Sabato
05.01 – Il Nomade si è mosso per tempo
onde presentarsi puntuale al Taller meccanico; prima di entrare gli è
stato richiesto un momento di pazienza che però è durato
complessivamente tre ore. Finalmente alle 11 è iniziato il lavoro da
parte di Victor. Rigorosamente senza strumentazione elettronica,
tutto è stato eseguito manualmente con il semplice supporto di
un'asta allungabile utilizzata per misurare l'interasse anteriore e
posteriore delle ruote! Oltre a qualche chiave inglese per
intervenire sulle regolazioni, altri strumenti non ne sono stati
usati.
Avevo
preventivamente richiesto di ottenere il valore +0.10 su entrambi i
lati e Victor ad un certo punto mi ha comunicato di aver provveduto
in tal senso: come sarà riuscito a misurare i valori lui solo lo sa!
Effettuato
un giro di prova è risultato ancora presente il rumore, assai
diminuito, che già avevo percepito in precedenza ogni volta che
dovevo girare il volante. Victor mi ha assicurato che non è grave,
ma che dovrò provvedere a reperire la Fleccha Intermedia de la
Cruzeta de Direccion quanto prima: dove, non so proprio, ma per
adesso mi limiterò a tenere sotto controllo la situazione.
Arrivato
il momento di rimontare tutto quanto era stato sbaraccato ieri,
mentre ero intento ad infilare viti sulla lastra di alluminio posa
piedi con Victor al mio fianco, questi improvvisamente lanciò la
testa all'indietro portandosi la lurida T shirt al volto;
immediatamente ho compreso che stava perdendo sangue dal naso e così
gli ho prestato un minimo di assistenza, anche se lui avrebbe voluto
continuare il lavoro quasi subito.
Da
lì in avanti ogni 5' si è visto costretto a sospendere perché,
così come effettuava uno sforzo, il sangue riprendeva a farsi vivo.
Inoltre,
dopo il lavoro eseguito dai saldatori, la situazione non è più
quella quo ante dissaldatura, pertanto il mobile giallo lato
passeggero non è stato possibile allinearlo come in precedenza a
causa di uno scarto di un paio di centimetri.
Soltanto
dopo averlo personalmente compresso con una mazzetta è stato
possibile spingerlo di quel tanto che ha consentito di riposizionare
anche un altro pezzo di finitura che doveva incastrare il montante
della cintura di sicurezza.
Inutile
soffermarsi sullo stato di degrado generato all'interno dopo due
giornate di operai in casa, specialmente i saldatori, ma con un po'
di pazienza e dopo una prima ripulita quasi tutto è poi ritornato al
suo posto
Mentre
Ezio ha potuto distrarsi eseguendo qualche giretto in zona,
personalmente mi sono sentito esausto e quindi, pagato un conto di
750 pesos= € 50 per allineamento, rotazione delle coperture, tempo
impegnato a smontare e rimontare l'intero, alle 14.30 ho condotto il
Nomade poco lontano per una breve pausa pranzo seguita da uno
spostamento in downtown per effettuare una visita in assoluto relax.
Giunti
allo Zocalo la prima cosa è stata cercare un caffè dove sedersi ed
osservare il via vai della popolazione che oggi, sabato, è
sbilanciata verso la componente Indio composta da varie etnie qui
solite confluire con i loro prodotti da smerciare proprio nella
giornata di sabato.
La
mia sensazione è stata che in città ci sia anche un notevole
movimento dato da turismo mexicano ed internazionale; mentre si era
lì in prima fila siamo stati l'epicentro dell'interesse di varie
tipologie di venditori di prodotti artigianali (fra i quali una
ragazza greca da tempo residente in loco e proponente braccialetti
di scarso interesse), di cantanti di strada, di suonatori di
xilofono, di qualche mendicante.
Dopo
più di un'ora ci si è mossi senza avere in mente un itinerario
particolare, più come due pensionati benestanti che altro.
Il
centro storico della città mi ha dato la sensazione di avere un
tocco di eleganza e di maggiore armonia rispetto ad altri, una
pavimentazione stradale da non bado a spese tipo provincia autonoma
di Trento, un'infinità di locali e localini sempre ben presentati ed
un'offerta di prodotti artigianali di buon livello.
A
piccoli passi ci siamo ritrovati davanti alla Cattedrale dove si
trova un chiosco per informazioni turistiche in mano a dei giovani,
salvo il fatto che nessuno sapeva parlare una parola al di fuori
dello spagnolo, e poi nell'area del centro culturale Santo Domingo
sito a fianco di un imponente chiesa della quale in passato ne era il
monastero.
La
chiesa non è stato possibile visitarla a causa di una cerimonia
matrimoniale appena iniziata, idem il centro culturale per raggiunto
orario di chiusura.
Però,
tornando a casa, è stato possibile intrufolarsi nel prestigioso
teatro della città dove era in corso un concerto per chitarra
classica.
Pensando
di essere sufficientemente padroni della topografia cittadina, dopo
aver cercato l'aiuto di Garmin senza successo, ci siamo mossi
cercando di raggiungere un grande piazzale dove c'è Mercado Soriana,
utile per gli acquisti.
Soltanto
dopo le 20 siamo riusciti a raggiungerlo e soltanto alle 22.30, dopo
una cena “riscaldata”, ci siamo posti il quesito sul dove
trascorrere la notte. Il Soriana chiude alle 24 e per quell'ora
stavano ancora girando sul piazzale varie pattuglie appartenenti alla
policia federal, statal, municipal, quasi sempre in assetto
antiguerriglia; si è così deciso di chiedere loro come fare e la
loro risposta è stata: potete rimanere qui e se la vigilanza privata
del Soriana dovesse invitarvi ad andarvene, raggiungete un Pemex.
Ho
allora preferito interpellare il responsabile Soriana il quale mi ha
spiegato che qui non opera un servizio di sorveglianza privata in
quanto il parcheggio è suolo pubblico.
Tanto
è bastato a farci tirare giù gli oscuranti dopo esserci piazzati
sotto il lampione emanante l'illuminazione più potente presente sul
piazzale,.....e all'una è iniziata una buona notte!
Domenica
06.01- Sveglia alle 7 (solo perché è domenica), rapida visita
tecnica al Soriana, pronti per la partenza e via per Monte Alban.
Non
conoscendo l'indirizzo esatto del sito archeologico a Garmin è stata
segnalata la destinazione inserendo una delle vie fra quelle a sua
conoscenza, perché senza la segnalazione di una via non è in grado
di operare.
Ed è
così che il Nomade si è trovato a scalare una strada ripidissima
dal fondo difficoltoso e pieno di topes per diversi chilometri prima
di intercettare quella che percorrono i pullman e tutti quanti, che è
quasi un'autopista; si perché Monte Alban si trova a pochi
chilometri da Oaxaca (circa 1.500 m.s.l.m.) ma la sovrasta di ben 400
m., pertanto il ripido è obbligatorio.
Si
tratta della più grande città Zapotecha e fu realizzata con un
miracolo di ingegneria: la cima del monte fu livellata per costruire
il sito cerimoniale.
La
città ebbe inizio con gli Olmechi attorno al 500 a.C. e diventò ben
presto il primo centro culturale, religioso ed economico della
regione.
Sottomessa
all'influenza di Teotihuacàn durante il suo massimo apogeo, decadde
verso la fine dell'800 d.C. e fu un gran parte abbandonata.
Fu
poi ripopolata dai Mixtechi che la usarono principalmente come sito
per magnifici sepolcri colmi d'oro.
Il
benemerito Alfonso Caso fece le sue esplorazioni archeologiche nel
sito fra il 1931 ed il 1958 scavando più di 170 tombe e ricostruendo
un edificio nella Piazza Principale.
L'origine
del nome del sito è incerto: gli Indio attualmente presenti e
parlanti zapotecho lo chiamano Danibaan, montgna sacra.
Alcuni
riferiscono il nome “La collina dei giaguari”, perché il
giaguaro era un simbolo associato con i centri di potere nel mondo
preispanico.
Caso
usò il nome di Monte Alban derivandolo dal nome del proprietario del
sito, un colono spagnolo chiamato Montalvan.
L'enorme
Gran Plaza è allineata sull'asse Nord-Sud; la piattaforma sud ha
stele agli angoli che mostrano prigionieri di guerra con braccia e
gambe legate; la piattaforma nord è la più grande struttura del
sito: in cima ai gradini vi sono due file di colonne crollate, un
tempo destinate a supportare un tetto piatto; il campo da gioco a
forma di I fu utilizzato per i giochi con la palla rispondenti ad un
rituale: si pensa che la regola prevedesse che il team perdente fosse
sacrificato all'istante; Los Danzantes è una galleria di sculture
che mostrano figure umane in posizione contorte: si credevano
danzatori, ora si pensa siano prigionieri.
Il
sito fa parte del patrimonio Unesco dal 1987, e come tutte le realtà
di questo tipo visitate impressiona per la sue dimensioni, per la sua
location e per la sua scenografia, segno che la società sacerdotale
alla quale faceva capo era molto attenta all'aspetto estetico.
Dopo
la visita anche al piccolo interessante museo integrato, discesa a
Oaxaca per cercare di cogliere ciò che ieri era sfuggito, in
particolare il complesso di Santo Domingo (Chiesa ed ex monastero
oggi Centro Culturale di alto livello).
Con
l'aiuto di Garmin ed un po' di fortuna il Nomade ha trovato spazio di
sosta in avenida Ignacio Allende, a pochi passi dalla meta. La chiesa
era impraticabile per cerimonia in corso (alle ore 13.30!), ma il
centro culturale era pronto ad accoglierci; un museo, un giardino
botanico, una biblioteca universitaria ed una libreria: una struttura
splendida così come i suoi contenti!
All'uscita
abbiamo notato un cartello indicante la riapertura della chiesa per
le 16: si vede che era destino non vederla.
Tornati
a bordo per uno spuntino si è deciso di tornare alle 16 per una
breve visita alla chiesa prima di raggiungere Mitla, altro sito
archeologico Zapotecho diventata importante città-stato dopo il
declino di Monte Alban dalla quale dista una cinquantina di
chilometri, anch'essa patrimonio Unesco.
Tornando
alla chiesa, essa presenta un esterno relativamente semplice, ma
nasconde un interno abbagliante fra intonaco dorato e stucco
variopinto, in una combinazione di Gotico, Romanico, Barocco e
Moresco.
Lasciata
definitivamente Oaxaca, la strada sulla quale il Nomade ha corso è
quasi un'autopista con un ottimo fondo: ci voleva un po' di guida sul
velluto dopo tanto tribolare.
Raggiunta
la meta siamo rimasti colpiti dalla quantità abnorme di esposizioni
di artigianato attorno al sito. Questo era già chiuso fin dalle 17,
ormai non c'era in giro più nessun possibile compratore, ma una
buona metà dei negozi era ancora aperta: o qui arrivano
quotidianamente maree di turisti o tutta questa gente impegnata con
il proprio banchetto è destinata a fare la fame!
A
fianco all'ingresso del sito vi è uno spiazzo adatto alla sosta dove
il Nomade vi si è prontamente collocato; dopo un giretto di
orientamento siamo stati intercettati da una tipa di uno squallido
ristorante economico poco lontano la quale ha insistito per farci
vedere il locale decantandone le portate.
Per
noi era ancora presto per la cena, e poi io avevo già predisposto
per un risotto zucchina e sedano che è poi risultato vincente sulla
opzione ristorante e molto apprezzato!
Cielo
stellato e notte tranquilla per l'equipaggio un po' stanco del
Nomade.
Lunedì
07.01 – Nell'attesa che il sito aprisse i battenti (con trenta
minuti di ritardo sul suo schedulato), tenuto conto che oggi sarà
una giornata calda in quanto il Nomade scenderà sino al livello del
mare, ho impegnato il tempo cucinando mentre era ancora fresco,
esattamente come succedeva ormai alcuni mesi fa quando ero alla
ricerca di luoghi freschi negli U.S.A..
Il
sito, piuttosto piccolo, è stato poi visitato in poco più di un'ora
lasciando dell'amaro in bocca a causa di una segnalazione male
interpretata circa alcune tracce di affreschi;
in realtà la caratteristica di questi edifici è rappresentata dalle decorazioni con mosaici geometrici: ogni fregio è fatto con più di 10.000 pezzi di pietra tagliata!
in realtà la caratteristica di questi edifici è rappresentata dalle decorazioni con mosaici geometrici: ogni fregio è fatto con più di 10.000 pezzi di pietra tagliata!
Molti
dei Templi di Mitla furono distrutti dagli spagnoli quando invasero
la zona e le pietre furono utilizzate per la costruzione de la
Iglesia de San Pablo, da allora dominante il luogo.
La
Iglesia in se e per se non è particolarmente interessante, mentre i
templi dovevano essere splendidi.
A
proposito dei commercianti di articoli artigianali: quando è stato
lasciato il luogo, verso le 10, le esposizioni erano praticamente
ancora tutte chiuse.
Quindi
ho realizzato che i commercianti aprono le loro attività solo in
coincidenza con le giornate di maggior afflusso di persone; negli
altri giorni probabilmente zapperanno la terra o si occuperanno di
altro.
Nel
primo tratto del tragitto verso Juchitàn il Nomade ha effettuato una
breve sosta per foto a Santiago Matatlàn, la Capitale Mondiale del
Mezcal, liquore ricavato lavorando il ceppo di un'agave particolare.
In
tutta la zona attorno a Mitla e poi ancora avanti oltre Santiago vi
sono una miriade di produttori artigianali di questo apprezzato
liquore.
Poi
la strada, la 190 Mexico, sale e scende tortuosamente in
continuazione sin quasi a raggiungere la quota del Rio Quiechapa,
fiume che è rimasto a vista in diversi punti, quelli coincidenti con
una gran varietà di coltivazioni dove risaltava in particolare il
verde luccicante dei banani e delle palme, piante spesso inframezzate
da enormi alberi di mango.
La
maggior parte della giornata è stata quindi impegnata alla guida,
anche perché di possibilità di sosta non ce n'erano, e quelle poche
erano piene di “basura” nonostante i cartelli lungo la strada
continuassero ad esortare la popolazione a mantenere la strada
pulita: forse la gente è costretta a liberarsi della spazzatura in
questo modo se non dovesse esistere un regolare servizio di raccolta,
servizio che su per i bricchi forse proprio non esiste.
Verso
le 12 ho sentito arrivare il colpo di sonno, ma l'ho subito
contrastato con energici massaggi al cuoio capelluto: solo che il
colpo di sonno è infido e dopo un po', in uno dei momenti in cui il
mio compagno di viaggio non era assopito, proprio quando, effettuando
una delle innumerevoli curve, stavo per finire sulla profonda
canaletta a bordo strada a ridosso della parete rocciosa, è giunto
alle mie orecchie il suo richiamo: tanto è bastato per salvarmi da
una situazione in avanzata fase di deterioramento (solo per questo
episodio ne è valsa la pena della permanenza a bordo
dell'ospite!).... e subito dopo sono tornato vispo come un grillo.
Il
Nomade è così arrivato a Juchitàn de Zaragoza poco dopo le 16; la
città è un grosso insediamento dotato di almeno un paio di Mercado
tale per cui è stato eseguito uno stop al Soriana per acquisti.
Non
avendo ottenuto informazioni positive per un'eventuale sosta notturna
ho deciso di spingermi in centro: grave errore! Luogo grandemente
incasinato, strade strette con auto parcheggiate in divieto di sosta
hanno sottoposto il Nomade a stress; ma questo era ancora niente
perché poco dopo, in pieno centro, per evitare un'auto della policia
municipal ferma dove non avrebbe dovuto, ho toccato una struttura
metallica sporgente.
E' stato il segnale che mi ha fatto decidere a cambiare direzione alla prima occasione: detto fatto e mi sono ritrovato in mezzo ad un gigantesco mercato all'aperto del quale non sono stato in grado di apprezzare nulla se non l'abbigliamento tradizionale delle donne addette alla vendita su strada mentre il Nomade le sfiorava una ad una.
E' stato il segnale che mi ha fatto decidere a cambiare direzione alla prima occasione: detto fatto e mi sono ritrovato in mezzo ad un gigantesco mercato all'aperto del quale non sono stato in grado di apprezzare nulla se non l'abbigliamento tradizionale delle donne addette alla vendita su strada mentre il Nomade le sfiorava una ad una.
Finalmente
sono riuscito a togliermi dalla confusione realizzando che la città
non era adatta per la sosta notturna e perciò, percorsi altri
quindici chilometri, in zona La Ventosa (mai nome fu più azzeccato:
questa è la zona dove il territorio del Mexico si stringe al
massimo; qui vi sono tutte le condizioni che hanno reso possibile
l'installazione di un enorme campo di pale eoliche), dove la 185
incrocia la 190 vi è un Pemex con tutti i requisiti per essere
scelto come sede di tappa.
Mentre
il Nomade si è trovato continuamente aggredito dalle raffiche di
vento ho provveduto alla cena cucinando delle fettine tratte dal
pezzo di carne acquistato poche ore prima: il gusto non era male, ma
dall'acqua evidenziatasi durante la cottura ho pensato che i capi di
bestiame qui non vivano liberi come negli U.S.A.
Martedì
08.01 – Oggi l'itinerario condurrà il Nomade a correre sulle terre
del Chiapas arrivando sicuramente nella capitale, Tuxtla Gutiérrez,
e forse fino a San Cristobal de las Casas.
L'arrivo
nella capitale, ove è presente la Fiat, servirà a capire se il
problema alla crocetta di direzione potrà essere risolto: in caso
contrario si preannuncia un'altra spedizione Fedex!
Diciannove
anni fa anche in Italia si apprese dell'esistenza dello stato del
Chiapas quando il “Subcomandante Marcos” si impadronì di San
Cristobal de las Casas con l'obiettivo di ridistribuire il potere e
le risorse dello stato passandole dalle mani dei pochi ricchi a
quelle della maggioranza povera, ispirandosi al modello di Emiliano
Zapata non andato a buon fine nel 1915.
Gli
“Zapatistas” furono cacciati dalla città dall'esercito e si
rifugiarono nella giungla.
Nel
1995 fu raggiunto un accordo di tregua, ma l'area occupata dagli
zapatisti è rimasta rigidamente controllata dalle forze di governo
mentre le due parti non sono da allora riuscite ad appianare i loro
dissidi.
In
effetti il movimento dell'esercito sul territorio è riscontrabile da
chiunque, anche se il Nomade ha dovuto fermarsi una sola volta ad un
posto di blocco dove è stato prontamente invitato a proseguire.
Dopo
aver avuto strada facile sino a San Pedro Tapanatepec (autopista
libre in quanto non esiste un'alternativa), il Nomade è stato
premiato per il comportamento tenuto sin qui attraverso l'utilizzo
dell'autopista cuota fino alla capitale.
Subito
dopo Arriaga, quando la strada lascia il piano, ad un certo punto è
stato possibile vedere il mare in lontananza, ma poi il nastro
d'asfalto ha seguito l'andamento delle montagne volgendo all'interno
di valli.
La
temperatura a bordo è arrivata attorno ai 34° con un 45% di umidità
relativa, esattamente le condizioni climatiche che preferirei
evitare; per questo sarei felice di arrivare in serata a San
Cristobal, luogo posto a 2.300 m.s.l.m.,
Una
volta giunti a Tuxtla, città enorme e trafficata, il Nomade è
riuscito raggiungere l'Hotel Bonampak che nell'atrio presenta
riproduzioni dei murali Maya di Bonampak, località che non sarà
possibile raggiungere; l'Hotel è chiuso da quattro anni, ma un
gentile custode ci ha aperto mettendoci nella possibilità di
fotografare l'unico murale esistente, segnalandocene un altro
esterno: le informazioni erano state tratte da una guida Mondadori
(nona edizione 2012) che mi sembra non particolarmente aggiornata.
Dopo
è venuto il momento di dedicarsi alla parte ammalorata dello sterzo;
mentre il Nomade stava percorrendo l'arteria principale della città
puntando a raggiungere l'ubicazione della Fiat ottenuta da gente
ferma ad una Tienda sull'autopista dove noi abbiamo consumato un
caffè, Ezio ha notato l'insegna Peugeot. Il Ducato Fiat nacque da un
progetto comune con Citroen e Peugeot: perché non provare anche qui?
L'unica
cosa ottenuta è stata l'indicazione precisa della Fiat presso la
quale il Nomade si è recato subito dopo, alle 15.30.
Qui
due cortesi receptionist hanno provveduto ad informarmi che l'addetto
ai ricambi sarebbe arrivato nel giro di mezz'ora (praticamente non
c'era nessuno, forse erano tutti in siesta!).
Dopo
un quarto d'ora sono stato raggiunto dall'addetto il quale mi ha
informato che la vera sede Fiat si trova da un'altra parte,
esattamente dove avevano detto le persone interpellate in autopista.
Verso
le 16.30 il Nomade ha raggiunto la vera Fiat, anche se di Fiat pare
se ne vendano pochine, e ciò sia a causa del prezzo della 500 (altri
modelli esposti: la strada e la punto) che dei ricambi. L'addetto ai
ricambi, Daniel il suo nome, un ragazzo che parla inglese,
portoghese, giapponese, oltre alla sua lingua e ad un po' di
italiano, si dimostra subito molto disponibile cercando di risolvere
una volta per tutte il problema. Dopo aver prelevato dal magazzino il
pezzo di ricambio (che però si riferisce al Ducato di ultima
generazione) ed aver convocato un meccanico, questi, visto
l'originale, ha escluso che si possa usare quel ricambio o che si
possa adattare perché è sovradimensionato rispetto a quello in
essere.
Allora
ho chiesto se fosse possibile riparare l'esistente; risposta: forse
che si.
Dopo
aver armeggiato con una chiave inglese il responso è stato negativo.
Alla
domanda se viaggiare in queste condizioni comporta pericoli, la
risposta è stata: se viaggi entro i 50 km/h no, in caso contrario la
parte viene sottoposta a torsioni tali per cui potrebbe cedere da un
momento all'altro.
Tutti
i discorsi sviluppati dopo si sono arenati sul fatto che questa
organizzazione non è in grado di fare di più per il Nomade.
Allora
ho chiesto a Daniel se potesse interessarsi presso qualche ricambista
che tratta prodotti “cinesi”, invece lui mi ha suggerito un
meccanico capace di riparare il pezzo o di adattarne uno diverso:
stupendo, ma come procedere?
Questa
sera, dice Daniel, posso spiegare il problema e domattina posso dare
la risposta. Va bene, ma non sarebbe possibile già stasera sapere
qualche cosa?
La
conversazione, molto più articolata, è stata resa possibile con
l'aiuto di Google translate e dalla intelligenza di Daniel; alla fine
ci siamo accordati per accompagnare a casa Daniel, 12 km. dalla sede
Fiat, il quale ci ha offerto di sostare di fronte a casa sua dove si
trova il Salone del Regno dei Testimoni di Geova, luogo sorvegliato
durante la notte.
Dopo
averci accompagnato a fare qualche acquisto nei negozietti attorno a
casa sua ci siamo lasciati.
Mentre
Ezio era in giro per internet point io mi sono messo a cucinare,
anche se non ne avevo una gran voglia con l'abitacolo surriscaldato
per questo motivo avevo tenuto la porta aperta, come tutti i
finestrini, in quanto l'aria esterna si era già rinfrescata.
Ad
un certo punto ho sentito arrivare qualcuno che ha iniziato a
chiedermi qualche cosa; mi sono affacciato ed ho trovato un giovane
sorridente con bambino in groppa. Abbiamo parlato in inglese, per,
ché Victor, questo il suo nome, ha preferito così rispetto a
parlare in francese altra lingua da lui conosciuta.
Ho
così avuto la conferma che sia lui che Daniel appartengono alla
religione dei Testimni di Geova, persone squisite che hanno
continuato ad offrire la loro disponibilità per qualsiasi evenienza.
Quando
Victor si è allontanato, dopo un pò si presentato Daniel il quale
si era già recato a casa del meccanico: questi sarà qui domattina
verso le 7!
E'
presto per dire è fatta! Meglio aspettare domani, comunque le
premesse sono positive.
Intanto
Ezio, una volta rientrato, non si è più trovato in tasca il suo
“prezioso ed indispensabile” I Phone, l'oggetto che passa fra le
sue mani la maggior parte del tempo in cui è sveglio.
Dramma:
dove può essere? Ho suggerito ad Ezio di tornare di corsa presso
l'internet point, unico posto dove potrebbe essere rimasto se non è
già nelle tasche di qualche ignoto personaggio.
E'
andata bene per lui, l'oggetto era in custodia nelle mani del
titolare: altra prova che in Mexico le cose non vanno tanto
diversamente che in altri paesi dove il buono ed il bene si trovano
distribuiti equamente con il cattivo ed il male. Sino a oggi siamo
entrati in contatto esclusivamente con il buone ed il bene, comparto
al quale appartiene di diritto Daniel.
La
giornata è stata calda e complicata, ma le premesse per domani
lasciano ben sperare.
Certo
è che si avvicina sempre di più la data della partenza di Ezio da
Cancun mentre il Nomade, in questa fase, non sembra poter essere
altrettanto veloce nel raggiungerla: forse domani bisognerà pensare
a prendere in esame delle soluzioni alternative.
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