lunedì 20 febbraio 2012

16 & 17 & 18.02.2012 Passaggio in Marocco - arrivo a Dakhla


La giornata è stata molto lunga e mi ha visto percorrere quasi 1.000 km., portandomi sino a Dakhla.
Inizialmente tutto è andato per il verso giusto tanto da trovarmi in fretta al luogo deputato alla possibile sosta, in pieno deserto, così ho deciso di proseguire sino alla frontiera.
Il passaggio del confine Mauritano è stato semplice, anche se mi ritrovo un cliente non pagante da trasportare sino a Dakhla, quasi impostomi da un doganiere in maniera subdola: infatti, inizialmente mi è stato richiesto un passaggio per un suo collega, seduto poco lontano e vestito alla mauritana, dandomi garanzie sul fatto che mi avrebbe dimostrato l'appartenenza alla categoria con l'esibizione di un documento, ma, all'ultimo, come nel gioco delle tre tavolette, viene sostituita questa persona con un'altra. 
Uffa, non sono così contento, ma ormai mi ero impegnato, inoltre mi viene detto che questi mi può indicare la strada, ed io ricordo bene le difficoltà dell'attraversamento della terra di nessuno. Si tratta di un giovane marocchino che non parla francese, bensì lo spagnolo, e solo più tardi capirò meglio il perché.
Circa l'attraversamento della No Mens Land, l'aiuto atteso è inesistente, ma me la cavo, anche se ho avuto almeno due o tre momenti in cui mi sono trovato in tensione. Arrivato alle sbarre iniziano le varie procedure, le quali spingono all'apice lo stress quando apprendo che la dogana sottopone a scanner qualsiasi veicolo: non è tanto per l'esame radiologico in se, quanto per la dilatazione dei tempi. Ho trascorso complessivamente un totale di 4 h impegolato di qua, poi di là, poi torna di qua, poi prendi il timbro definitivo di là, e c'è sempre qualcuno che ti passa avanti, spesso agevolato da qualche milite.
Mentre attendo uno dei vari passaggi, noto che il para motore è ribassato da un lato, a causa del cedimento di un aggancio, probabilmente dovuto all'ultimo insabbiamento o per sommatoria di vibrazioni assorbite nel tempo: verifico per capire se posso perdermelo per strada, ma mi sembra ancora ben ancorato tanto da ritenere ininfluente il fatto, quindi procedo, ma dopo circa 200 km., nel buio più totale, sento un rumore nuovo e strano che mi induce fermarmi.
Avevo in mente che potesse dipendere dal paramotore strisciante sull'asfalto, quindi la mia attenzione si concentra lì. Questo è il momento in cui il marocchino parlante spagnolo = no comunicazione con me, si rende utile sostituendomi nell'intervento, dimostrando anche della perizia.
Quando riparto posso constatare che il rumore permane, così intuisco che viene dal cambio, quello garantito dal meccanico senegalese: disinserisco la quinta e procedo in quarta in modo da diminuire il rumore e, spero, anche il danno. Il marocchino mi fa capire che si tratta del pignone, a Dakhla sicuramente sarà possibile la riparazione.
Intanto iniziano vari controlli da parte dei gendarmi marocchini; con il buio assoluto non è facile vedere in tempo il cartello di stop messo a terra e fermarsi nei limiti di spazio. Così ne canno uno, rinculo per sentirmi dire di andare più lentamente, ma ho subito il via libera. In realtà non sto procedendo velocemente, con la quarta non supero gli 85 km./h; credo sia la concentrazione, spostata sui problemi meccanici, a rendermi meno ricettivo, oltre alla stanchezza. Se non fosse per il passeggero, forse mi sarei già fermato per sosta notturna, ma tutto il male non viene per nuocere, e si vedrà andando avanti.
Intanto, sempre a causa del passeggero, e a questo punto sono portato a pensare, “a questo tipo di passeggero”, ogni volta i controlli dei passaporti si fanno più lunghi, vengono poste delle domande al passeggero, al quale deve dare delle risposte. 
Percepisco che non piace ai gendarmi che uno residente a Laayoune, la capitale di quest'area sino a non molto tempo fa chiamata Sahara Occidentale o ex Sahara spagnolo, quello delle rivendicazioni del Polisario, tanto per intenderci, sia in viaggio di notte, proveniente dalla Mauritania, su un veicolo privato italiano. Inoltre, a causa del prolungarsi delle operazioni di controllo, ogni volta mi viene contestata la mappa del mondo in coda al Nomade perché riporta ancora la scritta Western Sahara, quando ormai questo territorio è Marocco a tutti gli effetti.
Durante uno degli ultimi controlli, dopo essere stato invitato a scendere, mi viene ufficialmente contestata la faccenda dicendomi che il veicolo non può circolare; mi permetto di far notare che anche le mappe stradali più recenti, delle quali sono dotato, dicono la stessa cosa della mappa in coda al Nomade, ma, onde evitare che le suscettibilità possano prendere vicoli più stretti e punitivi, mi vedo costretto ad oscurare il marocco sulla mappa con del nastro adesivo.
Ormai sono arrivato a Dakhla, quindi mollo il passeggero verso il centro, dove a lui fa comodo, inverto la marcia e mi infilo al campeggio già utilizzato a dicembre, solo che questa volta è pieno!
Infatti vedo molte targhe italiche, francesi, olandesi e tedesche, ma che differenza con i frequentatori del zebrabar!
Trovato un buon placement, accantono l'idea di una pasta aglio,olio e peperoncino e mi infilo a letto.
Forse questa è stata la giornata più lunga trascorsa in viaggio, quasi sicuramente quella con il maggior numero di km. percorsi.
Al risveglio, sentito allontanarsi il mio vicino, cerco di prenderne il posto; metto in moto, inserisco la retromarcia, fatto un metro il motore si pianta: ora sono bloccato, mi torna in mente quanto accaduto in Bretagna nel 2004 perché la situazione mi sembra meccanicamente simile (allora fui rimpatriato in aereo, mentre il veicolo, in quei tempi chiamato Monpilote, fu caricato su un camion che me lo consegnò presso l'officina del meccanico indicato all'assicurazione) .
Cerco di mantenere la calma ringraziando il fatto di avere avuto a bordo il passeggero da portare sin qui, peggio sarebbe stato se mi fossi fermato in una delle due possibilità lungo il percorso, assolutamente prive di assistenza meccanica.
Guadagno tempo preparandomi la colazione, ma Webasto non parte.
Spesso, dopo percorsi accidentati, ho verificato che non si avvia al primo tentativo, ma ora di tentativi ne ho già effettuati un tot. Dopo aver inserito la scheda marocchina sul portatile, chiamo il responsabile Webasto il quale, spiegata la situazione, non mi lascia troppe speranze se non quella di effettuare una certa regolazione: ci provo, ma non riesco a produrre risultati positivi. Nella mente comincia a frullarmi il pensiero che possa dipendere dal fatto che ho poco gasolio nel serbatoio e che non sono perfettamente in piano. In ogni caso cucina ko., è proprio un Venerdì 17.
Mi metto in contatto anche con il meccanico di fiducia il quale, per il cambio mi da rassicurazioni, ma per il fatto che non va in moto non sa che dirmi: non mi resta che cercare un meccanico qui.
Attraverso il personale del campeggio viene chiamato un meccanico, questi arriva velocemente, ascolta la mia storia a lui tradotta dal titolare del campeggio, e quando inizia a lavorare vedo che va per tentativi; intanto noto che il filtro supplementare del gasolio che ho fortemente voluto, dopo averlo trovato spostato dentro al radiatore già a Kaolak ai tempi del meccanico senegalese, pur essendo allora stato sistemato meglio, ora, rotto il supporto, è nuovamente nel radiatore! Le alette di questo sono tutte piegate, sembra non esserci perdita di liquido, ma che rottura.
A un certo punto il meccanico si assenta per prendere degli arnesi e, quando si ripresenta, è in compagnia di un aiuto.
I due iniziano a smontare il frontale per poter accedere meglio al motore, ogni tanto mi chiedono di dare il contatto, altre volte di provare ad accendere il motore, ma verso le 14, quando si assentano per pranzo, ancora niente di positivo se non che il problema sarebbe elettrico, per cui dovrebbero tornare con un elettrauto.
Il ritorno al lavoro è avvenuto che erano quasi le sei, sic! L'elettrauto si da da fare insieme agli altri, ma non si trova nessuna traccia utile alla soluzione del problema.
Quando ormai mi sono reso conto che per oggi non succederà altro, il motore, a fatica, parte: non lo sento battere bene, inoltre c'è una fumosità eccessiva allo scarico, però è in moto!
Ora lo scenario si è concentrato sulla pompa di alimentazione del gasolio, componente che era stato puntualmente revisionato prima della partenza; non so che dire, l'intermediario per la lingua francese è il gestore del camping, ma mi sembra che mi riferisca varianti sul tema sempre diverse ogni dieci minuti. Ora l'appuntamento è per domattina alle 10, il meccanico dovrebbe rimontare tutto ciò che ha smontato e poi, se ho ben capito, visto che di gasolio non ce n'è molto, una volta rifornito capirà il tipo di intervento da effettuare sulla pompa.
Personalmente penso che se c'entra la pompa, è probabile che anche gli iniettori abbiano qualcosa da reclamare.
Mantengo in me ancora la speranza che, una volta caricato il gasolio, il Webasto possa trovarne giovamento: lo verificherò presto!
Mentalmente, nei giorni scorsi, avevo eletto Dakhla a luogo di riposo, invece sono stato preso da tutto ciò che ho descritto, in un habitat sicuramente gradevole, è vero, dove la temperatura esterna è di tipo primavera italiana, ma con un bel vento fresco sempre presente, tale da farmi indossare il maglione verso sera e da far pensare di rinforzare la copertura per la notte: sono finiti i tempi del Mali o di inizio Senegal, dove i 38° sono stati quasi una costante.
Fortunatamente il titolare del campeggio, sentendomi senza possibilità di cucinare, mi mette a disposizione una bombola con bruciatore, sicché stasera mi andrò a preparare gli spaghetti ai quali ho rinunciato ieri sera.
L'appuntamento con il meccanico era previsto per le 10, ma già sapevo che non si sarebbe visto nessuno sino alle 11: invece, alle 10.30, si fa vedere chiedendomi subito di mettere in moto. L'operazione non riesce, quindi smonta pompa ed iniettori aggiornando la sua presenza alle 15.
Avevo in mente di recarmi in città per commissioni, ma in queste condizioni ci rinuncio; inoltre il vento sembra rinforzato, tale per cui diventerebbe particolarmente faticoso usare la bici così come avevo in mente. 
Così mi limito a fare due passi per il campeggio, ammirando la costa ed il mare, che oggi ha una colorazione tendente al verde sotto l'increspatura delle ondine spumeggianti, fintanto che mi trovo davanti ad un piccolo Concorde su furgone Ducato a targa italica; è chiaro che nel campeggio sono stato notato da tutti per il gran movimento di meccanici/elettrauto/ficcanaso locali ed esteri che si è fatto attorno al Nomade, per cui l'argomento iniziale di conversazione è già segnato, anzi, forte di precedenti esperienze, mi viene subito detto che il mio problema dipende dal gasolio adulterato che avrò imbarcato in Mauritania.
L'equipaggio, una coppia di ritirati di Merano, è composta da un Lui molto posato che ha viaggiato in tutto il mondo, percorrendo l'Africa in lungo ed in largo nei tempi eroici in cui non esistevano strade, i confini esistevano solo sulla carta, non esistevano i VR, tanto meno quelli adatti a simili imprese, spostandosi a bordo di una camionetta con motore a due tempi ex esercito tedesco; Lei, assai energica, quasi aggressiva, dotta anche in meccanica, ex qualcosa alla Coin di lassù, mi mette al corrente circa la chiusura delle frontiere avvenuta durante la notte fra Mauritania e Mali, con quelle marocchine in fase di armamento, mi parla di VR rientrati frettolosamente perché respinti dalle forze dell'ordine, ma senza sapermi dire il motivo di tutto ciò.
Alla luce di queste info mi rendo conto meglio di tutti i controlli effettuati dalla dogana (alla ricerca di armi) e di quelli successivi della gendarmeria; forse ho persino corso qualche rischio dando quel passaggio nel modo in cui sono andate le cose, perché se è vero che il Marocco vuol dimostrare al mondo che il territorio ex Sahara spagnolo è oggi integrato con il resto del paese, è altrettanto vero che serpeggia aria di rivolta da parte dei locali verso i marocchini. Secondo i meranesi, che, neanche a precisarlo, frequentano questi luoghi da anni e conoscono bene la realtà locale, nel sottosuolo di quest'area paesaggisticamente desertica ed ostile, valore pari al nulla, sarebbero stati rilevati dai satelliti importanti giacimenti di minerali, forse petrolio, persino oro, il che avrebbe fatto muovere il Marocco verso una integrazione/occupazione della zona in tempi rapidi, anche se non conosco come abbia potuto realizzare tutto ciò visto che era aperta da anni la vicenda del fronte Polisario, che l'ONU presidiava i territori nell'attesa venisse messa in pratica una sua risoluzione tendente a realizzare un referendum fra la popolazione residente, visto che sia Mauritania che Algeria avevano dichiarato come di legittima loro appartenenza questi territori: mi manca il passaggio che ha dato il via libera ai marocchini, tanto da far incazzare i gendarmi se vedono che qualcosa o qualcuno nega il fatto che si tratta di un territorio legittimamente appartenente al Marocco semplicemente chiamandolo Sahara occidentale o Sahara spagnolo, come ancora oggi buona parte del mondo, forse disinformata come me,continua a fare.
Devo dire che, mentre guidavo nella notte con il passeggero silente al mio fianco, mi aveva preso l'idea che questi potesse essere considerato un terrorista dai marocchini, o comunque un esponente della resistenza; quando avevo cercato di comunicargli l'orientamento dei primi gendarmi circa la mappa, questi aveva replicato in lingua spagnola, ed io non avevo capito il suo discorso, ma avevo intuito che la sua posizione era assolutamente differente da quella dei governativi.
I meranesi mi hanno anche raccontato che i marocchini, a suo tempo, hanno completamente abbattuto la vecchia Dakhla dai lineamenti spagnoleggianti per costruire la nuova Dakhla marocchina, letteralmente gettando a mare tutto quanto, tale per cui loro sostengono che il pesce pescato sotto costa non sarebbe commestibile a causa di ciò di cui si alimenta, che va dall'inquinamento antico a quello attuale incluso (qui si versa di tutto direttamente a mare).
La conversazione si è poi interrotta quando Lei, osservando scrupolosamente certi orari, ha chiamato Lui per il pranzo. Ho trovato interessante lo scambio, qui sintetizzato, con queste persone, così come la loro scelta sul tipo di veicolo, acquistato usato, molto compatto, con tetto in VTR rialzato, essenziale e maneggevole. Notando l'antenna parabolica sul tetto, Lui ci ha tenuto a informarmi che esiste dal precedente proprietario, che Lui mai avrebbe speso quattrini su un apparato televisivo in quanto è convinto che, anziché starsene davanti alla TV, c'è invece per il mondo tanta gente interessante da conoscere: e quindi la TV c'è come dotazione di bordo, ma resta spenta.
Poco dopo le 14.30 torna il meccanico, rimonta la pompa e gli iniettori, mi chiede di mettere in moto, ma il risultato è nullo. A causa del forte vento che condiziona il lavoro, a spinta il Nomade viene spostato a fianco di un furgone: è' a questo punto che si avvicina il francese che lo abita, parla con i meccanici, poi mi viene a cercare presentandosi come ex meccanico con garage nel sud della Francia, informandomi che sin da ieri, seguendo lo show che si stava svolgendo sotto i suoi occhi, aveva capito il problema del mio veicolo. Non si era avvicinato prima pensando di poter dare fastidio, ma ora, vedendo come questi disperati, in realtà li ha definiti imbecilli, non sono capaci di venirne a capo, ha pensato di dire la sua, che pare essere una verità. 
Secondo lui la pompa, gli iniettori, la qualità del gasolio, la cinghia della distribuzione non c'entrano assolutamente; si tratta semplicemente di un relè che non va. Infatti, con un filo elettrico da lui procurato, bypassando il relè, il motore parte girando nel modo giusto. Non so che dire, mi limito a mettere in evidenza come ieri l'elettrauto si sia dato da fare per ore senza trovare il bandolo della matassa. Rimontato velocemente il radiatore, con il motore che, una volta in moto, non risponde più alla chiavetta di avviamento, lascio il campeggio per arrivare al garage, dopo aver rifornito gasolio, pensando che dovrò pensare di inserire fra i ricambi da avere al seguito anche qualche apparato utile in casi come questo.
Lungo la strada, al primo controllo dei vigili, vengo richiamato dal tutore dell'ordine circa il fatto che non è consentito viaggiare senza fari, che l'ammenda prevista è di 60 Dirham, ed anche se replico informandolo che il veicolo è in panne, che ho un meccanico a bordo, e che sto andando al garage per completare l'intervento, questi mi fa capire che sarà inflessibile nel caso dovessi circolare ancora in quelle condizioni.... come se io mi divertissi a guidare senza fari nella notte!
Quando, dopo un paio di km., vedo sulla strada un secondo vigile mi sento preparato ad affrontarlo, ma questo ha lo sguardo altrove nel momento critico in cui gli passo accanto, così posso proseguire sino al garage senza altri inconvenienti.
Se in Senegal si lavora sulla sabbia, qui, pur essendoci un antro con utensili e sporcizia untuosa varia accumulata nel tempo, si lavora su strada, esattamente come nella Sicilia da me conosciuta nei primi anni settanta. Mi preoccupo di capire se potrò rientrare al campeggio per la notte, pur immaginando la risposta che, in un primo momento, si ispira a toni religiosi c'est a dire “a Dio piacendo”, mentre la seconda è precisa: devo sostare qui.
Mentre le operazioni continuano, io mi allontano per trovare un bancomat e poi recarmi al mercato coperto dove, riconoscendo i banchi, eseguo alcuni acquisti utili anche per la cena di questa sera; qui c'è abbondanza di tutto, ma mi limito a ciò che è essenziale per me al momento, visto che mi sto muovendo a piedi e c'è da camminare un po'.
Riprendo anche alcune foto, tanto per ricordare meglio questa città, foto di tipo documentaristico, senza alcuna pretesa, ma vengo notato da un veicolo della polizia in assetto antisommossa, vengo affiancato mentre mi viene dato un segnale bitonale, preciso richiamo a fermarmi.
Il poliziotto che scende non mi chiede i documenti, bensì mi chiede cosa sto fotografando; non ho difficoltà a fargli vedere le ultime immagini, per cui se ne torna da dove è venuto: è un piccolo segnale, ma è un segnale dello stesso tipo degli altri già avuti, e ciò mi fa considerare ancora meglio quanto ho percepito, intuito, circa questo territorio.
Inoltre, osservando la camera, mi rendo conto del perché certe immagini avessero un segno scuro in alto a sx; inizialmente avevo pensato ad un dito della mia mano sovrapposto all'obiettivo, ma ora ho capito, si tratta della retina che ripara l'obiettivo quando la macchina è spenta che non si muove a dovere, probabilmente a causa di polvere/sabbia, rimanendo bloccato fuori posto.
Ho voluto venire in Africa, doveva essere un viaggio impegnativo ma non complicato, ma ora posso affermare che di complicazioni ne sto sommando un tot.!
Lungo la strada non posso evitare di constatare come la gente del Senegal fosse molto più curata di questa, e la considerazione vale sia per chi si presenta con abito tradizionale che per chi invece adotta quello occidentale: è vero, questa è un'area sottosviluppata, inoltre i senegalesi sono forse molto più portati all'apparire di quanto non lo siano questi, chiamati Saharaivi o qualcosa del genere.

Rientro alla Maison nel momento in cui il garage sta per chiudere i battenti: tutti mi tranquillizzano sul fatto che qui posso trascorrere la notte senza problemi, ma io su questo punto non ho dubbi; piuttosto è l'altoparlante della moschea di fronte che mi darà fastidio in tutti gli orari in cui è previsto che venga diffuso il richiamo alla preghiera, che so non essere pochi, oltre ai nottambuli che si intrattengono a chiacchierare sino a tardi.


















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