domenica 19 febbraio 2012

Appendice Zebrabar - Saint Louis


Lascio Saint Louis dando un passaggio all'aiuto guardiano che oggi ha tenuto sotto controllo il Nomade; prima di scendere costui trova il modo per chiedermi altri quattrini sotto forma di aiuto per una visita medica che intende fare all'ospedale per certi problemi ad un occhio: gli sgancio qualche spicciolo pur di non avere più nelle orecchie questi lamenti: oggi ho sentito quelli dovuti alla mancanza di lavoro, alla mancanza di vendite, alla mancanza di denaro per la famiglia, alla mancanza di cibo...qui i problemi si cerca di caricarli sulle spalle del turista bianco!
Uno dei tanti venditori (ma qui li chiamano business man) che mi aveva approcciato stamane al momento del parcheggio, subito mi aveva invitato a visitare la sua boutique; parla l'italiano in quanto suo padre ci ha passato una ventina d'anni o forse più. Ebbene, quando sto manovrando per lasciare il parcheggio, anticipato dalla voce, arriva di corsa con alcuni oggetti in legno, convinto che avrei acquistato qualcosa. Sono assolutamente disinteressato ed irremovibile sulla mia posizione, ma questi ce la mette tutta per strapparmi un acquisto, tirando fuori le motivazioni più assurde per farmi sentire, in quel momento, come responsabile delle sue disgrazie!
Ho in mente di fermarmi per la notte dopo una cinquantina di km., in una località dove mi è stato indicato un campeggio, ma fra il buio fitto e la totale mancanza di indicazioni mi trovo a viaggiare da solo su una strada che, da asfaltata, si è trasformata in pista, e ciò a causa di lavori per il suo rifacimento.
Procedo abbastanza lentamente, anche perché sono fresco dell'insabbiamento mattutino e la ripetizione di un simile evento in questa fascia di orario non so proprio come andrebbe a finire.
Ad un certo punto comincio a vedere in lontananza delle luci e ipotizzo possano essere quelle di Rosso, località al di là del fiume Senegal, sulla sponda mauritana, che viene definita come una frontiera ostica.
Quando le luci sono a tiro, ho la conferma delle mie ipotesi; infatti mi trovo un “Halte Douane” improvvisamente davanti ai fari. Apparentemente non c'è nessun doganiere, in realtà sulla strada c'è un pick up a fari spenti con dentro due di questi; dopo un po' che sono fermo dall'auto mi viene indirizzato un segnale luminoso che mi invita ad avanzare accostando a dx. A questo punto non riesco a capire se i vari personaggi che mi avvicinano sono doganieri, perché nel nero della notte il nero delle loro facce fa un tutt'uno, inoltre non mi sembra indossino la divisa. Mi viene chiesto subito il passavant e poi mi vengono indicate due possibilità:
  • sostare qui in uno spazio dove vedo già parcheggiati altri veicoli, dichiarato sicuro;
  • proseguire sino al villaggio, dichiarato insicuro.
Scelta obbligata la mia, ma non semplice da mettere in pratica. Eh sì, perché ci sono sempre troppe persone a dirigere le operazioni, e non sempre queste sono concordi fra di loro. Dopo aver deciso con uno di questi dove sostare, interviene un altro che dice essere meglio mettersi di fronte. Ci provo, ma è impossibile incastrare il Nomade dove vorrebbe costui: inoltre, invisibile ma presente, c'è un ostacolo duro poco al di sopra del livello del suolo, ed in queste condizioni è inevitabile prenderlo, con il risultato di trovarmi una bella strisciata sulla parte bassa della porta di accesso alla Maison. Alla fine, candidamente, lo stesso tipo si rettifica dicendomi che è meglio parcheggiare nel posto precedentemente individuato!
Ho voglia di chiudere la giornata e l'unico interesse è volto alle varie procedure da espletare che mi attendono domani. Il fatto che mi sia stato ritirato il passavant senza aver capito bene da chi non mi da tranquillità, però ho accumulato stanchezza durante gli ultimi 100 km., così, come tocco il letto, sono già bello che partito.


















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