Oggi è lunedì, ed in prima mattinata mi dedico a cucina e connessione: oggi ben
quattro conversazioni grazie a Skype!
Con
non troppo entusiasmo (la giornata è grigiastra) mi dirigo poi verso
Troutdale, dove inizia Historic Columbia River Highway Scenic Byway
(it has been called “King of Roads”).
L'avvio
mi lascia perplesso, ma al primo overlook (Crown Point) ritrovo lo
smalto dei momenti migliori: questo fiume, che ho visto nascere a
Glacier N.P., percorre qualcosa come 2.000 km. per giungere a
destinazione, e la spedizione degli esploratori Lewis & Clark -
voluta dal Presidente T. Jefferson nel 1805 - arrivata al suo
estuario, lo scambiò per l'oceano per quanto apparve ampio!
Con
tutto che gli umani lo hanno sfruttato ingabbiandolo con diverse
“dam”, in questo tratto che ho sotto agli occhi più che un fiume
mi è sembrato un lago, ricco di fiordi e isolette (solo 1/3 ne sono
rimaste visibili dopo la realizzazione delle dam).
Ogni
volta che mi capita di trovarmi di fronte ad uno spettacolo della
Natura, in automatico retrodato le immagini al periodo in cui
dell'uomo bianco qui non c'era ancora traccia; le popolazioni native
ebbero un atteggiamento molto amichevole con i nuovi arrivati, ai
quali fornirono ogni cosa per farli sopravvivere al primo inverno,
quando non si erano ancora organizzati, ricevendo in cambio coperte e
vestiario in generale, e anche, perché così era scritto, le
malattie che le decimarono in poco tempo!
Durante
questa sosta sono stato avvicinato da diversi interlocutori; fra i più
interessanti ci sono stati un anziano canadese di Vancouver impegnato a
condurre la sua bici da corsa su questo percorso che, ve lo assicuro,
non è per niente facile, e tre alternativi su due H.D., addobbati
secondo la consuetudine di quella tipologia di motociclisti: questi
si sono rivolti a me in Italiano! Sì, perché la signora è Svizzera
di Berna, il marito, conosciuto in Mexico, e di qui e non parla
l'italiano, ma il figliolone, che è cresciuto e si è formato in
Svizzera dove ha studiato anche l'italiano, ora ha deciso di
stabilirsi qui.
La
sosta successiva avviene a Vista House, costruzione che mi ha
ricordato Il Sommo Vate abruzzese, ma che non va valutata tanto
architettonicamente quanto per il luogo dove è posta: sublime!
Dopo
vengono una serie di cascate; io ne ho tralasciate alcune e mi sono
impegnato sui trails che mi hanno condotto a Bridal Vail, Wahkeena,
Multnomah e Horsetail: sono tutte dello stesso tipo, a getto unico
con grande salto perpendicolare.
L'acqua
scendendo impatta la roccia in vari punti e la sua polverizzazione va
a vantaggio del muschio che cresce lateralmente: complessivamente,
l'una per l'altra, sono tutte uno spettacolo!
Lasciate
le cascate il percorso si interrompe per riprendere alcune miglia più
avanti, e nel breve tratto di circa 20 km. cambia lo scenario: si
passa dall'umido e lussureggiante Western Gorge al dry Eastern
Columbia River Plateau, a mio avviso entrambi affascinanti, il
secondo anche più del primo per il contrasto dei suoi colori.
Ho
modo di riprendere Memaloose Island, “a traditional burial site of
Native American Peoples”: la loro usanza prevedeva di collocare il
defunto, avvolto con delle coperte, dentro ad una canoa che veniva
poi lasciata nel luogo sacro.
Nel
momento in cui mi sto dedicando alle riprese fotografiche transita un
battello a vapore che mi porta alla fine del 1800 o a Eurodisney!
Intanto, sul versante Washington State, un treno merci condotto da
quattro locomotori si sta tirando al seguito chilometri di vagoni sui
quali sono posti dei containers.
Ultima
tappa della giornata è Rowena Crest: offre immagini simili a quelle
di Crown Point, ma con dei colori diversi: qui ci sono delle colline
che appaiono simili a dune!
Fatto
30 decido di fare anche 31 e così mi dilungo verso The Dalles,
antico luogo di incontro dei vari commerci fra Est ed Ovest, ma non
trovo alcuna traccia di ciò se non una sede museale che, a causa del
mio tardo orario di arrivo, è già chiusa.
Pensavo
di potermi immettere sull'itinerario a seguire, quello del Vulcano
Mount Hook, ma la cosa si fa complicata, così decido di tornare sui
miei passi per un tot. di miglia, e ciò facendo comincio ad
adocchiare eventuali possibilità per la sosta notturna. Alla seconda
opzione che mi si presenta emetto giudizio positivo: Rest Area alle
porte di Hood River, la località dalla quale parte The Mt. Hood
Scenic Byway.
Diversamente
da ieri, oggi la giornata è soleggiata sin dal mattino: giusto quel
che ci vuole per andare in quota. Nella fase di avvicinamento il
vulcano non è completamente visibile, ma sicuramente lo sarà più
tardi, quando il sole sarà riuscito a diradare le nuvole che
attualmente impediscono di coglierne la vetta.
Il paesaggio delle colline è molto ingentilito dalla coltivazione della vite e dai frutteti: questa è una zona fertilissima, molto ambita dai pionieri, che si impegnavano in un avventuroso viaggio della durata di un anno pagando cifre non indifferenti agli organizzatori del trasporto (mutandis mutanda, questo mi ricorda un po' il passaggio dall'Africa all'Italia operato dagli scafisti) per potersi accaparrare un lotto di terreno in quest'area.
Il paesaggio delle colline è molto ingentilito dalla coltivazione della vite e dai frutteti: questa è una zona fertilissima, molto ambita dai pionieri, che si impegnavano in un avventuroso viaggio della durata di un anno pagando cifre non indifferenti agli organizzatori del trasporto (mutandis mutanda, questo mi ricorda un po' il passaggio dall'Africa all'Italia operato dagli scafisti) per potersi accaparrare un lotto di terreno in quest'area.
Appena incrocio la postazione dei Rangers mi fermo per chiarimenti: il mio quesito verte sulla possibilità di avvicinare i ghiacciai come ho potuto fare negli altri luoghi visitati. La tipa con la quale parlo, quando le spiego con che veicolo sto viaggiando, dato che la strada non è pavimentata per i 2/3 del percorso, interpella il suo capo. Questi esce per visionare il Nomade e non esita a buttarsi a terra per verificare la distanza dal suolo dello chassis e la consistenza delle coperture: dopo essersi accertato se ho la gomma di scorta ed il necessario per effettuare una eventuale sostituzione, mi comunica che, prestando molta attenzione ai numerosi Bump e guidando lentamente, dovrei farcela.
Lascio
i Rangers con qualche perplessità, e visto che il tempo non sta
migliorando decido di percorrere comunque la parte pavimentata e poi
vedere le possibili evoluzioni.
Da
quando mi immetto sulla Spur che consente l'avvicinamento massimo al
ghiacciaio denominato Eliot, Mt. Hood resta fuori dal campo della
visibilità; incoraggiato dal fatto che alla mia quota c'è il sole e
che non c'è nessuno sul percorso, terminato il tratto pavimentato
affronto quello solo battuto.
Avanzo
utilizzando il secondo rapporto non tanto per la pendenza quanto
perché il fondo è veramente insidioso. Negli ultimi 5 km. i Bump si
fanno molto più frequenti: con questo termine sono qui chiamati gli
invasi che consentono all'acqua di scendere a valle, hanno una
profondità variabile e vanno presi di taglio, praticamente da fermi!
Mentre salgo mi rendo conto che un incendio ha danneggiato un'area
enorme di foresta in tempi a me sconosciuti, anche se alla vista
sembrerebbe cosa accaduta abbastanza di recente.
Per
coprire i 15 km. non pavimentati impegno parecchio tempo, ma questo
non ha oggi giocato a favore perché, come arrivo in cima e posso
vedere il vulcano, esso resta assai coperto: comincio quindi a
comprendere il perché del nome che porta, ma sono fiducioso e quindi
mi impegno in altre attività, osservando ogni mezz'ora la
situazione.
Tira
un forte vento con folate che fanno ballare il Nomade, quindi resto
fiducioso sino alle 14, quando capisco che oggi non è giornata:
infatti la situazione va peggiorando!
Con più attenzione che all'andata affronto la discesa, ed una volta a valle continuo nella direzione Portland in quanto, dopo 30 km., vi è la strada ufficiale e comoda per raggiungere Mt. Hood da un altro versante. E' incredibile come a valle ci sia un bel sole caldo mentre il vulcano rimane “incapucciato”.
Persistendo
questa situazione proseguo direttamente per Downtown raggiungendo
l'area urbana attorno alle 17: il grande traffico in uscita mi fa ben
sperare, purtroppo GPS non recepisce l'indirizzo che inizialmente
imposto: SW Sixt Av., allora gli passo 6th
Av. SW e questa la accetta. Dopo circa un'ora nel traffico che in
realtà c'è anche nella mia direzione di marcia, quando manca poco
all'arrivo mi rendo conto che non sono stato indirizzato dove volevo
arrivare. Non gli do tutti i torti, perché Portland ha una
ripartizione stradale che è semplice (penso e spero) per chi ci
vive, ma non è così semplice per il viaggiatore.
Impostando
una via del centro diversa, GPS accetta e riconosce subito
l'indirizzo, così, muovendomi sempre in un bel traffico (eppure
questa città non è abitata da più di 500.000 anime!) arrivo a
destinazione: girando su strade limitrofe trovo un parcheggio (qui si
paga dalle 8 am alle 7 pm; ora sono le 7 per cui qualche spazio si
trova).
Intendiamoci,
la città descritta da L.P. È differente da quella che ho visto io,
ma devo anche dire che in diverse occasioni ho trovato Lonely Planet completamente inattendibile.
Mi
sono limitato a pattugliare Downtown e a cercare di sentire gli
umori: non ho trovato questo modello urbanistico tanto decantato, e i
grattacieli ci sono, anche se decentrati rispetto a Downtown, così
come non mi è assolutamente sembrata una città da girare in bici a
causa delle salite ardite che il Nomade ha dovuto affrontare con il
primo rapporto!
La
gente che ho visto muoversi era di tutti i tipi, con una buona
presenza di quella apparentemente un po' sballata, quella che va a
rovesciare i contenitori alla ricerca di qualcosa, lasciando tutto il
rovistato a terra, segno di un disagio sociale piuttosto marcato che
caratterizza ormai diffusamente le civiltà del benessere.
Nel
contempo ho visto anche i giocatori di scacchi, i gruppi musicali di
strada, i famosi “ristoranti etnici”, alcune vetrine
interessanti, la tecnologia delle pale eoliche applicata sul tetto di
un quasi grattacielo, ma non ho messo piede nella zona più
commerciale, anzi, ho deciso che quanto visto mi sarebbe bastato e mi
sono allontanato alla ricerca di posti più quieti, trovando la soluzione adatta per la sosta notturna verso le 20.30 a Cedar Mill,
sulla strada che ho imboccato per raggiungere Oregon Pacific Coast.
Nessun commento:
Posta un commento