mercoledì 6 giugno 2012

Il Nomade muove verso l'imbarco a Zeebrugge


E' già il pomeriggio inoltrato di domenica 27 maggio: sono circa le 18 ed ho appena terminato il lungo, faticoso e complesso lavoro tendente a mettere Il Nomade in condizione di muovere per quella parte di mondo normalmente identificato come America.
Sì, è arrivato il momento di questa partenza contrassegnata da segnali di profonda ambivalenza, sia generati al mio interno che provenienti dall'esterno.
Perché è vero che il progetto del grande viaggio è stato cullato amorevolmente da anni, tanto da considerarlo l'evento significativo di quella parte di vita che ancora mi verrà concessa, ma è altrettanto vero che prima di iniziarlo ho fortemente voluto andare in Africa Nord Occidentale.
I tre mesi impegnati lì, vissuti come per un appuntamento stabilito dal destino già negli anni settanta per una manifestazione di fantasie ancora giovanili, si sono impadroniti di una parte di me tenuta più o meno latente; questa ne ha approfittato per svilupparsi rapidamente, espandendosi sia nel cuore che nella mente dell'anziano prototipo umano frutto di darwiniana evoluzione costantemente perseguita.


Ecco allora concretizzarsi quella che si potrebbe chiamare l'apertura di una finestra su uno scenario inatteso, l'opportunità di dare un senso più nobile alla propria aspettativa di vita residua, la possibilità di rimanere vivacemente attivo sviluppando un progetto nel quale impegnare le proprie inesplorate capacità, la propria volontà, la propria conquistata essenzialità al servizio di chi, pur disponendo di altrettanta capacità, volontà ed essenzialità, si è trovato suo malgrado a vivere in luoghi attualmente dotati di minori risorse da offrire all'individuo per la propria sopravvivenza: il riferimento è a quelle genti che vivono nella “brousse”, il deserto del Sahel, sparpagliate in territori distribuiti in varie nazioni dell'Africa Nord Occidentale, accomunate da una cultura piuttosto incontaminata incentrata in un sistema di vivere la vita attimo per attimo, nella speranza quotidiana di poter disporre di quanto basta per sopravvivere, spinte a guadagnarsi un altro giorno per guardare l'altro negli occhi capendone l'anima.
Rientrato alla mia base ai primi di marzo, sono stato preso da dubbi circa il mio viaggio attorno al mondo: da una parte ho percepito l'attrazione che continua a ingenerare in me ciò che ho trovato in quella parte di Africa, dall'altro parte ho incontrato una serie di difficoltà quasi quotidiane per riuscire a portare Il Nomade oltre Atlantico, tanto che sino a pochi giorni fa, in carenza di una soluzione ad uno dei tanti problemi, sono stato sul punto di gettare la spugna e modificare l'itinerario.


Poi ho riflettuto ancora ed ho pensato che eventualmente avrei potuto semplicemente utilizzare una nave successiva per l'imbarco nell'attesa della maturazione della soluzione.
Mercoledì scorso, dopo che tutte le ricerche di aiuto da me indirizzate ovunque si erano rivelate vane, ho avuto un primo segnale di disponibilità dal New Jersey che ho coltivato immediatamente, sino poi a raggiungere l'obiettivo: a quel punto anche l'ultimo cerchio si è chiuso ed ho così potuto decidere di mollare quella catena che mi ha tenuto all'ormeggio.
Ora mi sono convinto che è meglio non avere programmi definiti, in modo da poter scegliere con maggiore selettività il da farsi in ogni momento, senza dare una costanza di continuità alla mia permanenza in un continente piuttosto che saltare in un altro, continuando intanto a portare avanti il lavoro impostato con Bambini nel Deserto, ma mantenendo la giusta distanza, quella che ti consente di dare il meglio conservando un'ottica realistica, senza subire le pressioni emotive: capisco che queste sono solo parole ragionate, il resto si vedrà!

Anche in occasione di questa partenza, a testimonianza del fatto che il nome che si è data la ONG non comporta esclusivamente interventi di soccorso in Africa, trasporterò del materiale sanitario destinato ad un piccolo ospedale organizzato in Nicaragua da due medici volontari italiani poco tempo fa: mi auguro soltanto di poter ricambiare la fiducia rappresentata tangibilmente dal materiale affidatomi riuscendo a portare a buon fine la missione entro termini di tempo ragionevoli.
Dovrò compiere un lungo itinerario per raggiungere Zeebrugge, il porto di Brugge (patrimonio UNESCO) che si trova nel Belgio.
Da lì Il Nomade partirà alla volta del porto di New York - che poi è Newark in NJ.
Una volta espletate le pratiche di spedizione e assolte le formalità doganali esso sarà affidato alla compagnia Wallenius Wilhelmsen Logistic che provvederà ad imbarcarlo sulla propria nave Turandot che effettua servizio ro.ro (roll in roll out), in partenza il giorno 3 giugno, previsto arrivo a NY il 13/14 giugno.
Quindi il primo pit stop avverrà presso la sede di Bambini nel Deserto a Modena.
Seguirà un altro pit stop a Paderno Franciacorta per piccoli interventi da effettuare in officina e rimasti sempre in sospeso.
L'itinerario ottimale consigliato da google per arrivare alla meta prevede l'attraversamento della Svizzera con proseguimento in Francia, per poi raggiungere la meta: la mia scelta sarà un'altra.
Quindi via per il Nord attraversando l'Austria, entrando in Germania da Reutte e risalendola sino ad Aachen, girando a sinistra in direzione Eindhoven, entrando poi in Belgio per arrivare a destinazione dopo almeno 1.750 km. al costo del solo gasolio, in quanto è ormai per me consolidata da tempo la scelta di evitare il salasso dei pedaggi.
In realtà penso che mi consentirò la Vignette per l'Austria (minimo 10 gg. per € 8, escluso il tratto Brenner-Innsbruk che eviterò con cura in quanto escluso dalla Vignette), mentre in Germania ed in Belgio è risaputo che non esistono.
Il tutto dovrà avvenire entro mercoledì, in modo da sbrigare ogni pratica giovedì in mattinata e, se non ci saranno intoppi, poter correre all'aeroporto Charleroi per essere accettato sul volo Raynair della sera in partenza per Orio al Serio.
Ciò che avverrà dopo sarà la prenotazione del volo che mi ricongiungerà con il Nomade, la prenotazione di un albergo funzionale a ciò che dovrò affrontare laggiù, e poi ...on the road, nel vero senso della parola.

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