Purtroppo ieri sera non
avevo pensato alla sincronizzazione degli orologi, dimenticando che
il mio, da quando ho cambiato la scheda telefonica inserendo quella
senegalese, non è così preciso.
Alle 7.15 mi reco al
rendez vous, realizzando quasi subito che Ursula è già partita.
Pazienza, cambio di programma, pattugliamento nei territori della
Langue de Barbarie, scrittura, cucina e varie.
Già che sono in
ballo, tanto vale ballare: ed è così che riesco a riprendere il
chiarore del sole che cerca di forare le nuvole, senza riuscirci per
quasi tutta la giornata, nonché vari animali acquatici nel loro
habitat naturale.
Qui è tutto un rincorrersi di richiami,di
vegetazione che si muove spinta dal vento, di acqua del fiume Senegal
che si mischia con quella dell'oceano atlantico, subendone i
movimenti di alta e bassa marea.
Quando Ursula rientra ho
modo di conoscere la storia, di come è nato questo posto, di come
qui vi siano nati i suoi figli, perché qui arrivano esclusivamente
viaggiatori e non turisti.
Verso sera, non a caso, arriva un camion
Man camperizzato: che meraviglia, un altro pianeta rispetto al
Nomade! Noto che a bordo vi è una sola persona, e dagli adesivi che
porta sul posteriore mi rendo conto che si tratta di un veicolo che
ha viaggiato già per tutto il mondo.
Subito dopo arrivano due
motociclisti su moto BMW, attrezzati per viaggi rischiosi.
Strano che
non abbiano le borse laterali; mi avvicino e capisco tutto.
Si tratta
di due intrepidi che hanno partecipato e/o stanno partecipando ad un
rallye intercontinentale.
Di gente che canta fuori
dal coro ce n'è ancora, che imposta la propria vita su note
differenti: è proprio vero, è sempre e solo una questione di
scelte.
Completo la giornata
penetrando un'altra parte della laguna, dove incontro altri uccelli e
ascolto altri richiami. Mentre cerco di riprendere qualche foto
significativa noto un vero professionista all'opera: con gli
strumenti di cui dispone per lui è tutto facile!
L'ho conosciuto ieri sera
a cena, si trova qui per girare un film o un documentario, perciò
dispone di strumenti fuori dal comune.
Avevo preso in
considerazione anche un'escursione in piroga, ma da solo costa una
cifra; inoltre nel pomeriggio è montata una bella brezza che non
avrebbe certo aiutato.
Mi sento comunque
soddisfatto di come è andata la giornata, di quante immagini i miei
occhi hanno potuto cogliere; addirittura ci sono delle varietà di
uccelli che atterrano vicino al Nomade.
Domani affronterò Saint
Louis, della quale alcuni parlano come di un luogo interessante
mentre altri lo considerano solo per la vicinanza a Djoudj ove è
sito il National Bird Sanctuary (UNESCO World Heritage site dal
1981).
Tutti sono però concordi
nel dire che si tratta di un luogo dove si subisce la pressione dei
venditori di qualsiasi cosa, dove i tutori della legge sono
particolarmente avidi: lo capirò meglio domani.
Mi rimetto in pista attorno
alle 8 in modo da vederci bene, cercando di prendere tutte le
indicazioni Zebrabar dell'andata per non perdermi. Ad un certo punto
mi trovo davanti un vecchio camion trasporto sabbia e sono costretto
ad accodarmi. Mentre procedo noto che la pista è molto sabbiosa, al
contrario di quella percorsa all'andata che aveva solo alcuni
passaggi a rischio. Capisco tutto quando il camion gira a dx e si
inoltra verso una cava, lasciandomi con un senso di impotenza in
mezzo al nulla.
Riesco a invertire la
marcia senza insabbiarmi, mi faccio coraggio e parto verso il tratto
pericoloso. Questa volta lo devo affrontare in salita, ma non è
tanto questo particolare a preoccuparmi, quanto il fatto che i solchi
delle ruote sono molto bassi rispetto alla cunetta centrale.
Pur impegnandomi, è una
questione di fisica, se trovi un ostacolo che non riesci a superare
ci vai ad impattare; così è stato, lo spoiler del Nomade, che vuol
dire anche tutto ciò che è posto a quella quota, come la coppa
dell'olio, dopo aver arato la sabbia per un po' non riesce a
consentire l'avanzamento del veicolo.
Comincio a spalare, ma mi
rendo conto che la situazione è fuori dalla mia portata; pertanto
estraggo il cavo d'acciaio dal garage contando sull'aiuto
obbligatorio dei camion che transitano in quanto , con me piantato
lì, da qui non passa nessuno.
Poco dopo ne arrivano ben
tre, capiscono la situazione al volo così il primo si occupa di
togliermi da lì.
L'operazione riesce, ma
ora chiedo di essere trainato oltre al tratto sabbioso per non
rischiare di restare qui tutta la giornata. Allora l'ultimo dei tre
mi aggancia sul davanti e comincia a tirare; poco dopo il cavo cede e
mi piomba sul parabrezza con la velocità di un elastico temendo
il peggio. Fortunatamente la parte di cavo dotato del gancio è
rimasta attaccata al camion, così mi sono salvato il parabrezza.
Eseguendo un nodo e riducendo la lunghezza del cavo, si va per il
secondo tentativo: riuscito! Mi sento salvo, sono fuori dalla sabbia,
ma chi me l'ha fatto fare di seguire quel camion. Nel ringraziare
allungo 2.000 CFA al camionista, sono circa € 3,50, ma qui hanno un
valore e vengono apprezzati. Scosso dall'esperienza appena vissuta,
saluto il ritorno sul goudron come una grazia ricevuta,
indirizzandomi verso la città.
In prossimità di essa subisco il primo stop da parte di gendarmi, ma senza conseguenze.
In prossimità di essa subisco il primo stop da parte di gendarmi, ma senza conseguenze.
Alle porte della città
vengo fermato da quelli vestiti di blu, come a Dakar, che mi sembrano
i più assatanati; mi vengono chiesti i documenti che, essendo in
ordine, dovrebbero garantirmi il via libera. Invece il tipo che li ha
controllati li passa ad uno più esperto il quale mi contesta la
mancanza delle strisce rosse in coda, quelle che portano i camion.
Gli spiego che sono equiparato ad una vettura e non ne ho bisogno, ma lui mi fa vedere che i furgoni che trasportano sia passeggeri che merci le portano, e secondo lui io appartengo alla stessa categoria. Allora sfodero gli artigli e replico informandolo che in tutto il mondo in cui ho viaggiato mai nessuno ha avanzato tale pretesa, ma che sono pronto a recarmi al Commissariato locale per chiarimenti. Non so se sono stato bravo io o se lui non era così convinto, fatto sta che mi ha consentito di ripartire, ma che incubo!
Gli spiego che sono equiparato ad una vettura e non ne ho bisogno, ma lui mi fa vedere che i furgoni che trasportano sia passeggeri che merci le portano, e secondo lui io appartengo alla stessa categoria. Allora sfodero gli artigli e replico informandolo che in tutto il mondo in cui ho viaggiato mai nessuno ha avanzato tale pretesa, ma che sono pronto a recarmi al Commissariato locale per chiarimenti. Non so se sono stato bravo io o se lui non era così convinto, fatto sta che mi ha consentito di ripartire, ma che incubo!
Appena entro in città non vedo nulla di diverso dal resto del Senegal, fortunatamente so dove recarmi per il collegamento wi fi e ci arrivo subito, parcheggiando benissimo.
Si tratta di una pasticceria di qualità, dotata di saletta ove godere le delizie proposte dalla casa potendo usufruire dell'accesso internet gratuito.
Decido di ordinare una
cioccolata e due croissant; le operazioni del mattino mi hanno messo
voglia ed appetito, evidentemente, per la velocità con la quale mi
divoro quei due oggetti del desiderio, veramente di alta qualità.
Già sulla porta della pasticceria ero stato avvicinato da vari personaggi: c'è chi ti propone il giro in calesse, chi ti vuol far visitare la propria boutique, chi ti vuol segnalare un ristorante.
Li semino tutti, ma dopo aver aggiornato il blog sono costretto ad uscire perché il negozio va in pausa; sono quasi le 13.30, ma questi mi hanno tenuto d'occhio e si ripropongono.
Raccontando la mia verità me ne libero, allontanandomi dalla zona più turistica, solo che al di fuori di questa ci si trova nella miseria più nera.
Può darsi che per come sono fatto io, quest'Africa che si presenta sempre eguale nelle realtà urbane, forse mi ha stancato, non ne ho più voglia, alla lunga ti stressa e ti vien voglia di cambiare aria.
Già sulla porta della pasticceria ero stato avvicinato da vari personaggi: c'è chi ti propone il giro in calesse, chi ti vuol far visitare la propria boutique, chi ti vuol segnalare un ristorante.
Li semino tutti, ma dopo aver aggiornato il blog sono costretto ad uscire perché il negozio va in pausa; sono quasi le 13.30, ma questi mi hanno tenuto d'occhio e si ripropongono.
Raccontando la mia verità me ne libero, allontanandomi dalla zona più turistica, solo che al di fuori di questa ci si trova nella miseria più nera.
Può darsi che per come sono fatto io, quest'Africa che si presenta sempre eguale nelle realtà urbane, forse mi ha stancato, non ne ho più voglia, alla lunga ti stressa e ti vien voglia di cambiare aria.
Probabilmente è così che ho percepito il Senegal, un paese stressante, pur riconoscendo il buono di certi incontri; ora è tempo di Mauritania per qualche giorno, prima di ritrovare il Marocco, che è in Africa, ma per certi versi non è Africa.
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