mercoledì 15 febbraio 2012

13 & 14.02.2012 Zebrabar - Saint Louis


Purtroppo ieri sera non avevo pensato alla sincronizzazione degli orologi, dimenticando che il mio, da quando ho cambiato la scheda telefonica inserendo quella senegalese, non è così preciso.
Alle 7.15 mi reco al rendez vous, realizzando quasi subito che Ursula è già partita. Pazienza, cambio di programma, pattugliamento nei territori della Langue de Barbarie, scrittura, cucina e varie. 
Già che sono in ballo, tanto vale ballare: ed è così che riesco a riprendere il chiarore del sole che cerca di forare le nuvole, senza riuscirci per quasi tutta la giornata, nonché vari animali acquatici nel loro habitat naturale. 




Qui è tutto un rincorrersi di richiami,di vegetazione che si muove spinta dal vento, di acqua del fiume Senegal che si mischia con quella dell'oceano atlantico, subendone i movimenti di alta e bassa marea.



Quando Ursula rientra ho modo di conoscere la storia, di come è nato questo posto, di come qui vi siano nati i suoi figli, perché qui arrivano esclusivamente viaggiatori e non turisti. 





Verso sera, non a caso, arriva un camion Man camperizzato: che meraviglia, un altro pianeta rispetto al Nomade! Noto che a bordo vi è una sola persona, e dagli adesivi che porta sul posteriore mi rendo conto che si tratta di un veicolo che ha viaggiato già per tutto il mondo.

Subito dopo arrivano due motociclisti su moto BMW, attrezzati per viaggi rischiosi. 
Strano che non abbiano le borse laterali; mi avvicino e capisco tutto. 
Si tratta di due intrepidi che hanno partecipato e/o stanno partecipando ad un rallye intercontinentale.
Di gente che canta fuori dal coro ce n'è ancora, che imposta la propria vita su note differenti: è proprio vero, è sempre e solo una questione di scelte.
Completo la giornata penetrando un'altra parte della laguna, dove incontro altri uccelli e ascolto altri richiami. Mentre cerco di riprendere qualche foto significativa noto un vero professionista all'opera: con gli strumenti di cui dispone per lui è tutto facile!
L'ho conosciuto ieri sera a cena, si trova qui per girare un film o un documentario, perciò dispone di strumenti fuori dal comune.
Avevo preso in considerazione anche un'escursione in piroga, ma da solo costa una cifra; inoltre nel pomeriggio è montata una bella brezza che non avrebbe certo aiutato.
Mi sento comunque soddisfatto di come è andata la giornata, di quante immagini i miei occhi hanno potuto cogliere; addirittura ci sono delle varietà di uccelli che atterrano vicino al Nomade.

Domani affronterò Saint Louis, della quale alcuni parlano come di un luogo interessante mentre altri lo considerano solo per la vicinanza a Djoudj ove è sito il National Bird Sanctuary (UNESCO World Heritage site dal 1981).
Tutti sono però concordi nel dire che si tratta di un luogo dove si subisce la pressione dei venditori di qualsiasi cosa, dove i tutori della legge sono particolarmente avidi: lo capirò meglio domani.
Mi rimetto in pista attorno alle 8 in modo da vederci bene, cercando di prendere tutte le indicazioni Zebrabar dell'andata per non perdermi. Ad un certo punto mi trovo davanti un vecchio camion trasporto sabbia e sono costretto ad accodarmi. Mentre procedo noto che la pista è molto sabbiosa, al contrario di quella percorsa all'andata che aveva solo alcuni passaggi a rischio. Capisco tutto quando il camion gira a dx e si inoltra verso una cava, lasciandomi con un senso di impotenza in mezzo al nulla.
Riesco a invertire la marcia senza insabbiarmi, mi faccio coraggio e parto verso il tratto pericoloso. Questa volta lo devo affrontare in salita, ma non è tanto questo particolare a preoccuparmi, quanto il fatto che i solchi delle ruote sono molto bassi rispetto alla cunetta centrale.
Pur impegnandomi, è una questione di fisica, se trovi un ostacolo che non riesci a superare ci vai ad impattare; così è stato, lo spoiler del Nomade, che vuol dire anche tutto ciò che è posto a quella quota, come la coppa dell'olio, dopo aver arato la sabbia per un po' non riesce a consentire l'avanzamento del veicolo.
Comincio a spalare, ma mi rendo conto che la situazione è fuori dalla mia portata; pertanto estraggo il cavo d'acciaio dal garage contando sull'aiuto obbligatorio dei camion che transitano in quanto , con me piantato lì, da qui non passa nessuno.
Poco dopo ne arrivano ben tre, capiscono la situazione al volo così il primo si occupa di togliermi da lì.
L'operazione riesce, ma ora chiedo di essere trainato oltre al tratto sabbioso per non rischiare di restare qui tutta la giornata. Allora l'ultimo dei tre mi aggancia sul davanti e comincia a tirare; poco dopo il cavo cede e mi piomba sul parabrezza con la velocità di un elastico temendo il peggio. Fortunatamente la parte di cavo dotato del gancio è rimasta attaccata al camion, così mi sono salvato il parabrezza. Eseguendo un nodo e riducendo la lunghezza del cavo, si va per il secondo tentativo: riuscito! Mi sento salvo, sono fuori dalla sabbia, ma chi me l'ha fatto fare di seguire quel camion. Nel ringraziare allungo 2.000 CFA al camionista, sono circa € 3,50, ma qui hanno un valore e vengono apprezzati. Scosso dall'esperienza appena vissuta, saluto il ritorno sul goudron come una grazia ricevuta, indirizzandomi verso la città.
In prossimità di essa subisco il primo stop da parte di gendarmi, ma senza conseguenze.
Alle porte della città vengo fermato da quelli vestiti di blu, come a Dakar, che mi sembrano i più assatanati; mi vengono chiesti i documenti che, essendo in ordine, dovrebbero garantirmi il via libera. Invece il tipo che li ha controllati li passa ad uno più esperto il quale mi contesta la mancanza delle strisce rosse in coda, quelle che portano i camion.


Gli spiego che sono equiparato ad una vettura e non ne ho bisogno, ma lui mi fa vedere che i furgoni che trasportano sia passeggeri che merci le portano, e secondo lui io appartengo alla stessa categoria. Allora sfodero gli artigli e replico informandolo che in tutto il mondo in cui ho viaggiato mai nessuno ha avanzato tale pretesa, ma che sono pronto a recarmi al Commissariato locale per chiarimenti. Non so se sono stato bravo io o se lui non era così convinto, fatto sta che mi ha consentito di ripartire, ma che incubo!

Appena entro in città non vedo nulla di diverso dal resto del Senegal, fortunatamente so dove recarmi per il collegamento wi fi e ci arrivo subito, parcheggiando benissimo. 
Si tratta di una pasticceria di qualità, dotata di saletta ove godere le delizie proposte dalla casa potendo usufruire dell'accesso internet gratuito.
Decido di ordinare una cioccolata e due croissant; le operazioni del mattino mi hanno messo voglia ed appetito, evidentemente, per la velocità con la quale mi divoro quei due oggetti del desiderio, veramente di alta qualità.
Già sulla porta della pasticceria ero stato avvicinato da vari personaggi: c'è chi ti propone il giro in calesse, chi ti vuol far visitare la propria boutique, chi ti vuol segnalare un ristorante. 
Li semino tutti, ma dopo aver aggiornato il blog sono costretto ad uscire perché il negozio va in pausa; sono quasi le 13.30, ma questi mi hanno tenuto d'occhio e si ripropongono. 
 Raccontando la mia verità me ne libero, allontanandomi dalla zona più turistica, solo che al di fuori di questa ci si trova nella miseria più nera.


Può darsi che per come sono fatto io, quest'Africa che si presenta sempre eguale nelle realtà urbane, forse mi ha stancato, non ne ho più voglia, alla lunga ti stressa e ti vien voglia di cambiare aria.

Probabilmente è così che ho percepito il Senegal, un paese stressante, pur riconoscendo il buono di certi incontri; ora è tempo di Mauritania per qualche giorno, prima di ritrovare il Marocco, che è in Africa, ma per certi versi non è Africa.

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