La giornata oggi inizia alle 6.45 e poco dopo Andrea visita il Nomade; caffè, ultimi discorsi e gran saluto: parto verso Dakar tenendo sotto controllo tutti i timori che la grande e caotica città mi incute, contando sul minor traffico del sabato mattina. Fino a un certo punto è così, poi la situazione diventa quella delle grande aree urbane incasinate, specialmente nella parte finale della definita autostrada, il cui pregio è dato dal fatto che mi porta quasi all'imbarcadero.
Arrivato all'ultimo rond point vengo fischiato da un vigile il quale, in maniera autoritaria, mi indica di accostare. Dopo la richiesta dei documenti mi contesta il bordo bleu riparasole presente sul parabrezza, chiedendomi di esibirgli l'autorizzazione. Replico che è così dalla fabbrica, ma intanto lui scrive; mi parla di 12.000 CFA e mi dice che devo recarmi al Commissariato, rispondo che ho finito i quattrini e devo andare in banca, poi passa a 10.000 e, ancora del tutto inconsapevolmente, estraggo dalla tasca le poche banconote che vi tengo. Mi chiede quante sono e, saputo che si tratta di 5.000 CFA = € 8,00, fa segno di dargliele mentre si appresta a strappare quanto ha già scritto. A questo punto capisco di essere incappato in una di quelle situazioni descritte da tutti i viaggiatori passati di qui, sono infastidito ma mi rendo conto che anche questo episodio fa parte del viaggio: sono stato fortunato che fino ad ora, situazioni del genere, non sono state così frequenti!
Mi presento alla sbarra dell'imbarcadero e tutte le mie paure circa la possibilità di parcheggiare in sicurezza svaniscono; infatti qui il parcheggio è assicurato a 2.000 CFA. Dispongo solo di una banconota da 10.000 e manca la possibilità di avere il resto.
Allora uno degli addetti mi accompagna fuori dal porto; poco lontano vi è la zona degli uffici governativi e delle banche, così riesco a prelevare al primo colpo, anche se l'importo erogato è limitato. Ottenuto il resto verifico la ricevuta e le cose non concordano perché questa è solo da 1.000 CFA. Ancora con la mosca al naso per via del vigile, avvicino l'addetto e glielo faccio notare. Mi fa segno di passare dietro e intanto si mette ad armeggiare all'interno del suo gabbiotto, ma quando penso di ricevere 1.000 CFA in restituzione, in realtà vengo premiato con un'ulteriore ricevuta da 1.000 CFA!
E va bene così, mi avvicino alla biglietteria dove vengo invitato a muovermi velocemente in quanto il ferry è già in partenza per cambiamento intervenuto negli orari.
Il percorso è breve, ma già a bordo c'è chi si propone di guidarti, chi ti vuol pulire le scarpe etc.
Allo sbarco sono bravo a scansare l'impatto con le guide ufficiali e non, così inizio il mio itinerario in perfetta autonomia, godendomi tutto ciò che mi è possibile:
prima salendo al castello dove è posto un monumento in memoria degli schiavi esportati in varie parti del mondo, poi scendendo per stradine graziose che ricordano quelle delle isole attorno alla Sicilia, solo che qui siamo in Africa e pertanto permane il problema dei rifiuti rilasciati nei posti più impensati, anche se percorrendo l'isola la presenza non è così massicciamente diffusa come ho notato altrove.
Le costruzioni sono molto interessanti, così come i colori delle case, alcune anche in pietra a vista, ovunque sono esposti oggetti destinati al turista, vi sono anche molti piccoli atelier di artisti pittori, ma il temuto assalto aggressivo non c'è, mi sento lasciato in pace.
Oggi, per la prima volta dopo tanto tempo,non sono l'unico bianco, anzi, sul ferry viaggiava un 50% bianco ed un 50% nero, ed entro questo nero molti erano ragazzi delle scuole costretti al pendolarismo.
Non sono stato un cliente generoso per l'isola non avendo esborsato nulla oltre al costo del biglietto,
biglietto che per il non residente include un bel delta pari a 3.500 CFA che andranno pur a vantaggio di qualcuno.
Quando mi sono sentito maturo per la visita alla Maison des Esclaves era già troppo tardi perché essa osserva un lungo intervallo prima della riapertura pomeridiana, tale per cui vi ho rinunciato.
L'atmosfera dell'isola comunica una sensazione di rilassatezza e calma diffusa, ma altro devono aver percepito tutti coloro che sono stati immagazzinati qui come oggi si usa fare negli allevamenti di polli, persone provenienti da varie zone dell'Africa poi ammassate nelle navi che le hanno trasportate lontano, fuori dalle loro conoscenze, in un mondo ignoto e malevolo nei loro confronti.
Mentre attendo l'orario di imbarco sul ferry per rientrare, mi appresto a scrivere qualcosa sul portatile, tanto per non dimenticare. Quale sorpresa nel trovare una connessione wi fi for free stando seduto all'ombra, poco lontano dal molo: ne approfitto per verificare la posta e la situazione bancaria, un po' trascurata ultimamente.
Mentre attendo l'orario di imbarco sul ferry per rientrare, mi appresto a scrivere qualcosa sul portatile, tanto per non dimenticare. Quale sorpresa nel trovare una connessione wi fi for free stando seduto all'ombra, poco lontano dal molo: ne approfitto per verificare la posta e la situazione bancaria, un po' trascurata ultimamente.
Durante il percorso di rientro cerco di organizzare al meglio i miei movimenti, quindi, essendo il Nomade parcheggiato a poca distanza dalla direzione delle dogane, ci vado a piedi con l'idea di prolungare la durata del passavant, ma quando parlo con un addetto, essendo sabato, questi mi rimanda a lunedì: niente da fare.
Allora decido di giocare sui tempi autorizzati e cerco di raggiungere il Monastero di Keur Moussa per passarci la notte, così da essere già sul posto per assistere alla messa delle 10 che è nota per la caratteristica di essere cantata e accompagnata da strumenti musicali locali.
Lascio il porto ed uso tutte le astuzie possibili per non farmi fermare da qualche altro solerte tutore dei propri interessi. Il traffico è quello di tutti i giorni, ma resto concentrato in modo da trovarmi nella giusta direzione. La guida da delle indicazioni precise, la mappa evidenzia la località, quindi, fatto salvo la mancanza di cartelli indicatori, dovrei riuscirci. Purtroppo, in uno dei tanti intasamenti da percorrere in coda, senza alcuna segnaletica di preavviso, mi trovo incanalato sulla corsia che gira a dx. Io cerco di andare dritto, ma il solito vigile presente mi obbliga a girare. Credo che la direzione possa comunque andare bene e chiedo conferma ad un pedone; così è, quindi procedo.
Dopo qualche km. iniziano le deviazioni su sterrato, ma il peggio viene quando mi trovo su pista con buche e sabbia. Mi prende una certa tensione, anche perché non mi ritrovo con lle indicazioni della mappa.
Ad un certo punto esce dal cilindro la freccia che indica la direzione per il Lago Rosa; non era mia intenzione andarci, ma visto che la strada migliora sino a trovare il goudron, procedo. Arrivato sul posto percepisco un labile rosa di sottofondo che colora l'acqua, ma i vari accalappiatori mi informano che il colore è molto più evidente al mattino: perché non sostare qui per la notte? Mi dicono; perché questa meta non è di mio interesse, rispondo.
Giacché qui la strada termina, chiedo info per la mia destinazione: sembra difficilissimo, mi viene proposto di farmi accompagnare da qualcuno che poi tornerebbe in taxi, il solito sistema per estorcerti denaro. Faccio presente che di piste ne ho già fatte un bel po' e che me la sono sempre cavata, allora il tipo mi dice che può indicarmela. Non avendo deciso se fermarmi o meno per la notte, vado in pattugliamento sulla pista. Poco dopo incrocio un comitato d'accoglienza composto da ragazzi che si propongono di farti da guida sui quei luoghi dove terminava la mitica Paris – Dakar. Ringrazio e rifiuto non essendo interessato, però chiedo anche a loro l'indicazione per la località del monastero. Questi mi dicono che le indicazioni già avute non vanno bene, che la strada da fare è un'altra. Allora taglio la testa al toro e decido di tornare indietro da dove sono venuto. Me la cavo meglio ora su questi percorsi, ma pago tutto con il grado di tensione che aumenta. Superato il tratto pessimo commetto l'errore di chiedere conferme ad un vigile; questi interpella altri e poi mi manda a sx. Qui ci sono un sacco di strade in costruzione, quindi le deviazioni si sprecano; pertanto chiedo altre conferme, questa volta uno dice di sapere dov'è la chiesa e che lui deve andare giusto lì, quindi, se lo faccio salire a bordo, mi ci può portare. Appena cominciamo a parlare mi rendo conto che non siamo sulla stessa lunghezza d'onda; alla fine mi dice che mi conviene tornare per la strada già fatta all'andata, esattamente ciò che sostenevo da un po'! Quando lui accenna a dei soldi per prendere un taxi io replico che sono pronto a portarlo indietro, allora mi dice che non vuol farmi perdere altro tempo e scende lì dove mi trovo senza pretendere nulla. Guadagno la direzione che penso giusta, mi immetto sulla strada segnata sulla mappa , strada lungo la quale devo trovare la mia destinazione. Intanto il tempo passa e la luce vira verso il buio quando mi trovo ancora impegnato alla guida. Il problema è che questa località non l'ho incontrata, e sono praticamente arrivato in fondo al tratto in questione. Giro e torno indietro pensando di essermi distratto. Ad un certo punto chiedo ad un meccanico che sta trafficando su strada; dopo avermi ascoltato, prima mi da un'indicazione , poi un'altra, così capisco che di località con assonanza simile ce ne sono un tot. nella zona. Il meccanico stesso mi invita a raggiungere la gendarmeria che ho già visto all'andata e a sostare lì per la notte, perché ormai è buio pesto. Arrivo nella zona della gendarmeria ma vedo tanta sabbia a lato dell'asfalto, un'insabbiata ora preferirei evitarla. Vengo raggiunto da una telefonata di Andrea il quale, conoscendo la meta che mi ero prefissato, mi spiega come raggiungerla, ma mi fa capire che con il buio sarà difficile farcela. Giro il veicolo e provo a mettermi fuori strada davanti alla gendarmeria, ma già nella manovra sento le ruote tendere all'affossamento ed il volante diventare ingovernabile. Una volta uscito dal goudron cerco di trovare una sistemazione, ma desisto subito per il terreno a rischio. Mi sono messo in bel casino perché, per uscire da lì in retromarcia, ci vorrebbe qualcuno pronto a bloccare il traffico. Inoltre, se mi insabbio, rischio di bloccare la viabilità con il mio posteriore. Sono stanco, decido di prendere un po' di tempo per riflettere sul come fare. Mangio qualcosa e poi mi prende a ciondolare la testa. Spengo tutto e tiro le tende onde evitare che qualche ragazzino, così come è puntualmente appena accaduto, bussi alle finestre con delle richieste. Mi butto sul letto vestito pensando ad un pisolino, in realtà piombo nel sonno come un sasso e quando mi sveglio sento ancora parecchio traffico, quindi la manovra che ho in mente di fare non è proponibile ora, tanto vale passare la notte qui e cercare di manovrare all'alba.
Giacché qui la strada termina, chiedo info per la mia destinazione: sembra difficilissimo, mi viene proposto di farmi accompagnare da qualcuno che poi tornerebbe in taxi, il solito sistema per estorcerti denaro. Faccio presente che di piste ne ho già fatte un bel po' e che me la sono sempre cavata, allora il tipo mi dice che può indicarmela. Non avendo deciso se fermarmi o meno per la notte, vado in pattugliamento sulla pista. Poco dopo incrocio un comitato d'accoglienza composto da ragazzi che si propongono di farti da guida sui quei luoghi dove terminava la mitica Paris – Dakar. Ringrazio e rifiuto non essendo interessato, però chiedo anche a loro l'indicazione per la località del monastero. Questi mi dicono che le indicazioni già avute non vanno bene, che la strada da fare è un'altra. Allora taglio la testa al toro e decido di tornare indietro da dove sono venuto. Me la cavo meglio ora su questi percorsi, ma pago tutto con il grado di tensione che aumenta. Superato il tratto pessimo commetto l'errore di chiedere conferme ad un vigile; questi interpella altri e poi mi manda a sx. Qui ci sono un sacco di strade in costruzione, quindi le deviazioni si sprecano; pertanto chiedo altre conferme, questa volta uno dice di sapere dov'è la chiesa e che lui deve andare giusto lì, quindi, se lo faccio salire a bordo, mi ci può portare. Appena cominciamo a parlare mi rendo conto che non siamo sulla stessa lunghezza d'onda; alla fine mi dice che mi conviene tornare per la strada già fatta all'andata, esattamente ciò che sostenevo da un po'! Quando lui accenna a dei soldi per prendere un taxi io replico che sono pronto a portarlo indietro, allora mi dice che non vuol farmi perdere altro tempo e scende lì dove mi trovo senza pretendere nulla. Guadagno la direzione che penso giusta, mi immetto sulla strada segnata sulla mappa , strada lungo la quale devo trovare la mia destinazione. Intanto il tempo passa e la luce vira verso il buio quando mi trovo ancora impegnato alla guida. Il problema è che questa località non l'ho incontrata, e sono praticamente arrivato in fondo al tratto in questione. Giro e torno indietro pensando di essermi distratto. Ad un certo punto chiedo ad un meccanico che sta trafficando su strada; dopo avermi ascoltato, prima mi da un'indicazione , poi un'altra, così capisco che di località con assonanza simile ce ne sono un tot. nella zona. Il meccanico stesso mi invita a raggiungere la gendarmeria che ho già visto all'andata e a sostare lì per la notte, perché ormai è buio pesto. Arrivo nella zona della gendarmeria ma vedo tanta sabbia a lato dell'asfalto, un'insabbiata ora preferirei evitarla. Vengo raggiunto da una telefonata di Andrea il quale, conoscendo la meta che mi ero prefissato, mi spiega come raggiungerla, ma mi fa capire che con il buio sarà difficile farcela. Giro il veicolo e provo a mettermi fuori strada davanti alla gendarmeria, ma già nella manovra sento le ruote tendere all'affossamento ed il volante diventare ingovernabile. Una volta uscito dal goudron cerco di trovare una sistemazione, ma desisto subito per il terreno a rischio. Mi sono messo in bel casino perché, per uscire da lì in retromarcia, ci vorrebbe qualcuno pronto a bloccare il traffico. Inoltre, se mi insabbio, rischio di bloccare la viabilità con il mio posteriore. Sono stanco, decido di prendere un po' di tempo per riflettere sul come fare. Mangio qualcosa e poi mi prende a ciondolare la testa. Spengo tutto e tiro le tende onde evitare che qualche ragazzino, così come è puntualmente appena accaduto, bussi alle finestre con delle richieste. Mi butto sul letto vestito pensando ad un pisolino, in realtà piombo nel sonno come un sasso e quando mi sveglio sento ancora parecchio traffico, quindi la manovra che ho in mente di fare non è proponibile ora, tanto vale passare la notte qui e cercare di manovrare all'alba.
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