lunedì 4 febbraio 2013

Estensione di Vacanza in Belize


Lunedì 28.01 – La prima operazione del mattino per me, Paola e Roberto è consistita nel raggiungere Budget a bordo del Nomade alla ricerca di un'auto adatta alla bisogna e di un parcheggio sicuro ove lasciarlo riposare per qualche giorno.
Dopo aver esaminato le opzioni disponibili la scelta è maturata con il noleggio di una Ford Explorer 4x4 caldeggiata da Paola, così l'avventura è proseguita prima per Bermudian Landing con la visita al santuario dei Baboon





(qui una guida di etnia Creola ci ha condotti su un percorso evidenziando la sua conoscenza di flora e fauna circa le proprietà e le varie loro applicazioni) 




e poi al Belize Zoo, luogo nato su iniziativa di una regista che aveva utilizzato determinati animali per girare un documentario.
Alla fine delle riprese questi erano parzialmente addomesticati e quindi inadatti a tornare a vivere in natura così sono stati ospitati in una struttura creata ad hoc che poi nel tempo si è ampliata ospitando altri animali non più in grado di cavarsela da soli a causa di incidenti, traumi o altre situazioni.





Gli animali che più mi hanno colpito sono stati gli Ocelot e i Giaguari oltre a qualche volatile colorato, fra i quali il Tucano che è anche simbolo del Belize.










Per quanto possano godere di ampi spazi sono sempre animali reclusi dietro una fitta rete metallica e mi sono sembrati tendenzialmente depressi, in particolare il Tapiro.





Dopo un'ora abbondante di macchina il percorso odierno si è concluso al Mahogany Hall Boutique Resort in località Bullet Tree: una costruzione con arredi tutto apparenze collocata fronte fiume dove altri ospiti non se ne sono visti; ma lo capisco perfettamente in quanto alla pomposità del resort non corrisponde altrettanta qualità se non quella di proporsi con prezzi al top, proprio una situazione all'estremo opposto rispetto al consolidato modo di viaggiare del Nomade, e comunque non da tutti apprezzata!






Martedì 29.01 – Oggi la giornata è iniziata al rallentatore, come capita ad una persona quando è in vacanza. Infatti è aumentata la condivisione e la comunicazione con gli amici definiti “il gruppetto” a scapito dell'autonomia che ha sempre contraddistinto il Nomade, a dimostrazione del fatto che questi è ancora in grado di essere molto flessibile sulle proprie scelte.





Soltanto verso le 11 è stato lasciato il resort in direzione di Chaa Creek Butterfly Farm, santuario delle farfalle Blue Morpho.
L'area qui è molto più gradevole di qualsiasi altra del Belize: il verde impera come dalle altre parti, ma qui, oltre ai fiumi, ci sono le colline a movimentare il paesaggio dando quello stesso tocco che faceva dire a Hugo Alvar Henrik Aalto come la Finlandia somigliasse alla Toscana: forse quel paragone era un po' azzardato così come questo, ma al di là del tipo di vegetazione, che è assolutamente diversa, c'è un che di familiare in questo tipo di paesaggio.





Dopo la visita avvenuta nella quiete ombrosa dove si sono apprese nuove conoscenze, percorsa ancora poca strada la Ford Explorer è giunta a San Jose Succotz, subito dopo al piccolo ferry a manovella che consente l'attraversamento del fiume per giungere al sito archeologico Maya di Xunantunich.
Prima però, individuato un supermarket dal nome cinese, è stato provveduto ad acquisti di cibo e acqua per poter poi improvvisare un pic nic.
Questo è stato consumato nell'area a disposizione nell'ambito del sito, in una posizione fresca ed all'ombra di una copertura: pane da toast, sardine, uova, formaggio, pomodoro, banane e biscotti, e …. tanta allegria data dalla compagnia.






Successivamente è stata affrontata la parte culturale in un contesto di grande bellezza che è stato possibile godere profondamente in quanto eravamo quasi solo noi a muoverci su e giù per i monumenti, sino a restare seduti all'ultimo piano del Castillo in ammirazione di tutto ciò che da lassù si può osservare a 360°.









Alle 16.30, nel momento di riavvicinarci al resort, nessuno di noi aveva voglia di passarci altro tempo oltre a quello della notte;







perciò a San Ignacio è stato trovato un ristorante tipico maya dove consumare l'ultima cena in comune: Ko-Ox Han-Nah (in lingua Maya: lasciami andare a mangiare).
Sì, perché domani il gruppetto si dividerà: c'è chi si muoverà in aereo per raggiungere la base dalla quale proseguire per Blu Hole e chi continuerà a viaggiare in auto verso il sud del paese.
La soddisfazione per come è stata vissuta da tutti la giornata passerà nei ricordi individuali come la migliore trascorsa in questo paese, per la prima volta coerente con le attese climatiche normalmente presenti durante il periodo considerato come quello secco.
Dopo la cena ci siamo intrattenuti conversando sotto un cielo stellato illuminato dalla luna piena: questo è il Belize che ci si aspetta visitandolo in questa stagione.



Mercoledì 30.01 – Stamane prima delle sette il panorama che si poteva ammirare dalla finestra della camera in piccionaia occupata dai maschietti del gruppo era totalmente nebbioso, con un suo fascino dato dall'umidità che si stava ancora depositando sulla vegetazione circostante divenuta lucida nella circostanza.
In queste condizioni oggi è stato ineluttabilmente il giorno in cui la compagnia dell'anello si è sciolta: staremo a vedere se sarà in grado di ricostituirsi per poche ore fra venerdì e sabato, ma ormai un'epoca è finita e gli equilibri non saranno più gli stessi.





Lasciando l'ecolodge attorno alle 11.30 Ford Explorer ha avuto il tempo per depositare all'aeroporto Emilia e Roberto destinati a vivere insieme l'avventura “Blu Hole”, quindi è tornato a San Ignacio per consentire a Paola, Sonia ed al Nomade appiedato una esplorazione mirata in particolare al mercato della frutta e verdura.






Nel frattempo il sole ha avuto il sopravvento ed il caldo umido è divenuto pesante da sopportare tanto che fra gli Eplortori si è sempre andato a cercare il percorso urbano più ombreggiato.





Girando qua e là il tempo è volato per cui ci siamo ritrovati a sostare nel ristorante di ieri sera per prenderci qualcosa di rinfrescante prima di partire alla volta di Hopkins, località posta sul mare verso sud.






Fatta poca strada in quella direzione è comparsa l'indicazione per Spanish Lookout, noto insediamento Mennonita: perché non andare a dare un'occhiata?
La zona è molto attraente; raggiunto il fiume un altro piccolo ferry azionato a manovella ci ha consentito di superarlo ed entrare sempre di più in un territorio ben coltivato, ricco di mandrie di bestiame libere di fare il loro lavoro ovunque.




Prima ci siamo fermati in una fabbrica di vestiti, poi in una rivendita del luogo dove viene raccolto il latte per essere trasformato in vari modi.
E' stato gradevole consumare qualche prodotto in questo ambito; quando si è deciso di partire veramente in direzione della nostra meta sono sorte delle difficoltà a causa della mancanza di indicazioni stradali.
Dopo aver girato come in un labirinto per un bel po' di tempo ed aver chiesto più volte informazioni, finalmente Ford Explorer è riuscito a ripassare il fiume in un altro punto e a macinare strada nella direzione giusta, ma ormai era chiaro a tutti che si sarebbe reso necessario trovare una soluzione per la sosta nella capitale amministrativa del Belize, Belmopan, prima località di una certa importanza lungo l'itinerario.
Raggiunta la meta sull'imbrunire non è stato facile trovare l'alloggio che corrispondesse alle varie esigenze messe sul piatto dagli Exporatori per cui sono stati visitati tutti gli hotel disponibili prima di effettuare la scelta definitiva.
Complessivamente la giornata è volata in maniera diversa da come era stata ipotizzata, e questa variabilità l'ha caratterizzata in maniera molto piacevole.
Domattina gli Exploratori si metteranno su strada prima, forse sarà così possibile percorrere i 120 chilometri che mancano per Hopkins!

Giovedì 31.01 – Il decoroso albergo utilizzato nella capitale del Belize non ha riservato sorprese, salvo il fatto che la connessione WiFi non era di qualità e pertanto non è stato possibile alcun aggiornamento del Blog.
Una volta partiti in direzione di Dangriga, la città epicentro della cultura Garifuna, i paesaggi incontrati hanno messo in evidenza una scenografia più movimentata con le montagne sullo sfondo conferendo ulteriore fascino al nostro itinerario.



Prima di arrivare in città Ford Explorer ha effettuato una breve deviazione per raggiungere la fabbrica Marie Sharp's, leader locale in salsine piccanti.
La storia di questa iniziativa imprenditoriale merita di essere brevemente raccontata: Marie Sharp, americana, trascorse un periodo in questo paese molti anni fa apprezzandone particolarmente gli usi ed i costumi, inclusi quelli culinari.
Pertanto alla partenza si portò in valigia una serie di salsine piccanti dimenticandosele poi su qualche scaffale della sua imponente cucina U.S..
In occasione di una cena organizzata per molti ospiti si accorse di essere priva delle solite spezie orientali così ricorse a quelle beliziane, ottenendo un grande consenso dai suoi ospiti. Decise allora di aiutare l'economia di questo paese sviluppando un'attività con i beliziani attraverso l'impianto di una fabbrica che lavora a pieno ritmo su standard di elevata qualità utilizzando prodotti locali: oggi espone marmellate, succhi di frutta , salsine e varie altre soluzioni gastronomiche sia qui dove ci siamo fermati che attraverso i canali della grande distribuzione.





Successivamente gli Exporatori hanno raggiunto Dangriga sotto un sole caldo che, pur mitigato dalla brezza di mare, aveva portato la giornata su livelli climatici pesanti.
Appena arrivati nella zona delle bancarelle di frutta, verdura ed abbigliamento un certo Charly, nero che più non si può, 51 anni, magrissimo e senza denti, abile nel relazionarsi con i turisti, interpellato per un parcheggio si è immediatamente impossessato della situazione concentrandosi su Paola, ritenuta l'interlocutrice maggiormente in grado di comunicare con lui.





Dopo aver segnalato il posto dove lasciare l'auto, mentre Sonya ed io ci stavamo avviando con Charly alle calcagna, Paola ha preferito rimanere di guardia calamitando su di se il Garifuna.
Al nostro ritorno i due stavano di fronte all'auto, all'ombra; lì Charly aveva appena finito di raccontare la storia della sua vita ed in appendice aveva espresso i sui pareri su come impegnare il tempo qui dove, obiettivamente, non c'è nulla di significativo da vedere se non la popolazione omogeneamente appartenente agli incroci fra schiavi provenienti dall'Africa e le popolazioni Caraibiche.





Dopo aver visitato l'artigiano fabbricante di tamburi, strumento essenziale nella cultura Garifuna, abbiamo provveduto a licenziare Charly con qualche Dollaro Belize, ma la sua espressione non mi è sembrata soddisfatta in quanto doveva aver pensato di ricavare di più dal ventaglio di proposte presentate: l'italiano già di per sé è un individualista e gli Exploratori appartenenti a questa etnia non amano essere gestiti da altri!
Imboccato il bivio per Placencia oramai la strada da percorrere per raggiungere Hopkins era diventata poca cosa; individuata la segnalazione di Bocawina National Park, considerata l'ora adatta per il consueto pic nic, Ford Explorer ha girato a destra imboccando una sterrata che dopo 5 miglia lo ha introdotto al parco.
Qui e proposte consistono in cascate da raggiungere, il giaguaro da avvistare, uccelli vari da seguire nei loro volteggi, ma noi ci siamo inizialmente concentrati a consumare il pic nic rifugiandoci poi nel locale aperto, ma protetto da zanzariere, dove ingurgitare un caffè riparati ed al fresco.



Pigramente ci siamo poi mossi con l'idea di avanzare ancora con l'auto sin dove possibile, visto che un addetto del bar ne aveva confermato la possibilità: ancora ci era ignoto che l'avventura era in attesa subito dopo un tratto in discesa con notevole pendenza.
In realtà, proprio di fronte a quella discesa qualcuno fra gli Exploratori aveva iniziato ad avanzare l'ipotesi di non procedere oltre, subito dopo il terreno era bagnato e fangoso e qualcun altro, memore di insabbiamenti passati, aveva espresso la propria perplessità, ma lo spirito di avventura del driver e la sua forte personalità hanno avuto momentaneamente il sopravvento.
Dopo non più di venti trenta metri percorsi a passo di formica Ford Explorer ha puntato sulla destra senza possibilità alcuna di contrastarlo, impantanandosi come da copione.
Sono iniziati allora vari tentativi che via via stavano peggiorando la situazione e a nulla è valso l'impegno del Nomade appiedato nel recuperare materiale da sistemare dietro la ruota posteriore sinistra, quella che ha continuato a slittare anche quando egli salì sul predellino cercando di caricarla di tutto il suo peso nel tentativo di darle grip.
Niente da fare; allora egli impose al driver di terminare i tentativi mentre eroicamente Sonya si immolò per la causa cercando di tornare a piedi al lodge nella speranza di trovare soccorso.
Nell'attesa il driver avrebbe voluto provare ancora, ma a mio avviso la situazione era troppo compromessa, oltre al fatto che questo veicolo 4x4 bisognerebbe saperlo guidare in queste condizioni e comunque è talmente pesante da sembrare più un off-road stradale che altro!
Finalmente è stato percepito il rumore di un motore in avvicinamento: si trattava di un pik-up Toyota guidato da personale del lodge e Sonya! La salvezza dovrebbe essere questione di attimi, pensò il Nomade appiedato, ma non fu un'operazione facile.
Il Toyota provò a tirare in dietro il Ford, ma il peso di questo stava condizionando pesantemente l'altro che poi si è saputo non essere 4X4.
Allora si è reso necessario ricorrere alla forza fisica dei presenti per spingere dal retro mentre il motore cercava di fare la sua parte.
Quando sembrava fatta Ford è finito troppo a ridosso della vegetazione ancora su terreno melmoso.
Insomma, per cercare di sdrammatizzare senza farla troppo lunga, alla fine l'uomo del lodge riuscì a guidare Ford oltre il pantano, giraò il veicolo e lo portò sul solido dove gli Exploratori poterono riprendere le loro posizioni e risalire la collina.
Quale nome avrebbe potuto avere il ragazzo del lodge, il nostro Salvatore, se non quello di Jesus?
Questo moderno camminatore sulle acque, o meglio, sul fango, tifoso juventino, non avrebbe voluto nulla in più del nostro ringraziamento, ma noi abbiamo ritenuto corretto lasciargli un segno tangibile della nostra riconoscenza, anche perché restare in balia dei giaguari vaganti durante la notte probabilmente non sarebbe stata un'esperienza ripetibile per nessuno!
Dopo, mentre si stava puntando per Hopkins a bordo di Ford, si è sviluppato un ragionamento fra i tre Exploratori a fronte del quale il driver ha lasciato intendere di aver capito, mentre gli altri due erano contrariati di non aver difeso a sufficienza le loro posizioni in merito.




Finalmente Hopkins, che è una spiaggia con delle capanne di pescatori inframezzate da Guest House, qualche Inn ed alcuni Lodge di pregio, oltre ad un camion Volvo camperizzato recante targa tedesca collocato fronte mare ma non utilizzabile da altri se non dai proprietari.
Dopo aver avvicinato diverse Guest House senza possibilità di essere accolti, è stato inevitabile passare al livello superiore: essendoci trovati davanti al Jaguar Reef Lodge si è deciso di metterci il naso: bell'ambiente, piscine, garden view cabanas etc. etc..



Avendo capito da tempo che il Belize è caro anche perché non c'è un' offerta inferiore alla richiesta non ci abbiamo messo troppo tempo per decidere di fermarci qui.
Va così in archivio un'altra giornata ricca di sfaccettature imprevedibili, quelle che hanno reso avventurose questo periodo trascorso con le due ragazze.
Da domani sera, o meglio, da sabato mattina, una volta accompagnato il gruppetto all'aeroporto, il Nomade avrà il suo bel da fare a rientrare nei ranghi del viaggiatore parco e solitario dopo questa vacanza condita di lussi e frivolezze.

Venerdì 01.02 – Le ragazze ieri sera parlavano di trascorrere qualche ora attorno alle piscine, ma stamane la pioggia la sta facendo da padrona.
Il driver ha lanciato l'idea di arrivare sino a Placencia, tanto per macinare chilometri, ma è stata lasciata cadere immediatamente anche alla luce della comunicazione ricevuta da Budget: loro alle 17 chiudono e chi non sarà arrivato per quell'ora non potrà riconsegnare l'auto.
Si è trattato quindi di coprire il percorso, spesso sotto pioggia battente, effettuando una sola sosta per uno pseudo pic-nic e successivo caffè: anche in questo piccolo paese la presenza dei Cinesi in determinati settori commerciali risulta rilevante!
La sorpresa oggi è stata quella di trovare il Nomade a batteria motore zero, quuindi partenza con l'ausilio dei cavi.
Con l'elettricità ho già palesato i miei limiti: non riesco a capire questa situazione e non so a chi rivolgermi per trovare una soluzione.
Poi il Nomade si è parcheggiato all'interno del cortile di Chateau Caribbean Hotel mentre le ragazze prendevano possesso delle loro stanze. In precedenza erano già arrivati anche i snorkellatori con l'aria soddisfatta di chi ha fatto l'impresa.
L'albergo scelto dagli amici è una antica casa coloniale, sita fronte mare non lontano dal Radisson, bisognosa di lavori di manutenzione; a parte ciò, Paola ha trovato tracce indefinite sulle lenzuola, ma il consulto avvenuto successivamente anche con personale dell'albergo non ha chiarito la situazione. Ciò ha fruttato a Paola lo spostamento in una suite più confortevole dalla quale è però uscita grattandosi qua e là.
La cena consumata tutti insieme nel ristorante di The Grat House Inn, un altro prestigioso albergo fronte Radisson, non ha aggiunto nulla di nuovo all'esperienza culinaria già acquisita dai componenti del gruppetto, salvo il fatto che forse presto verrà da alcuni di loro creato un blog ad indirizzo culinario/culturale con rubriche mediche e di viaggio: sembra una bella iniziativa ed il Nomade non può che augurarle il suo bene.

Sabato 02.02 – Ero pronto ad attendere l'arrivo dei bagagli del gruppetto sin dalle 8.30, ma ciò si è poi verificato dopo un'ora.
Come mi aspettavo ho dovuto dare motore con l'ausilio del Booster, e ciò anche al fine di poter preparare la mia colazione.
Ho notato che il Nomade è tornato a pendere leggermente verso sinistra ed ha anche un pneumatico posteriore apparentemente parzialmente sgonfio: non gli ha fatto bene starsene a riposo!
Non nascondo che la consapevolezza di come sono state vissute queste giornate di “vacanza” ha contribuito a farmi vivere il momento del distacco condizionandolo alla mia emotività, emersa in questa circostanza in maniera inaspettata e molto forte.
Ma come, sono considerato così avanti da essere vissuto quasi come un maestro da taluni, in particolare circa il fatto che l'attaccamento e ciò che genera non sono buona cosa e poi bastano pochi giorni di traviamento da parte delle ragazze per sentirmi in questo modo?
Dovrò riflettere profondamente su questo avvenimento perché qui c'è sotto qualcosa che va oltre l'alchimia emotiva.
Intanto la mattinata si è sviluppata con segnali che qualcuno ha subito interpretato come indicazioni circa il fatto che questo viaggio del Nomade deve finire; sulla strada dell'aeroporto improvvisamente si è sentito come una deflagrazione accompagnata da cristalli ridotti in granelli.
Infatti il cristallo temperato del copri piano di cottura è andato in frantumi a causa del fatto che quando sono saliti a bordo gli ospiti inavvertitamente è stato premuto il tasto di avviamento del cooker: quando questo è arrivato alla temperatura di esercizio il calore ha fatto si che le cose andassero così come sono andate. Fortunatamente i cristalli sono stati contenuti da un tagliere in legno posto sopra, quindi la maggior parte dei granelli è rimasta vicino al lavello senza ferire nessuno.
In aeroporto poi non c'è stato più tempo per nessun discorso se non quello al quale ho accennato circa il fatto che la legge della vita impone che tutto abbia un inizio, un durante ed una fine: e ciò sta avvenendo proprio in questo luogo ed in questo momento, mentre il volo American Airlines si sta avviando alla piazzola di sosta per il successivo imbarco dei passeggeri diretti a Miami, fra i quali ci sarà il gruppetto.
Dopo i saluti il Nomade è ripartito sotto una pioggia abbastanza intensa fermandosi in una stazione di servizio Shell per rifornimento ed un controllo pressione pneumatici: al momento opportuno l'attrezzatura fornitami, anziché immettere aria, l'ha fatta uscire: le tubazioni dell'apparecchiatura sono risultate logore e non idonee.
Si sono alternanati allora i due ragazzi dei rifornimenti per cercare di porre rimedio, ma anche loro non sono stati in grado di far entrare aria, anzi. Tutto ciò è accaduto sotto pioggia battente ed in breve il pneumatico è stato ridotto in maniera da non poter viaggiare, completamente a terra.
A fronte delle mie rimostranze il personale si è scusato, ma mi è sembrato non volesse capire che il Nomade non era più in condizione di muoversi.
Ciononostante mi è stato indicato un altro store lungo la strada dove il compressore dovrebbe essere più efficace di questo; la situazione è precipitata a causa anche della mancanza di assunzione di responsabilità da parte del personale dell'organizzazione: ora non mi resta che sostituire il pneumatico, visto che anche il mini compressore in mia dotazione è risultato dotato di cavi troppo corti per poter essere usato!
Per aiutarti, mi dice uno dei ragazzi, ti cerco una persona e te la mando; poco dopo si é materializzato un nero con i capelli tendenzialmente bianchi e dalla parlata poco comprensibile il quale si è messo a darmi delle disposizioni.
Non diceva cose sbagliate, ma io pensavo che si desse da fare operativamente. Solo per manovrare i pneumatici si è sporcato le mani, e mentre mi sostituiva nell'operazione di riabbassamento del crick, chissà com'è, si è rotto il meccanismo della chiave speciale deputata a questo lavoro. Accidenti, ma allora sono piuttosto scarse queste chiavi americane comprate in Arizona!
Prima di andarmene gli ho allungato qualche dollaro belize ricevendo in cambio un commento ed uno sguardo tendenti a supplicare un importo più elevato, anche se l'80% del lavoro l'avevo svolto io.
Una volta nuovamente in marcia ho realizzato che avevo montato un pneumatico senza aver controllato la sua pressione e quello andato forzosamente a scorta è inutilizzabile senza aria al suo interno, inoltre il clima piovoso/afoso e la bagnata presa mi stavano acutizzando un dolore alla base della nuca già vagamente presente sin dal mattino: In queste condizioni non era più possibile continuare, così alla prima occasione che mi si è presentata è stato meglio fermarsi prima di incappare in un colpo di sonno.
All'arrivo a San Ignacio ho cercato di indirizzarmi verso il confine perdendo tempo a causa dei due ponti one way, uno in uso per accedere e l'altro per sortire: dopo un paio di giri a vuoto il Nomade è riuscito ad imboccare la “tangenziale” e alle 18, dopo aver effettuato un altro rabbocco di carburante, sono riuscito a controllare la pressione dei pneumatici prima di accedere al Inglewood Camping Grounds posto al miglio 68, verso il confine con il Guatemala.



Il prato si presentava quasi vuoto, salvo per la presenza di una Toyota a targa Alemania elaborata a mini camper, già incontrata da qualche parte; non ho avuto nemmeno il tempo per parcheggiare che mi sono trovato già affondato nel terreno reso zuppo d'acqua per la pioggia: quindi parcheggio fuori livello imposto dalle circostanze senza possibilità di appello.
Sono stato poi raggiunto dalla titolare del Grounds la quale mi ha indicato dei legni da mettere sotto le ruote, ma ormai il veicolo era divenuto inamovibile così quando è arrivato anche Gregorio, il marito, si è deciso di rimandare ogni possibile intervento all'indomani.


Proprio una giornata ricca di avvenimenti, giusto quello che ci voleva per ritornare prontamente il Nomade viaggiante di prima! (su questo aspetto nutro qualche dubbio perché ho la percezione che qualcosa che stava già lavorando dentro di me abbia preso un'accelerazione durante la “vacanza”).


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