giovedì 13 dicembre 2012

Pit Stop in San Diego


Lunedì 10.12 – Puntuale come un orologio svizzero di una volta il Nomade si presenta alle ore 8 presso l'officina identificata venerdì.
La lista dei lavori viene esaminata dal titolare, viene stampato un elenco dei lavori richiesti riportante il prezzo per ogni singolo intervento sul quale appongo la firma di assenso; dopo una mezzoretta il veicolo passa alla parte operativa.


Ogni tanto Greg Perry, il responsabile, si affaccia nel salottino - dove impegno il tempo al computer - per convocarmi sul posto dove il Nomade è in lavorazione, aggiornandomi sullo stato delle cose. Emerge presto che il problema della frenata da fermo non dipende dalla pompa bensì dalla turbina e mi viene raccomandata la sostituzione: ma quando? Dove? Sono consapevole che non posso ignorare la cosa, ma ora non sono in grado di fare di più dell'accertamento.


Solo alle 13.30 il Nomade è in grado di rimettersi in strada per il breve percorso che lo porta a Balboa Park, conosciuto come centro culturale di San Diego.





Nel parco, fra una vegetazione lussureggiante, si trovano ben 15 musei: con i suoi 450 ettari è il più grande dell'Unione.
La maggior parte degli edifici fu realizzata in occasione di due esposizioni: la Panama Pacific Exposition dal 1915 al 1916 e la California Exposition fra il 1935 ed il 1936.





Gli edifici sono in stile rinascimentale spagnolo e nel contesto in cui sono inseriti si stemperano gli eccessi delle decorazioni.




Personalmente sono rimasto affascinato dal Botanical Building, un edificio di legno dalle forme morbide risalente al 1915, costruito con delle soluzioni per lasciar entrare luce filtrata utile alle oltre 2000 piante tropicali contenute.




A seguire è venuto il momento di trovare la soluzione per la copertura assicurativa; data l'ora ci siamo spostati verso il confine, a San Ysidro, dove si trovano varie possibilità lungo la strada. Esaminati tre preventivi la mia decisione è stata presa rapidamente, ma l'agenzia prescelta non aveva in memoria i veicoli di marca Fiat! Pertanto l'operazione è stata rimandata a domattina.


A pochi chilometri dal confine, a Chula Vista, insediamento di oltre 200.000 abitanti, ci sono alcuni Walmart; la scelta è caduta sul più vicino che non appartiene alla categoria dei Walmart Store e pertanto si rivela essere sfornito di frutta e verdura fresca.

Martedì 11.12 – I preparativi per affrontare il confine con il Mexico procedono a rilento; persino l'agenzia assicurativa più vicina al punto sosta notturna del Nomade se la prende comoda: orario dichiarato di apertura ore 9.45, orario effettivo di apertura ore 10.00!
Ieri sera ho potuto fare delle ricerche sul web ed ora sono più preparato sui costi delle coperture assicurative per il Mexico; quando pongo la mia richiesta l'addetto elabora un primo preventivo che trovo assolutamente fuori misura; probabilmente non è ancora del tutto sveglio e così ha elaborato un preventivo per gli U.S.A. anziché per il Mexico!
Al secondo tentativo le cose vanno meglio in modo da poter perfezionare la pratica all'istante.
Si sono fatte le 11 e non ho la spinta giusta per andarmi ad impegnare in una frontiera che sento complicata, ma dopo un paio di acquisti e il rifornimento di gasolio, percepisco l'impazienza di Ezio ad andare, così decido di buttarmi.
Il confine è poco lontano e ci si arriva anche troppo in fretta, tanto da trovarci all'entrata in Mexico senza aver visto gli uffici di confine U.S.A.: ormai è fatta, la strada non consente ripensamenti ed io devo trovare subito la soluzione alla mi mancata restituzione di una card che mi era stata assegnata il giorno dell'ingresso.
La polizia di frontiera mexicana, effettuato un controllo all'acqua di rosa a bordo del Nomade, mi indica dove parcheggiare per tornare a piedi negli U.S.A. a perfezionare la mia posizione.
La cosa sembra facile, in realtà non è difficile, ma il cambiamento che si percepisce fra i due paesi confinanti è così marcato che ci vuole una serie di respiri profondi per riprendersi.
Non tanto per il traffico caotico di Tijuana, seconda città della costa del West, quanto per l'aggressività dei suoi drivers e per il fatto che non abbiamo mappe di riferimento che possano confermare una scelta di direzione.
Mentre Ezio è convinto che l'entrata in Mexico si sia già perfezionata tanto da affermare come tutto sia stato facile, io gli spiego che non abbiamo ancora iniziata la trafila.
Al secondo giro attorno ad una piazza individuo un parcheggio a pagamento dove sistemare il Nomade. E' lì che veniamo avvicinati da un certo Tony il quale si propone come intermediario per tutte le pratiche inerenti all'immigrazione ed alla temporanea importazione del veicolo: vorrei scaricarlo al volo, ma lui si offre di accompagnarci al confine U.S.A. per sistemare la mia inadempienza.
Fatto ciò e consegnato il tagliando ad uno scorbutico ufficiale di frontiera, Tony allunga il passo tanto che non è facile stargli dietro in mezzo a tutta l'umanità in parte ferma in coda in attesa di passare la frontiera ed in parte in movimento sullo stesso nostro percorso.
Le mie informazioni mi dicono che le pratiche necessarie possono essere effettuate nella stessa area dove ci troviamo, ma l'abile Tony ci induce a raggiungere il luogo a bordo del Nomade.
Entrambi pensiamo che si tratti di fare poca strada, ma non è così! Il tipo ci ammansisce parlando un po' in spagnolo ed un po' in inglese affermando che si tratta di percorrere tre chilometri mentre il Nomade si trova ingaggiato nel traffico.
Mentre guido mi rendo conto che ci stiamo spostando al secondo posto di frontiera in area, quello di Tecate, ed infatti finalmente vengo invitato ad effettuare una manovra di inversione ad U velocemente per poi entrare in una strada disastrata dove è sito l'ufficio per l'espletamento delle pratiche. Qui un parcheggiatore improvvisato mi indica come sistemare il Nomade in seconda fila per poi chiuderlo a chiave.
Tony, arrivato davanti all'ufficio, dichiara terminato il suo compito e chiede il pagamento di un taxi per rientrare: $ 20,00! Io replico che non ha fatto nulla per noi mentre pensavo che si sarebbe occupato delle pratiche: se attende lo riaccompagnerò nel luogo dove ci siamo incontrati. Non gli va bene perché dovrebbe perdere troppo tempo mentre lui ha da fare!
Alla fine gli offro la metà. La sua controfferta è di $ 15,00 e noi non abbiamo le energie per andare avanti nella trattativa, quindi ci salutiamo ed entriamo nel Banjercito senza sapere esattamente come comportarci. Per non sbagliare prendiamo posto nella coda, ma ad un certo punto, dopo essermi guardato attorno, mi rendo conto che questo non può essere il passo iniziale in quanto qui si pagano degli oboli sulle pratiche impostate altrove.
Mentre Ezio mantiene la posizione metto il naso in un adiacente ufficio doganale dove una giovane intenta a fare nulla gentilmente mi spiega che devo andare nella direzione opposta per raggiungere l'ufficio immigrazione. Lì un addetto altrettanto gentile compila la card della quale avevo sentito parlare copiando i dati dal passaporto, quindi mi invita a tornare nel Banjercito per pagare e poi tornare da lui.
Rientrando spiego ad Ezio come fare mentre mi rimetto in coda, una coda lentissima perché le operazioni sono sviluppate a tappe: prima paghi, poi torni all'immigrazione, quindi ti rifai vivo allo sportello per il rush finale, per me consistente nell'ottenere l'oleogramma da appiccicare sul parabrezza, leggi documento attestante il pagamento per la temporanea importazione del veicolo.
Usciti da lì dopo le 15 c'è giusto il tempo per spostarsi sulla costa alla ricerca di una sistemazione.
Il parcheggiatore ci dimostra la sua gratitudine quando gli riempiamo la mano con tutti gli ultimi spiccioli U.S.A., quindi forniamo a Garmin la scheda del Sud America affinché ci si possa allontanare in fretta da Tijuana e, senza concretamente mettere nulla di sostanzioso sotto i denti, ci si avvia verso il caos.
Dopo un bel po' il traffico si dirada mentre stiamo percorrendo una superstrada dal fondo stradale imperfetto, tale comunque da poter viaggiare abbastanza veloci.


Ad un certo punto la strada punta decisa verso il mare in modo da consentirci di ammirare un bel tramonto; ormai siamo arrivati a Rosalito e qui dobbiamo rintracciare un campeggio indicato sul libro segnalatomi da una conoscenza messicana avvenuta on the road e che Ezio è riuscito a procurarsi per me tramite Amazon.
L'identificazione avviene facilmente in modo da trovarci alla reception verso le 17 per versare l'obolo di $ 25,00 (niente male per un posto quasi primitive il cui hatu è rappresentato dal fatto di essere posto in riva al mare e di essere facilmente raggiungibile dal confine) per un parcheggio protetto dove i servizi igienici non sono dotati di carta igienica (benedetta Walmart e simili!).


Ma per oggi va bene così; domani si inizierà a viaggiare seriamente in direzione sud della penisola che, sino a cabo San Lucas, misura circa km. 1.700,00.
Siamo scarsi di provviste fresche perciò questa sera a bordo del Nomade sono previste linguine Walmart saltate in padella con un sugo accomodato, insaporito prima in un soffritto di cipolla e poi arricchito con olive e spezie: anche l'ospite le ha gradite, peccato non averne cucinate di più!       

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