lunedì 21 gennaio 2013

Sito Maya di Altun Ha e Belize City

      20.01 – Prima di lasciare Orange ho effettuato una sosta per connessione WiFi quando nel parco non c'era in giro ancora nessuno. 


      Quindi ho continuato a percorrere la Northern Hiway sino a che ho individuato il bivio per la old northern hiway, strada che sulla mappa sembra passare a fianco alle rovine del sito Maya di Altun Ha.


      Dopo aver iniziato a percorrerla, visto le condizioni del fondo stradale, ho preferito invertire la marcia; a un certo punto è comparsa una segnalazione per il sito girando a sinistra. Istintivamente ho girato e mi sono così venuto a trovare in un habitat che mi è sembrato diverso, su una strada da percorrere a bassa velocità attorniata da misere case in legno sino a delle ville in muratura con tanto di recinzione e cancello chiuso.





      Giunto al sito il piazzale era completamente vuoto e tutto attorno sembrava chiuso; mi sono preso una pausa per la colazione del mattino e nel frattempo sono arrivati due veicoli: complessivamente i visitatori presenti contemporaneamente oggi, me incluso, sono stati dieci di numero.





      I monumenti recuperati alla jungla sono stati parzialmente ricostruiti: questo non mi è sembrato un lavoro ben fatto.




      Dopo le due piazze principali mi sono indirizzato verso il “pond” pensando di trovare altri monumenti, invece attorno allo stagno c'erano solo degli uccelli che al rumore del mio arrivo hanno pensato bene di spostarsi altrove.






      Forse l'esperienza significativa della visita è nata dall'attrazione verso delle borse dal tessuto colorato e ricamato con fiori appese fuori da un negozietto buco, il tipo di tessuto che tanto mi era piaciuto sin da Oaxaca.




      Nel momento stesso in cui ho osservato la venditrice di uno dei tre negozietti buco aperti mi ha rivolto la parola in un inglese percepito dalle mie orecchie come un inglese da Inghilterra, ma ho proseguito quasi subito salvo poi tornare indietro. E' stato allora che è iniziata una piacevole conversazione con Anne Mary, una creola dal bel modo di fare, conclusasi con un saluto con abbraccio.
      Vi chiederete se ho effettuato l'acquisto: Sì, ho acquistato l'oggetto, non proprio quello che aveva catturato la mia attenzione inizialmente bensì uno con dei colori che mi sono sembrati più appropriati.
      Nel raggiungere casa mi ha rivolto la parola un nero sdentato e apparentemente datato, acconciato con i capelli tipo rasta; avrebbe voluto vendermi un cocco, ma quando ha capito che l'operazione non sarebbe andata in porto l'ha rigirata con la richiesta di un paio di B $. Non era poi così anziano come mi era apparso: con i suoi 56 anni, esagerando, gli ho detto che poteva quasi essere un figlio per me! Mentre gi stavo sganciando i 2 B $ ha cercato di alzare la posta a 5 B $ quasi senza convinzione e, per ripagarmi della mia offerta, mi ha messo in mano una pietra che teneva esposta fra le punte di freccia. Mi è sembrato brutto lasciargliela e così me la sono portata a bordo.


      Ripresa la strada maestra mi sono ritrovato a bivio per l'aeroporto ed ho pensato di andare in perlustrazione: si tratta di un aeroporto internazionale per via di quei due voli al giorno provenienti dall'estero, ma la maggior parte del traffico è data da velivoli di piccole dimensioni sia in servizio di linea interna al paese che in servizio aerotaxi.



      Poi è arrivato il momento di affrontare la città. Ho subito incrociato Best Western dove mi era stato suggerito di chiedere per ospitare il Nomade: infatti ho chiesto al banco e sono stato indirizzato al responsabile, in questo caso una creola di nome Marion, la quale ha fatto una proposta ragionevole che ho subito accettato.
      Quindi ho raggiunto Downtown lungo mare: tutto chiuso, pochissima gente in giro, fra questa un gruppetto di due ragazzi e tre ragazze intenti a riprendersi in foto davanti alla loro auto a cofano aperto.



      Mentre mi aggiravo attorno a loro, ma non vicinissimo, inseguendo il volo di un pellicano, ad un certo punto il maschio più robusto ha cominciato a muovere le mani e dopo un po' ho capito che i segni erano rivolti a me: non aveva gradito la mia presenza e anche se io ho provato, sempre con i segni, a comunicare che ero interessato agli uccelli acquatici e non a lui ed al suo gruppetto, per quanto due delle tre ragazze fossero un bell'esempio di giovani caraibiche. Ho preferito tornarmene sui miei passi.



      Sapevo che in zona c'è l'imbarcadero per le isole, ma una miriadi di lavori in corso e strade impraticabili non mi stavano aiutando a raggiungerlo; ci ha pensato allora un poliziotto in motocicletta al quale ho chiesto indicazioni. Questi mi ha fatto cenno di seguirlo ed in un attimo sono arrivato dove ho potuto acquisire le info utili per raggiungere San Pedro sull'isola di Ambergris, isola dove starà per qualche giorno il gruppetto che domani incrocerò all'aeroporto fra il volo proveniente da Miami e quello che prenderà successivamente proprio per quella destinazione.



      Ad un certo punto, verso le 5 p.m., non ne ho più avuto voglia di continuare l'esplorazione ed ho deciso di ritirarmi al Best Western dove ho visto che c'è un certo movimento, prevalentemente di terza età.     

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