Lunedì
28.01 – La prima operazione del mattino per me, Paola e Roberto è
consistita nel raggiungere Budget a bordo del Nomade alla ricerca di
un'auto adatta alla bisogna e di un parcheggio sicuro ove lasciarlo
riposare per qualche giorno.
Dopo
aver esaminato le opzioni disponibili la scelta è maturata con il
noleggio di una Ford Explorer 4x4 caldeggiata da Paola, così
l'avventura è proseguita prima per Bermudian Landing con la visita
al santuario dei Baboon
(qui una guida di etnia Creola ci ha condotti su un percorso evidenziando la sua conoscenza di flora e fauna circa le proprietà e le varie loro applicazioni)
e poi al Belize Zoo, luogo nato su iniziativa di una regista che aveva utilizzato determinati animali per girare un documentario.
(qui una guida di etnia Creola ci ha condotti su un percorso evidenziando la sua conoscenza di flora e fauna circa le proprietà e le varie loro applicazioni)
e poi al Belize Zoo, luogo nato su iniziativa di una regista che aveva utilizzato determinati animali per girare un documentario.
Alla
fine delle riprese questi erano parzialmente addomesticati e quindi
inadatti a tornare a vivere in natura così sono stati ospitati in
una struttura creata ad hoc che poi nel tempo si è ampliata
ospitando altri animali non più in grado di cavarsela da soli a
causa di incidenti, traumi o altre situazioni.
Gli
animali che più mi hanno colpito sono stati gli Ocelot e i Giaguari
oltre a qualche volatile colorato, fra i quali il Tucano che è anche
simbolo del Belize.
Per
quanto possano godere di ampi spazi sono sempre animali reclusi
dietro una fitta rete metallica e mi sono sembrati tendenzialmente
depressi, in particolare il Tapiro.
Dopo
un'ora abbondante di macchina il percorso odierno si è concluso al
Mahogany Hall Boutique Resort in località Bullet Tree: una
costruzione con arredi tutto apparenze collocata fronte fiume dove
altri ospiti non se ne sono visti; ma lo capisco perfettamente in
quanto alla pomposità del resort non corrisponde altrettanta qualità
se non quella di proporsi con prezzi al top, proprio una situazione
all'estremo opposto rispetto al consolidato modo di viaggiare del
Nomade, e comunque non da tutti apprezzata!
Martedì
29.01 – Oggi la giornata è iniziata al rallentatore, come capita
ad una persona quando è in vacanza. Infatti è aumentata la
condivisione e la comunicazione con gli amici definiti “il
gruppetto” a scapito dell'autonomia che ha sempre contraddistinto
il Nomade, a dimostrazione del fatto che questi è ancora in grado di
essere molto
flessibile
sulle proprie scelte.
Soltanto
verso le 11 è stato lasciato il resort in direzione di Chaa Creek
Butterfly Farm, santuario delle farfalle Blue Morpho.
L'area
qui è molto più gradevole di qualsiasi altra del Belize: il verde
impera come dalle altre parti, ma qui, oltre ai fiumi, ci sono le
colline a movimentare il paesaggio dando quello stesso tocco che
faceva dire a Hugo Alvar Henrik Aalto come la Finlandia somigliasse
alla Toscana: forse quel paragone era un po' azzardato così come
questo, ma al di là del tipo di vegetazione, che è assolutamente
diversa, c'è un che di familiare in questo tipo di paesaggio.
Dopo
la visita avvenuta nella quiete ombrosa dove si sono apprese nuove
conoscenze, percorsa ancora poca strada la Ford Explorer è giunta a
San Jose Succotz, subito dopo al piccolo ferry a manovella che
consente l'attraversamento del fiume per giungere al sito
archeologico Maya di Xunantunich.
Prima
però, individuato un supermarket dal nome cinese, è stato
provveduto ad acquisti di cibo e acqua per poter poi improvvisare un
pic nic.
Questo
è stato consumato nell'area a disposizione nell'ambito del sito, in
una posizione fresca ed all'ombra di una copertura: pane da toast,
sardine, uova, formaggio, pomodoro, banane e biscotti, e …. tanta
allegria data dalla compagnia.
Successivamente
è stata affrontata la parte culturale in un contesto di grande
bellezza che è stato possibile godere profondamente in quanto
eravamo quasi solo noi a muoverci su e giù per i monumenti, sino a
restare seduti all'ultimo piano del Castillo in ammirazione di tutto
ciò che da lassù si può osservare a 360°.
Alle
16.30, nel momento di riavvicinarci al resort, nessuno di noi aveva
voglia di passarci altro tempo oltre a quello della notte;
perciò a San Ignacio è stato trovato un ristorante tipico maya dove consumare l'ultima cena in comune: Ko-Ox Han-Nah (in lingua Maya: lasciami andare a mangiare).
perciò a San Ignacio è stato trovato un ristorante tipico maya dove consumare l'ultima cena in comune: Ko-Ox Han-Nah (in lingua Maya: lasciami andare a mangiare).
Sì,
perché domani il gruppetto si dividerà: c'è chi si muoverà in
aereo per raggiungere la base dalla quale proseguire per Blu Hole e
chi continuerà a viaggiare in auto verso il sud del paese.
La
soddisfazione per come è stata vissuta da tutti la giornata passerà
nei ricordi individuali come la migliore trascorsa in questo paese,
per la prima volta coerente con le attese climatiche normalmente
presenti durante il periodo considerato come quello secco.
Dopo
la cena ci siamo intrattenuti conversando sotto un cielo stellato
illuminato dalla luna piena: questo è il Belize che ci si aspetta
visitandolo in questa stagione.
Mercoledì
30.01 – Stamane prima delle sette il panorama che si poteva
ammirare dalla finestra della camera in piccionaia occupata dai
maschietti del gruppo era totalmente nebbioso, con un suo fascino
dato dall'umidità che si stava ancora depositando sulla vegetazione
circostante divenuta lucida nella circostanza.
In
queste condizioni oggi è stato ineluttabilmente il giorno in cui la
compagnia dell'anello si è sciolta: staremo a vedere se sarà in
grado di ricostituirsi per poche ore fra venerdì e sabato, ma ormai
un'epoca è finita e gli equilibri non saranno più gli stessi.
Lasciando
l'ecolodge attorno alle 11.30 Ford Explorer ha avuto il tempo per
depositare all'aeroporto Emilia e Roberto destinati a vivere insieme
l'avventura “Blu Hole”, quindi è tornato a San Ignacio per
consentire a Paola, Sonia ed al Nomade appiedato una esplorazione
mirata in particolare al mercato della frutta e verdura.
Nel frattempo il sole ha avuto il sopravvento ed il caldo umido è divenuto pesante da sopportare tanto che fra gli Eplortori si è sempre andato a cercare il percorso urbano più ombreggiato.
Nel frattempo il sole ha avuto il sopravvento ed il caldo umido è divenuto pesante da sopportare tanto che fra gli Eplortori si è sempre andato a cercare il percorso urbano più ombreggiato.
Girando
qua e là il tempo è volato per cui ci siamo ritrovati a sostare nel
ristorante di ieri sera per prenderci qualcosa di rinfrescante prima
di partire alla volta di Hopkins, località posta sul mare verso sud.
Fatta
poca strada in quella direzione è comparsa l'indicazione per Spanish
Lookout, noto insediamento Mennonita: perché non andare a dare
un'occhiata?
La
zona è molto attraente; raggiunto il fiume un altro piccolo ferry
azionato a manovella ci ha consentito di superarlo ed entrare sempre
di più in un territorio ben coltivato, ricco di mandrie di bestiame
libere di fare il loro lavoro ovunque.
Prima
ci siamo fermati in una fabbrica di vestiti, poi in una rivendita del
luogo dove viene raccolto il latte per essere trasformato in vari
modi.
E'
stato gradevole consumare qualche prodotto in questo ambito; quando
si è deciso di partire veramente in direzione della nostra meta sono
sorte delle difficoltà a causa della mancanza di indicazioni
stradali.
Dopo
aver girato come in un labirinto per un bel po' di tempo ed aver
chiesto più volte informazioni, finalmente Ford Explorer è riuscito
a ripassare il fiume in un altro punto e a macinare strada nella
direzione giusta, ma ormai era chiaro a tutti che si sarebbe reso
necessario trovare una soluzione per la sosta nella capitale
amministrativa del Belize, Belmopan, prima località di una certa
importanza lungo l'itinerario.
Raggiunta
la meta sull'imbrunire non è stato facile trovare l'alloggio che
corrispondesse alle varie esigenze messe sul piatto dagli Exporatori
per cui sono stati visitati tutti gli hotel disponibili prima di
effettuare la scelta definitiva.
Complessivamente
la giornata è volata in maniera diversa da come era stata
ipotizzata, e questa variabilità l'ha caratterizzata in maniera
molto piacevole.
Domattina
gli Exploratori si metteranno su strada prima, forse sarà così
possibile percorrere i 120 chilometri che mancano per Hopkins!
Giovedì
31.01 – Il decoroso albergo utilizzato nella capitale del Belize
non ha riservato sorprese, salvo il fatto che la connessione WiFi non
era di qualità e pertanto non è stato possibile alcun aggiornamento
del Blog.
Una
volta partiti in direzione di Dangriga, la città epicentro della
cultura Garifuna, i paesaggi incontrati hanno messo in evidenza una
scenografia più movimentata con le montagne sullo sfondo conferendo
ulteriore fascino al nostro itinerario.
Prima
di arrivare in città Ford Explorer ha effettuato una breve
deviazione per raggiungere la fabbrica Marie Sharp's, leader locale
in salsine piccanti.
La
storia di questa iniziativa imprenditoriale merita di essere
brevemente raccontata: Marie Sharp, americana, trascorse un periodo
in questo paese molti anni fa apprezzandone particolarmente gli usi
ed i costumi, inclusi quelli culinari.
Pertanto
alla partenza si portò in valigia una serie di salsine piccanti
dimenticandosele poi su qualche scaffale della sua imponente cucina
U.S..
In
occasione di una cena organizzata per molti ospiti si accorse di
essere priva delle solite spezie orientali così ricorse a quelle
beliziane, ottenendo un grande consenso dai suoi ospiti. Decise
allora di aiutare l'economia di questo paese sviluppando un'attività
con i beliziani attraverso l'impianto di una fabbrica che lavora a
pieno ritmo su standard di elevata qualità utilizzando prodotti
locali: oggi espone marmellate, succhi di frutta , salsine e varie
altre soluzioni gastronomiche sia qui dove ci siamo fermati che
attraverso i canali della grande distribuzione.
Successivamente
gli Exporatori hanno raggiunto Dangriga sotto un sole caldo che, pur
mitigato dalla brezza di mare, aveva portato la giornata su livelli
climatici pesanti.
Appena
arrivati nella zona delle bancarelle di frutta, verdura ed
abbigliamento un certo Charly, nero che più non si può, 51 anni,
magrissimo e senza denti, abile nel relazionarsi con i turisti,
interpellato per un parcheggio si è immediatamente impossessato
della situazione concentrandosi su Paola, ritenuta l'interlocutrice
maggiormente in grado di comunicare con lui.
Dopo
aver segnalato il posto dove lasciare l'auto, mentre Sonya ed io ci
stavamo avviando con Charly alle calcagna, Paola ha preferito
rimanere di guardia calamitando su di se il Garifuna.
Al
nostro ritorno i due stavano di fronte all'auto, all'ombra; lì
Charly aveva appena finito di raccontare la storia della sua vita ed
in appendice aveva espresso i sui pareri su come impegnare il tempo
qui dove, obiettivamente, non c'è nulla di significativo da vedere
se non la popolazione omogeneamente appartenente agli incroci fra
schiavi provenienti dall'Africa e le popolazioni Caraibiche.
Dopo
aver visitato l'artigiano fabbricante di tamburi, strumento
essenziale nella cultura Garifuna, abbiamo provveduto a licenziare
Charly con qualche Dollaro Belize, ma la sua espressione non mi è
sembrata soddisfatta in quanto doveva aver pensato di ricavare di più
dal ventaglio di proposte presentate: l'italiano già di per sé è
un individualista e gli Exploratori appartenenti a questa etnia non
amano essere gestiti da altri!
Imboccato
il bivio per Placencia oramai la strada da percorrere per raggiungere
Hopkins era diventata poca cosa; individuata la segnalazione di
Bocawina National Park, considerata l'ora adatta per il consueto pic
nic, Ford Explorer ha girato a destra imboccando una sterrata che
dopo 5 miglia lo ha introdotto al parco.
Qui
e proposte consistono in cascate da raggiungere, il giaguaro da
avvistare, uccelli vari da seguire nei loro volteggi, ma noi ci
siamo inizialmente concentrati a consumare il pic nic rifugiandoci
poi nel locale aperto, ma protetto da zanzariere, dove ingurgitare un
caffè riparati ed al fresco.
Pigramente
ci siamo poi mossi con l'idea di avanzare ancora con l'auto sin dove
possibile, visto che un addetto del bar ne aveva confermato la
possibilità: ancora ci era ignoto che l'avventura era in attesa
subito dopo un tratto in discesa con notevole pendenza.
In
realtà, proprio di fronte a quella discesa qualcuno fra gli
Exploratori aveva iniziato ad avanzare l'ipotesi di non procedere
oltre, subito dopo il terreno era bagnato e fangoso e qualcun altro,
memore di insabbiamenti passati, aveva espresso la propria
perplessità, ma lo spirito di avventura del driver e la sua forte
personalità hanno avuto momentaneamente il sopravvento.
Dopo
non più di venti trenta metri percorsi a passo di formica Ford
Explorer ha puntato sulla destra senza possibilità alcuna di
contrastarlo, impantanandosi come da copione.
Sono
iniziati allora vari tentativi che via via stavano peggiorando la
situazione e a nulla è valso l'impegno del Nomade appiedato nel
recuperare materiale da sistemare dietro la ruota posteriore
sinistra, quella che ha continuato a slittare anche quando egli salì
sul predellino cercando di caricarla di tutto il suo peso nel
tentativo di darle grip.
Niente
da fare; allora egli impose al driver di terminare i tentativi mentre
eroicamente Sonya si immolò per la causa cercando di tornare a
piedi al lodge nella speranza di trovare soccorso.
Nell'attesa
il driver avrebbe voluto provare ancora, ma a mio avviso la
situazione era troppo compromessa, oltre al fatto che questo veicolo
4x4 bisognerebbe saperlo guidare in queste condizioni e comunque è
talmente pesante da sembrare più un off-road stradale che altro!
Finalmente
è stato percepito il rumore di un motore in avvicinamento: si
trattava di un pik-up Toyota guidato da personale del lodge e Sonya!
La salvezza dovrebbe essere questione di attimi, pensò il Nomade
appiedato, ma non fu un'operazione facile.
Il
Toyota provò a tirare in dietro il Ford, ma il peso di questo stava
condizionando pesantemente l'altro che poi si è saputo non essere
4X4.
Allora
si è reso necessario ricorrere alla forza fisica dei presenti per
spingere dal retro mentre il motore cercava di fare la sua parte.
Quando
sembrava fatta Ford è finito troppo a ridosso della vegetazione
ancora su terreno melmoso.
Insomma,
per cercare di sdrammatizzare senza farla troppo lunga, alla fine
l'uomo del lodge riuscì a guidare Ford oltre il pantano, giraò il
veicolo e lo portò sul solido dove gli Exploratori poterono
riprendere le loro posizioni e risalire la collina.
Quale
nome avrebbe potuto avere il ragazzo del lodge, il nostro Salvatore,
se non quello di Jesus?
Questo
moderno camminatore sulle acque, o meglio, sul fango, tifoso
juventino, non avrebbe voluto nulla in più del nostro
ringraziamento, ma noi abbiamo ritenuto corretto lasciargli un segno
tangibile della nostra riconoscenza, anche perché restare in balia
dei giaguari vaganti durante la notte probabilmente non sarebbe stata
un'esperienza ripetibile per nessuno!
Dopo,
mentre si stava puntando per Hopkins a bordo di Ford, si è
sviluppato un ragionamento fra i tre Exploratori a fronte del quale
il driver ha lasciato intendere di aver capito, mentre gli altri due
erano contrariati di non aver difeso a sufficienza le loro posizioni
in merito.
Finalmente
Hopkins, che è una spiaggia con delle capanne di pescatori
inframezzate da Guest House, qualche Inn ed alcuni Lodge di pregio,
oltre ad un camion Volvo camperizzato recante targa tedesca collocato
fronte mare ma non utilizzabile da altri se non dai proprietari.
Dopo
aver avvicinato diverse Guest House senza possibilità di essere
accolti, è stato inevitabile passare al livello superiore: essendoci
trovati davanti al Jaguar Reef Lodge si è deciso di metterci il
naso: bell'ambiente, piscine, garden view cabanas etc. etc..
Avendo
capito da tempo che il Belize è caro anche perché non c'è un'
offerta inferiore alla richiesta non ci abbiamo messo troppo tempo
per decidere di fermarci qui.
Va
così in archivio un'altra giornata ricca di sfaccettature
imprevedibili, quelle che hanno reso avventurose questo periodo
trascorso con le due ragazze.
Da
domani sera, o meglio, da sabato mattina, una volta accompagnato il
gruppetto all'aeroporto, il Nomade avrà il suo bel da fare a
rientrare nei ranghi del viaggiatore parco e solitario dopo questa
vacanza condita di lussi e frivolezze.
Venerdì
01.02 – Le ragazze ieri sera parlavano di trascorrere qualche ora
attorno alle piscine, ma stamane la pioggia la sta facendo da
padrona.
Il
driver ha lanciato l'idea di arrivare sino a Placencia, tanto per
macinare chilometri, ma è stata lasciata cadere immediatamente anche
alla luce della comunicazione ricevuta da Budget: loro alle 17
chiudono e chi non sarà arrivato per quell'ora non potrà
riconsegnare l'auto.
Si
è trattato quindi di coprire il percorso, spesso sotto pioggia
battente, effettuando una sola sosta per uno pseudo pic-nic e
successivo caffè: anche in questo piccolo paese la presenza dei
Cinesi in determinati settori commerciali risulta rilevante!
La
sorpresa oggi è stata quella di trovare il Nomade a batteria motore
zero, quuindi partenza con l'ausilio dei cavi.
Con
l'elettricità ho già palesato i miei limiti: non riesco a capire
questa situazione e non so a chi rivolgermi per trovare una
soluzione.
Poi
il Nomade si è parcheggiato all'interno del cortile di Chateau
Caribbean Hotel mentre le ragazze prendevano possesso delle loro
stanze. In precedenza erano già arrivati anche i snorkellatori con
l'aria soddisfatta di chi ha fatto l'impresa.
L'albergo
scelto dagli amici è una antica casa coloniale, sita fronte mare non
lontano dal Radisson, bisognosa di lavori di manutenzione; a parte
ciò, Paola ha trovato tracce indefinite sulle lenzuola, ma il
consulto avvenuto successivamente anche con personale dell'albergo
non ha chiarito la situazione. Ciò ha fruttato a Paola lo
spostamento in una suite più confortevole dalla quale è però
uscita grattandosi qua e là.
La
cena consumata tutti insieme nel ristorante di The Grat House Inn, un
altro prestigioso albergo fronte Radisson, non ha aggiunto nulla di
nuovo all'esperienza culinaria già acquisita dai componenti del
gruppetto, salvo il fatto che forse presto verrà da alcuni di loro
creato un blog ad indirizzo culinario/culturale con rubriche mediche
e di viaggio: sembra una bella iniziativa ed il Nomade non può che
augurarle il suo bene.
Sabato
02.02 – Ero pronto ad attendere l'arrivo dei bagagli del gruppetto
sin dalle 8.30, ma ciò si è poi verificato dopo un'ora.
Come
mi aspettavo ho dovuto dare motore con l'ausilio del Booster, e ciò
anche al fine di poter preparare la mia colazione.
Ho
notato che il Nomade è tornato a pendere leggermente verso sinistra
ed ha anche un pneumatico posteriore apparentemente parzialmente
sgonfio: non gli ha fatto bene starsene a riposo!
Non
nascondo che la consapevolezza di come sono state vissute queste
giornate di “vacanza” ha contribuito a farmi vivere il momento
del distacco condizionandolo alla mia emotività, emersa in questa
circostanza in maniera inaspettata e molto forte.
Ma
come, sono considerato così avanti da essere vissuto quasi come un
maestro da taluni, in particolare circa il fatto che l'attaccamento e
ciò che genera non sono buona cosa e poi bastano pochi giorni di
traviamento da parte delle ragazze per sentirmi in questo modo?
Dovrò
riflettere profondamente su questo avvenimento perché qui c'è sotto
qualcosa che va oltre l'alchimia emotiva.
Intanto
la mattinata si è sviluppata con segnali che qualcuno ha subito
interpretato come indicazioni circa il fatto che questo viaggio del
Nomade deve finire; sulla strada dell'aeroporto improvvisamente si è
sentito come una deflagrazione accompagnata da cristalli ridotti in
granelli.
Infatti
il cristallo temperato del copri piano di cottura è andato in
frantumi a causa del fatto che quando sono saliti a bordo gli ospiti
inavvertitamente è stato premuto il tasto di avviamento del cooker:
quando questo è arrivato alla temperatura di esercizio il calore ha
fatto si che le cose andassero così come sono andate. Fortunatamente
i cristalli sono stati contenuti da un tagliere in legno posto sopra,
quindi la maggior parte dei granelli è rimasta vicino al lavello
senza ferire nessuno.
In
aeroporto poi non c'è stato più tempo per nessun discorso se non
quello al quale ho accennato circa il fatto che la legge della vita
impone che tutto abbia un inizio, un durante ed una fine: e ciò sta
avvenendo proprio in questo luogo ed in questo momento, mentre il
volo American Airlines si sta avviando alla piazzola di sosta per il
successivo imbarco dei passeggeri diretti a Miami, fra i quali ci
sarà il gruppetto.
Dopo
i saluti il Nomade è ripartito sotto una pioggia abbastanza intensa
fermandosi in una stazione di servizio Shell per rifornimento ed un
controllo pressione pneumatici: al momento opportuno l'attrezzatura
fornitami, anziché immettere aria, l'ha fatta uscire: le tubazioni
dell'apparecchiatura sono risultate logore e non idonee.
Si
sono alternanati allora i due ragazzi dei rifornimenti per cercare di
porre rimedio, ma anche loro non sono stati in grado di far entrare
aria, anzi. Tutto ciò è accaduto sotto pioggia battente ed in breve
il pneumatico è stato ridotto in maniera da non poter viaggiare,
completamente a terra.
A
fronte delle mie rimostranze il personale si è scusato, ma mi è
sembrato non volesse capire che il Nomade non era più in condizione
di muoversi.
Ciononostante
mi è stato indicato un altro store lungo la strada dove il
compressore dovrebbe essere più efficace di questo; la situazione è
precipitata a causa anche della mancanza di assunzione di
responsabilità da parte del personale dell'organizzazione: ora non
mi resta che sostituire il pneumatico, visto che anche il mini
compressore in mia dotazione è risultato dotato di cavi troppo corti
per poter essere usato!
Per
aiutarti, mi dice uno dei ragazzi, ti cerco una persona e te la
mando;
poco dopo si é materializzato un nero con i capelli tendenzialmente
bianchi e dalla parlata poco comprensibile il quale si è messo a
darmi delle disposizioni.
Non
diceva cose sbagliate, ma io pensavo che si desse da fare
operativamente. Solo per manovrare i pneumatici si è sporcato le
mani, e mentre mi sostituiva nell'operazione di riabbassamento del
crick, chissà com'è, si è rotto il meccanismo della chiave
speciale deputata a questo lavoro. Accidenti, ma allora sono
piuttosto scarse queste chiavi americane comprate in Arizona!
Prima
di andarmene gli ho allungato qualche dollaro belize ricevendo in
cambio un commento ed uno sguardo tendenti a supplicare un importo
più elevato, anche se l'80% del lavoro l'avevo svolto io.
Una
volta nuovamente in marcia ho realizzato che avevo montato un
pneumatico senza aver controllato la sua pressione e quello andato
forzosamente a scorta è inutilizzabile senza aria al suo interno,
inoltre il clima piovoso/afoso e la bagnata presa mi stavano
acutizzando un dolore alla base della nuca già vagamente presente
sin dal mattino: In queste condizioni non era più possibile
continuare, così alla prima occasione che mi si è presentata è
stato meglio fermarsi prima di incappare in un colpo di sonno.
All'arrivo
a San Ignacio ho cercato di indirizzarmi verso il confine perdendo
tempo a causa dei due ponti one way, uno in uso per accedere e
l'altro per sortire: dopo un paio di giri a vuoto il Nomade è
riuscito ad imboccare la “tangenziale” e alle 18, dopo aver
effettuato un altro rabbocco di carburante, sono riuscito a
controllare la pressione dei pneumatici prima di accedere al
Inglewood Camping Grounds posto al miglio 68, verso il confine con il
Guatemala.
Il
prato si presentava quasi vuoto, salvo per la presenza di una Toyota
a targa Alemania elaborata a mini camper, già incontrata da qualche
parte; non ho avuto nemmeno il tempo per parcheggiare che mi sono
trovato già affondato nel terreno reso zuppo d'acqua per la pioggia:
quindi parcheggio fuori livello imposto dalle circostanze senza
possibilità di appello.
Sono
stato poi raggiunto dalla titolare del Grounds la quale mi ha
indicato dei legni da mettere sotto le ruote, ma ormai il veicolo era
divenuto inamovibile così quando è arrivato anche Gregorio, il
marito, si è deciso di rimandare ogni possibile intervento
all'indomani.
Proprio
una giornata ricca di avvenimenti, giusto quello che ci voleva per
ritornare prontamente il Nomade viaggiante di prima! (su questo
aspetto nutro qualche dubbio perché ho la percezione che qualcosa
che stava già lavorando dentro di me abbia preso un'accelerazione
durante la “vacanza”).
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