Al risveglio dopo una
notte "bien dormi", prima di apprestare il Nomade al viaggio, metto in
pratica ciò che mi frullava nella mente sin da ieri sera: scrivo due
dichiarazioni a favore di Babacar, la prima per investirlo della
tutela dei miei interessi casomai la gendarmeria dovesse riuscire in
qualcosa, la seconda per consentire a Babacar di detenere la panca,
ma nel caso arrivasse del denaro, lasciando indicazioni su come
suddividerlo e cosa farne (nominando destinataria di una metà Ndeje
– l'indecifrabile decifrata).
Babacar suggerisce di
ripassare alla Gendarmeria per aggiornamenti, ma giunti sul posto il
responsabile, con il quale avevo parlato precedentemente, non si è
ancora presentato. Così avvicino una boutique orange per sistemare
il telefono perché da ieri sera gli è scaduto il credito; poi altro
giro alla gendarmeria dove nulla è mutato, quindi, nell'accompagnare
Babacar, questi mi dice:
a) che rifiuterà
l'eventuale restituzione di quattrini per lasciare in cella il
falegname;
b) che sa che si dovrà
battere con Samba la prima volta che si incontreranno.
Specifico che lui non è
autorizzato a rifiutare il denaro perché il credito mi appartiene,
salvo farne uso per come ho disposto. I saluti sono pieni di auspici
ed auguri, la stretta di mano è forte, ma non c'è trasporto.
Ogni
volta che si saluta qualcuno si dicono un sacco di cose che sarà poi
difficile mantenere, così come anche in questa occasione. Inoltre,
prima di lasciarci, è come se Babacr avesse fatto il ripasso di
queste giornate trascorse insieme, elencando tutte le vicende
negative che lo ha visto protagonista, dalla scelta dell'ingordo
meccanico (ha subito l'indicazione di Mattar, lui mi avrebbe portato
alla missione cattolica dove ci sono validi meccanici e avrei potuto
dialogare fra bianchi), per finire alla vicenda con Samba, da lui
consigliato come capace e onesto.
Non ne è stata azzeccata
nemmeno una, visto che lui è convinto che il meccanico abbia
esagerato
nella richiesta per la
sua prestazione, che la panca, alla luce dei fatti, sarebbe stata da
acquistare al
volo e che l'episodio
“Samba” si è rivelato essere quanto di peggio potesse accadere.
Ma nonostante tutto ciò,
capisco che l'uomo ha una sua rigida dirittura morale, ereditata
dal sangue paterno, che lo fa diverso dagli altri, al punto da aver
scelto di vivere isolato perché in Senegal pochi accettano e/o
condividono il suo modo di pensare.
Alla fine il mio
comportamento è risultato in linea con quello che sono, forse troppo
fiducioso negli altri, specialmente in questa parte del mondo dove mi
trovo, ma per me è anche l'unico modo per vivere, senza dover
temere costantemente qualcosa che impedisce di cogliere ciò che ti
circonda.
Circa Ndeje, mi sono
soffermato a pensare a lei dopo le varie conversazioni; forse è solo
una persona che si aspetta, in linea con le sue credenze religiose,
soluzioni per la propria vita provenienti dall'esterno, per volontà
di Allah, così come tutte le persone che abbracciano la stessa
fede. Mi sono convinto che sia proprio anche la religione a
condizionare l'evoluzione di queste popolazioni, le quali hanno un
comportamento come se non fossero mai cresciute al loro interno, come
se non avessero autonomie, sempre dipendenti dalla gerarchia della
grande famiglia.
Prima di lasciare Kaolack
ho visto gruppi di ragazzini a piedi nudi, sporchi e mal vestiti,
circolare con una ciotola in mano; ho voluto chiedere espressa
conferma della mia ipotesi a Babacar, il quale ha confermato: si
tratta dei piccoli di famiglie povere affidati ai Marabout per
l'istruzione, da questi tenuti come piccoli schiavi al proprio
servizio, inviati per le strade ad elemosinare avendo imposto ad
ognuno un minimo giornaliero da portare a casa per non subire
punizioni di qualsiasi tipo. Ero informato di ciò, e sono anche a
conoscenza dell'impegno di certe ONG per sottrarre i piccoli a quel
modo di vivere, con il costante pericolo di accendere la miccia della
guerra di religione.
Mi allontano da Kaolack
in una mattinata che presenta le stesse caratteristiche delle
ultime,con il vento che soffia dal sahara rendendo tutto nebbioso. La
direttrice di marcia è quella per Dakar, il traffico si fa sempre
più intenso più avvicino Mbour, la presenza di police e gendermarie
non indifferente. Sono invitato a fermarmi più volte, anche se poi
tutto si risolve senza alcun controllo, ma devo stare molto attento
per non incorrere nella benché minima infrazione onde non dare adito
ad interventi che possono sfociare in richieste personali
(quattrini,mance), la parte di questo viaggio per la quale mi sento
meno portato.
Intuisco di essere giunto
a Mbour, anche se non ne ho visto il cartello, e mi metto alla
ricerca della direzione per Fadiout; intuitivamente avevo capito dove
avrei dovuto girare, ma la fiducia nella cartellonistica che non c'è
mi fa fare un percorso più lungo. Becco uno spazio ombroso a fianco
ad una missione cattolica e mi metto in pausa; credo di aver capito
che il 5% di cristiani del Senegal deve essere concentrato in questa
zona a vedere le chiese e le congregazioni dislocate in maniera
consistente lungo questa costa, chiamata “petite cote”.
Quando riprendo a
viaggiare sono deciso ad arrivare direttamente a Joal per concentrare
la mia attenzione alla visita dell'isola di Fadoiut, raggiungibile a
piedi attraverso un bel ponte in teck. L'isola è formata interamente
da conchiglie di molluschi che qui vivevano migliaia di anni
addietro, ed ancora adesso ce ne debbono essere parecchi dai
contenitori pieni che ho visto in giro e dalle donne a mollo intente
nella relativa pesca.
Prima però devo
parcheggiare, operazione che riesco ad effettuare poco lontano dal
cul de sac dove inizia il ponte; evidentemente sono stato notato da
qualcuno che mi avvicina appena sceso cominciando con varie proposte,
tutte rifiutate, accontentandosi di guardare il veicolo mentre sono
assente. In realtà mi propone anche di sostare per la notte poco
lontano da lì, dove sostano normalmente i camping car; chiedo se ora
ce ne sono e la risposta è negativa, pertanto la soluzione non mi
convince del tutto e non accetto.
In realtà non è
semplice raggiungere in autonomia la località in quanto bisogna
superare la postazione delle guide e delle piroghe organizzate dove
Boubacar Kamara, uno dei tre coordinatori, fa di tutto per riuscire a
vendermi qualcosa, poi le postazioni sparse delle guide autonome e
le altre dei piroghieri autonomi. Sono riuscito a rifiutare tutti gli
“aiuti”che mi sono stati proposti con grande forza di persuasione
dai vari interlocutori utilizzando l'altrettanto forte mia
convinzione che senza filtri vai dove preferisci, incontri chi vuoi
e parli con chi vuoi, ti senti capace di scoprire le cose, se ne
perdi qualcuna, pazienza.
Capisco che questa gente deve lavorare, ma
il loro campo di caccia sono i turisti con budget di spesa più o
meno ricco, quelli che frequentano le realtà alberghiere costruite
apposta per loro, numerose in questa parte della costa, mentre io
sono un viaggiatore a piedi con budget di spesa povero: si tratta di
riuscire a trasferire il concetto, ed oggi mi è pienamente riuscito,
avvalendomi anche del fatto che il lavoro che sto eseguendo è di
tipo giornalistico e che l'eventuale libro che alla fine potrebbe
uscirci non può prendere forma se non dalle esperienze dirette e
personali, le uniche che possono far trasparire i miei sentimenti.
Ed è così che, superato
il lungo ponte che la collega a Joal, metto piede a Fadoiut;
l'atmosfera che percepisco mi affascina immediatamente, l'ambiente è
ricco di uccelli marini di varie dimensioni e di gente attenta alle
proprie occupazioni.
Certo, ci sono i venditori di ogni cosa ideata
per il turista, e sono numerosi, ma tendenzialmente pacifici;
ho
trovato piacevole parlare con alcuni ricevendone indicazioni utili e
storie della loro vita, come quella di Edouard, apparentemente
giovane e invece già quarantatreenne, due figli di nove e sei anni,
una moglie che lo aiuta predisponendo quei monili che espone a terra,
indossa una t shirt del Milan;
alla mia domanda se il lavoro va
bene mi racconta della sua vita, attualmente residente qui, ma in
precedenza imbarcato per 12 anni su navi da pesca battenti diverse
bandiere e operanti al largo della Mauritania.
Ora non c'è
abbastanza pesce e non lo ingaggiano più, quindi se la cava
occupando il suo tempo al meglio, ora venditore, in altri orari
pescatore, al momento opportuno agricoltore.
Mi sembra appagato della
vita che conduce, si accontenta di quello che ha. Mi conferma che la
presenza dei missionari cattolici si è concentrata qui perché a
Dakar non era stato loro possibile resistere, pertanto l'area è
abitata da molti seguaci di Cristo che qui convivono pacificamente
con i seguaci di Allha, svolgendo le varie quotidiane attività
fianco a fianco.
La conversazione è stata di reciproca
soddisfazione, e lui, prima del congedo, ha voluto prendere due
monili dalla sua esposizione e farmene dono: è la prima volta da
molto tempo che ricevo un omaggio quando meno me lo sarei aspettato,
penso sia stata la manifestazione della forza del cuore di due
individui entrati in contatto profondo con grande facilità e
naturalezza, dandosi reciprocamente fiducia! E questo per aver
conversato per un po' di tempo senza prevenzioni.
Anche sul ponte, che
raggiungo percorrendo altre stradine di conchiglie, ho modo di
scambiare un bel dialogo con un ex piroghiere;
Alfred Sarr è il suo
nome, è un ultra quarantenne quando al massimo gli avrei dato
trentanni, parla un buon italiano e mi spiega che lo ha imparato da
solo, dopo la conoscenza di truppe italiane venute qui per
un'esercitazione tempo addietro. Ha mantenuto i contatti con alcuni,
scambia lettere, è felice di poter parlare con me perché è da
tempo che non gli capita, mi chiede di scrivergli affinché lui possa
rispondermi.
Non ne ho incrociati
molti, ma tutti i turisti che ho visto erano rigorosamente tenuti al
guinzaglio e pilotati come i ragazzini oggi in Europa sono abituati a
comandare i loro modellini giocattolo.
Mi sento in dovere di
tornare all'ufficio del turismo per comunicare quanto sia rimasto
contento della visita eseguita a modo mio; lo chef, sorridendo e
chiamandomi per nome, mi saluta calorosamente.
Salito sul Nomade mi
rendo conto che mi sono trattenuto quanto basta, ma il tempo è
volato e devo trovare in fretta dove sostare per la notte. Lungo la
strada e sulla guida ci sono solo indicazioni di alberghi, dai prezzi
mediamente per ricchi, quindi, appena adocchio una pattuglia di
gendarmi sotto il solito albero dove usano sistemarsi, li avvicino
ponendo il quesito. Non sono molto informati, alla fine mi dicono di
portarmi verso il Laguna Beach, virando a sx un po' più avanti.
In
effetti è ciò che faccio, ma questo Laguna Beach non suona bene
alle mie orecchie; arrivato in zona vedo l'indicazione anche di un
altro insediamento, Plain Soleil, che mi sembra più adatto; appena
imboccata la strada un tale mi chiede se sto cercando il luogo per la
notte. Lui è guardiano di alcune delle case che i francesi detengono
fronte laguna, mi informa che spesso ha fatto parcheggiare sotto la
sua sorveglianza veicoli come il mio e mi invita a verificare la
posizione.
In effetti, fronte laguna
con uccelli acquatici all'opera e barchetta all'ancora, giovani
mangrovie sullo sfondo, la postazione si presenta tutta all'ombra ,
fresca e leggermente ventilata: una delizia.
Prima di decidere
desidero verificare le altre possibilità , contando sulla
possibilità di connessione wifi. Il tipo, tale Mamadou Djim Dieye,
in maniera molto educata, da persona abituata a trattare con il
bianco, si offre di accompagnarmi.
Primo stop al Laguna Beach, luogo
improponibile: mi offre il parcheggio e la cena, escluso bevande, a
30.000 CFA. Secondo stop al Plain Soleil, anche questo improponibile
perché non accessibile dal Nomade. Ecco effettuata la scelta,
accetto la sua soluzione. Prima di ritirarmi parliamo un po', così
vengo a sapere che pure questo non è giovane, ha quarantaquattro
anni, si è fatto un periodo nell'esercito e perciò ora può
svolgere questa professione, non è sposato, la famiglia è numerosa
per il rientro di una sorella divorziata con tutti i suoi figli,
sorveglia 10/12 case guadagnando 40.000 CFA mese, ciò che
rappresenta l'unica entrata per tutto il nucleo.
Ci lasciamo per la notte,
notte che, dopo tanto tempo, risulta così fresca da aver bisogno di
una copertina verso mattina.
Il luogo è veramente
tranquillo, il risveglio è accompagnato dai richiami delle varie
specie di uccelli e sono tentato di sostare ancora una notte, anche
se devo fare i conti con le esigenze tecniche del Nomade.
Per cominciare mi reco
al villaggio in compagnia di Djim per acquisti, lì effettuo anche
una breve escursione constatando che l'85% della popolazione è
cattolica, ogni quartiere dispone di un altare su strada con una
madonna esposta, regna la tranquillità, donne espongono
principalmente verdure e pesci in vendita, il villaggio è
caratterizzato da proprietà cintate da canne di miglio intrecciate e
da moltissimo ondulato metallico, spesso arrugginito. Vi sono alberi
di diverse essenze, molti da frutto, inclusi degli agrumi.
Vengo a sapere che il terreno è molto fertile e tutto cresce con facilità. Riposizionato il Nomade mi do alla cucina, offrendo quanto cucinato anche a Djim e ad altri due soci, così come il successivo caffè.
Nel durante squilla inaspettatamente il portatile; è Babacar che si interessa di me e mi informa che non ci sono novità da parte di Samba, esattamente come mi attendevo.
Mi comunica che mi chiamerà tutti i giorni per sapere di me; è certamente un'attestazione di amicizia, ma a me sembra si possano celare altri scenari dietro a questo.
Vengo a sapere che il terreno è molto fertile e tutto cresce con facilità. Riposizionato il Nomade mi do alla cucina, offrendo quanto cucinato anche a Djim e ad altri due soci, così come il successivo caffè.
Nel durante squilla inaspettatamente il portatile; è Babacar che si interessa di me e mi informa che non ci sono novità da parte di Samba, esattamente come mi attendevo.
Mi comunica che mi chiamerà tutti i giorni per sapere di me; è certamente un'attestazione di amicizia, ma a me sembra si possano celare altri scenari dietro a questo.
Ora sto scrivendo queste note di fronte alla laguna, all'ombra, con un venticello che sta diventando freddo, mentre gli uccelli continuano la loro attività, seduto, per la prima volta da che sono in viaggio, sulla sedia da regista trasportata nel garage, in piena armonia con ciò che mi circonda.
Più tardi torno al villaggio per acquisti, questa volta parcheggio dove avevo acquistato stamane il pane e poi giro a piedi a largo raggio, ponendo quesiti e ricevendo risposte da Djim; l'uomo mi sembra sveglio, informato sui fatti del mondo, non mi sembra ami troppo la Francia ed i Francesi, è in contatto via internet con amici in vari paesi d'Europa, oltre al francese parla l'inglese e forse un po' di spagnolo: mi sembra sprecato nel lavoro che svolge, anche se la mia è più un'impressione che altro, e poi bisogna tener presente di ciò che offre la zona e se mi ha raccontato tutta la verità quando mi ha raccontato di se.
I ragazzi che sono
presenti quando riprendo il Nomade, se ho capito bene quasi tutti
figli della venditrice del pane, mi osservano e, fra questi, una
ragazzina molto graziosa e intraprendente mi chiede di poterlo
visitare;
forse in Senegal la gente è più curiosa rispetto ai paesi precedentemente toccati, ma qui è un susseguirsi continuo di visite e di apprezzamenti, anche se a nessuno comunico quanto mi è costata questa maison su ruote, informando esclusivamente sul fatto che è il risultato di tanti mesi di lavoro eseguito anche con le mie mani.
Dopo il villaggio raggiungiamo la laguna; qui mi è spontaneo chiedere, vedendo le case dei francesi, grandi e con parecchio terreno attorno, cosa costerebbe oggi fare qualcosa di simile, mi risponde che servono 100.000.000 CFA = € 150.000,00.
Replico che con quella cifra dalle mie parti si possono comprare esclusivamente dei boxes, allora il discorso si amplia e mi informa che il terreno fronte mare costa immensamente di più di qualsiasi altro disponibile nel villaggio, dove tutto è più comodo da raggiungere.
Dopo averlo messo al corrente che il villaggio ha suscitato il mio interesse, per curiosità gli chiedo quali sarebbero le quotazioni nel villaggio; mi parla di 6.500.000 CFA per terreno e costruzione = € 10.000,00 (una frazione del costo del Nomade), tutto più piccolo rispetto a ciò che sto vedendo fronte laguna, corrisponde ad un importo inferiore anche a quello indicato da Davide per una casa nel deserto del Marocco, fronte dune.
In proporzione all'Italia, per un residente che si comporti come ho fatto io stamane, cioè che si avvalga dei prodotti del posto, qui la vita costa poco.
Mi parla di francesi che vivono qui tutto l'anno, altri che vivono qui per lunghi periodi, affittando a terzi nei mesi in cui non ci sono, mi spiega che d'estate la temperatura non è così elevata (mi ha parlato di 30° che a me sono sembrati pochi), che la stagione delle piogge non procura danni, insomma, quasi un paradiso in terra per il quale fare qualche riflessione.
La giornata è in fase di
conclusione, mi riguardo le foto odierne mentre fantastico su un
piccolo sub-villaggetto, tipo Mbodiène 2, elaborato su piccole
dimensioni individuali, ma sviluppato verticalmente su tre piani
fuori terra in modo che quello più alto, ricoperto in paglia, ma
dotato di un sistema per poterlo chiudere in caso di necessità,
funga da soggiorno con vista, meglio se con vista verso la laguna.
forse in Senegal la gente è più curiosa rispetto ai paesi precedentemente toccati, ma qui è un susseguirsi continuo di visite e di apprezzamenti, anche se a nessuno comunico quanto mi è costata questa maison su ruote, informando esclusivamente sul fatto che è il risultato di tanti mesi di lavoro eseguito anche con le mie mani.
Dopo il villaggio raggiungiamo la laguna; qui mi è spontaneo chiedere, vedendo le case dei francesi, grandi e con parecchio terreno attorno, cosa costerebbe oggi fare qualcosa di simile, mi risponde che servono 100.000.000 CFA = € 150.000,00.
Replico che con quella cifra dalle mie parti si possono comprare esclusivamente dei boxes, allora il discorso si amplia e mi informa che il terreno fronte mare costa immensamente di più di qualsiasi altro disponibile nel villaggio, dove tutto è più comodo da raggiungere.
Dopo averlo messo al corrente che il villaggio ha suscitato il mio interesse, per curiosità gli chiedo quali sarebbero le quotazioni nel villaggio; mi parla di 6.500.000 CFA per terreno e costruzione = € 10.000,00 (una frazione del costo del Nomade), tutto più piccolo rispetto a ciò che sto vedendo fronte laguna, corrisponde ad un importo inferiore anche a quello indicato da Davide per una casa nel deserto del Marocco, fronte dune.
In proporzione all'Italia, per un residente che si comporti come ho fatto io stamane, cioè che si avvalga dei prodotti del posto, qui la vita costa poco.
Mi parla di francesi che vivono qui tutto l'anno, altri che vivono qui per lunghi periodi, affittando a terzi nei mesi in cui non ci sono, mi spiega che d'estate la temperatura non è così elevata (mi ha parlato di 30° che a me sono sembrati pochi), che la stagione delle piogge non procura danni, insomma, quasi un paradiso in terra per il quale fare qualche riflessione.
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