La
prima mattinata, visto che la connessione qui è decente, la passo al
p.c.: trovo mails che mi creano del lavoro e che sviluppo senza
indugio. Poi mi metto in movimento per cercare chi può eseguire la
convergenza, qui chiamata “alignment”: il primo tentativo va a
vuoto, il secondo, che avevo rilevato on line, idem ma con la
segnalazione di un indirizzo che mi viene garantito essere in grado
di effettuare il lavoro.
Imposto
Garmin e via, peccato che per andare dall'uno all'altro continuo a
ruotare come una trottola ben caricata, da Est ad Ovest di
Springfield, sintanto che a Chicopee l'organizzazione Daigle's Truck
Master mi accetta: è quasi mezzogiorno, pertanto mi da appuntamento
per le 12.30, dopo la loro pausa pranzo.
E'
così che posso assistere ad una scena d'altri tempi, mai mi è
capitato di vedere qualcosa di simile in Europa: i lavoratori,
interrotto il lavoro, ciascuno per conto proprio, si siedono più o
meno a terra, sullo stesso posto di lavoro, aprono la schiscietta e
consumano il loro pasto, impiegando anche meno dei 30' previsti, in
modo da riprendere subito dopo il lavoro.
Questo
avviene in un capannone a porte aperte, dove la temperatura è
caraibica, ed i lavoratori, senza usare né guanti di protezione né
quelli usa e getta per non sporcarsi le mani, continuano a colare
sudore: per me, con esperienza di lavoro operativo sul campo, non è
un bel vedere. Così mi son trovato a fare delle considerazioni su
questo paese che negli ultimi 70 anni ha pensato di ergersi a
conduttore delle cose di quasi tutto il mondo, insegnando/imponendo
ovunque come si deve fare, mentre al suo interno la civiltà che ha
realizzato è sprecona nei consumi e scarsa di diritti, ma compatta
attorno alla bandiera e all'idea che qualcuno deve difendere la
libertà di tutti: non voglio commentare oltre, ma certo che anche
questo intervento odierno, durato un'ora o poco più, che ha incluso
anche la rotazione delle ruote da avanti a retro e viceversa, ha
avuto un costo di oltre $ 140, a riconferma che per tenere in piedi
il carrozzone, cioè i tanti che fanno numero ma che non si ammazzano
di lavoro, bisogna tenere alte le tariffe scaricando tutto sul
consumatore, bell'esempio di quella concorrenza che ci hanno
insegnato essere necessaria perché totalmente a vantaggio
dell'utente finale!
Ora
il Nomade è a posto, anche se mantengo delle perplessità sul suo
avantreno: in questa situazione mi si pone all'attenzione l'autonomia
su cui posso contare con le coperture che ho al seguito, ed è una
autonomia fortemente limitata, accidenti!
Springfield,
città nota, al di fuori di qui, unicamente per aver dato i natali al
Basket; per me sarà ricordata per la soluzione dei vari problemi e
per la spennatura complessivamente subita, da buona oca canadese.
Già
la giornata è calda ed afosa, in più, non avendo un posto all'ombra
dove stare, parto alle 14: da suicidio!
Cerco
la possibilità di soste in ogni dove, ma non ce n'è; la strada è
ampia e tutta esposta. Solo dopo le 16, lasciata alle spalle
l'urbanizzazione, trovo sollievo nel percorrere strade secondarie
inforestate. La vegetazione è spesso così fitta da non lasciar
trapelare nemmeno un raggio di sole; in compenso mi imbatto, in due
occasioni diverse, in due Deer impegnati ad attraversare la strada
senza troppi complessi.
Diverso
è invece stato l'incontro con una Turtoise: mi è sembrata molto
cauta, se ne stava a bordo strada nell' attesa che qualche suo
sensore le desse il consenso all'attraversamento.
Ho
la sensazione di aver già percorsa questa strada in senso opposto,
ma credo proprio che non sia così, semmai è la ripetitività delle
abitazioni che induce a pensarla in questo modo.
Dal
Massachusetts entro nello State of New York per fermarmi presto in
un Park and Ride alle porte della città che volevo evitare, Albany.
Possibilità
di connessione 0, così raggiungo Morfeo in un orario anticipato ed
insolito.
Oggi,per sfruttare il fresco mattutino, partenza anticipata. Le
stradine scalano e scendono i crinali di queste collinette in modo
molto spiccio, tanto i grossi motori a benzina che con un litro
percorrono circa 5 km.non hanno problemi, mentre io mi vedo
costretto addirittura a ricorrere al primo rapporto per potercela
fare.
I
paesaggi sono incantevoli, specialmente dove non sono troppo
inforestati. Pur essendo la qualità di questi luoghi del tutto
assimilabile a quella delle Catskills poco lontane, quelle hanno fama
di essere turistiche, quindi sono dotate di punti pic-nic, di spiazzi
per consentire la sosta in luoghi panoramici, o semplicemente di
aree parcheggio, mentre qui nulla di tutto ciò!
Raggiungo Ithaca verso le 13,30 e non credo ai miei occhi nel trovare aperto il Visitor Center; assunte le poco info indispensabili, essendo la città terrazzata e senza parcheggi adatti a me, con salite e discese arditissime, non mi resta che tentare la visita al Museum of Art appartenente alla Cornell Univerity.
Con
un piccolo escamotage riesco a sistemarmi non lontano dal museo, ma
pur essendo sabato, visto che il luogo appartiene alla onnipresente
università, non mi fido del tutto così appendo cartelli leggibili
dall'esterno che indicano un mio ritorno rapido appena terminata la
visita del museo.
Questi
è risultato per me interessante, soprattutto nella sezione di
American Art ed in parte in quella di Asian Art: questa, essendo
posta al 5° piano dell'edificio realizzato da un noto architetto
orientale, consente anche di godere di splendidi panorami sulla città
e su ciò che vi è attorno, in particolare il Campus universitario e
Cayuga Lake.
Poi
via per Taughannock Falls, in questo periodo poco rifornita d'acqua,
ma sita in un contesto notevole, quindi Seneca Falls dove la strada
finalmente lascia vedere il lago:
infatti, nel tratto precedente
questo si coglie raramente, ma il panorama che posso godere è molto
suggestivo, con le Vinery che si susseguono alternate a farm dove si
effettuano coltivazioni più tradizionali.
Raggiunta
Seneca (il nome le viene dai First Nation che hanno abitato queste
zone sin da tempi remoti) ho assoluta necessità di diesel e quindi
metto il naso in tutti i distributori che incontro, ma diesel zero,
sino a che, dopo tre fermate andate a vuoto, trovo il diesel in
un'area dotata di piazzalone e vari stores: in un sol colpo è così
risolto anche il problema della sosta notturna (in questo paese non
c'è posto per il romanticismo, si va all'utilità essenziale) .
Oggi
mi è stato possibile vedere altri animali selvatici da vicino: una
lepre nel campus della Cornell University ed una giovane volpe,
tranquillissima, a bordo strada nella zona della cascata; di tutti
quelli che ho incrociato, ma deceduti lungo la strada, numerosi e di
vario genere, preferisco non parlare.
La
giornata è stata caldissima, solo l'umidità inferiore al 40% mi ha
consentito di sopravvivere, ma non è stato facile.
Lasciata Seneca Falls, effettuo la prima sosta a Canandaigua, gradevole località sita sull'omonimo lago: qui ci sono i ricoveri delle barche segnalati come sito storico, e proprio per questo, nel vederli, ho pensato che potrebbero essere tenuti meglio, vista la loro importanza.
Nella
penisola scandinava, dove queste realizzazioni sono la norma, non
ricordo di avere visto delle segnalazioni particolari, ma certo è
che le ho sempre viste tutte mantenute benissimo.
Decido
di spostarmi verso la costa del lago Ontario anziché puntare su
Buffalo, così Garmin mi conduce su splendide stradine di contea
attraversando l'area denominata Genesee, agricoltura di vario genere
allo stato puro, su terreni mossi che conferiscono al paesaggio una
dolcezza in contrasto con le aree selvagge limitrofe.
Mentre viaggio penso al nome della città che incrocerò quanto prima, Batavia, e cerco di trovare la sua origine, sin tanto che mi torna alla mente il Batavia, splendido veliero Olandese che all'epoca navigò su rotte lontane; infatti a Batavia c'è traccia anche di un museo olandese.
In tutta questa zona, nota per essere freddissima e ricoperta di neve durante l'inverno, sto continuando ad incontrare giornate caldissime; sulla base dei nomi delle località che ho attraversato quali Austerlitz, Waterloo, Geneva, etc., mi domando se quei pionieri provenienti dalle zone europee che qui hanno voluto ricordare chiamando con i nomi dei paesi di provenienza i loro insediamenti americani, seppur ben preparati al freddo dalle zone di provenienza, fossero in grado di sopportare adeguatamente anche i mesi a temperatura continentale, per i quali personalmente ho sempre avuto difficoltà.
Oggi ho ripescato i ricordi delle temperature a me più favorevoli sempre cercate e trovate sia in Bretagna che Normandia, ma anche in Galizia, senza tornare a citare la penisola Scandinava: effettivamente sto soffrendo un po' troppo questo caldo, e conto su un tasso di umidità molto basso per poter affrontare i Parchi delle zone desertiche, in caso contrario, come il nonno nel film “piccolo grande uomo” ebbe a dire: oggi è un buon giorno per morire, ripeterò anch'io quella frase!
Mentre viaggio penso al nome della città che incrocerò quanto prima, Batavia, e cerco di trovare la sua origine, sin tanto che mi torna alla mente il Batavia, splendido veliero Olandese che all'epoca navigò su rotte lontane; infatti a Batavia c'è traccia anche di un museo olandese.
In tutta questa zona, nota per essere freddissima e ricoperta di neve durante l'inverno, sto continuando ad incontrare giornate caldissime; sulla base dei nomi delle località che ho attraversato quali Austerlitz, Waterloo, Geneva, etc., mi domando se quei pionieri provenienti dalle zone europee che qui hanno voluto ricordare chiamando con i nomi dei paesi di provenienza i loro insediamenti americani, seppur ben preparati al freddo dalle zone di provenienza, fossero in grado di sopportare adeguatamente anche i mesi a temperatura continentale, per i quali personalmente ho sempre avuto difficoltà.
Oggi ho ripescato i ricordi delle temperature a me più favorevoli sempre cercate e trovate sia in Bretagna che Normandia, ma anche in Galizia, senza tornare a citare la penisola Scandinava: effettivamente sto soffrendo un po' troppo questo caldo, e conto su un tasso di umidità molto basso per poter affrontare i Parchi delle zone desertiche, in caso contrario, come il nonno nel film “piccolo grande uomo” ebbe a dire: oggi è un buon giorno per morire, ripeterò anch'io quella frase!
Dopo la sosta ad Olcott sul lago Ontario, dove ho potuto usufruire di un parcheggio in fondo ad una strada prospiciente un parco alberato, quindi all'ombra, successivamente mi sono trovato ancora in grande sofferenza poco prima di arrivare a Niagara Falls.
Quando ho visto un cimitero a bordo strada con alberi d'alto fusto, mi ci sono infilato sotto al volo Così ho potuto verificare che i visitatori, se vogliono tenere in ordine le tombe dei familiari, devono portarsi da casa sia l'innaffiatoio che l'acqua, perché queste sono le usanze, e portarsi a casa eventuale vegetazione asportata. In pratica né lo stato centrale né quello locale pensa di farsi carico di alcun bisogno della società perché quella interpretazione di libertà per la quale vanno fieri li esenta dal farsi carico di alcunché.
Ora capisco meglio le pene di Obama circa determinate leggi “progressiste” che poi non è riuscito a far approvare se non in una formulazione assolutamente lontana dal progetto iniziale.
Il
cimitero è quasi sempre un luogo di pace, in più ti da la
possibilità di interpretare, partendo da semplici nomi e date, e
avvalendosi di qualche frase si possono costruire o ricostruire
storie di persone scomparse anche oltre un secolo fa. Mi sono
tornati in mente i cimiteri di guerra che ho sempre sentito come
particolarmente sacri, dove i vari Pietro della ballata di De André
sono stati sotterrati per motivi a loro sicuramente poco
comprensibili, ma è così e basta, ancora oggi non si può fare
nulla di diverso, la statistica può dare delle spiegazioni
proiettando sul lungo termine l'ininfluenza di quelle morti, come
dire, se non fosse stato in quel modo, ci sarebbe stata un'altra
causa, ma il risultato per l'umanità non sarebbe cambiato. Solo per
il singolo individuo ha valore la valenza del cambiamento fra essere
vivo o meno.
Arrivando
a Niagara Falls trovo inavvicinabile il Visitor Center: oggi è
domenica, forse c'è anche un'affluenza superiore, in più vedo che
tutto è organizzato come un gran baraccone, elementi questi che non
sono in sintonia con me, pertanto percepisco un senso di repulsa.
Dopo
aver trovato un parcheggio temporaneo, mi decido a raggiungere a
piedi il V.C. seguendo un percorso stabilito (io mi trovo già
nell'area del Parco all'interno del quale ci sono le cascate). Prima
sento il rumore, poi vedo la nuvola di umidità che si sviluppa dove
avviene l'impatto dopo la caduta, quindi me le trovo davanti: uno
spettacolo, anche se dal lato canadese risultano più impressionanti!
Sono consapevole che quando i ricordi sono troppo datati spesso perdono in fedeltà, ma le cascate di Iguassu me le ricordo più ampie e maestose, forse solo per il contesto nel quale sono inserite.
Dopo
la presa di contatto e la ricerca di alcune info, torno a casa;
sarebbe bello poter rimanere dove sono, ma preferisco indagare per
stare tranquillo. Infatti questo è un parcheggio dove si può stare
da Dawn a Dusk, dall'alba al tramonto. Non mi perdo d'animo e mi
muovo seguendo un criterio che si è già consolidato con
l'esperienza di queste prime settimane, così in poco tempo trovo
dove fermarmi per la notte.
Sin
dal primo mattino di lunedì 2 luglio, con ambiente fresco e privo di
umanità circolante, mi dedico ad un'entusiasmante esplorazione a
piedi dell'area; perché se è vero che la vista delle cascate dal
lato canadese è migliore, è altrettanto vero che in territorio U.S.
è superiore il contesto, tutto inserito in un parco ben organizzato,
dove vivono da signori sia scoiattoli che varie specie di uccelli.
La potenza della natura si esprime qui a livelli altissimi, anche se dal tardo 1600 ad oggi, a causa di erosioni, si è modificato il fronte della caduta dell'acqua.
Sono rimasto impressionato dalla vista di immagini riprese sia durante inverni particolarmente rigidi o quando una enorme massa di ghiaccio aveva ostruito l'arrivo dell'acqua alle cascate: in queste situazioni le cascate risultano ghiacciate e ricoperte di neve.
La nebulizzazione dell'acqua è talmente potente che in determinati passaggi si rimane bagnati e rende quasi invisibile il panorama circostante: questa situazione aiuta a produrre continui arcobaleni che arricchiscono la meraviglia del tutto.
Più passa il tempo, più arriva gente: sono presenti una incredibile varietà di etnie, e fra queste mi sembra di cogliere una ampia presenza del mondo asiatico. Alla vista di questo mix sarebbe stato felice Alessandro, il Grande: senza guerre di conquista ed imposizioni dall'alto, ma solo per turismo o per necessità di sbarcare il lunario, qui si coglie la realizzazione di una parte del suo avveniristico programma tendente a mischiare le genti!
Guardandomi attorno mi vien da dire che le uniche persone senza problemi di obesità sono quelle asiatiche, perché anche gli ispanici ed i neri non scherzano per niente!
Chissà che fatica per gli U.S.A. quando si tratta di selezionare le proprie truppe, praticamente sempre, da inviare in giro per il mondo a “difendere”qualcosa o a “difendersi” da qualcuno.
Nel pomeriggio, in un orario assolato, affronto il passaggio del confine percorrendo il ponte che risulta ventilato, e raggiungo il Canada senza farmi del male: da questa parte sicuramente la vista sulle cascate è superiore, però c'è meno fascino per il fatto che la strada, di grande traffico, corre a fianco alla passeggiata, nemmeno troppo ampia, che ho trovato ricolma di gente.
Ho
visto girare un bus navetta per il trasporto dei turisti lungo il
percorso, forse gratuito? Difficile a dirsi in questi territori!
Sicché, non avendo fatto cambio di valuta, non disponendo di
spiccioli, ho dovuto rinunciare al trolley canadese, percorrendo
tutto l'itinerario nei due sensi producendo un accumulo di una certa
dose di stanchezza, in parte compensata con soste trascorse seduto
sull'erba ad osservare a 360°.
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