il gommista Indiano dell'India ci aveva messo una
pezza, ma io non mi ero più fidato ad utilizzarlo.
L'emergenza
di Belize city mi aveva costretto a farne uso, e mi ero meravigliato
che tenesse così bene la pressione; ora ho capito il perché: sul
pneumatico Tubeless era stata montata anche una camera d'aria,
operazione che io so essere sconsigliata in quanto pericolosa.
Al
dunque mi son visto costretto ad utilizzare ancora una camera d'aria,
consapevole che dovrò utilizzare questo pneumatico solo per lo
stretto periodo di un'emergenza (sino a che non potrò capire di più
circa la perdita dalle saldature del cerchio).
Mi
è sembrato di sognare: alle 13.30 ero nuovamente in grado di
viaggiare avendo speso un importo ridicolo, pari a circa € 16,00!
Poco
dopo ho deciso comunque di fermarmi per pausa pranzo: mi sono sentito
rilassato e tranquillo, ormai poco lontano da Chichicastenango,
località nota per il mercato domenicale.
In
fase di preparazione del “pic-nic” mi si è avvicinata una
persona materializzatasi dal nulla: chiedeva pochi quetzal per
comprarsi da bere, purtroppo ne ero sprovvisto e l'ho licenziato.
Prima che mi accingessi a partire si è riavvicinato facendomi capire
che aveva fame: questa volto ho potuto esaudire il suo desiderio
passandogli una confezione di tortillas che ha dimostrato di aver
gradito iniziando subito a mettersele sotto i denti.
Nell'ultimo
tratto di strada sono aumentate le coltivazioni e ad un certo punto
sono apparsi i vulcani che stanno attorno al lago Atitlan, ed è
comparsa anche l'indicazione di un mirador dal quale apprezzare il
panorama.
Il
luogo di sosta si è presentato con le solite bancarelle e fra queste
il mio udito aveva captato il suono del parlare francese: questa
etnia, insieme a quella tedesca, finora è stata una delle più
presenti nei luoghi da me visitati.
Anche
ieri ad Antigua ne ho incrociati diversi gruppi, sempre della terza o
quarta età, persone che a volte, per lo scarso interesse palesato
per ciò che avevano attorno, mi hanno fatto pensare di trovarsi lì
per caso.
Quando
stavo tornando a bordo sono stato avvicinato fa un francese dei sei
componenti un gruppetto. Aveva già notato il Nomade e quando mi ha
visto entrare non ha saputo resistere: parlando un ottimo italiano mi
sono state poste le solite domande. Quando il mio interlocutore si è
messo a ripetere in francese agli altri la mia storia allora anch'io
ho usato il suo idioma per comunicare: era dai tempi dello Zion N.P.
nello Utah che non mi capitava, quando conobbi i francesi del Laika
con i quali si era parlato di attraversare il Mexico insieme: quanti
avvenimenti, quanti episodi ormai si avvicendano nei miei ricordi
relativi al vissuto degli ultimo otto mesi.
Si
tratta di un breve periodo, ma mi ricorda tanto il triplo concentrato
di pomodoro che ho conosciuto in Africa!
Da
lì per raggiungere Chichi si abbandona la CA1 e bisogna percorrere
un tortuosissimo percorso fatto di salite e discese guatemalteche; la
velocità possibile è bassa, anche perché basta un veicolo più
lento del mio a creare una coda che impone di procedere utilizzando
il primo rapporto. Pur usando abbondantemente il freno motore lungo
le discese non è possibile evitare anche di frenare: è così che mi
sono ritrovato improvvisamente con il pedale che affondava come nel
burro, senza farmi rallentare.
Immediatamente
ho messo in pratica tutte le contromisure possibili, ma se il veicolo
non è in grado di frenare, con la sua massa rotolante lungo una
discesa stretta e tumulos, l'indice di rischio diventa assai elevato,
ma non c'è niente da fare se non ci si vuol fermare (operazione
impossibile per mancanza di spazi).
L'uso
del freno a mano mi ha aiutato, ma non è la stessa cosa; Chichi è
un casino di strade strette dal fondo poco grippante dove c'è di
tutto contemporaneamente: pedoni, vespa taxi, autobus locali,
camions, ovviamente in entrambe le direzioni di marcia e spesso
bisogna che qualcuno si fermi per lasciare passare l'altro.
Quando
ho potuto chiedere ad un vigile circa l'Officina del Turismo questi m
ha risposto che l'avevo già superata da un pezzo! Ora sento
l'esigenza di togliermi quanto prima da questo incubo cercando di
fermarmi; sapevo di alberghi dove contavo di trovare ospitalità, ma
oltre a non averli visti, in una località che si sviluppa come su un
cucuzzolo di montagna al di sopra dei 2.000 m.s.l.m. e con i problemi
evidenziati dal Nomade avrei bisogno di pianura. Seguendo il flusso
sono uscito da Chichi riuscendo ad evitare di incocciare in un
autobus locale quando l'azione congiunta pedale + freno a mano mi ha
fatto arrivare lungo ad un incrocio: fortunatamente poco dopo ho
trovato una stazione di servizio dove prendere aria, effettuare il
rifornimento di gasolio e trovare ospitalità per la notte.
Domani
da qui, utilizzando un vespa taxi, visiterò il mercato e cercherò
un ferramenta per rinnovare la chiave inglese del crik andata rotta
nel cambio gomma a Belize, ma l'emergenza resta la frenata: dopo il
drammatico arrivo ad Antigua e l'esperienza di oggi, mi pare di aver
capito che la situazione peggiora improvvisamente quando è
necessario un uso severo e prolungato dell'apparato del freno.
Anche
se a San Diego era stato escluso che il problema fosse la pompa, al
momento quasi me lo augurerei ritenendo possibile un suo
aggiustamento di fortuna, mentre sul booster penso che nessuno
potrebbe metterci mano.
Ho
cominciato a pensare che se in Nicaragua potrò contare su validi
supporti, una volta capito se saranno necessari ricambi da casa e
quali, quasi quasi ci potrei fare io un salto per poi tornare con
tutto il necessario: mi costerebbe un po' più d Fedex ma mi
consentirebbe di godere di una pausa e la possibilità di
riabbracciare le persone care, i miei figli in primis.
Questa
sera mi sono accontentato di un risotto al sapore del tonno e limone
e poi penso che mi ritirerò prima del solito cullando pensieri
inerenti al domani immediato e prossimo futuro: non c'è stato come
mettersi nuovamente in strada da soli per ritrovarsi impegolati nelle
infinite varianti di questo viaggio, tipo saga delle migliori specie.
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