mercoledì 14 dicembre 2011

arrivo a Fez il 10 e proseguimento sino a Midelt il 12.12.2011


N.B.: Rimando la pubblicazione di foto per quando potrò contare su un buon segnale di rete.

10.12.2011

Come al solito mi sveglio prima di sentire la sveglia, anche se poi resto ancora un po' sotto la coperta nell'attesa che Webasto si dia da fare a stemperare l'ambiente ed a riscaldare il bagno.
Sono pronto in ordine di marcia poco dopo le otto; ora si tratta di decifrare le indicazioni stradali, sempre che ci siano.
Lasciato il campeggio dirigo verso valle in modo da recuperare la direzione dell'arrivo. Con un paio di varianti ce la faccio; a questo punto non dovrebbero esserci problemi, ma non è così. Infatti, ad una rotonda, c'è l'indicazione per Tetouan ma non per Meknes/Fez. Ciononostante piego a sinistra su strada non indicata: si tratta di una ripida discesa. Prima di inoltrarmi preferisco tornare alla rotonda dove avevo notato un adulto in compagnia di una bimba; chiedo info ed apprendo che la mia intuizione era corretta. Non ci sono indicazioni per un bel po', ma vengo invitato a proseguire tranquillamente sino ad una rotonda dove, a sx troverò una stazione di servizio, e a dx mi immetterò sulla retta via. Caspita, che strana circonvallazione (perché di questo si tratta), con discese ardite e relative risalite, tali da dover scalare i rapporti sino ad inserire la prima! In giro ci sono solo studenti ed operai, entrambe le categorie portate a salutare. Questo è un rito che mi accompagnerà spesso, specialmente gradito ai ragazzini più piccoli, che vedo andare e venire da scuola da soli, camminando al margine della statale.
Il percorso odierno è ancora caratterizzato da strade di montagna, dal fondo stradale accettabile, sempre senza protezioni, con un traffico scarso e scorrevole, salvo i posti di controllo e di blocco sia della polizia che della gendarmeria, quasi sempre prima e dopo l'attraversamento di un centro urbano. Gli scenari sono accattivanti, ulivi in quantità esagerata, ovini accuditi e bovini sparpagliati qua e la, coltivazioni di agrumi, boschi di eucalipti, ouedi che vanno dal secco ad acqua corrente in quantità non trascurabile, colori della terra che virano dal bruno e grasso al sassoso e chiaro, furgoni Mercedes in ogni variante predominanti su qualsiasi altro tipo di veicolo, ma anche tante fuoristrada straniere che vanno come se fosse in corso un rally.
Mentre mi sto perdendo in tutti questi pensieri suona il telefono: al primo tentativo la voce va e viene in maniera incomprensibile tanto che chiudo. Poco dopo vengo richiamato e questa volta va un po' meglio; è la fida Tania che mi chiede di essere richiamata per una faccenda urgente. Allora mi fermo e scendo per avere più campo. Apprendo così che la mia avventura non si sta giocando solo qui, bensì anche in patria: infatti e lì che sono stato attaccato, o meglio, è lì che qualcuno è penetrato nella mia abitazione. Da lei invitato a mettermi in contatto con il muratore rumeno di mia fiducia, vengo a conoscere i dettagli: è capitato a lui, recandosi a portare avanti i lavori in sospeso, di scoprire l'accaduto. Il mio pensiero va subito all'albanese che si era portato appresso per essere aiutato prima che scegliesse di farsi aiutare dalla moglie. Mi dice che ha chiamato mio figlio per farsi dare il numero telefonico di mio fratello, che è già andato dai carabinieri, che ha avuto anche istruzioni da mio fratello. Poco dopo vengo contattato sia da mio fratello che da mio figlio. Sembra un atto come quello del 1995 quando fu attaccata solo la mia casa esattamente come oggi. Mio figlio mi induce a prendere in considerazione anche l'ipotesi di uno sgarbo subito, esattamente come io pensai sedici anni fa. Proseguo il viaggio sino a fermarmi in una stazione di servizio per un caffè: in realtà, in ogni località che ho attraversato c'è la possibilità di prendere qualche cosa, ma sinceramente non mi sono ancora abituato alle situazioni di grande confusione, polvere e rifiuti di ogni tipo presenti attorno ai punti ristoro su strada. Dove mi sono fermato non c'è nessuno ed il luogo è pulitissimo; mentre sto per ricevere il caffè vedo arrivare le classiche similpita; allora chiedo di averne una da bagnare nell'olio, ma questa volta l'operatore, che tanto bene aveva risposto alla mia richiesta di caffè, non comprende sino a che non indico con le mani ciò che desidero. Mentre mi gusto il pane bagnato nell'olio penso che sarebbe bene se la fida Tania, conoscitrice approfondita della mia casa, andasse a dare un'occhiata. Lei, disponibile come sempre, ci corre al volo così, quando più tardi la richiamo, mi tranquillizza sul fatto che non è stato asportato nulla (perché è una casa senza nulla di interessante da asportare). Al tempo stesso la telefonata si interrompe per volontà di Telecom Maroc in quanto ho già terminato il credito. Riprendo deciso a non fermarmi più, ma in realtà, non riuscendo a prendere foto mentre guido, non resisto alla tentazione quando nel paesaggio si inserisce l'acqua azzurra di un lago ottenuto con un barrage.
Poi vado deciso, la strada diventa meno impegnativa, ed è già Fez quella che si intravvede: ora che fare? Piazzarsi in uno dei due campeggi ed organizzare la visita per domani oppure cercare il parcheggio custodito vicino alle mura della Medina del quale ho notizia?
Il dubbio me lo toglie il solito assalitore che mi vuol catturare ad una stazione di servizio di periferia dove mi sono fermato per decidere: insiste per guidarmi al campeggio, per farmi da guida, per portarmi al ristorante etc. Gli dico che sono stanco e voglio essere lasciato in pace, che la città già la conosco per esserci stato, che dispongo di GPS (mezza bugia, nel senso che non sono dotato di navigatore ma è la macchina fotografica ad esserne dotata). Questi molla la presa ed io mi indirizzo verso la Medina. Arrivato sotto le mura cerco un parcheggio che in realtà trovo, ma non come mi aspettavo, con guardiano notturno e chiuso con sbarra. Parlando con l'addetto, questi mi informa che quello che cerco appartiene sempre alla stessa organizzazione di questo dove sono arrivato e, se lo desidero, è disposto a salire a bordo per accompagnarmi. Decido immediatamente in maniera affermativa e presto sono a destinazione. Ora, dopo aver indagato se ho birra o altra tipologia di alcolici, mi viene proposto di essere accompagnato: qui cedo perché ricordo la miriade di viuzze nelle quali è facile perdersi. Concordato il prezzo ci muoviamo di buon passo, anche con un breve tratto di petit taxi. Il vantaggio è che ci muoviamo su stradine quasi vuote, entrando in “”atelier” di vari artigiani disponibili a lasciarmi prendere qualche foto senza dover trattare, mettendo il naso in aree difficilmente raggiungibili dal turista (preferisco pensarla in questo modo), lo svantaggio è che i monumenti sono visitabili solo al mattino!
Concludiamo il tour con una sosta in una casa che non ho capito se appartiene al tipo che si chiama Ahmmed o ne ha solo la disponibilità: in ogni caso un riad vero! Parliamo abbastanza a lungo sino a lasciarci al posteggio, non dopo aver risolto suo tramite il problema della ricarica ed aver avuto alcuni suggerimenti per il proseguimento della serata. Mi sento stanco, ma non abbastanza da fermarmi; sicché riparto, finalmente solo, così come farò ancora domattina, prima trovando la porta Boujloud, poi infilandola e percorrendo un lungo tratto in discesa. Qui, anche se si sta avvicinando l'ora di chiusura serale, c'è molto fermento, attività di ogni genere ancora aperte, odori e colori, e anche altri turisti senza guide alle loro calcagna. Riesco persino a incontrare un artigiano della filigrana dal quale mi aveva condotto Ahmmed, e poi, a parte le indicazioni per acquisti e per mangiare, qualche simpatico scambio sia con dei ragazzini che con proprietari di negozi, in particolare ricorderò come molto gradevole quello con la piccola Haissa e suo padre, entrambi seduti sul gradino dell'atelier quando il padre mi ha rivolto il solito benvenuto con invito a visitare la sua merce, invito da me rifiutato; allora la bimba, nel salutarci, mi ha offerto alcuni dei semi che stava sgranocchiando. Ripassando loro davanti, noto che questa volta lui tiene fra le mani una chitarra: ho chiesto se potevo prendere una foto, e non solo mi è stata accordata la possibilità, ma anche una terza persona, in qualche modo legato a loro, mi ha chiesto di prenderne una con tutti e tre. Gradevole è stato anche l'approccio con il titolare del caffè Barcellona, un localino da suggerire per la sua atmosfera, così come con un commerciante di tappeti Berberi fabbricati nel medio Atlante, la sua terra di provenienza.
Al mio arrivo al parcheggio ho trovato ancora Ahmmed il quale, dopo avermi detto di avermi notato mentre prendevo delle foto alla porta Boujloud, oltre ad essere stato ben compensato per la sua prestazione, mi ha chiesto un souvenir dall'Italia: devo dire che questa idea di essere sempre controllato e sotto qualche richiesta mi scoccia alquanto. Prendo tempo dicendo che guarderò se ho qualche cosa di adatto; intanto salgo a bordo dove mi rinchiudo, mangio qualche cosa senza accendere il kooker e mi dedico alla scrittura. 
Intanto sento che qui fuori i rumori non mancano, né umani né animali, anche se mi sembra si stiano diradando così come la notte si fa più profonda.
Mentre mi appresto a ritirarmi sento un ticchettio alla porta; non rispondo e mi allerto. Poco dopo la cosa si ripete; io nel frattempo ho tirato tutte le tende possibili e resto attento, sin tanto che mi decido ad andare a letto. Probabilmente si sarà trattato del guardiano notturno alla ricerca di alcolici.

11.12.2011

Solito rituale mattutino, mi alzo precedendo la sveglia. Oggi sono deciso ad affrontare le difficoltà della Medina in autonomia, iniziando da un prelevamento Bancomat, operazione che devo assolutamente collaudare.
Muovendomi per tempo ho anche glissato sulla possibilità di rivedere Hammed, pur avendo portato con me il souvenir per lui. In realtà, più ci penso, meno ho voglia sia di incontrarlo che di lasciargli il regalo. L'orario è fra quelli che preferisco, nessun turista in giro, la città che si rimette lentamente in moto, solo gli asini sono già impegnati a tempo pieno (dai rifornimenti delle merci ai magazzini al servizio di trasporto per la nettezza urbana). Ho con me una mappa assolutamente ridicola ma che mi da l'idea della direzione da prendere partendo dalla porta Boujloud, inoltre ci sono delle indicazioni aeree che a volte aiutano ed a volte confondono per mancanza di continuità. In ogni caso, anche se a zig zag, procedo con soddisfazione, stoppando quasi tutti i cacciatori con una semplice manovra: ignorandoli. Salvo alcuni con i quali si fa conversazione, beneficiando poi di qualche vantaggio moderatamente retribuito, come per la conceria, la terrazza sulla moschea Quaraouiyyne, le 2 sterline cambiate a dei ragazzini che me lo chiedevano. Questa è una città dove bisognerebbe avere tanti pezzi da 10 e 20 D sempre in tasca, perché queste sono le tariffe medie per le prestazioni degli accalappiatori; loro hanno il lavoro facilitato dal fatto che non si riesce a raggiungere qualsiasi luogo, specialmente le terrazze, per le quali bisogna transitare dai negozi sottostanti Sono stato molto contento di aver visitato la Medersa El Attarin, riconoscendola una volta all'interno. Addirittura, ripassandoci davanti qualche ora dopo, avevo già pagato il tiket per una nuova visita pensando si trattasse di un altro sito quando mi sono spiegato con l'addetto, ricevendo i 10 D di ritorno. Altrettanto piacevole è stato rivisitare l'Ensemble Nejjarine e sostare sulla terrazza per un caffè. Presa confidenza, ho cominciato ad effettuare delle divagazioni, andate quasi sempre a buon fine. Sono stato intercettato da un ebreo berbero (sempre che mi abbia raccontato il vero) con la scusa che la rivista Traveller ha pubblicato delle immagini del soffitto del suo negozio, una vera opera d'arte. La sua è un'attività che si potrebbe definire d'antiquario. Al suo invito a guardarmi in giro sono rimasto attratto da un oggetto che ho poi saputo essere un calamaio, a detta del berbero, datato 200 anni addietro. Con una procedura molto elaborata che ha visto giocare un ruolo anche l'offerta del the, mi sono invischiato a trattare l'articolo, convincendomi nel durante che l'oggetto è così particolare da valere l'acquisto, acquisto che è maturato con la terza ed ultima offerta visto che il berbero era partito da 3000 D e che, solo a causa del fatto che è un periodo che non si vende nulla, se ne è privato per 1000 D quando ha avuto conferma che l'oggetto sarebbe stato tenuto da me e non sarebbe stato regalato ad altri. Eh sì, perché il tipo si è convinto che non ho grandi capacità di spesa, ma ha sostenuto che ho grandi capacità artistiche e di cuore! Quando comincio ad essere stanco realizzo che si sono fatte quasi le 14; cerco di districarmi fra le viuzze, ma questa volta ho meno naso e non riesco a venirne fuori. Così facendo intercetto Palazzo Glaoui e chiedo di visitarlo, ignorando che si tratta di una realtà quasi abbandonata, bisognosa di restauro; si è rilevata comunque una visita interessante, anche per la conoscenza del proprietario, artista di una certa fama. Successivamente riesco a trovarmi fuori dalle mura della Medina proprio all'altezza del parcheggio. Ho capito che farò ancora una notte qui, così informo in guardiano il quale, senza mezzi termini. mi dice che non c'è problema e chiede a mano subito i 50 D come per la giornata ormai trascorsa. Sono quasi le 15 quando inizio il pranzo: pasta abbondante condita con tonno, olive, formaggi a cubetti e aromi (ce n'è anche per domani). Verso le 16 mi rimetto in moto diretto al palazzo reale ed al quartiere Mellah; a piedi ci vuole circa un quarto d'ora. Arrivo davanti ai pregevoli portoni del palazzo del re risalendo la strada che 6 anni avanti avevo percorso in discesa: stessa impressione di allora, non mi prende. Questa volta mi inoltro anche all'interno sapendo che vi si trova una sinagoga da visitare. Anche qui vengo accalappiato e pilotato, portato per meandri scuri che hanno destato in me un minimo di preoccupazione, venendo informato, su mia richiesta, che ormai di ebrei nella Mellah non ce ne sono più dal primo dopoguerra, tutti migrati in Israele. Finalmente si arriva all'ingresso della sinagoga e mi viene chiesto il compenso. Non dispongo di tagli piccoli; il custode della sinagoga può cambiare, e nel farlo, si trattiene 20 D a mò di ticket che non c'è. In compenso vedo qualche cosa che non avevo mai visto, con ampia possibilità di prendere foto. All'uscita trovo ad attendermi l'accalappiatore al quale mollo 10 D con l'impressione di renderlo scontento, ma in fin dei conti ha parlato per non più di 15' su sua iniziativa! Torno a casa sapendo di aver fatto risultato pieno fra mattina e pomeriggio, ma non è finita! Con la scusa di andare ad approvvigionarmi di frutta e verdura dove so che viene venduta, esco nuovamente. Sono combattuto fra l'idea di cucinare non so cosa e quella di sfamarmi in qualche modo con cibo da chiosco; con questa ambivalenza procedo, consapevole che non è ancora arrivato il momento del cibo da chiosco in quanto ci tengo a mantenermi in buona salute e non ci sono ancora situazioni di emergenza da indurmi a questo passo. Sulla strada vengo salutato da un tipo seduto in un bar: si tratta di un autoctono che ha vissuto prima a Sassari ed ora vive a Brescia. E' uno di quelli che viaggiano con il furgone, sovraccaricando il tetto, portando merce di seconda qualità che poi vende per le strade. Gli chiedo come ha fatto a capire che sono Italiano visto che sono stato anche preso per Russo qualche volta; mi risponde che, vivendo in Italia, non ha dubbi nel riconoscerne i figli!
Fatti gli acquisti e scansati i soliti procacciatori d'affari dei ristoranti, vengo avvicinato da un ragazzo che inizialmente ignoro; poi mi siedo nella piazza con fontana vicina al parcheggio e questi, di nome Youness (non ho capito se è il corrispettivo di Giuseppe o di Giovanni, ma propendo per la seconda ipotesi), con le solite modalità, ma con qualche cosa che desta la mia attenzione, inizia a parlarmi non solo dei ristoranti dove vorrebbe convincermi ad andare, ma, su mia spinta, anche di se e del suo paese. Il giovane ha 18 anni, frequenta il primo anno di Università, ha un fratello studente in Italia che si arrangia lavorando in una pizzeria, è di famiglia numerosa, dice di sapere dove è Genova, ma io capisco che sta barando quando dice che è al sud, così lo pizzico. Da qui in avanti procede una buona conversazione nell'ambito della quale si espone a dure critiche al sistema vigente nel suo paese. Alla fine, pensando che i ristoranti da lui proposti siano vicini, acconsento a visitarli. Camminiamo un po' per il primo, bel locale elegante che offre anche uno spettacolo; mi viene sottoposto il menu che giudico da ricchi, mentre per il secondo ristorante camminiamo un bel po'. Si tratta del Palais des Merindes dove ho la vaga idea di poter esserci stato nel 2006; qui il menù è più ragionevole ma sempre fuori dai miei budget. Ringrazio per l'accoglienza e accenno alla possibilità di usufruirne l'indomani con gli amici inventati per non dire che mi muovo da solo. Mentre risaliamo verso il luogo dove sono stato avvicinato, dopo aver preso il numero di telefono di Youness, vedo due poliziotti al lavoro davanti a noi. Anche Youness deve averli visti perché cerca di distanziarsi da me, ma non ce la fa e viene fermato. Pensando di rendergli più facile la situazione, continuo nella mia direzione, credendo anche di aver sbagliato qualche passaggio; invece arrivo al punto giusto e proseguo per casa. E' stato interessante parlare con questo giovane rivoluzionario che per qualche suo modo di fare mi ha ricordato il figlio di Tania, Yon (che poi vuol dire Giovanni, come Youness). Mi dispiace che si prenderà la delusione della mancata chiamata da parte mia, ma con il lavoro che sta facendo ciò gli accadrà spesso e saprà farsene una ragione.
Rientro abbastanza tardi, ma in tempo per scrivere, cucinare qualcosa e tirare mezzanotte.

12.12.2011

Ho avuto la sensazione che la temperatura fosse più elevata questa notte rispetto ai giorni scorsi. In ogni caso gli scudi di protezione parabrezza sono pieni di umidità al punto tale che, non riuscendo a pulire bene la parte verso il parabrezza e dovendo viaggiare con la miglior visibilità possibile, li smonto velocemente. All'uscita dal parcheggio, uno dei tanti guardiani che si sono succeduti, con il quale ho sempre scambiato qualche parola, che cosa mi chiede? Un souvenir/cadeau italiano! Ora, fin che è un bimbo a fare la richiesta, passi, ma un adulto già pagato profumatamente per il suo lavoro mi sembra un'esagerazione!
L'uscita da Fez non è complicata, salvo qualche indicazione mancata che mi porta a transitare nella zona moderna dove avevo alloggiato in passato. La strada che ho deciso di percorrere è la seconda scelta possibile in quanto non sono interessato a transitare da Ifrane e Azrou, mentre mi incuriosisce Sefrou. Fino a lì si percorre una strada quasi autostrada, e dopo soli 30 km. sosto per visita. Trovo subito il parcheggio e l'addetto, che non parla francese, si dimostra molto per bene e onesto al momento di saldare il conto. Qui non me l'aspettavo, invece avviene la solita scena, Questa volta è una guida autorizzata a farmi il pressing, ma per questa piccola Medina ritengo proprio di non averne bisogno. La visita non mi prende per niente e dopo un'ora torno al Nomade. Indovinate chi mi trovo alle costole? La guida che prima avevo liquidato ora ripropone le possibilità che aveva già manifestato per visitare le aree limitrofe: circuito dei laghi, zona delle cascate, etc.
Essendo già a conoscenza di queste possibili opzioni raccomandate anche dalla guida TCI, prendo in considerazione quella delle cascate che si può fare in un tempo limitato. In realtà il berbero mi ha raccontato qualche bugia: non si tratta di percorrere 3 km. bensì oltre 12 su asfalto e successivamente un fuori strada stretto; inoltre, alla mia richiesta sulla qualità della strada, mi era stato risposto che non ci sarebbero stati problemi con il mio veicolo (che invece si è strisciato nei passaggi più stretti con della vegetazione ed ha rischiato di impantanarsi per il tipo di terreno dove obbligatoriamente si è parcheggiato); alla richiesta del prezzo per la sua prestazione, mi era stato detto che sarebbe andata bene qualsiasi offerta, ma al rientro il tipo ha cominciato a dirmi che aveva già portato altri italiani ad effettuare questo giro al costo di 220 D cadauno; il tempo da impegnare doveva essere breve mentre si è trattato di oltre due ore. 
Diciamo che dopo il bagno di umanità di Fez avevo bisogno di natura pura, e questa, senza dubbio c'è stata. Tante spiegazioni le ho trovate superflue e quasi fastidiose, ma l'area ad uliveto, la gente (maggioranza donne) impegnata al lavoro di raccolta  a 30 D. al giorno, le varietà di essenze incontrate e l'abbondanza d'acqua mi hanno appagato più delle cascate in se e per se. 
Al rientro sono stato subissato di altre proposte tendenti a farmi rimanere qualche giorno in zona, ma io ho tagliato corto rifiutando anche il rito del thè a casa sua sostenendo che si era già fatto tardi per arrivare a destinazione con luce solare. Non solo ha voluto lasciarmi tutte le sue coordinate, ma ci è rimasto male quando, rifiutando anche l'indirizzo di un ristorante, gli ho detto che avrei mangiato un boccone a bordo al momento ritenuto da me opportuno. Qualsiasi spiegazione si dia, non c'è niente da fare, tu sei comunque un ricco, anche se, come gli ho fatto capire, i ricchi non girano in camper, e chi gira in camper non lo fa per snobismo! e che io di Argent ho solo il colore dei capelli!!!!
Al dunque gli ho accennato che gli avrei dato 100 D, sostenendo che a me non interessava sapere se altri avevano esaudito la sua richiesta a quota 220 D per lo stesso giro in quanto lui a me aveva parlato di offerta libera: alla fine si accontenta di 150 D a fronte della mia banconota da 200 che chiede di andare a cambiare. L'ho atteso a bordo fiducioso, e dopo un po' si è presentato con il resto, con un gran sorriso, con tutti gli auguri del mondo, con l'auspicio che la prossima volta sarei tornato con la famiglia per trattenermi di più! Uffa, tutte queste moine elargite in tante lingue diverse mi allontanano da questa gente, anche se, da un altro punto di vista, si potrebbe dire che il comportamento più umano e maggiormente presente nel mondo è proprio questo!
Alle 13 riprendo il mio itinerario; ora la strada non è più similautostrada e si fa via via più impegnativa (non devo dimenticare che mi trovo nel medio Atlante e le montagne all'orizzonte sono già cariche di neve), sino a diventare una pista con dell'asfalto logoro presente solo nella parte centrale (ed è proprio per lo scadente manto d'asfalto che a un certo punto mi trovo con il letto basculante fuoriuscito dalle sicurezze e crollato sul mio capo! tranquilli, nessun danno!) . I panorami sono sempre superbi, anche quello del plateau de l'Arid, gli insediamenti per un lungo tratto non esisto quasi più, e quando ci sono c'è da chiedersi come questa gente riesca a vivere nelle condizioni in cui vive, difficili da comprendere per una mente che si ritiene moderatamente evoluta, ma che resta permeata di cultura europea!
Sono giusto le 17 quando entro a Midelt, dopo essere stato lasciato passare in maniera privilegiata al solito posto di blocco delle forze dell'ordine: evidentemente devono aver istruzioni di fermare tutti meno i turisti, specialmente quelli identificabili anche da lontano perché a bordo di camping car. Qui ora dovrei cercare le suore francescane, ma mi sento stanco e desideroso di rete wi fi. Penso che potrei trovarla al camping, ma non ho visto indicazioni in materia anche se so che ce ne dovrebbero essere ben due. Eseguendo un altro passaggio in senso di marcia opposto, quando noto l'indicazione di un certo albergo capisco che ho trovato anche il campeggio (in quanto è indicato come confinante in un elenco che mi ero procacciato): infatti ci arrivo facilmente, solo che non da l'idea di un campeggio, anche se vedo un veicolo tedesco al suo interno. Risulta senza utenti, e va bene, ma senza reception, senza guardiano, in pratica senza tutto. Sono quasi deciso a cercare l'altro dell'elenco quando arriva il guardiano: mi fa una buona impressione, si rende subito disponibile e mi dice che domattina alle 9 mi accompagnerà personalmente dalle suore.
Così rassicurato resto, anche se la connessione mi sarebbe stata assai utile sia per fissare i successivi appuntamenti con Polona e con Dave nell'area di Merzuga che per trovare news fra la posta .

3 commenti:

  1. Ciao Gaetano, ma quante belle cose ci racconti!! I tuoi ritmi sono serrati! persiste tanta voglia di partire..

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  2. Caro Gaetano seguo con molto piacere il tuo viaggio ed ho scoperto un'altra tua grande dote: la narrazione. Buon proseguimento Andrea il tuo elettricista preferito...

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  3. Ti si legge che è un piacere, riesci a dare perfettamente la visione e l'atmosfera dei luoghi che stai visitando, metti curiosità per la prossima puntata, per capire se i luoghi che conosco, ma non vedo da qualche anno sono cambiati...

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