Partenza da
Sestri Levante ore 13.30, contachilometri 218.250, condizioni meteo
in netto miglioramento.
A Genova
riesco a trovare facilmente la sede del corriere ove mi attendono i
colli che la ONG Bambini nel Deserto mi ha affidato per il trasporto
sino al Mali; inizialmente ne vengono trovati solo alcuni, ma quando
cerco meglio fra le mie carte rintraccio i numeri delle spedizioni
e l'operazione va a buon fine.
E' il
momento di organizzare al meglio lo stivaggio, il tempo c'è perciò
libero il garage per poter sfruttare ogni spazio.
Soddisfatto
del risultato ottenuto, raggiungo un parcheggio nelle vicinanze,
grazie IKEA, per montare con calma gli scudi del parabrezza. In sede
di progettazione e realizzazione in officina è stato fatto un buon
lavoro, tanto che in un attimo sono in grado di fissare le lastre di
plexiglass nei loro alloggiamenti.
Non mi
resta che raggiungere il porto e attendere la chiamata a bordo. Sono
fra gli ultimi veicoli a salire sul ferry Excellent GNV, forse sarò
fra i primi a sbarcare.
La nave
parte in ritardo sullo schedulato, con un carico di passeggeri e
veicoli molto ridotto: ciò mi fa pensare che nel mio posto letto in
cabina condivisa potrei essere solo, ma non è così.
Ho il tempo
per un pasto frugale prelevato dal Nomade e per seguire alla TV
“l'infedele”, quindi mi ritiro e trovo che tutti gli altri letti
sono occupati da persone già dormienti.
Accidenti
come si mettono presto in movimento al mattino per le preghiere i
cabincomunisti! Io me ne sto a cuccia sino alle 7.30 e poi vado alla
colazione: spremuta d'arancio espressa, cornetto e cappuccio “special
price “ € 5,00. Dopo aver gironzolato alla scoperta delle
facility della nave sento l'annuncio per i passeggeri diretti a
Tangeri: convocazione per le operazioni di Polizia e Dogana.
Compilate
le fiches e atteso il mio turno mi libero in fretta dell'incombenza;
dopo lo sbarco pensarò alla copertura assicurativa del veicolo. Un
simpatico chiaccherone di nome Redoune, marocchino sposato con
torinese, cassintegrato Pininfarina, diretto a Casablanca, mi
riconosce come cabincomunista mentre mi trovo seduto nell'area bar e
allaccia con me una conversazione che riprenderà in vari momenti
della giornata, sino a “Ballarò” che conclude la serata
lasciandomi infelice e impotente di fronte agli argomenti di
attualità trattati, tutti inerenti alla manovra economica approvata
dal governo.
Gradevole è
stato lo scalo a Barcellona; temperatura primaverile, dal ponte
riprendo la città che avvicino utilizzando lo zoom della Canon SX
230 HS, dotazione entrata per ultima sul Nomade e non ancora
“studiata”; riconosco i luoghi visitati nella primavera del 2000,
quando ancora viaggiavo in assetto “famiglia”.
La seconda
notte è contraddistinta da tanti movimenti rumorosi generati da
cabincomunisti, quindi colazione e pensate su dove dirigermi dopo lo
sbarco che, per quanto ci sia un fuso che fa guadagnare un'ora,
sempre con il buio avverrà; inoltre il porto di arrivo è quello
nuovo che dista 47 km. Dal centro di Tangeri. Perciò sarà gioco
forza dirigersi verso la zona del Rif.
Quando si
arriva, il controllo di dogana, a causa del cambio di turno degli
addetti, blocca tutti per parecchio tempo.
Superata l'incombenza
trovo Redoune ad attendermi davanti alla zona assicurazioni. Mi
assiste in tutto e per tutto dando prova della sua generosità; prima
il cambio, poi l'assicurazione, quindi la scheda per il telefono con
relativa ricarica e successivo scambio di numeri telefonici con
l'invito a chiamarlo per qualsiasi evenienza.
Volendo
complicarmi la vita, anziché sostare per la notte nella zona (dove
avevo visto qualche altro camping car) decido per inoltrarmi verso
Cabo Negro, subito dopo l'enclave spagnola di Ceuta., e ciò
contravvenendo alla regola che mi ero dato di non viaggiare con il
buio. Lungo la strada vengo colto dal primo imprevisto, la nebbia! Il
secondo è dato dal fatto che il Re del Marocco sta sviluppando a
360° anche la costa mediterranea che risulta, per quel che vedo,
cioè poco, piena di case nuove, dotata di larghe strade illuminate,
apparentemente disabitata. In qualche modo raggiungo il luogo e lì,
come per ogni capo, non solo la strada finisce, e le alternative sono
solo due: o si torna indietro o si accede ad un gigantesco piazzale
buio quasi vuoto. A poca distanza c'è segnalato un insediamento Club
Med dotato di guardie all'ingresso, ma sembra del tutto chiuso.
Decido di spostarmi a Martil: sempre strada illuminata senza
traffico, il luogo sembra moderatamente in vita nel centro, ma il
grande parcheggio fronte spiaggia che trovo è periferico. Sono
stanco e desidero fermarmi. Vedo che c'è già in sosta un camping
car francese dall'altra parte; lo avvicino e percepisco il fastidioso
rumore del generatore di corrente posto al suo esterno. Anche
allontanandomi si sente. Mi sistemo allora molto più lontano, sotto
un faro che illumina l'area. Comincio ad affrontare tutte quelle
sistemazioni che ho trascurato dato il trambusto fra dogana e
operazioni accessorie successive quando sento bussare alla porta: si
presenta un giovane che mi spiega che il parcheggio è custodito, che
lui è il sorvegliante, che il prezzo da pagare lo posso leggere su
un'insegna poco lontano. Lo seguo ed apprendo che per la grand nuit
ci vogliono 12 D.. Mentre mi sposto verso il Nomade seguito dal tipo,
estraggo dalla tasca ciò che la mano riesce a prendere per poi
selezionare il dovuto. E' allora che il “guardiano”, con uno
scatto felino, preleva dalla mia mano ciò che può facendo cadere il
portamonete sul quale cerca di avventarsi. Mettendoci un piede sopra
riesco ad evitare di perdere anche quello. Nel frattempo si sono
materializzati altri due compari: faccio a tempo a guardarli negli
occhi, la distanza è tale che potrebbero facilmente aggredirmi. Per
qualche ignoto motivo decidono invece di darsela a gambe con il
maltolto, dirigendosi verso il buio più completo che porta ad una
via di fuga. Non ci provo nemmeno ad inseguirli e salgo a bordo un
po' scombussolato.
Cerco di
capire quanto è fruttata loro la rapina: non si è trattato di
molto, ma dopo quella azione movimentata non riesco più a trovare la
scheda telefonica italiana che avevo temporaneamente messo in tasca
avvolta nella carta di uno scontrino (caricata abbondantemente per
l'occasione!). Lo scontrino c'è, la scheda è svanita. Scendo con
una pila e batto il breve tratto di asfalto dove penso possa essersi
dissolta: nulla. Forse è rimasta impigliata nelle banconote sparite,
oppure non sono riuscito a vederla a terra.
Decido
comunque di rimanere sul posto, mettendo la sveglia all'alba. In
realtà non ne ho bisogno perché sono le cinque quando mi metto in
movimento; questa è stata una scelta azzeccata perché mi ha fatto
trovare pronto a muovermi quando un altro sedicente guardiano è
venuto a bussare. Non ho aperto e gli ho fatto capire che era meglio
per lui dileguarsi, azione che ha subito eseguito. La cosa strana è
che mi è sembrato lo stesso che mi aveva già lavorato, ma capisco
che, statisticamente parlando, non può essere vero.
Mi sono
così diretto a Tetouan dopo aver cercato di ripulire gli scudi del
parabrezza, carichi di umido sia dal lato esterno che da quello
interno: se in Norvegia quest'estate ho guidato con pioggia battente
mentre il tergi era fuori uso, mi sono detto che ora posso farlo
anche in queste condizioni! La distanza da percorrere fra le due
località è breve e arrivo velocemente a destinazione, ma trovo
difficoltoso cercare un parcheggio adatto con quel buio, sin tanto
che, gira e rigira, mi decido a fermarmi in uno spiazzo sapendo che
probabilmente non andrà bene.
Qui, visto
la devozione della popolazione, molti sono da tempo per strada,
avvolti nelle loro tuniche con cappuccio; fin che non ci si fa
l'abitudine possono incutere un certo timore.
Appena si
fa chiaro si intensificano anche gli autobus per le strade. Chiedo ad
una coppia di vigili se è consentito parcheggiare dove mi trovo e mi
sento rispondere che devo spostarmi in un parcheggio lì vicino (dal
quale ho visto muoversi molti autobus). Lo raggiungo e mi viene detto
che è privato, ma più avanti ne troverò uno adatto. Forse non sono
riuscito a identificare l'indicazione, o forse non c'è proprio,
fatto sta che sono stufo di girovagare e così chiedo ad altri due
vigili che sorvegliano l'accesso ad una stradina in salita che porta
verso la Medina, al momento bloccata da transenne.
Sono gentili e mi
indicano un garage che sta giusto aprendo il portone poco più
avanti; interpellano l'addetto e questi fa cenno che si può fare.
Avuto il consenso avvicino il garage, una specie di scantinato pieno
di colonne, di spazzatura e di veicoli. Il tipo ne sposta un tot. e
poi mi aiuta nella difficile manovra di inserimento. Non parla il
francese, ma capisco che posso chiudere a chiave il Nomade ed
allontanarmi: per fortuna! Per un attimo ho temuto che mi chiedesse
di lasciarle sul cruscotto per eventuali manovre in mia assenza.
Abbastanza
velocemente raggiungo una piazza tutta transennata e guardata a vista
da tutti gli organi di polizia ed esercito dei quali il Marocco
dispone. Sono le otto del mattino, ancora tutte le attività sono
chiuse, per questo sono ancora più visibile nella mia giacca a vento
arancione; subito vengo intercettato da un tipo che si offre di farmi
da guida per 20 D. Ci penso un attimo, alla fine sono 2 €, accetto
e lo invito a bere un caffè che mi vale anche per colazione in
quanto messo insieme ad un panino tondo farcito di un uovo
strapazzato nell'olio (2 caffè e panino circa 2 €!). Prima di
iniziare la visita di questa città andalusa, contesa all'infinito
alla Spagna con fasi alterne, sino all'indipendenza del Marocco,
apprendo che lo schieramento di forze è dato proprio dalla presenza
del Re in città.
E' tutto un
salire e scendere in quanto la città vecchia è abbarbicata sulle
pendici del Rif, stradine poco più che viottoli con lo scolo dei
liquidi al centro, nella parte alta capre libere così come nella
vasta area occupata dal cimitero (diviso per appartenenza religiosa).
Via via che il tempo passa cominciano ad animarsi le botteghe: dal
tipo di abbigliamento che la maggior parte della gente indossa,
intuisco che queste Berberi devono essere molto tradizionalisti.
Tutto sta procedendo bene sin quando vengo introdotto nel negozio di
una cooperativa berbera che produce tappeti. Inutile raccontare come
è andata a finire! La merce che mi viene presentata è bella, ma io
non ho alcun interesse a comprare oggetti, almeno per ora. Riesco a
cavarmela con poco, anche se la richiesta iniziale era stata di €
140: proprio il mio disinteresse ha fatto si che, piuttosto che non
vendere, venisse accettato un quid più basso di quello ultimo
proposto dallo stesso venditore. Chissà quale percentuale ci
guadagna questo cinquantacinquenne che si propone sulla strada come
accompagnatore!
Ma la vera
avventura è avvenuta nel momento in cui avremmo dovuto lasciarci,
quando il tipo mi indirizza in una certo modo per ritrovare il
garage. Dalle spiegazioni che mi da non mi ritrovo; a fronte di altri
particolari da me forniti sembra capire tutto. Comincia così una
passeggiata a spron battuto che ci porta a ripercorrere ogni dove. A
un certo punto viene interpellato un altro soggetto (saranno stati
d'accordo?) incontrato “per caso” proprio lì, e anche questo
super esperto dice la sua prendendo le redini della ricerca. Dopo un
bel po' di tempo trascorso senza risultati apprezzabili a fronte di
miei nuovi apporti esplicativi, certo imprecisi, ma sicuramente più
orientanti dell'intuizione messa in campo dai due, si decide di
salire tutti e tre su un “petit taxi” che si lancia subito sulla
ricerca, con un proprio apporto di indicazioni.
Sono le 11.30 quando
si decide di lasciare il “petit taxi” in quanto i miei ulteriori
apporti hanno convinto tutti che ormai ci siamo, anche perché alla
vista di un certo distributore di carburante avevo dichiarato che il
luogo era lì attorno, ma il guidatore aveva seguito l'onda del
traffico spostandosi in altra direzione. Solo adesso il “socio”
della “guida” capisce tutto e in pochi minuti raggiungiamo il
garage. Chiaro che per tutte queste prestazioni extra, oltre ai 12 D.
per il taxi ho dovuto sborsarne altri 100 per i due consiglieri. Alla
fine tutto il pacchetto di 112 D è pari a poco più di € 10; così
almeno posso scrivere questo racconto senza inventare nulla!
Finalmente
solo, vengo interpellato sulla prestazione della “strana coppia”
dal garagista, che non è più il ragazzo del mattino, bensì il
titolare, e assomiglia tantissimo a Ibrahimovic ( ma non glielo
dico).
In compenso
è proprio lui che ha voglia di parlare con me; mi fa accomodare nel
suo “studio” dotato di TV sempre accesa e sintonizzata su canali
internazionali, mi mette al corrente di una notizia clamorosa data
dall'arresto di un imprecisato figuro molto vicino all'ex premier di
casa nostra (non sa dirmi di più sull'argomento). Così si apre una
vivace conversazione ad ampio spettro che tende a non trascurare
quasi nulla; in compenso, si rende disponibile a guidarmi con un suo
amico sino all'imbocco della strada per Chefchaouen e mi dice di
pagare quanto preferisco per la sosta. Purtroppo ho solo una
banconota da 50 D e gliela offro. Con molta signorilità mi dice che
è troppo e si accontenta dei pochi spiccioli disponibili nel
portamonete. Dopo avermi aiutato nella manovra di rinculo per uscire
dal garage ed avermi fornito il suo numero telefonico per qualsiasi
necessità, mantiene la promessa di farmi strada e, al momento di
salutarlo definitivamente, scende dall'auto insieme al suo amico
raccomandandomi attenzione, augurandomi buona strada e lanciandomi
baci con la mano: chissà se tutto questo è avvenuto perché ho la
stessa età di suo padre, e quindi lui potrebbe essersi identificato
come figlio, o se è stata una manifestazione di generosità che qui
la gente tende ad offrire a fronte di una breve conoscenza avvenuta
nel tempo dedicato ad una conversazione!
Fatto sta
che sono su strada, non ho fame, ma comincia a farsi sempre più
presente un intontimento da caldo e sonno: mi fermo a bordo strada
dove si può, mi rilasso prendendo un caffè dopo aver consumato
della frutta.
Lungo la
strada, sapendo che ci sono tipi che tendono a fermarti per offrire
Hascish che si produce abbondantemente in questa zona del Rif, ho
capito in ritardo che chi mi faceva segnali mi stava in realtà
offrendo delle cose apparentemente rotonde e rosse, forse pomodorini:
ho saputo guardare altrove, così come quando mi è stato chiesto a
più riprese un passaggio.
Arrivato a
destinazione, senza alcun indugio seguo l'indicazione dell'unico
campeggio e mi ci piazzo.
Ottenuta la
connessione WiFi mi preoccupo subito di segnalare il mio nuovo numero
telefonico (00212634507139) mentre ricevo la chiamata di Redoune; aggiornato sugli
ultimi avvenimenti, mi invita a consegnare in fretta il materiale
Bambini nel Deserto e a raggiungerlo a Casablanca dove dispone di un
appartamento nel quale può ospitarmi, ma io non ho alcuna intenzione
di rinunciare alla mia mission!
Ottenuta la connessione WiFi mi preoccupo subito di segnalare il mio nuovo numero telefonico (00212641313917) mentre ricevo la chiamata di Redoune; aggiornato sugli ultimi avvenimenti, mi invita a consegnare in fretta il materiale Bambini nel Deserto e a raggiungerlo a Casablanca dove dispone di un appartamento nel quale può ospitarmi, ma io non ho alcuna intenzione di rinunciare alla mia mission!
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