Lunedì 10.12 –
Puntuale come un orologio svizzero di una volta il Nomade si presenta
alle ore 8 presso l'officina identificata venerdì.
La lista dei lavori viene
esaminata dal titolare, viene stampato un elenco dei lavori richiesti
riportante il prezzo per ogni singolo intervento sul quale appongo la
firma di assenso; dopo una mezzoretta il veicolo passa alla parte
operativa.
Ogni tanto Greg Perry, il
responsabile, si affaccia nel salottino - dove impegno il tempo al
computer - per convocarmi sul posto dove il Nomade è in
lavorazione, aggiornandomi sullo stato delle cose. Emerge presto che
il problema della frenata da fermo non dipende dalla pompa bensì
dalla turbina e mi viene raccomandata la sostituzione: ma quando?
Dove? Sono consapevole che non posso ignorare la cosa, ma ora non
sono in grado di fare di più dell'accertamento.
Solo alle 13.30 il Nomade
è in grado di rimettersi in strada per il breve percorso che lo
porta a Balboa Park, conosciuto come centro culturale di San Diego.
Nel parco, fra una
vegetazione lussureggiante, si trovano ben 15 musei: con i suoi 450
ettari è il più grande dell'Unione.
La maggior parte degli
edifici fu realizzata in occasione di due esposizioni: la Panama
Pacific Exposition dal 1915 al 1916 e la California Exposition fra il
1935 ed il 1936.
Gli edifici sono in stile
rinascimentale spagnolo e nel contesto in cui sono inseriti si
stemperano gli eccessi delle decorazioni.
Personalmente sono
rimasto affascinato dal Botanical Building, un edificio di legno
dalle forme morbide risalente al 1915, costruito con delle soluzioni
per lasciar entrare luce filtrata utile alle oltre 2000 piante
tropicali contenute.
A seguire è venuto il
momento di trovare la soluzione per la copertura assicurativa; data
l'ora ci siamo spostati verso il confine, a San Ysidro, dove si
trovano varie possibilità lungo la strada. Esaminati tre preventivi
la mia decisione è stata presa rapidamente, ma l'agenzia prescelta
non aveva in memoria i veicoli di marca Fiat! Pertanto l'operazione
è stata rimandata a domattina.
A pochi chilometri dal
confine, a Chula Vista, insediamento di oltre 200.000 abitanti, ci
sono alcuni Walmart; la scelta è caduta sul più vicino che non
appartiene alla categoria dei Walmart Store e pertanto si rivela
essere sfornito di frutta e verdura fresca.
Martedì 11.12 – I
preparativi per affrontare il confine con il Mexico procedono a
rilento; persino l'agenzia assicurativa più vicina al punto sosta
notturna del Nomade se la prende comoda: orario dichiarato di
apertura ore 9.45, orario effettivo di apertura ore 10.00!
Ieri sera ho potuto fare
delle ricerche sul web ed ora sono più preparato sui costi delle
coperture assicurative per il Mexico; quando pongo la mia richiesta
l'addetto elabora un primo preventivo che trovo assolutamente fuori
misura; probabilmente non è ancora del tutto sveglio e così ha
elaborato un preventivo per gli U.S.A. anziché per il Mexico!
Al secondo tentativo le
cose vanno meglio in modo da poter perfezionare la pratica
all'istante.
Si sono fatte le 11 e non
ho la spinta giusta per andarmi ad impegnare in una frontiera che
sento complicata, ma dopo un paio di acquisti e il rifornimento di
gasolio, percepisco l'impazienza di Ezio ad andare, così decido di
buttarmi.
Il confine è poco
lontano e ci si arriva anche troppo in fretta, tanto da trovarci
all'entrata in Mexico senza aver visto gli uffici di confine U.S.A.:
ormai è fatta, la strada non consente ripensamenti ed io devo
trovare subito la soluzione alla mi mancata restituzione di una card
che mi era stata assegnata il giorno dell'ingresso.
La polizia di frontiera
mexicana, effettuato un controllo all'acqua di rosa a bordo del
Nomade, mi indica dove parcheggiare per tornare a piedi negli U.S.A.
a perfezionare la mia posizione.
La cosa sembra facile, in
realtà non è difficile, ma il cambiamento che si percepisce fra i
due paesi confinanti è così marcato che ci vuole una serie di
respiri profondi per riprendersi.
Non tanto per il traffico
caotico di Tijuana, seconda città della costa del West, quanto per
l'aggressività dei suoi drivers e per il fatto che non abbiamo mappe
di riferimento che possano confermare una scelta di direzione.
Mentre Ezio è convinto
che l'entrata in Mexico si sia già perfezionata tanto da affermare
come tutto sia stato facile, io gli spiego che non abbiamo ancora
iniziata la trafila.
Al secondo giro attorno
ad una piazza individuo un parcheggio a pagamento dove sistemare il
Nomade. E' lì che veniamo avvicinati da un certo Tony il quale si
propone come intermediario per tutte le pratiche inerenti
all'immigrazione ed alla temporanea importazione del veicolo: vorrei
scaricarlo al volo, ma lui si offre di accompagnarci al confine
U.S.A. per sistemare la mia inadempienza.
Fatto ciò e consegnato
il tagliando ad uno scorbutico ufficiale di frontiera, Tony allunga
il passo tanto che non è facile stargli dietro in mezzo a tutta
l'umanità in parte ferma in coda in attesa di passare la frontiera
ed in parte in movimento sullo stesso nostro percorso.
Le mie informazioni mi
dicono che le pratiche necessarie possono essere effettuate nella
stessa area dove ci troviamo, ma l'abile Tony ci induce a raggiungere
il luogo a bordo del Nomade.
Entrambi pensiamo che si
tratti di fare poca strada, ma non è così! Il tipo ci ammansisce
parlando un po' in spagnolo ed un po' in inglese affermando che si
tratta di percorrere tre chilometri mentre il Nomade si trova
ingaggiato nel traffico.
Mentre guido mi rendo
conto che ci stiamo spostando al secondo posto di frontiera in area,
quello di Tecate, ed infatti finalmente vengo invitato ad effettuare
una manovra di inversione ad U velocemente per poi entrare in una
strada disastrata dove è sito l'ufficio per l'espletamento delle
pratiche. Qui un parcheggiatore improvvisato mi indica come sistemare
il Nomade in seconda fila per poi chiuderlo a chiave.
Tony, arrivato davanti
all'ufficio, dichiara terminato il suo compito e chiede il pagamento
di un taxi per rientrare: $ 20,00! Io replico che non ha fatto nulla
per noi mentre pensavo che si sarebbe occupato delle pratiche: se
attende lo riaccompagnerò nel luogo dove ci siamo incontrati. Non
gli va bene perché dovrebbe perdere troppo tempo mentre lui ha da
fare!
Alla fine gli offro la
metà. La sua controfferta è di $ 15,00 e noi non abbiamo le energie
per andare avanti nella trattativa, quindi ci salutiamo ed entriamo
nel Banjercito senza sapere esattamente come comportarci. Per non
sbagliare prendiamo posto nella coda, ma ad un certo punto, dopo
essermi guardato attorno, mi rendo conto che questo non può essere
il passo iniziale in quanto qui si pagano degli oboli sulle pratiche
impostate altrove.
Mentre Ezio mantiene la
posizione metto il naso in un adiacente ufficio doganale dove una
giovane intenta a fare nulla gentilmente mi spiega che devo andare
nella direzione opposta per raggiungere l'ufficio immigrazione. Lì
un addetto altrettanto gentile compila la card della quale avevo
sentito parlare copiando i dati dal passaporto, quindi mi invita a
tornare nel Banjercito per pagare e poi tornare da lui.
Rientrando spiego ad Ezio
come fare mentre mi rimetto in coda, una coda lentissima perché le
operazioni sono sviluppate a tappe: prima paghi, poi torni
all'immigrazione, quindi ti rifai vivo allo sportello per il rush
finale, per me consistente nell'ottenere l'oleogramma da appiccicare
sul parabrezza, leggi documento attestante il pagamento per la
temporanea importazione del veicolo.
Usciti da lì dopo le 15
c'è giusto il tempo per spostarsi sulla costa alla ricerca di una
sistemazione.
Il parcheggiatore ci
dimostra la sua gratitudine quando gli riempiamo la mano con tutti
gli ultimi spiccioli U.S.A., quindi forniamo a Garmin la scheda del
Sud America affinché ci si possa allontanare in fretta da Tijuana
e, senza concretamente mettere nulla di sostanzioso sotto i denti, ci
si avvia verso il caos.
Dopo un bel po' il
traffico si dirada mentre stiamo percorrendo una superstrada dal
fondo stradale imperfetto, tale comunque da poter viaggiare
abbastanza veloci.
Ad un certo punto la
strada punta decisa verso il mare in modo da consentirci di ammirare
un bel tramonto; ormai siamo arrivati a Rosalito e qui dobbiamo
rintracciare un campeggio indicato sul libro segnalatomi da una
conoscenza messicana avvenuta on the road e che Ezio è riuscito a
procurarsi per me tramite Amazon.
L'identificazione avviene
facilmente in modo da trovarci alla reception verso le 17 per versare
l'obolo di $ 25,00 (niente male per un posto quasi primitive il cui
hatu è rappresentato dal fatto di essere posto in riva al mare e di
essere facilmente raggiungibile dal confine) per un parcheggio
protetto dove i servizi igienici non sono dotati di carta igienica
(benedetta Walmart e simili!).
Ma per oggi va bene così;
domani si inizierà a viaggiare seriamente in direzione sud della
penisola che, sino a cabo San Lucas, misura circa km. 1.700,00.
Siamo scarsi di provviste
fresche perciò questa sera a bordo del Nomade sono previste linguine Walmart saltate in padella con un sugo accomodato, insaporito prima in un
soffritto di cipolla e poi arricchito con olive e spezie: anche
l'ospite le ha gradite, peccato non averne cucinate di più!
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