martedì 2 ottobre 2012

Monument Valley


Venerdì 28 – Con l'ora dello Utah la sveglia per me suona alle sei, ma per i Navajo (loro preferiscono il nome Dinè a quello ricevuto dagli spagnoli), sul cui territorio mi trovo, dovrebbero essere le cinque. Mi muovo con un cielo ancora buio e stellato, in giro non si vede anima viva, ma presto il chiarore prende corpo ancor prima che i raggi del sole illuminino l'ambiente.
La magia poetica che il panorama esprime nella sua vastità rasenta l'assoluto: a mio avviso le foto che ritraggo con la fotocamera non sono in grado di evidenziare questa meraviglia (ci vorrebbe forse una fotocamera più attrezzata, o forse soltanto uno più capace).




Mi sembra di aver capito che, stando così le cose, vale di più una foto d'insieme che il particolare del singolo monumento.

Sono quasi arrivato all'ingresso di Monument Valley quando scorgo riflesso nell retrovisore il sorgere del sole: ecco, questo è il preciso momento in cui i colori della M.V. si esaltano.






Quando arrivo nel piazzale uso parcheggio mi trovo di fianco ad un gigante francese della Bassa Normandia, un veicolo speciale 6x6 su meccanica Scania, uno di quelli che può aggredire qualsiasi tipo di terreno: peccato che gli sia inibito il percorso della M.V.!


Per lo stesso motivo non so ancora come organizzare la visita in quanto vi è un divieto a percorrere la scenic drive che include anche gli RV, ma a partire da 25 feet di lunghezza. Il Nomade, con bici caricata sul retro, raggiunge i 22 feet; preferisco chiedere ed ottenere una risposta probante: questa risulta essere affermativa, salvo prestare molta attenzione e rispettare il limite delle 15 miglia/h.




Dall'alto del terrazzo dell'albergo realizzato dai Navajo fronte M.V. controllo la parte di pista visibile: mi sembra percorribile.
Nella mia testa gira l'idea che se sono stato in grado di raggiungere Cinguetti in Mauritania percorrendo una pista che scalava anche una montagna, sarò ben capace di percorrere questo Loop più o meno pianeggiante.
Dopo la colazione, visitato il museo e lo store, mi decido a mettermi in gioco: appena partito trovo subito il difficile, ma me la cavo senza troppi problemi in quanto sono in discesa; il ritorno sarà un'altra cosa. 





Lungo l'itinerario mi rendo conto che i punti critici non sono più di due o tre, ma sarebbe veramente imbarazzante insabbiarsi qui e tenere bloccato il traffico. Perciò adotto la tecnica consistente nel porre molto spazio fra me e chi mi precede, anche fermandomi affinché lo spazio possa crescere sino alla dimensione che mi da tranquillità. Tutto questo perché, a parte i 4x4, le berline che si impegnano sulla scenic drive spesso si comportano come delle lumache, mentre io ho bisogno di tirar fuori la potenza necessaria in determinate situazioni e quindi rischio di risultare più veloce, arrivando troppo vicino alla coda di chi mi precede: in queste situazioni bisogna togliere gas, ma per me potrebbe essere la fine, quindi....






All'inizio della visita la temperatura è ancora fresca e sul tracciato si muovono poche auto, quasi tutte 4x4; anche i mezzi collettivi sono scarsi e portano pochi passeggeri. Dalle 11 in avanti cambia tutto: la temperatura, l'afflusso di gente (segno che sono arrivati i pullman), cominciano a girare le berline lumache.
Come è facile sentire il cambiamento nella percezione di un luogo al modificarsi di certi parametri!





Oggi molti italiani, sia sui mezzi collettivi che su Ford Mustang Cabrio a targa California.
Il loop prevede un tempo di percorrenza, incluso le soste nelle 10 stazioni e qualche altra, che va da una a tre ore; personalmente ne ho impegnate oltre quattro volendo ammirare i monumenti sotto diverse angolazioni.
C'è molto verde in questo deserto, ma la cosa che mi ha più colpito è l'armonia con la quale sono disposti i Monumenti sul terreno.





A proposito dell'armonia scenica, il mio parere sul nuovo albergo realizzato dai Navajos è una stroncatura completa.

Utilizzando la tecnica descritta prima riconquisto il parcheggio, anche se, effettivamente, l'ultimo tratto mi ha molto ricordato l'attraversamento della terra di nessuno fra Mauritania e Marocco.
Mentre consumo la mia pausa pranzo sento rientrare i mezzi collettivi carichi di connazionali: l'accompagnatore impartisce dal microfono “l'ordine” per gli accompagnati di ricordarsi degli autisti.
In precedenza ho visto rientrare mezzi collettivi con passeggeri di varie provenienze che non hanno avuto questa attenzione per i drivers.




Oggi il Nomade è stato al centro dell'attenzione in varie occasioni; ma essere parcheggiato proprio dove vengono scaricati i turisti che hanno utilizzato il veicolo collettivo per effettuare la visita è come stare esposti in una vetrina in piazza del Duomo a Milano.
Così cominciano alcuni avvicinamenti e si scambiano alcune battute; del tutto diversa la tipologia del connazionale dotato di vettura noleggiata: o sono timidi o sono spocchiosi.



Ad una coppia che pretendeva di autoritrarsi con la vettura impolverata di rosso sabbia senza riuscirci, ho offerto il mio aiuto per ritrarli spiegando loro che per una banalità del genere basta chiedere e chiunque ti aiuta! Ma forse questi appartenevano alla categoria dei timidi.




Dopo un altro sopralluogo sia allo store (gli oggetti esposti in vendita sono belli, ma i prezzi sono proprio per turisti danarosi! Ho visto un tappeto appeso a $ 12.000, mentre un basket piano può costare a partire da $ 350. In Africa ci sono altri prezzi, e non credo che la qualità sia così diversa da questa) che al museo, riprendo la strada e sono subito in Arizona, in territorio Hopi Tribe.


Prima è la 163 fino a Kayenta, da lì è la 160 che termina innestandosi nella 89, per me direzione Sud. Già a Tuba City avevo cercato una soluzione serale senza individuarla, ma visto che oltre Cameron ho deciso di non andare, appena dopo il cartello della località individuo un Trading Post e mi fermo.
I fratelli Richardson realizzarono un ponte sospeso sul piccolo Colorado nel 1911 e subito dopo fondarono l'insediamento attorno a questa attività commerciale che inizialmente era visitata soltanto dai Nativi per barattare i loro prodotti (lana, coperte, animali in cambio di farina, zucchero, prodotti in scatola ed altre moderne amenità).


Dopo averlo esplorato, nell'apprendere che è offerto ricovero ai veicoli come i miei in uno spazio attrezzato dall'altra parte della strada; mi decido ad interrompere la tradizione della sosta notturna for free recandomi alla registrazione. Quando però sento che il prezzo è di $ 25 inclusa tutta una serie di facilities che non mi servono, replico spiegando che a me serve solo un parcheggio overnight.
Continuando ad applicare la filosofia dell'ospitalità e del rispetto che ha sempre caratterizzato l'atteggiamento dei proprietari verso i visitatori del Trading Post, vengo indirizzato sul piazzale posto dietro alla stazione di servizio, il tutto for free! Grazie, ho accettato senza condizioni!



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