giovedì 10 gennaio 2013

Il giorno del meccanico


Sabato 05.01 – Il Nomade si è mosso per tempo onde presentarsi puntuale al Taller meccanico; prima di entrare gli è stato richiesto un momento di pazienza che però è durato complessivamente tre ore. Finalmente alle 11 è iniziato il lavoro da parte di Victor. Rigorosamente senza strumentazione elettronica, tutto è stato eseguito manualmente con il semplice supporto di un'asta allungabile utilizzata per misurare l'interasse anteriore e posteriore delle ruote! Oltre a qualche chiave inglese per intervenire sulle regolazioni, altri strumenti non ne sono stati usati.
Avevo preventivamente richiesto di ottenere il valore +0.10 su entrambi i lati e Victor ad un certo punto mi ha comunicato di aver provveduto in tal senso: come sarà riuscito a misurare i valori lui solo lo sa!
Effettuato un giro di prova è risultato ancora presente il rumore, assai diminuito, che già avevo percepito in precedenza ogni volta che dovevo girare il volante. Victor mi ha assicurato che non è grave, ma che dovrò provvedere a reperire la Fleccha Intermedia de la Cruzeta de Direccion quanto prima: dove, non so proprio, ma per adesso mi limiterò a tenere sotto controllo la situazione.
Arrivato il momento di rimontare tutto quanto era stato sbaraccato ieri, mentre ero intento ad infilare viti sulla lastra di alluminio posa piedi con Victor al mio fianco, questi improvvisamente lanciò la testa all'indietro portandosi la lurida T shirt al volto; immediatamente ho compreso che stava perdendo sangue dal naso e così gli ho prestato un minimo di assistenza, anche se lui avrebbe voluto continuare il lavoro quasi subito.
Da lì in avanti ogni 5' si è visto costretto a sospendere perché, così come effettuava uno sforzo, il sangue riprendeva a farsi vivo.
Inoltre, dopo il lavoro eseguito dai saldatori, la situazione non è più quella quo ante dissaldatura, pertanto il mobile giallo lato passeggero non è stato possibile allinearlo come in precedenza a causa di uno scarto di un paio di centimetri.
Soltanto dopo averlo personalmente compresso con una mazzetta è stato possibile spingerlo di quel tanto che ha consentito di riposizionare anche un altro pezzo di finitura che doveva incastrare il montante della cintura di sicurezza.
Inutile soffermarsi sullo stato di degrado generato all'interno dopo due giornate di operai in casa, specialmente i saldatori, ma con un po' di pazienza e dopo una prima ripulita quasi tutto è poi ritornato al suo posto
Mentre Ezio ha potuto distrarsi eseguendo qualche giretto in zona, personalmente mi sono sentito esausto e quindi, pagato un conto di 750 pesos= € 50 per allineamento, rotazione delle coperture, tempo impegnato a smontare e rimontare l'intero, alle 14.30 ho condotto il Nomade poco lontano per una breve pausa pranzo seguita da uno spostamento in downtown per effettuare una visita in assoluto relax.





Giunti allo Zocalo la prima cosa è stata cercare un caffè dove sedersi ed osservare il via vai della popolazione che oggi, sabato, è sbilanciata verso la componente Indio composta da varie etnie qui solite confluire con i loro prodotti da smerciare proprio nella giornata di sabato.





La mia sensazione è stata che in città ci sia anche un notevole movimento dato da turismo mexicano ed internazionale; mentre si era lì in prima fila siamo stati l'epicentro dell'interesse di varie tipologie di venditori di prodotti artigianali (fra i quali una ragazza greca da tempo residente in loco e proponente braccialetti di scarso interesse), di cantanti di strada, di suonatori di xilofono, di qualche mendicante.





Dopo più di un'ora ci si è mossi senza avere in mente un itinerario particolare, più come due pensionati benestanti che altro.
Il centro storico della città mi ha dato la sensazione di avere un tocco di eleganza e di maggiore armonia rispetto ad altri, una pavimentazione stradale da non bado a spese tipo provincia autonoma di Trento, un'infinità di locali e localini sempre ben presentati ed un'offerta di prodotti artigianali di buon livello.




A piccoli passi ci siamo ritrovati davanti alla Cattedrale dove si trova un chiosco per informazioni turistiche in mano a dei giovani, salvo il fatto che nessuno sapeva parlare una parola al di fuori dello spagnolo, e poi nell'area del centro culturale Santo Domingo sito a fianco di un imponente chiesa della quale in passato ne era il monastero.




La chiesa non è stato possibile visitarla a causa di una cerimonia matrimoniale appena iniziata, idem il centro culturale per raggiunto orario di chiusura.
Però, tornando a casa, è stato possibile intrufolarsi nel prestigioso teatro della città dove era in corso un concerto per chitarra classica.



Pensando di essere sufficientemente padroni della topografia cittadina, dopo aver cercato l'aiuto di Garmin senza successo, ci siamo mossi cercando di raggiungere un grande piazzale dove c'è Mercado Soriana, utile per gli acquisti.
Soltanto dopo le 20 siamo riusciti a raggiungerlo e soltanto alle 22.30, dopo una cena “riscaldata”, ci siamo posti il quesito sul dove trascorrere la notte. Il Soriana chiude alle 24 e per quell'ora stavano ancora girando sul piazzale varie pattuglie appartenenti alla policia federal, statal, municipal, quasi sempre in assetto antiguerriglia; si è così deciso di chiedere loro come fare e la loro risposta è stata: potete rimanere qui e se la vigilanza privata del Soriana dovesse invitarvi ad andarvene, raggiungete un Pemex.
Ho allora preferito interpellare il responsabile Soriana il quale mi ha spiegato che qui non opera un servizio di sorveglianza privata in quanto il parcheggio è suolo pubblico.
Tanto è bastato a farci tirare giù gli oscuranti dopo esserci piazzati sotto il lampione emanante l'illuminazione più potente presente sul piazzale,.....e all'una è iniziata una buona notte!



Domenica 06.01- Sveglia alle 7 (solo perché è domenica), rapida visita tecnica al Soriana, pronti per la partenza e via per Monte Alban.
Non conoscendo l'indirizzo esatto del sito archeologico a Garmin è stata segnalata la destinazione inserendo una delle vie fra quelle a sua conoscenza, perché senza la segnalazione di una via non è in grado di operare.


Ed è così che il Nomade si è trovato a scalare una strada ripidissima dal fondo difficoltoso e pieno di topes per diversi chilometri prima di intercettare quella che percorrono i pullman e tutti quanti, che è quasi un'autopista; si perché Monte Alban si trova a pochi chilometri da Oaxaca (circa 1.500 m.s.l.m.) ma la sovrasta di ben 400 m., pertanto il ripido è obbligatorio.





Si tratta della più grande città Zapotecha e fu realizzata con un miracolo di ingegneria: la cima del monte fu livellata per costruire il sito cerimoniale.





La città ebbe inizio con gli Olmechi attorno al 500 a.C. e diventò ben presto il primo centro culturale, religioso ed economico della regione.





Sottomessa all'influenza di Teotihuacàn durante il suo massimo apogeo, decadde verso la fine dell'800 d.C. e fu un gran parte abbandonata.
Fu poi ripopolata dai Mixtechi che la usarono principalmente come sito per magnifici sepolcri colmi d'oro.






Il benemerito Alfonso Caso fece le sue esplorazioni archeologiche nel sito fra il 1931 ed il 1958 scavando più di 170 tombe e ricostruendo un edificio nella Piazza Principale.
L'origine del nome del sito è incerto: gli Indio attualmente presenti e parlanti zapotecho lo chiamano Danibaan, montgna sacra.
Alcuni riferiscono il nome “La collina dei giaguari”, perché il giaguaro era un simbolo associato con i centri di potere nel mondo preispanico.




Caso usò il nome di Monte Alban derivandolo dal nome del proprietario del sito, un colono spagnolo chiamato Montalvan.
L'enorme Gran Plaza è allineata sull'asse Nord-Sud; la piattaforma sud ha stele agli angoli che mostrano prigionieri di guerra con braccia e gambe legate; la piattaforma nord è la più grande struttura del sito: in cima ai gradini vi sono due file di colonne crollate, un tempo destinate a supportare un tetto piatto; il campo da gioco a forma di I fu utilizzato per i giochi con la palla rispondenti ad un rituale: si pensa che la regola prevedesse che il team perdente fosse sacrificato all'istante; Los Danzantes è una galleria di sculture che mostrano figure umane in posizione contorte: si credevano danzatori, ora si pensa siano prigionieri.
Il sito fa parte del patrimonio Unesco dal 1987, e come tutte le realtà di questo tipo visitate impressiona per la sue dimensioni, per la sua location e per la sua scenografia, segno che la società sacerdotale alla quale faceva capo era molto attenta all'aspetto estetico.





Dopo la visita anche al piccolo interessante museo integrato, discesa a Oaxaca per cercare di cogliere ciò che ieri era sfuggito, in particolare il complesso di Santo Domingo (Chiesa ed ex monastero oggi Centro Culturale di alto livello).






Con l'aiuto di Garmin ed un po' di fortuna il Nomade ha trovato spazio di sosta in avenida Ignacio Allende, a pochi passi dalla meta. La chiesa era impraticabile per cerimonia in corso (alle ore 13.30!), ma il centro culturale era pronto ad accoglierci; un museo, un giardino botanico, una biblioteca universitaria ed una libreria: una struttura splendida così come i suoi contenti!






All'uscita abbiamo notato un cartello indicante la riapertura della chiesa per le 16: si vede che era destino non vederla.





Tornati a bordo per uno spuntino si è deciso di tornare alle 16 per una breve visita alla chiesa prima di raggiungere Mitla, altro sito archeologico Zapotecho diventata importante città-stato dopo il declino di Monte Alban dalla quale dista una cinquantina di chilometri, anch'essa patrimonio Unesco.





Tornando alla chiesa, essa presenta un esterno relativamente semplice, ma nasconde un interno abbagliante fra intonaco dorato e stucco variopinto, in una combinazione di Gotico, Romanico, Barocco e Moresco.
Lasciata definitivamente Oaxaca, la strada sulla quale il Nomade ha corso è quasi un'autopista con un ottimo fondo: ci voleva un po' di guida sul velluto dopo tanto tribolare.
Raggiunta la meta siamo rimasti colpiti dalla quantità abnorme di esposizioni di artigianato attorno al sito. Questo era già chiuso fin dalle 17, ormai non c'era in giro più nessun possibile compratore, ma una buona metà dei negozi era ancora aperta: o qui arrivano quotidianamente maree di turisti o tutta questa gente impegnata con il proprio banchetto è destinata a fare la fame!



A fianco all'ingresso del sito vi è uno spiazzo adatto alla sosta dove il Nomade vi si è prontamente collocato; dopo un giretto di orientamento siamo stati intercettati da una tipa di uno squallido ristorante economico poco lontano la quale ha insistito per farci vedere il locale decantandone le portate.
Per noi era ancora presto per la cena, e poi io avevo già predisposto per un risotto zucchina e sedano che è poi risultato vincente sulla opzione ristorante e molto apprezzato!
Cielo stellato e notte tranquilla per l'equipaggio un po' stanco del Nomade.



Lunedì 07.01 – Nell'attesa che il sito aprisse i battenti (con trenta minuti di ritardo sul suo schedulato), tenuto conto che oggi sarà una giornata calda in quanto il Nomade scenderà sino al livello del mare, ho impegnato il tempo cucinando mentre era ancora fresco, esattamente come succedeva ormai alcuni mesi fa quando ero alla ricerca di luoghi freschi negli U.S.A..






Il sito, piuttosto piccolo, è stato poi visitato in poco più di un'ora lasciando dell'amaro in bocca a causa di una segnalazione male interpretata circa alcune tracce di affreschi; 






in realtà la caratteristica di questi edifici è rappresentata dalle decorazioni con mosaici geometrici: ogni fregio è fatto con più di 10.000 pezzi di pietra tagliata!
Molti dei Templi di Mitla furono distrutti dagli spagnoli quando invasero la zona e le pietre furono utilizzate per la costruzione de la Iglesia de San Pablo, da allora dominante il luogo.






La Iglesia in se e per se non è particolarmente interessante, mentre i templi dovevano essere splendidi.
A proposito dei commercianti di articoli artigianali: quando è stato lasciato il luogo, verso le 10, le esposizioni erano praticamente ancora tutte chiuse.
Quindi ho realizzato che i commercianti aprono le loro attività solo in coincidenza con le giornate di maggior afflusso di persone; negli altri giorni probabilmente zapperanno la terra o si occuperanno di altro.






Nel primo tratto del tragitto verso Juchitàn il Nomade ha effettuato una breve sosta per foto a Santiago Matatlàn, la Capitale Mondiale del Mezcal, liquore ricavato lavorando il ceppo di un'agave particolare.







In tutta la zona attorno a Mitla e poi ancora avanti oltre Santiago vi sono una miriade di produttori artigianali di questo apprezzato liquore.
Poi la strada, la 190 Mexico, sale e scende tortuosamente in continuazione sin quasi a raggiungere la quota del Rio Quiechapa, fiume che è rimasto a vista in diversi punti, quelli coincidenti con una gran varietà di coltivazioni dove risaltava in particolare il verde luccicante dei banani e delle palme, piante spesso inframezzate da enormi alberi di mango.





La maggior parte della giornata è stata quindi impegnata alla guida, anche perché di possibilità di sosta non ce n'erano, e quelle poche erano piene di “basura” nonostante i cartelli lungo la strada continuassero ad esortare la popolazione a mantenere la strada pulita: forse la gente è costretta a liberarsi della spazzatura in questo modo se non dovesse esistere un regolare servizio di raccolta, servizio che su per i bricchi forse proprio non esiste.



Verso le 12 ho sentito arrivare il colpo di sonno, ma l'ho subito contrastato con energici massaggi al cuoio capelluto: solo che il colpo di sonno è infido e dopo un po', in uno dei momenti in cui il mio compagno di viaggio non era assopito, proprio quando, effettuando una delle innumerevoli curve, stavo per finire sulla profonda canaletta a bordo strada a ridosso della parete rocciosa, è giunto alle mie orecchie il suo richiamo: tanto è bastato per salvarmi da una situazione in avanzata fase di deterioramento (solo per questo episodio ne è valsa la pena della permanenza a bordo dell'ospite!).... e subito dopo sono tornato vispo come un grillo.



Il Nomade è così arrivato a Juchitàn de Zaragoza poco dopo le 16; la città è un grosso insediamento dotato di almeno un paio di Mercado tale per cui è stato eseguito uno stop al Soriana per acquisti.
Non avendo ottenuto informazioni positive per un'eventuale sosta notturna ho deciso di spingermi in centro: grave errore! Luogo grandemente incasinato, strade strette con auto parcheggiate in divieto di sosta hanno sottoposto il Nomade a stress; ma questo era ancora niente perché poco dopo, in pieno centro, per evitare un'auto della policia municipal ferma dove non avrebbe dovuto, ho toccato una struttura metallica sporgente. 



E' stato il segnale che mi ha fatto decidere a cambiare direzione alla prima occasione: detto fatto e mi sono ritrovato in mezzo ad un gigantesco mercato all'aperto del quale non sono stato in grado di apprezzare nulla se non l'abbigliamento tradizionale delle donne addette alla vendita su strada mentre il Nomade le sfiorava una ad una.
Finalmente sono riuscito a togliermi dalla confusione realizzando che la città non era adatta per la sosta notturna e perciò, percorsi altri quindici chilometri, in zona La Ventosa (mai nome fu più azzeccato: questa è la zona dove il territorio del Mexico si stringe al massimo; qui vi sono tutte le condizioni che hanno reso possibile l'installazione di un enorme campo di pale eoliche), dove la 185 incrocia la 190 vi è un Pemex con tutti i requisiti per essere scelto come sede di tappa.
Mentre il Nomade si è trovato continuamente aggredito dalle raffiche di vento ho provveduto alla cena cucinando delle fettine tratte dal pezzo di carne acquistato poche ore prima: il gusto non era male, ma dall'acqua evidenziatasi durante la cottura ho pensato che i capi di bestiame qui non vivano liberi come negli U.S.A.



Martedì 08.01 – Oggi l'itinerario condurrà il Nomade a correre sulle terre del Chiapas arrivando sicuramente nella capitale, Tuxtla Gutiérrez, e forse fino a San Cristobal de las Casas.
L'arrivo nella capitale, ove è presente la Fiat, servirà a capire se il problema alla crocetta di direzione potrà essere risolto: in caso contrario si preannuncia un'altra spedizione Fedex!




Diciannove anni fa anche in Italia si apprese dell'esistenza dello stato del Chiapas quando il “Subcomandante Marcos” si impadronì di San Cristobal de las Casas con l'obiettivo di ridistribuire il potere e le risorse dello stato passandole dalle mani dei pochi ricchi a quelle della maggioranza povera, ispirandosi al modello di Emiliano Zapata non andato a buon fine nel 1915.
Gli “Zapatistas” furono cacciati dalla città dall'esercito e si rifugiarono nella giungla.
Nel 1995 fu raggiunto un accordo di tregua, ma l'area occupata dagli zapatisti è rimasta rigidamente controllata dalle forze di governo mentre le due parti non sono da allora riuscite ad appianare i loro dissidi.





In effetti il movimento dell'esercito sul territorio è riscontrabile da chiunque, anche se il Nomade ha dovuto fermarsi una sola volta ad un posto di blocco dove è stato prontamente invitato a proseguire.
Dopo aver avuto strada facile sino a San Pedro Tapanatepec (autopista libre in quanto non esiste un'alternativa), il Nomade è stato premiato per il comportamento tenuto sin qui attraverso l'utilizzo dell'autopista cuota fino alla capitale.
Subito dopo Arriaga, quando la strada lascia il piano, ad un certo punto è stato possibile vedere il mare in lontananza, ma poi il nastro d'asfalto ha seguito l'andamento delle montagne volgendo all'interno di valli.





La temperatura a bordo è arrivata attorno ai 34° con un 45% di umidità relativa, esattamente le condizioni climatiche che preferirei evitare; per questo sarei felice di arrivare in serata a San Cristobal, luogo posto a 2.300 m.s.l.m.,
Una volta giunti a Tuxtla, città enorme e trafficata, il Nomade è riuscito raggiungere l'Hotel Bonampak che nell'atrio presenta riproduzioni dei murali Maya di Bonampak, località che non sarà possibile raggiungere; l'Hotel è chiuso da quattro anni, ma un gentile custode ci ha aperto mettendoci nella possibilità di fotografare l'unico murale esistente, segnalandocene un altro esterno: le informazioni erano state tratte da una guida Mondadori (nona edizione 2012) che mi sembra non particolarmente aggiornata.




Dopo è venuto il momento di dedicarsi alla parte ammalorata dello sterzo; mentre il Nomade stava percorrendo l'arteria principale della città puntando a raggiungere l'ubicazione della Fiat ottenuta da gente ferma ad una Tienda sull'autopista dove noi abbiamo consumato un caffè, Ezio ha notato l'insegna Peugeot. Il Ducato Fiat nacque da un progetto comune con Citroen e Peugeot: perché non provare anche qui?
L'unica cosa ottenuta è stata l'indicazione precisa della Fiat presso la quale il Nomade si è recato subito dopo, alle 15.30.
Qui due cortesi receptionist hanno provveduto ad informarmi che l'addetto ai ricambi sarebbe arrivato nel giro di mezz'ora (praticamente non c'era nessuno, forse erano tutti in siesta!).
Dopo un quarto d'ora sono stato raggiunto dall'addetto il quale mi ha informato che la vera sede Fiat si trova da un'altra parte, esattamente dove avevano detto le persone interpellate in autopista.
Verso le 16.30 il Nomade ha raggiunto la vera Fiat, anche se di Fiat pare se ne vendano pochine, e ciò sia a causa del prezzo della 500 (altri modelli esposti: la strada e la punto) che dei ricambi. L'addetto ai ricambi, Daniel il suo nome, un ragazzo che parla inglese, portoghese, giapponese, oltre alla sua lingua e ad un po' di italiano, si dimostra subito molto disponibile cercando di risolvere una volta per tutte il problema. Dopo aver prelevato dal magazzino il pezzo di ricambio (che però si riferisce al Ducato di ultima generazione) ed aver convocato un meccanico, questi, visto l'originale, ha escluso che si possa usare quel ricambio o che si possa adattare perché è sovradimensionato rispetto a quello in essere.
Allora ho chiesto se fosse possibile riparare l'esistente; risposta: forse che si.
Dopo aver armeggiato con una chiave inglese il responso è stato negativo.
Alla domanda se viaggiare in queste condizioni comporta pericoli, la risposta è stata: se viaggi entro i 50 km/h no, in caso contrario la parte viene sottoposta a torsioni tali per cui potrebbe cedere da un momento all'altro.
Tutti i discorsi sviluppati dopo si sono arenati sul fatto che questa organizzazione non è in grado di fare di più per il Nomade.
Allora ho chiesto a Daniel se potesse interessarsi presso qualche ricambista che tratta prodotti “cinesi”, invece lui mi ha suggerito un meccanico capace di riparare il pezzo o di adattarne uno diverso: stupendo, ma come procedere?
Questa sera, dice Daniel, posso spiegare il problema e domattina posso dare la risposta. Va bene, ma non sarebbe possibile già stasera sapere qualche cosa?
La conversazione, molto più articolata, è stata resa possibile con l'aiuto di Google translate e dalla intelligenza di Daniel; alla fine ci siamo accordati per accompagnare a casa Daniel, 12 km. dalla sede Fiat, il quale ci ha offerto di sostare di fronte a casa sua dove si trova il Salone del Regno dei Testimoni di Geova, luogo sorvegliato durante la notte.
Dopo averci accompagnato a fare qualche acquisto nei negozietti attorno a casa sua ci siamo lasciati.



Mentre Ezio era in giro per internet point io mi sono messo a cucinare, anche se non ne avevo una gran voglia con l'abitacolo surriscaldato per questo motivo avevo tenuto la porta aperta, come tutti i finestrini, in quanto l'aria esterna si era già rinfrescata.
Ad un certo punto ho sentito arrivare qualcuno che ha iniziato a chiedermi qualche cosa; mi sono affacciato ed ho trovato un giovane sorridente con bambino in groppa. Abbiamo parlato in inglese, per, ché Victor, questo il suo nome, ha preferito così rispetto a parlare in francese altra lingua da lui conosciuta.
Ho così avuto la conferma che sia lui che Daniel appartengono alla religione dei Testimni di Geova, persone squisite che hanno continuato ad offrire la loro disponibilità per qualsiasi evenienza.
Quando Victor si è allontanato, dopo un pò si presentato Daniel il quale si era già recato a casa del meccanico: questi sarà qui domattina verso le 7!
E' presto per dire è fatta! Meglio aspettare domani, comunque le premesse sono positive.
Intanto Ezio, una volta rientrato, non si è più trovato in tasca il suo “prezioso ed indispensabile” I Phone, l'oggetto che passa fra le sue mani la maggior parte del tempo in cui è sveglio.
Dramma: dove può essere? Ho suggerito ad Ezio di tornare di corsa presso l'internet point, unico posto dove potrebbe essere rimasto se non è già nelle tasche di qualche ignoto personaggio.
E' andata bene per lui, l'oggetto era in custodia nelle mani del titolare: altra prova che in Mexico le cose non vanno tanto diversamente che in altri paesi dove il buono ed il bene si trovano distribuiti equamente con il cattivo ed il male. Sino a oggi siamo entrati in contatto esclusivamente con il buone ed il bene, comparto al quale appartiene di diritto Daniel.
La giornata è stata calda e complicata, ma le premesse per domani lasciano ben sperare.
Certo è che si avvicina sempre di più la data della partenza di Ezio da Cancun mentre il Nomade, in questa fase, non sembra poter essere altrettanto veloce nel raggiungerla: forse domani bisognerà pensare a prendere in esame delle soluzioni alternative.


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