martedì 7 febbraio 2012

06.02.2012 storia di una panca


Stamane sveglia alle 06.30 per ricevere Samba, il falegname, onde recarci assieme al laboratorio, così come concordato la sera precedente. Al primo tentativo di contatto telefonico effettuato alle 07.15 il numero dell'utente non risulta attivo. Al secondo tentativo effettuato alle 07.30 il numero utente è attivo, ma non c'è nessuna risposta. Attraverso la strada e trovo Babacar appena sveglio; gli spiego la situazione e mi invita a riprovare, operazione che metto subito in pratica, ma il risultato è ancora lo stesso. Babacar mi sollecita a continuare a chiamarlo, ma io, con la mia mentalità, penso che sul telefono Samba vedrà le chiamate e si farà vivo. 
Infatti, attorno alle 08.00, sento il mio telefono squillare: è lui, ma non possiamo dialogare a causa della scarsa conoscenza del francese da parte sua. Allora gli passo Babacar il quale lo striglia invitandolo a raggiungermi immediatamente. Passa ancora qualche tempo ed egli si materializza, portato da un mototaxi; appare sereno, senza sensi di colpa, dice che ha dormito un po' di più del previsto, aggiunge che prima delle 09.00 non si può acquistare il legname dal grossista. 
Capisco tutto, ma non capisco perché di tutto ciò non sono stato messo al corrente sin dall'inizio. Inoltre ora sostiene che è meglio se non vado al laboratorio, adducendo una serie di motivazioni, in parte anche credibili, ma in Africa è tutto credibile ed incredibile allo stesso tempo. 
Babacar ripete per l'ennesima volta le stesse raccomandazioni del giorno prima; questa sembra essere una delle attività che maggiormente tiene occupate le persone, quella di continuare a ripetere le cose all'infinito prima di metterne in pratica una minima parte. 
Per ora gli ho sganciato 10.000 CFA di acconto ieri sera per impegnarlo, ora me ne chiede altri 20.000 per acquisto materiale e varie, alla consegna darò gli ultimi 10.000 CFA. Lo invito a raggiungermi a piedi presso la banca dove mi sto recando in bici per effettuare un prelevamento, così da far capire anche a Babacar che “mon argent é terminé”. Qui Samba arriva molto puntualmente, poi ognuno prende la sua strada; la mia è quella della sede della Gouvernance per connessione wi fi, ma arrivato in loco, trovando ancora chiuso,  mi muovo lì attorno per far passare il tempo. Nell'esaminare alcuni affreschi, mi trovo a muovermi a piedi quando uno dei tanti addetti alla sicurezza di una qualsiasi attività qui esistente mi fa notare che il pneumatico posteriore ha bisogno di essere gonfiato. Accidenti, è vero! Ringrazio e seguo le indicazioni per trovare un “michelin” non lontano. Anche un giovane venditore di schede telefoniche Orange (mestiere questo che impegna una grande schiera di persone in tutti i paesi visitati), dopo aver avuto il mio diniego alla sua offerta di acquisto, si da da fare accompagnandomi praticamente di fronte al luogo deputato all'operazione.
Mentre attendo che mi venga data attenzione ho modo di verificare che ci sono almeno tre spine giganti, quelle di cui dispone una buona parte degli alberi che ci sono in giro, quelle che vivono sui terreni più aridi, si sono ben conficcate nel pneumatico. Passa poco tempo e l'addetto smonta la ruota per comprendere il tipo di intervento, scoprendo un quarto foro; mentre lui si da da fare io mi guardo attorno e vedo la popolazione che, essendo da poco passate le 09.00, inizia a mettersi in movimento: c'è chi può permettersi una omlette preparata da donne su banchetti fronte strada, successivamente servita dentro un pane igienicamente avvolto in fogli di giornale, chi, sul piazzale della vicina stazione di servizio Total dove fermano anche i mezzi di trasporto collettivo, si accoda per prendere un caffè servito da una “boutique” su ruote, chi acquista pane direttamente da rivenditori o alla boulangerie, mobilette condotte da persone che tengono un sacco gigante di pane fra le gambe, uno con la mano dx ed uno con la mano sx, destreggiandosi nel traffico, gente elegantemente vestita in maniera tradizionale riverita con il termine “patron” da altra gente di rango inferiore.
Un buon osservatore, fermandosi in un angolo qualsiasi di una città africana, è messo in condizione di veder scorrere la vita, quella vera, quella che vivono la maggior parte delle persone urbanizzate, spesso non così felice all'occhio europeo, ma è l'unica vita che è loro consentito vivere per come è radicalmente consolidato il sistema sociale.
Nell'attesa cerco lì attorno alcuni articoli di cui ho bisogno: è inutile pensare di trovare tutto all'interno dello stesso magasin, ormai lo so, quindi utilizzo queste esperienze per cercare di decifrare le persone, anche se, in realtà, penso siano loro a pesarmi ogni volta che entro da qualche parte. Trovo i pelati in un posto, la marmellata in un altro, i formaggini in un altro ancora (mi ripeto forse, ma il formaggio in Africa lo puoi trovare, limitatamente a ristrette scelte di prodotto, solo nei market per occidentali, che qui mancano).
Oramai la bici è quasi pronta quando mi si avvicina un tipo già incontrato, simpatico nell'approccio, operatore turistico in proprio. Parlando un po' con lui vengo a sapere che in precedenza ha lavorato con Babacar in Casamance, area dalla quale sono poi scappati per sfuggire ai pericoli del banditismo organizzato.
Finalmente posso raggiungere wi fi dove vengo riconosciuto; mi viene immediatamente predisposto lo spazio per lavorare così da aggiornare la posta, il blog, conoscere italiche notizie.
Secondo quanto si era concordato stamane, si sarebbe fatta l'ora per raggiungere Samba, ma prima passo da casa dove Babacar mi chiede se vogliamo muoverci subito o attendere un po': opto per questa seconda ipotesi in quanto stamane girava un venticello delizioso, ma ora il cielo risulta offuscato da ciò che il vento ha messo in sospensione e la temperatura, anche se non elevatissima, risulta fastidiosa, specialmente pensando di dover pedalare.
Quando ritengo si sia fatta l'ora giusta per muoverci, preparo un caffè per due, ma trovo Babacar sotto la sua tettoia in compagnia di cugino e giovane donna silente abbigliata in rosso sgargiante e gioielli su un fusò nero in certe parti liso (fa tendenza?), tutti davanti ad un catino dal quale estraggono manualmente il cibo che dopo manipolano a lungo prima di portare alla bocca. Mi dice che non dispone di un cucchiaio, ma se voglio partecipare al banchetto sono il benvenuto. Grazie, sarà per un'altra volta, e così il caffè se lo berrà freddo!
Mi racconta la sua versione dei fatti circa l'operatore turistico in proprio incontrato in mattinata, ricavandone l'impressione che chiunque viene definito “amico mio” è anche il primo ad essere sacrificato, per un motivo o per l'altro, alla prima occasione.
Con grande sorpresa vedo arrivare Samba; indossa un abbigliamento diverso da quello di stamane, credo sia venuto a riprendersi degli attrezzi lasciati qui ieri, così mi informa che il legno è stato tagliato, ora manca solo l'assemblaggio che può avvenire al tramonto, per ultima sarà la volta della parte artistica scolpita.
Pongo qualche quesito per capire, ma avrei potuto starmene zitto, per quanto risulta ininfluente sia la risposta al quesito che il quesito stesso.
In definitiva ora l'aggiornamento è alle ore 19.00, il che mi fa temere un debordamento al giorno dopo: ma la pazienza è la virtù dei forti!
Mentre sto scrivendo accomodato sotto la tettoia che porta il mio nome, ferma la presenza della tipa che sarebbe la fidanzata di Babacar (mi viene presentata come una persona che non è sulla stessa sua lunghezza d'onda circa vari argomenti, quindi si tratta di un rapporto ancora in discussione) e del cugino, si alternano altre presenze; i discorsi sono fatti in wolof, ma mi rendo conto che sono incentrati su possibili business e relativi guadagni, esattamente il contrario rispetto allo spirito delle filippiche che Babacar tiene normalmente, a mio avviso prevalentemente a mio uso e consumo, onde accreditare un'immagine di se stesso idonea alla mentalità europea.
Anche Matar ha la possibilità di partecipare alla storia quando, verso le 20, transita di qui Samba ancora a mani vuote, adducendo spiegazioni per il suo ritardo che mi irritano, così, dialogando nella mia lingua con Matar, lui può trasmettere esattamente il mio pensiero e la mia indignazione. Il falegname riparte con nuove assicurazioni, dicendo che verrà qui a terminare il lavoro sotto l'occhio vigile di Babacar, pronto a rinunciare al suo riposo notturno pur di veder terminare questa storia in qualche modo, visto che ne è stato l'artefice ispiratore.
Le ore scorrono, dopo le 22 chiedo a Babacar se vale la pena sentire Samba, ma lui mi tranquillizza 
dicendomi che sicuramente sta ultimando il lavoro e poi arriverà.
Superata la mezzanotte, una volta coricato, sento bussare alla porta: Babacar mi annuncia che Samba è arrivato. Mi rivesto e vado a vedere l'opera: tutto è, meno ciò che mi aspettavo! Insieme a Samba c'è un altro tipo che deve averlo aiutato nel lavoro, il quale risulta realizzato in maniera inadeguata sotto ogni punto di vista, nonché tuttora mancante delle sculture che avrebbero dovuto essere la parte più caratterizzante dell'opera.
Cominciano così i soliti discorsi; inizialmente Samba e il suo vice tengono la posizione di aver fatto esattamente ciò che volevo, ma alla vista della foto sul computer la loro posizione crolla, contestata aspramente anche da Babacar. A questo punto Samba mi tende la sua mano; chiedo spiegazioni e mi viene detto che è un modo per riconoscere di aver sbagliato e di chiedere scusa. Stringo la mano esplicitando le mie riserve, restano da sanare le proprie responsabilità da parte del falegname. 
Si arriva ad un punto morto ed io, palesemente infuriato, dopo aver richiesto la restituzione di quanto anticipato, mi ritiro lasciando che gli africani discutano fra di loro per arrivare ad una via d'uscita.

Al risveglio sono consapevole che la possibilità di riavere il denaro è molto bassa, quindi espongo a Babacar la mia idea:
!) dare un'ultima possibilità a Samba affinché termini il lavoro al meglio di come può con le sue dimostrate scarse capacità, senza avere altro da me;
2) in caso contrario andare alla gendarmeria ad esporre i fatti.
Babacar, dal canto suo, aveva pensato di chiedere un prestito a Matar per restituirmi l'importo e poi vedersela con Samba il quale, mi dice, quando è andato via era in lacrime (di coccodrillo, aggiungo io).
Casualmente passa dalla boutique un gendarme al quale Babacar espone succintamente il caso; il gendarme non ha dubbi, mi esorta a passare in gendarmeria dove avrebbero convocato immediatamente Samba imponendogli la restituzione del denaro, in caso contrario, passaggio diretto in cella.
Provo a cercare Samba al telefono, ma dopo mille squilli chiudo: evidentemente il tipo sta dormendo il sonno dell'irresponsabile.
Più tardi risponde, assicura di venire per la seconda chance che intendo dargli.
Nel frattempo esamino la panca con la luce del giorno: un disastro! Non c'è una misura che vada bene con quella successiva, ogni pezzo è stato rozzamente tagliato e assemblato entro alloggiamenti più grandi del necessario, molti pezzi sono rotti, ci sono fori in più per errori di montaggio, le assi sono tutte di misure differenti fra loro, il bracciolo posizionato a 45° (una vera novità) fa ridere tutti quelli che la stanno esaminando.
Un presente convoca uno specialista in sedie il quale emette la mia stessa sentenza: anche smontando tutti i pezzi per migliorarli, alla fine il prodotto non potrà mai diventare un bel prodotto; inoltre questa operazione è costosa, ed io non intendo vivere una situazione da “deserto dei tartari”, continuando ad attendere ciò che (in questo caso lo so) non può avvenire.
Quando finalmente Samba arriva è Babacar che gli parla, io non ho più parole, e anche lui le termina presto le sue perché è consapevole che la situazione è degenerata in una coazione a ripetere, come quei movimenti dei giocattoli di un tempo perduto.
A un certo punto Samba, in grande difficoltà, pensa di poter cambiare gli equilibri alzando la voce, allora Babacar, vedendo transitare sulla strada un altro gendarme, lo avvicina coinvolgendolo nella faccenda così da far sentire a Samba il discorso del gendarme, che è poi lo stesso che già aveva fatto l'altro in mattinata.
Si sono fatte le 11.15 quando si apre un nuovo scenario: Samba, sotto pressione, si impegna a depositare nelle mie mani,a garanzia, la propria carta di identità, nel contempo si da una mossa per trovare il denaro da restituire, ma senza poter garantire un orario definito.
Acconsento a questo ulteriore passaggio evidenziando che questa storia è diventata una commedia, gli attori sono gli stessi, ma ad ogni chiamata il ruolo si modifica leggermente onde per cui, dalla prima scena avvenuta l'altro ieri pomeriggio ad ora, lo spettacolo è diventato altro, basta saperlo decifrare.
Ora ho fra le mani quanto segue:
Carte Nationale D'Identite Republique Du Senegal Prénoms BILLAL Nom FALL Date de naissance 16.05.1966 Sexe M Taille 170 Lieu de naissance Kaolack Date de délivrance 12.07.2006 Date d'expiration 12.07.2016 Adresse LOT 1530 MEDINA N° d'Identification Nationale 1 548 1966 01422 Prénom du père BIRAHIM Prénom e Nom de la mère KHADY FALL Centre d'enregistrement Maison Des Anciens Combattants
e non mi resta che attendere lo scenario successivo.
Per quanto mi riguarda, se la cosa non si chiude entro poche ore, avrò forse  perso 30.000 CFA,  andrò alla Gendarmerie e, soprattutto, mi resterà questa grande esperienza umana in fase di descrizione.
Come in ogni parte del mondo c'è il bello ed il buono, il brutto ed il cattivo, sono distribuiti statisticamente sulla base di un complicato sistema operativo che ognuno ha fra le proprie mani, a volte senza saperlo; più il grado di responsabilità individuale verso gli altri cresce, maggiore è la possibilità che sia più diffusa una tendenza piuttosto che un'altra.

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