domenica 17 febbraio 2013

Transito El Salvador -border- Honduras -border- Nicaragua


Venerdì 15.02 – Incredibile, ma durante la notte si è messo a piovere. La temperatura non ne ha risentito e quando, alle 6.30, ero pronto ad occuparmi delle varie operazioni, incluso il rabbocco dell'acqua nel serbatoio, questa segnava 24° in cabina.



Poco dopo essermi rimesso in strada sono arrivato all'innesto con la CA1 dove il traffico era bloccato sin dallo svincolo a causa di lavori in corso. E' stato così per tutto il lungo tratto che penetra la città dove, pur mancando la segnaletica, sono riuscito a non perdermi e a ritrovarmi sulla CA1 in direzione di San Miguel.




In questo primo tratto di percorso ho sofferto l'andazzo degli autobus che continuavano a zigzagare superando per poi subito rallentare accostando per far scendere e salire gente senza di fatto fermarsi, con l'aiutante dell'autista costantemente sul predellino della porta anteriore, rigorosamente aperta, a far segnali con la manina circa le intenzioni dell'autista che, di per se, stava viaggiando costantemente con le luci di emergenza inserite.
Anche quando l'urbanizzazione è andata a rarefarsi, sui bordi della strada c'è sempre stato un gran movimento, anche perché spesso vi si affacciano delle attività commerciali.
Le immagini che ho ripreso mentre mi stavo muovendo nel centro storico sono pietose, ma testimoniano com'è la vita nella capitale.




Più avanti mi sono fermato di fronte ad un terrazzamento sulle pendici di un vulcano attratto dalle sfumature dei colori delle coltivazioni.
Avrei voluto anche cercare una connessione, ma le indicazioni per raggiungere le varie località segnalate mi hanno sempre fatto desistere. Quando ho voluto fermarmi per la pausa ho trovato una bella gasolinera alle porte di San Miguel; mentre mi apprestavo a preparare il pic-nic sono stato avvicinato in lingua inglese da un ragazzo. Lì per lì non mi ero reso conto, ma poi ho capito che Stephan, 27 anni, nazionalità tedesca, essendo in viaggio da solo a bordo di una Ford Explorer targata British Columbia-Canada, con tenda apribile sul tetto, era alla ricerca di qualcun altro per condividere il percorso in maggior sicurezza, con relative soste notturne, sino al Nicaragua.
Dopo il pic-nic abbiamo potuto utilizzare Wifi for free della gasolinera decidendo come muoversi: abbiamo deciso di rimanere sulla CA1 raggiungendo La Union, località sul Pacifico.
Ad un certo punto abbiamo capito che il porto era impraticabile ed abbiamo proseguito verso delle spiagge; solo che la strada è diventata terrazzeria così, dopo un tot. di chilometri in saliscendi, trovato uno slargo il Nomade si è fermato mentre l'Explorer è andato ad espletare il suo mestiere esplorando.


Quando è tornato aveva informazioni tali per cui sono stato indotto a continuare e, una volta giunti alle poche case sulla spiaggia di Punta Chiquirin, abbiamo parcheggiato dopo aver avuto l'assenso dei residenti: il luogo è verace, ancora come madre natura lo ha modellato, la gente si è dimostrata amichevole, il vento caldo proveniente dal mare era ricco di umidità, il vulcano sulla destra e le isolette di fronte assai gradevoli alla vista.





Ci siamo imbattuti in varie persone alle quali spesso ci siamo presentati, compreso un gruppo di pescatori intenti a sistemare le loro barche.




Quando si stava per tornare a casa siamo incappati in Herbert, 32 anni, lavoratore nel settore delle costruzioni in North Carolina, in vacanza per un mese nel paesello natio, il quale si è messo a parlare principalmente con Stephan. Durante una passeggiata in spiaggia abbiamo sputo che l'unico ristorante esistente oggi era chiuso per via del vento, ma al ritorno egli ci ha condotto da un conoscente dove avremo potuto gustare un piatto di mare; questi, di nome Olindo, ha aperto un freezer dal quale ha prelevato due granchi ed una aragostina cadauno dando ordine alla cuciniera di elaborare una zuppa mentre noi si chiacchierava sotto un portico.





Quando la comida è venuta pronta è stata apparecchiata una tavola con tre coperti: il terzo era per Herbert.
Consumata la cena si sono fatte ancora due chiacchiere durante le quali ho appreso quanto sia semplice costruire una casa sulla spiaggia: quella di Olindo, molto grand, è costata compessivamete $ 40.000.
Al momento del commiato Olindo non ha voluto essere pagato: altro esempio di squisita ospitalità, in questo caso indotta da Herbert.




Quando tutti stavamo andando a casa, dal buio della notte si è materializzato un tipo con delle richieste che ho fatto finta di non comprendere; quando ha cominciato a diventare insistente lasciando intendere che avremmo avuto bisogno di un guardiano notturno a causa di una unica persona non raccomandabile che avrebbe potuto creare qualche problema, lo abbiamo liquidato cercando di spiegargli che non lo comprendevamo.
Ora sono le 22.30, la temperatura è di 30° con il 67% di umidità, le finestre resteranno aperte tutto il tempo ma ipotizzo una notte bagnata dal sudore.

Sabato 16.02 – Il luogo dove passare la notte era grazioso,  ma purtroppo qui la gente tiene i ritmi segnati dalla luce naturale; che poi non è nemmeno così perché sin dalle 4 del mattino si sono intensificati i rumori (che prima erano solo quelli dei cani e delle galline) on quelli degli umani.
Prima di partire Stephan ha voluto passarmi delle info utili al proseguimento del viaggio, info che a sua volta aveva in parte ricevuto da dei francesi che avevano percorso il centro ed il sud america. Nel frattempo l'animazione è ulteriormente aumentata nel piccolo spiazzo antestante le case ove abbiamo trascorso la notte: persino un bus alle 6.30 è venuto a prelevare i suoi passeggeri mentre alcuni bovini, scortati dai proprietari, si avviavano alla ricerca di cibo da masticare.


Superato il tratto terrazzeria senza difficoltà, il Nomade ha preso la testa del gruppo raggiungendo con troppa decisione La Union, e dico troppa perché forse sarebbe stato meglio evitare l'attraversamento del centro urbano, apparentemente in giorno da mercato open air.


Dopo, salvo il caldo, nulla di particolare da segnalare sino al confine in località El Antatillo: qui siamo stati presi d'assalto dai soliti mosconi che desiderano aiutarti a fronte di una volontaria “propina” che però deve essere almeno pari a 10 USD!
Evitati quelli salvadoregni siamo poi rimasti invischiati con uno Honduregno; e pensare che il transito in questo paese, l'Hon-dura-s, sull'itinerario prescelto è lungo appena 120 km., ma si è trattato di una dura esperienza, in linea per come mi sono sembrati meno comunicativi e più duri i cittadini di questa nazione.
Liberatici delle varie incombenze in un paio d'ore, ritornati sulla strada, la CA3, l'abbiamo trovata per la maggior parte in pessime condizioni, con buche di ogni dimensioni disposte in modo tale da prenderne più di una; è stata in una di queste occasioni che ho sentito cambiare il rumore del motore, ma ho subito realizzato trattarsi di nulla di preoccupante: si era sfilato il tubo dello snorkel dal collettore del filtro dell'aria.


Dopo un percorso a zig zag interminabile, adocchiata una gasolinera, verso le 14 ho deciso per una sosta pic-nic.
Mentre lo stavamo consumando a bordo del Nomade si è fatto vivo un moscone solitario, avanguardia di ciò che avremmo trovato poco dopo al confine in località Guasauale. Questo è stato prontamente liquidato, ma chissà com'è, appena uscita dalla gasolinera vi era un controllo di polizia con un solo agente per entrambe le direzioni di marcia.
Questi ha richiesto il passaporto sia a me che a Stefan facendoci accostare sulla sinistra.


Io ho notato subito che il tipo che avevamo in precedenza liquidato si aggirava nei dintorni ed ho elaborato la mia teoria, risultata valida nel momento in cui l'agente si è degnato di occuparsi di noi. Era chiaro che stava cercando di intralciarci, ma gli estintori li avevamo, il triangolo pure, quello che non c'era era una striscia a bande rosse e bianche attorno al Nomade, la stessa cosa che aveva cercato di contestarmi un gendarme all'entrata di San Louis, Senegal.
E' chiaro che né io né Stefan dimostravamo di aver capito , ma qui il giovane Alemanno è stato molto bravo facendo capire all'agente che avremmo potuto chiamare il numero per le emergenze presso l'Ambasciata: è così che ci sono stati restituiti i passaporti.


Arrivati al confine si è verificato il solito assalto da parte di chi ti vuol aiutare con migracion e Aduana, chi per offrirti il cambio, chi si agita attorno al veicolo per indicarti dove parcheggiare: tutti respinti quando hanno sentito dal mio timbro di voce che ero particolarmente indispettito.
Nel lasciare il border honduregno l'ultimo controllo è dato da un agente che dovrebbe limitarsi a ritirare un talloncino attestante le avvenute operazioni alla migracion, invece questi, forse imbeccato da uno dei respinti che era rimasto nel raggio della nostra potenza visiva, ha cominciato a fare un lavoro di fino con Stefan che ho pensato avrebbe poi replicato anche con me.
Dopo aver messo il naso un po' qua ed un po' là all'interno dell'Explorer ha deciso di non andare oltre ed a me si è limitato a chiedere in rapida visione un documento.
Passati in Nicaragua i mosconi sono stati meno incisivi nell'attaccarci e più rapidi nel ritirarsi.
Mentre stavo attendendo l'espletamento della pratica doganale per il Nomade, dallo sportello accanto un viaggiatore in attesa mi ha rivolto la parola in italiano: aveva visto il Nomade ed era curioso. Ho così appreso che questo centroamericano si era sposato una connazionale. Quando questa mi ha raggiunto, Valentina il suo nome, un bel modo di fare sorridente, giovane romana, abbiamo avuto modo di comunicare positivamente; lei ed il marito, musicista, erano diretti in Costa Rica dove lui si sarebbe esibito in concerti.
Alle 17 è terminata la procedura e ci siamo rimessi a viaggiare, ma per me è risultato presto evidente che non sarebbe stato possibile raggiungere Leon, città coloniale meritevole di visita, prescelta come sede di sosta overnigth, a causa del calar delle tenebre in una situazione non facile per il tipo di frequentazione lungo la strada.
Superato un tratto a buche, anche se di minor pericolosità rispetto a quelle honduregne, la CA3 è diventata scorrevole proprio nel momento del calar del sole.


Allora mi sono auspicato l'incontro di un hotel lungo la strada, ma ai bordi invece c'erano solo canne da zucchero!
Quando la stanchezza ha cominciato a farmi faticare maggiormente alla guida, sulla sinistra è apparsa una gasolinera che è stata immediatamente interpellata circa un'ospitalità notturna: questa è stata gentilmente subito accordata.


Sistemati i veicoli, un po' per il gran caldo odierno (fortunatamente molto secco), un po' per lo stress dato dalla guida a zig zag, un po' per i vari controlli subiti, un po' per i passaggi di frontiera, non avevo alcuna voglia di pensare a cucinare.
Ci siamo intrattenuti a parlare godendo del fresco della sera seduti su due sedie in un prato a margine della gasolinera: è incredibile come un ragazzo di soli 27 anni abbia già maturato tanta esperienza di viaggio in varie parti del mondo, sempre in maniera alternativa; pur avendo studi legati al computer alle spalle non è un'amante della tecnologia come i suoi coetanei, ha già trascorso dei periodi significativi di lavoro in New Zeland ed in Australia.
Sarà che il viaggio attuale, dopo aver lavorato per circa un anno in Canada, lo ha portato in Alaska prima di iniziare la discesa che lo condurrà in Patagonia dove venderà l'auto e raggiungerà l'Australia, mi ha fatto pensare a personaggi resi famosi da film o romanzi ambientati nel grande Nord.
Dopo essere rientrati nei rispettivi spazi coperti (anche questa notte non utilizzerà la tenda sul tetto della sua vettura ma si adatterà a dormire sui sedili), un toc toc mi ha costretto a dismettere ciò ce stavo facendo: era una giovane ragazza che, pur avendo fatto di tutto per non capire, credo si stesse offrendo in cambio di denaro. Quando si è resa conto che con me non avrebbe cavato un ragno dal buco è andata a molestare il muchacho, continuando ad intercalare le parole emesse dalla bocca dei bei sputi a terra, cosa che ho trovato di poco gusto, anche se mi rendo conto che il gesto appartiene ad una cultura differente dalla mia.
Alle 23.20 in cabina si registrano 30,6° con un bel 48° di umidità: l'ambiente, dopo la gran scaldata odierna dovuta al motore, ai periodi rimasto chiuso sotto il sole alle frontiere ed all'aria infuocata esterna, non accenna ad uniformarsi con la temperatura esterna.     

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